Capitolo 71: Intrappolati
“Papà, non ho più i miei poteri!” disse Umi spaventata, ma quello che non
sapeva e che lo stesso destino era capitato anche a tutti gli altri membri
della ciurma dotati di poteri.
Rufy però, nonostante si sentisse spaesato,
non sapendo più cosa volesse dire essere normale, cercò di non farsi cogliere
di sorpresa e portando Umi e Ace alle sue spalle, si mise in posizione di
difesa.
Quando un nativo dell’isola, gli si posizionò davanti, il capitano ebbe
l’istinto di colpirlo, ma il problema furono le distanze.
Abituato ad allungarsi, che il nemico fosse vicino o lontano, non aveva mai
costituito un problema per Rufy, cosa invece che gli
diede parecchio fastidio in quel momento.
Il nemico sembrò accorgersi delle sue difficoltà a colpire e si tenne a
debita distanza dai suoi colpi, facendo lo stesso numero di passi indietro,
quanto il suo avversario ne faceva verso di lui. Cerco di attaccare con la sua
lunga lancia, ma quello che non aveva previsto era che, anche se Rufy era sprovvisto di poteri, tutti quegli anni di
combattimento, non si erano cancellati come d’incanto. Possedeva ancora la sua
forza, sebbene buona parte gli era conferita dai suoi poteri, come la velocità
che egli imprimeva ai suoi colpi. Inoltre possedeva ancora l’haki e quella dell’armatura poteva fare parecchio male,
dato che quella del conquistatore del re non sembrava avere effetto su di loro.
Rufy schivò la lancia dell’avversario ripetute
volte, prima di afferrargliela e strappargliela di mano. Da bambino usava un
bastone di metallo per difendersi dagli animali giganti e sebbene non usasse
quello strumento di combattimento da tempo, si ricordava ancora qualche mossa.
“Dove hai imparato a usare il bastone? Mi rubi il mio stile di
combattimento ora?” chiese scherzosamente Nami, tirando
un sospiro di sollievo vedendo che Rufy comunque era in
grado di cavarsela, ma nonostante questo non perse di vista né lui nè i suoi figli nemmeno per un secondo, pronta a
intervenire in caso di bisogno.
Diversamente dal capitano però, Robin non era abile nel combattimento, dato
che usava il suo potere per lo più come diversivo o sbaragliare in massa i
nemici, cosa che senza poteri non poteva fare.
Sanji comprese la sua difficoltà e fece di
tutto per proteggerla, ma più nemici abbatteva, più questi sembravano arrivare.
Inoltre questi sembravano avere una corazza dura al posto della pelle. Forse
avevano dovuto sviluppare una specie di armatura dovendo sopportare la
pressione marina nei periodi d’immersione dell’isola e questa capacità
consentiva loro di rialzarsi e combattere nuovamente, appena lo stordimento
iniziale spariva.
Notava che i nemici che tendevano a non rialzarsi erano quelli che aveva
colpito con molta potenza e utilizzando
l’haki e sebbene rischiasse di far loro molto male,
non vide alternativa e impresse nei suoi calci tutta la potenza che aveva.
Rufy aveva detto loro di non far troppo male
ai nativi, tranne che in situazioni disperati…quella era una situazione
disperata.
Franky non risentiva dei colpi che i nativi gli infliggevano
grazie alla sua armatura di acciaio, ma faceva fatica ad allontanarli dovendo
stare attento a Brook.
Non comprese cosa fosse successo con l’esattezza, ma era chiaro che i suoi
compagni che si erano cibati dei frutti del diavolo, avevano perso i loro
poteri e questo poteva solo significare una cosa. Brook
era morto, quello che teneva in mano era solo uno scheletro vecchio di decenni
che avrebbe potuto rompersi come niente, se solo lui non lo avesse protetto.
Non sapeva dire se quella condizione era permanente o meno, ma se il suo
compagno avesse una possibilità di tornare tra loro, doveva far sì che non gli
mancasse nessun pezzo del corpo.
Chopper nonostante la perdita dei poteri e quindi anche della sua forza,
non si era dato per vinto. Era una renna normale, ma le sue corna gli
permettevano di tenere lontani i nemici e di scagliarli per terra.
Usopp gli copriva le spalle o meglio si
coprivano le spalle a vicenda, come se non fosse cambiato nulla rispetto a
prima.
Però quanto era accaduto ai possessori del frutto del diavolo, non terminò solo
con la perdita dei poteri e Sanji, che aveva compreso
quale tipo di sostanza era stata iniettata ai suoi compagni, non si sorprese
dei sintomi che essi manifestarono.
Umi era caduta sulle ginocchia, portandosi al petto una mano e cercando di
fare respiri profondi, sentendosi improvvisamente mancare il fiato.
Rufy aveva cominciato a non riuscire più a
schivare i colpi dei nemici, né a contrattaccare a causa dello stordimento e
delle sensazione di leggerezza che provava alla testa.
Chopper cadde a terra, non riuscendo improvvisamente a muoversi e Robin si
sentiva soffocare a causa del battito accelerato del suo cuore, che aveva preso
a pompare, nonostante non avesse fatto strani movimenti.
I mugiwara non seppero cosa pensare e temerono il
peggio quando videro un ghigno divertito sulle labbra dei nativi. Erano in
balia dei nemici, troppo numerosi per solo quattro di loro in grado di
difendersi ancora. I nativi lanciarono loro delle reti piuttosto pesanti, in
modo tale da rallentare i movimenti di Sanji, Nami, Usopp, Franky
e Ace e successivamente li spinsero in un punto preciso del campo su cui si
trovavano, dove era stata scavata una fossa profonda, dove i mugiwara vennero gettati.
Usopp fu il primo a svegliarsi e dopo essersi
ricordato quanto successo, si guardò intorno.
Si trovavano in una grotta, illuminata da strane fonti di energie,
alimentati da delle piccole fontanelle che si trovavano vicino ad ogni fonte
luminosa.
Era qualcosa che il cecchino non aveva mai visto e sarebbe stato
interessato a studiare il fenomeno, se solo non si trovasse praticamente
sepolto vivo dentro la roccia a parte la testa, che era rimasta scoperta per
lasciargli la possibilità di respirare.
Non sapeva cosa quei nativi volessero da loro, ma se la loro intenzione era
quello di ucciderli, quella era una delle morti peggiori che potevano
infliggere loro.
Impossibilitati a ogni minimo movimento, avrebbero dovuto aspettare che la
morte per fame e sete sopraggiungesse.
Girò la testa e vide intorno a sé i suoi compagni, anch’essi intrappolati,
tutti ancora profondamente addormentati.
Li chiamò, svegliandoli, speranzoso che qualcuno di loro avesse una
soluzione a quel pasticcio.
“Dove siamo?” chiese Ace guardandosi intorno.
“Ace, stai bene?” gli chiese Umi preoccupata che si trovava accanto a lui,.
Provò a liberarsi, ma sembrava che
quella roccia che la teneva prigioniera, si stingesse maggiormente a ogni suo
tentativo di movimento.
Rufy contò che tutti i suoi compagni fossero
presenti e sussultò quando si accorse che Nami era
assente.
Zoro, catturato anch’esso, si morse il labbro “Mancano anche Tashiji e Hikari!”
“Cosa avranno intenzione di fargli?” chiese Sanji
temendo la risposta.
“Vogliono offrirle in sacrificio all’isola!” disse l’archeologa.
“E tu come lo sai?” chiese Usopp “Non è possibile
che tu sappia sempre tutto!”
“è disegnato davanti a te Usopp!” disse Robin,
ammirando il disegno scolpito sulle rocce davanti a loro, dove i nativi
sembravano buttare nella bocca di una donna dei corpi femminili.
“Oh!” disse Usopp rimanendo senza parole.
“Devono solo provarci e li piglio a calci in culo a tutti quanti!” disse il
capitano con rabbia.
“Hanno intenzione di sacrificare anche una bambina!” chiese Zoro
apparentemente calmo, ma dentro stava ardendo. Avrebbe voluto avere le sue Katane, uscire da quel posto e fare affette qualsiasi cosa
si trovasse davanti.
“Non lo so, se l’hanno presa, è probabile!” disse Robin.
Zoro in quel momento si ricordò “Quando io e Tashiji
siamo stati attaccati, Hikari era già scomparsa. L’abbiamo
persa di vista solo un secondo e…”
Ace sorrise “Se è sparita prima ancora che arrivassero quei brutti ceffi,
allora Hikari sta bene. Ha il vizio di nascondersi
quando sente il pericolo avvicinarsi!”
“Cosa vorresti dire?” chiese Zoro.
“Avverte il pericolo, un paio di secondi prima che questo si manifesti. Il
problema è che non è mai abbastanza presto da poter avvertire tutti!” disse
sospirando il ragazzino.
“Allora…potrebbe essere ancora là fuori tutta da sola!” disse Usopp preoccupato “Zoro, fa qualcosa, è tua figlia
accidenti!”
Zoro che poteva vedere con la coda dell’occhio il cecchino, lo fulminò
“Avrei già fatto qualcosa se avessi potuto, babbeo!”
Sanji sospirò, poi rivolgendosi all’archeologa,
che non riusciva a vedere, chiese “Robin, come ti senti?”
La donna sembrò rifletterci su “Mi sento bene fisicamente. Non ho più
quella sensazione di mancamento!”
“Già nemmeno io e i miei poteri non sono ancora tornati!” disse Rufy.
“Neanche a me, ma cosa è successo? Perché abbiamo perso i poteri e non ci
sono ancora tornati?” chiese Umi seccata.
“è a causa del veleno!” disse Sanji, facendo
agitare Chopper, che non potendo parlare, potè fare
solo un verso carico di preoccupazione, non potendo occuparsi più dei suoi
amici.
“Tranquillo Chopper, da quanto ho visto, sebbene il veleno tossico sia
letale, vi è stata somministrata una quantità talmente minima da non renderla
nociva!” disse il cuoco “E lo dimostra il fatto che i suoi effetti stiano già
scomparendo!”
“Se in una minima parte è in grado di fare danni del genere, non oso
immaginare cosa possa fare in quantità maggiori! Che razza di veleno eh? È il
nostro amico musicista ha qualche possibilità di tornare in vita?” chiese Franky, sebbene pensasse che Brook
avesse buone probabilità di riprendersi, dato che anch’egli era imprigionato.
“è veleno di pesce palla. L’ho riconosciuto dall’odore e i sintomi che
hanno provato i nostri compagni lo hanno confermato. Non mi aspettavo però che
assopisse i loro poteri!” disse Sanji incuriosito
“Forse, proveniente da un abitante del mare, quel veleno ha delle
caratteristiche simili all’algamatolite marina!”
“Questi nativi sanno il fatto loro. Non volevano ucciderci, ma solo
renderci innocui. Mi domando il perché!” disse Umi.
“Perchè si vogliono vendicare di quanto hanno subito
in passato dagli umani!” disse Robin tranquilla.
“Questa tua calma mi fa paura Robin. Anche questa informazione è
disegnata?” chiese il cecchino, guardando la roccia in cerca di qualche
disegno, vedendo però solo scarabocchi.
“No, è scritto e nella stessa lingua in cui è scritto il poignè griff. Su queste mura c’è
scritta tutta la loro storia ed evoluzione. Sembra che abbiano avuto un ruolo
abbastanza importante durante i cento anni di buio, in quanto hanno fornito agli
umani i frutti del diavolo!” disse Robin leggendo le righe che erano scritte su
una parete poco lontana da lei.
“Cosa? Che centrano questi tipi con i frutti del diavolo?” chiese Franky.
“Ricordate la storia di Ace. Ade ha spedito in superficie i frutti creati
da Persefone, per impedire che le anime assorbissero
i loro poteri e a quanto pare, questa fu l’isola scelta dal dio degli inferi
per sbarazzarsene!” disse l’archeologa riassumendo quanto scritto sulle mura.
“Quindi questi essere sono i primi ad aver messo mano su questi frutti? Non
mi sembra strano che sappiano come annientare i loro poteri!” disse Sanji.
“Si, ma a quanto pare una volta erano amichevoli verso gli estranei, ma
dopo essere stati usati e anche uccisi per impossessarsi di tutti questi frutti
da parte di coloro che avevano il controllo
durante i cento anni di buio, sono diventati schivi verso coloro che non
somigliava a loro, inoltre l’isola sembra che proprio in quel periodo abbia
cominciato a inabissarsi a fasi alterne e lo videro come una sorta di
punizione, per aver sperperato quel potere che secondo gli antenati doveva
rimanere solo nelle loro mani e il sacrificio è un modo per cercare di calmare
lo spirito dell’isola che per loro è una divinità!” disse infine Robin.
“Tutto questo è affascinante, ma al
momento abbiamo cose più importanti a cui pensare!” disse Zoro. “Se solo
potessi avere le mie spade!”
“Non potresti comunque muoverti, babbeo!” gli ricordò Sanji.
“Io sono senza carburante e non riesco ad attingere alla mia scorta
personale!” disse Franky seccato.
Improvvisamente si sentì il verso di un uccellino diffondersi tra le pareti
della roccia. “Finalmente, ma quanto ci hai messo?” disse Ace ad alta voce,
confondendo i mugiwara.
L’uccellino, un piccolo passerotto di un colore verdolino chiaro, planò
sulla testa di Zoro, il quale non fu molto contento di trovarsi quella
bestiolina sul capo, soprattutto temendo che scambiasse i suoi capelli, per il
gabinetto.
“Forza Hikari, tiraci fuori di qui!” disse Umi,
facendo sì che il passerotto, posandosi a terra, riacquistasse le fattezze di
una bambina.
Zoro rimase a bocca aperta.
“Hikari?” dissero all’unisono i pirati.
“Anche tu hai i poteri del frutto del diavolo!” disse Usopp
sorpreso.
La bimba sorrise “Già, mi posso trasformare in piccoli animali. Molto utile
per nascondersi, fuggire dai guai e passare inosservati quando si cerca di
aiutare qualcuno. Meno utile il fatto che tutti gli animali in cui mi trasformo
hanno lo stesso colore verde dei miei capelli che mi rendono riconoscibile!”
“Si, si va bene, ora trova un modo per farci uscire di qui, non resisto più!”
disse Ace agitato, in quanto soffriva un po’ di claustrofobia.
La bimba si guardò intorno e afferrò una lancia probabilmente dimenticata
da un abitante del posto. Cominciò a colpire ripetutamente la roccia che teneva
imprigionato il secondogenito di Rufy, senza che
questa si scalfisse, al contrario, fu la lancia a rompersi.
Hikari ci rimase male “Non so come fare!” disse
con voce abbattuta.
“Accidenti, ci dovrà pur essere un modo. Quegli esseri, dovranno pur
liberare qualcuno da questa trappola, quindi un sistema dovrà esistere!” disse Usopp spazientito.
Chopper cominciò a parlare, ma solo dei versi incomprensibili uscirono
dalla sua bocca.
“è inutile Chopper, non riusciamo a capirti!” disse Sanji,
ma diversamente dai pirati, sembrò che Hikari
comprese quanto la renna volesse dirgli.
Si avvicinò maggiormente a ogni roccia che intrappolava ogni membro della
ciurma e sorrise.
“Grazie Chopper!” disse la piccola.
Il dottore era l’unico messo in modo tale da poter ben vedere i suoi
compagni, essendo prigioniero dalla parte opposta rispetto a loro e aveva
notato delle piccole scritte accanto a ogni roccia.
“Avremo anche trovato un modo per uscire, ma dubito fortemente che la bimba
sappia leggere quella scrittura!” disse Franky.
“La nostra Hikari è piena di risorse!” disse Umi,
facendo sussultare la piccola, la quale si sentì addosso una grossa responsabilità.
“Ho studiato un po’ del linguaggio del poigne
griffe sui libri che Robin ha lasciato in custodia a zia Nami,
ma da qui a saperli leggere correttamente ce ne vuole. Se interpreto una parola
per un’altra, potrei anche peggiorare la situazione!” disse Hikari
spaventata.
Robin sorrise teneramente. Le fece piacere sentire che alla piccola erano interessati
i suoi studi e la rassicurò sul fatto che poteva farcela.
Hikari deglutì la saliva in eccesso e provò a
tradurre la scritta che c’era vicino a Robin, in modo tale che potesse liberarla
per prima e poi essere aiutata. “Qui dice che devo cantare una foca gialla nel
buco!”
I mugiwara la guardarono stralunati.
“Ehm…sicuro che sia giusto? Scusa tanto, ma non ha senso!” disse Usopp confuso.
La bimba mise il broncio.
“Sta facendo del suo meglio idiota. Se credi di essere migliore perché non
traduci tu!” disse Zoro infastidito, in difesa della bimba.
“Hikari, riesci a riprodurre i simboli sul
terreno?” chiese Robin, cosa che agevolò il compito della bambina.
“Dice di inserire una gemma gialla nella serratura!” disse l’archeologa.
Adesso che ci faceva caso, la piccola notò che in ogni roccia, sotto le
scritte, vi era un foro, con forme diverse, nelle quali poteva essere inserito
qualcosa.
“Ma dove la prendo?” chiese la bimba pensierosa.
“Prova a scavare qui intorno. Siamo in una grotta , è possibile che ci
siano!” disse Umi incoraggiando la bimba, che annuendo si trasformò in una
talpa.
La piccola cominciò a scavare diverse gallerie, ma non riuscendo a trovare
niente cominciò a rassegnarsi. I suoi occhi si riempirono di lacrime sentendosi
incapace di aiutare il suo papà e la sua mamma. Loro erano sempre in grado di
salvarla, per una volta avrebbe voluto ricambiare, anche se nel passato. Si rannicchiò
in un buco, vergognandosi di tornare dagli altri e dire loro che aveva fallito,
ma proprio quando tirò su con il naso, sentì un odore diverso dal terriccio
dentro al quale stava scavando. Scavò ancora e ancora, finchè
non batté la testa contro qualcosa di duro.
“Eccola che torna!” disse Ace speranzoso.
“Hai trovato qualcosa?” chiese Rufy impaziente.
La sua Nami era in pericolo e non ne poteva più di
rimanere li inerme.
“Ho trovato una gemma, ma è blu!” disse la piccola.
“Guarda se quel colore corrisponde alla serratura di qualcun altro di noi!”
disse Robin incoraggiandola, facendo accendere una luce di speranza nel cuore
della bimba.
Il suo volto si illuminò quando lesse che proprio la serratura di suo padre
si apriva con una gemma blu.
Zoro fu libero e rimettendosi in piedi, dopo essere caduto a causa dei
muscoli addormentati, ascoltò quanto il suo capitano aveva da dirgli “Zoro, hai
la mia più totale fiducia. Vai avanti e rinvia il sacrificio più che puoi, noi
ti raggiungeremo appena possibile!” disse Rufy
guardando serio il suo spadaccino.
Zoro sorrise sicuro di sé e annuì, poi accarezzando la testa alla bambina
disse “Ti affido i miei amici! Non temere…salverò la mamma!”