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Autore: Lady Stark    09/11/2014    1 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'austero consigliere. ~ Chapter VIII


I due uomini e la loro nuova compagna di viaggio uscirono dalla porta di servizio posta in fondo alla stanza, esattamente dietro all'altro scranno del trono rovesciato. Kaito colpì con un poderoso calcio frontale il legno dell'uscio, spaccandola come se fosse stata fatta di burro.

-Questi sono i piccoli vantaggi d'essere un mago.- cinguettò prima di sgusciare circospetto al suo interno, verso l'ombra piacevole del corridoio utilizzato dalla servitù.

Kaito srotolò velocemente una ingiallita pergamena dalla tasca posteriore dei pantaloni; le sue dita esplorarono fameliche l'intricato disegno che riproduceva il sistema di corridoi che serpeggiavano nel ventre del castello.

-Da questa parte.- disse alzando di scatto la testa per indicare un'oscura direzione, persa chissà dove nell'ombra. Meiko corrugò dubbiosa le sopracciglia mentre raccoglieva la piccola pietra luminescente che l'uomo le stava ruvidamente porgendo.

-Dove stiamo andando?- chiese quando il mago dai capelli blu cominciò a seguire, rasente al muro, l'umido corridoio danneggiato dai licheni.

-Lo vedrai tra poco, dolcezza. Abbi pazienza.- rispose seccamente mentre, sollevando la mano, proiettava lontano la strana, lattiginosa luce prodotta da quella sottospecie di rozzo quarzo.

-Non ho mai visto una pietra del genere.- commentò disinteressatamente Len accarezzando i bordi frastagliati dell'oggetto luminoso.

-Possibile che non riusciate a restare in silenzio per un secondo?!- sbottò a mezza voce il mago colpendo impietosamente il ragazzo al braccio con un pugno.

Quando il compagno si zittì, Kaito tornò a guardare avanti premendo le mani contro al muro scabro, nella speranza di percepire attraverso le sue rocce anche il più flebile dei rumori. Il silenzio calò sui tre fuggiaschi pesante come un incudine di ferro; l'uomo aggrottò preoccupato le sopracciglia sottili, ricontrollando per scrupolo la cartina che aveva trafugato dagli archivi privati del castello.

Che si fosse sbagliato?

Kaito tastò con le mani la parete buia coperta di muschio, insinuò le dita in ogni intercapedine del muro, riempendosi le unghie di ragnatele e polvere nera.

Finalmente però, dopo parecchi tentativi falliti, i polpastrelli dell'uomo fecero pressione sul gusto mattone; questo scivolò all'indietro facendo scattare il meccanismo nascosto che accuratamente era stato celato.

Kaito fece un balzo indietro sorridendo trionfante mentre questi grattavano gli uni sugli altri in un fastidioso suono stridulo. Nel giro di quattro o cinque secondi, lì dove prima non c'era stata che un'impenetrabile barriera di roccia, ora si spalancava un angusto passaggio dall'aria malsana. Len si premette una mano sul naso quando l'odore insopportabile della muffa e dell'aria stantia lo raggiunse, facendogli lacrimare gli occhi. Meiko spalancò incredula le iridi color cioccolata, in due strascicati passi si accostò al passaggio con dubbiosa curiosità mentre il mago premeva soddisfatto le mani sui fianchi stretti.

-Saliamo.-

-Tu sei impazzito! Hai visto che diamine di passaggio è?- berciò Len osservando con disgusto crescente i grossi ragni che ondeggiavano nel vuoto, sorretti dagli invisibili fili di seta delle loro ragnatele.

Kaito storse il naso avvolgendosi la sciarpa attorno al collo ed al naso con cura per attenuare l'odore acre.

-Non abbiamo molta scelta.- disse infine appoggiando solidale una mano sulla spalla di Len, di modo che il ragazzo lo seguisse. Meiko tossicchiò sommessamente coprendosi il naso con il braccio prima di sfoderare la lunga spada da combattimento che aveva recuperato prima di andar via.

-Vado avanti io.-

-Zuccherino, non mi fido ancora di te. Evita di sprecare il fiato, non ti lascerò alzare un solo dito in questo mio piano di fuga.- ringhiò Kaito portandosi vicino alla ragazza che, mordendosi le labbra costernata, rinfoderò la sua compagna di acciaio.

Lo stregone le voltò le spalle incamminandosi con circospetta attenzione su per i vecchi, lisci gradini coperti di umidità.

-Forse non sarei dovuta venire con voi..-

-Non far troppo caso alle sue maniere. È un tipo.. particolare, decisamente privo di tatto.- disse Len di rimando, cercando di rattoppare il danno causato dalle rudi maniere dell'uomo dell'Est.

-Andiamo.- esortò prima di lanciarsi di corsa su per gli scalini, deciso a raggiungere e rimproverare il suo compagno d'avventura, prima che i suoi metodi potessero rovinare il fragile rapporto che aveva intessuto con Meiko.

-Non dovresti trattarla così male.- sussurrò Len accodandosi al mago; la luce frammentata del quarzo che teneva in mano riusciva a stento ad illuminare il bordo smussato dei gradini.

Kaito si fermò di colpo nel bel mezzo della ripida salita ed il ragazzo, mezzo accecato, gli finì addosso.

-Ma che..?- esclamò a mezza voce prima che il mago si girasse e lo sbattesse contro al muro con tanta veemenza che il fiato gli sfuggì dai polmoni.

-Ascoltami bene, Len.- sibilò l'uomo schiacciandolo contro alla parete con il proprio corpo, impedendogli di conseguenza di muovere anche il più minuscolo dei suoi muscoli.

-Non possiamo fidarci di quella donna. Non sono i buoni propositi o sentimenti a sopravvivere in un mondo come questo, ricordalo bene.- i suoi agitati occhi azzurri vennero attraversati da una serie di piccole onde spumose che sciabordarono contro alla pupilla color onice.

Quando Kaito lo lasciò andare, Len dovette aggrapparsi rantolante al suo braccio, accarezzandosi dolorante il punto in cui le dita ferree dello stregone avevano impietosamente aumentato la stretta.

-Perdonami, sono stato un po' troppo irruento.- ammise aiutandolo a rialzarsi mentre Meiko li raggiungeva, affacciandosi preoccupata dalla tromba delle scale.

-Tutto bene?- chiese in allerta mentre la mano guantata di ferro scivolava più vicino all'elsa. Kaito si esibì in una veloce scrollata di spalle prima di intimare ai suoi due colleghi di mantenere il più pacato silenzio; la superficie si stava avvicinando e nessuno di loro poteva sapere cosa si stesse nascondendo fuori da quel passaggio segreto.

La scala terminò prima ancora che il piccolo gruppo potesse realmente avvedersene, i primi raggi di luce naturale filtrarono da sotto alla porta di legno robusto che ostruiva il passaggio verso la libertà. I rumori del castello erano finalmente tornati ad animare il silenzio ed in quel momento una sguaiata risata proruppe dalla bocca di un uomo, scatenando una serie di imprecazioni adirate.

-Ho vinto io anche questa volta!- la voce sgradevole dell'uomo si mescolò al tintinnante rumore delle monete che venivano trascinate sul piano piatto di un tavolino.

-Secondo me stai barando!.- tuonò uno degli altri partecipanti sbattendo rabbiosamente il pugno contro la superficie legnosa, scatenando così l'immediata reazione di tutti gli altri perdenti.

-Siete solo invidiosi della mia grande capacità di giocare a carte! State lontani dai miei soldi, avvoltoi che non siete altro!- gridò mentre una moltitudine sconnessa di suoni si amalgamavano caoticamente insieme. Kaito ridacchiò lanciando un'occhiata d'intesa ai due compagni in attesa di ordini alle sue spalle.

Fortunatamente li trovò già pronti ad affrontare l'imminente battaglia.

Con un velocissimo gesto della mano l'uomo estrasse il pugnale dal fodero, pronunciando allo stesso tempo una breve formula magica.

Il vento fischiò, bramoso di lanciarsi nello scontro; come un piccolo serpente dalle scaglie trasparenti, si arricciò attorno alle falangi affusolate del suo padrone.

-Andiamo, ragazzi.- sorrise prima di schioccare la lingua in un tacito ordine che il piccolo mulinello di vento comprese all'istante.

La magia colpì con forza inaudita il robusto legno della porta, distruggendola in un velocissimo battito di ciglia.

Una pioggia di schegge acuminate si riversò nella stanza, colpendo i tre soldati che animatamente stavano litigando nell'asfittica stanza.

Inappagabili furono le espressioni sconcertate sui loro visi grassocci quando i tre si materializzarono con un grido di battaglia dall'ingresso segreto, ormai da tempo dimenticato dietro uno sfilacciato arazzo dai colori spenti. I soldati crollarono a terra alla ricerca delle loro spade mentre il vento inchiodava i loro piedi al terreno; Meiko incrociò la spada con l'unica guardia che era stata abbastanza svelta da recuperare l'arma attaccata allo schienale della sgangherata sedia su cui sedeva. Il cozzare del metallo contro metallo saturò l'aria, facendo da sfondo alla macabra danza dei due condottieri.

Eppure, di fronte alla bravura spaventosa della donna, la guardia non poté che miseramente soccombere.

Con una serie di rapide stoccate, la guerriera riuscì a penetrare la debole ed insicura difesa dell'uomo, calando così un fendente sulla carne cedevole del polso.

Il sangue subito zampillò dalla profonda ferita imbrattando le dita e la maglia di ferro del nemico, il quale si ritirò gridando come un ossesso.

La punta dei suo gladio toccò tintinnando il terreno quando le dita, ormai inerti, lasciarono la presa sull'elsa scivolosa.

Meiko si fece impietosamente avanti sollevando la lama per porre fine agli strepiti assordanti del malcapitato.

-No, aspetta!- gridò disperatamente Len nell'accorgersi delle sue intenzioni; sporse di scatto la mano in avanti, forse nella vana speranza di bloccare l'offensiva della ragazza.

In un orrido, vomitevole rumore di carne lacerata, la guardia si accasciò a terra sputando un denso grumo di sangue. La vita che illuminava gli slavati occhi dell'armato si spense, come se improvvisamente la sua stanca anima avesse deciso di spegnere la luce e coricarsi.

Il viscido odore ferroso si fece subito tanto intenso che lo stomaco di Len si capovolse; incespicando nei piedi dei due prigionieri, il giovane premette la fronte contro al muro della stanza, rigettando vergognosamente di fronte agli occhi dei suoi due compagni.

Una mano gli accarezzò con delicatezza la schiena mentre le sue viscere tornavano a tranquillizzarsi, lasciandogli sulla lingua un acido sapore di bile.

-Mi dispiace, ragazzo.- sussurrò la voce femminile di Meiko che l'aiutò a reggersi in piedi.

Len scosse la testa, cancellando dal viso la patina di sudore freddo che gli si era incollata alle guance.

-Non mi abituerò mai all'odore del sangue.-

-Questo può solo essere un bene, Len.- disse Kaito raccogliendo dai due soldati svenuti un nutrito mazzo di chiavi arrugginite. Il ragazzo abbassò gli occhi arrossendo appena; la forza del mago e della guerriera fortemente strideva con la sua fragilità.

Avrebbe così tanto desiderato poter possedere la loro determinazione incrollabile.

Kaito dovette indovinare i suoi pensieri poiché, con un sorriso triste, appoggiò una mano tra i suoi capelli scompigliati ed indomabili.

-Non disprezzare queste sensazioni, amico mio. Sono loro a renderci umani.- Kaito fece una pausa mentre il suo sguardo scivolava in basso, verso il proprio cuore che palpitava regolarmente, persino dopo aver assistito una scena tanto cruenta.

-Senza di essi non saremmo che macchine assassine.- aggiunse in un soffio prima di girargli le spalle ondeggiando le chiavi avanti ed indietro.

Un rumore frusciante attirò l'attenzione dei tre compagni; un attimo dopo, una voce rimbombò nel silenzio delle segrete.

-Chi va là??-
Len si fece avanti per seguire il mago, già inoltratosi nelle ombre collose del corridoio adiacente; il freddo gelido della stanza intaccò la sua pelle scoperta, facendolo rabbrividire. Una serie di asfittiche celle vuote si alternavano nel muro gocciolante di umidità, mozziconi di lampade giacevano anneriti ed abbandonati negli anelli di metallo incastonati tra i mattoni.

-E voi chi siete?- domandò la medesima voce mentre un corpo slanciato ed asciutto faceva la sua silenziosa comparsa dietro alle sbarre della prigione più grande. Sul fondo della sala, assieme ad pagliericcio confusamente gettato nell'angolo, una vecchia libreria ospitava qualche libro roso dalle tarme e dagli insetti.

Gli occhi color ametista dell'uomo si adagiarono sui tre compagni studiandone con attenzione i tratti, le larghe maniche del suo vestito viola e bianco frusciarono quando le dita affusolate si chiusero attorno alle sbarre arrugginite della cella.

-Voi siete gli uomini che sono entrati nella stanza durante il mio colloquio con la regina.-

-Bingo, amico. Siamo venuti qui per liberarti.- disse Kaito con un sorriso, sollevando il mazzo che aveva rubato alla guardia svenuta.

L'uomo dai lunghi capelli viola corrugò le sopracciglia, stupito da quell'inatteso aiuto.

-Perché dovreste farlo?-

-Voi uomini dell'Ovest fate davvero troppe domande.- sbuffò infastidito lo stregone infilando nella toppa della cella una delle tante chiavi che confusamente pendevano dall'anello d'acciaio.

Dopo un paio di tentativi sferraglianti, il sistema di chiusura scattò, lasciando libero lo sfortunato consigliere.

-Queste porte avrebbero bisogno di una buona oleata.- commentò Kaito gettando disinteressatamente il mazzo a terra; un topolino squittì terrorizzato quando il rumore intenso del metallo saturò il silenzio tombale delle segrete.

-Non avete ancora risposto alla mia domanda.- sibilò l'uomo tenendosi a debita distanza dai tre compari, fermi di fronte all'arco che conduceva nella stanza da dove erano entrati.

Len analizzò con attenzione i tratti adulti dell'uomo che stava loro di fronte, c'era qualcosa di insolitamente familiare in quegli occhi così intensi, custodi di segreti impronunciabili.

I lunghi capelli viola erano stati raccolti in un'alta coda di cavallo, fermata da un paio di bacchette d'argento.

-Tu...- sussurrò il giovane socchiudendo appena gli occhi nella speranza di mettere a fuoco quella sensazione che serpeggiava sfuggente nei suoi pensieri.

In un lampo, il viso triste della donna che aveva rubato i ricordi di Meiko balenò di fronte ai suoi occhi, ordinando i suoi caotici pensieri.

-Tua madre era al servizio della regina, non è vero?- affermò, cercando conferma delle sue intuizioni nelle iridi indaco dell'uomo che, stupito, inarcò le sopracciglia.

-Come fai a saperlo, ragazzo?-

-Tua madre rubò i miei ricordi quando ero solo una ragazzina.- realizzò Meiko squadrando con amarezza i tratti virili e forti del consigliere.

-Non so di cosa tu stia parlando, guerriera.-

-Scusatemi tanto, amici miei. Non vorrei mettere pressione alla vostra adorabile conversazione ma credo che dovrete continuarla fuori di qui.- esclamò spazientito Kaito intrappolando tra le dita il polso di Len che annuì dirigendosi per primo verso la porta.

-Credete davvero che io vi seguirò?-

-Resta qui e muori, se preferisci. Credevo che volessi fermare quella pazza dai capelli rosa che osa farsi chiamare “regina”.- sbottò esasperato lo stregone voltandosi per fronteggiare l'austero mentore.

-In nome della pace che unisce le terre dell'Est e delle terre dell'Ovest. Io, Kaito, principe del sole nascente, ti chiedo di unirti alla guerra contro il veleno che sta lentamente consumando l'anima di questi fiorenti territori.-

La voce dell'uomo si alzò, tonante contro alle pareti spesse delle segrete.

Il consigliere osservò con attenzione lo stregone, mentre si scostava dal viso la cortina di capelli blu che copriva il suo regale tatuaggio.

-In nome della lealtà che hai giurato alla tua nazione, aiutaci a fermare questa follia.-

   
 
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