Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: _diana87    24/11/2014    6 recensioni
"E va bene, vi dirò tutto, ma voi dovete lasciarmi parlare senza interrompermi, okay? Fate finta che vi stia raccontando una storia... agente, lei sa come funziona un romanzo, mi auguro... c’è un prologo, che potremmo identificarlo in questo momento, in cui il bravo ragazzo viene scambiato per un traditore e cerca di convincere la polizia che lui non c’entra niente... poi c’è il corpo, che è la parte centrale in cui vi racconto come si sono svolti i fatti... infine, c’è l’epilogo, in cui c’è la resa dei conti e la morale della storia... perché ogni racconto ha sempre la sua morale..."
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Il piccolo aeroplano viaggia a velocità modesta. Stretto ma confortevole da contenere dieci persone, tutte vestite in maniera diversa. È per non dare nell’occhio e mescolarsi tra la folla. Sono stati abili a nascondere i kalashnikov sotto i loro mantelli, che usano per coprirsi le spalle e davanti, fin sotto il torace.
Rick osserva come uno di loro stia intrattenendo il gruppo canticchiando un motivetto e nel frattempo si guarda allo specchio per pettinare i capelli scuri ricci, arruffati.
Dal finestrino, lo scrittore scruta il paesaggio.
Molto diverso da Saqlawiyah, nell’Afghanistan rupestre e battagliero. Beirut, al contrario, è più moderno.
Solo quando atterrano, si rende conto che l’aria è già diversa. Prende un gran respiro, spalancando le braccia, e lascia che l’aria entri nei suoi polmoni.
Ha indosso abiti che non sono suoi e sono decisamente più larghi della sua stazza; camicia marrone, pantaloni beige, scarpe di prima qualità e un giaccone verdastro. Con le mani tocca le sue tasche; la pistola è dentro una di esse, al sicuro.
“Benvenuti a Beirut, signori.” La voce sicura del capo a comando della squadra lo fa voltare. Parla con un accento inglese incerto ma di facile comprensione. Impossibile non notare quell’uomo grande e tozzo, tutto vestito di nero, tranne per il viso che è scoperto. “Cercate di non distrarvi troppo tra i bazar e le bellezze del luogo. Non siamo qui per divertirci, ma per portare avanti una missione. Avete tutto chiaro quello che dobbiamo fare? Giriamo per il suq da indisturbati.” Il resto della squadra annuisce. Qualcuno si gratta il naso, qualcun altro ascolta attentamente con le braccia incrociate al petto. “Un gruppo distrae le milizie locali, un altro parla con i mercanti, e l’altro, quello di Jamal, si occupa di effettuare lo scambio. Rick, tu sei con loro. Facciamo presto, gli uomini di Mohammad ci attendono.”
Lo scrittore segue i loro movimenti, annuendo. Alza lo sguardo al cielo, coprendosi la fronte con il braccio.
Il sole è alto, è quasi mezzogiorno e il suq pullula di gente, ignara che da lì a pochi minuti ci sarebbe stato un grosso traffico di armi.
 
Non lontano dal mercato al centro di Beirut, un elicottero plana delicatamente su una collinetta, posandosi indisturbato.
Mike Jones, nel suo completo di agente con tanto di occhiali da sole scuri, esce dallo sportello dell’apparecchio reggendosi con una mano, mentre con l’altra aiuta Kate a scendere dalle scalette.
La detective, immersa nel suo vestito completo di hijab, si tiene il velo sulla testa con entrambe le mani, aspettando che le pale dell’elicottero smettano di girare. Quando il rumore si è attenuato, Kate cerca di accendere la piccola ricetrasmittente posizionata sull’orecchio. Quell’hijab le nasconde tutto ed è talmente spesso da non riuscire a trovare la cimice. Preme un bottoncino, sperando sia quello giusto. Dall’auricolare sente la voce sempre squillante della Finch, che la costringe a indietreggiare per il volume troppo alto.
“Kate, sono Christina, mi ricevi? Io, Hayley e il resto della squadra ti monitoriamo dal Dodicesimo. Tu ascolta le indicazioni di Mike e fai la brava.”
La detective sorride, concedendosi l’occasione di rispondere in maniera sarcastica. “Certo, Christina. Cercherò di non sparare a nessuno.”
“Non scherzare, Kate. Questa missione è di vitale importanza. Contiamo su di te.”
Sente il rumore del microfono che viene spostato. E poi la voce di Esposito che la fa sorridere. “Yo, Beckett. Posso chiederti una cosa? Se passi vicino al bazar delle spezie, puoi portarci qualcosa?”
“Detective Esposito!” esclama la Gates in sottofondo.
Anche se non può assistere alla scena, Kate ormai conosce benissimo le espressioni di entrambi. E sa che il suo capitano sta incenerendo il suo amico con lo sguardo.
“Come non detto, lascia stare.”
“Buona fortuna, detective Beckett. Riporta il signor Castle a New York.” Conclude il capitano con voce risoluta.
La conversazione viene tagliata bruscamente, lasciando Kate con le mani in mano. Stringe i pugni e arriccia le labbra. La consapevolezza si impadronisce di lei: dipende tutto dalle mosse che farà.
Mike la guarda percependo la sua tensione, quindi cerca di riportarla alla realtà.
“Benvenuta a Beirut, detective. Questo non è più un paese adatto per i civili.”
Lei alza lo sguardo ma per osservare il panorama davanti a sé. Un’immensa distesa fatta di tendoni colorati, gente che cammina vestita variopinta che sembra uscita da un quadro impressionista. Inclina il labbro facendo un mezzo sorriso.
“Dovrò ricordarmi di depennarlo dalla lista dei viaggi di nozze.”
Lui si limita a seguire il suo sguardo, capendo il riferimento. “Laggiù c’è il suq.” Dice, allungando il braccio nella sua direzione. Con il dito le indica i tendoni che lei stava guardando prima. “In questo periodo dell’anno è pieno di civili e milizie, perché sanno che gli attentati sono all’ordine del giorno.”
A Kate scoppia una risata. “Puoi chiamarli ‘persone’ per una volta? Non tutti sono sospettati di terrorismo.”
Ancora, Mike non la guarda, ma si avvicina per stringerle il vestito. Ha quasi paura che le si possa vedere l’arma che ha nascosto bene con cura sotto la cinta. “Quando arrivi al mercato, non devi dar retta a nessuno. Lo scambio di armi avverrà nelle vicinanze. Segui le istruzioni, quindi cammina facendo finta di nulla. Parla poco e dì l’essenziale.” La sua voce è agitata così come lo sono i suoi movimenti. È in ansia per lei. “Meno cose dici, meglio è. Soprattutto, cerca di non perderti e di non perdere il collegamento con noi, altrimenti ci renderai il lavoro complicato. Mi hai capito?”
Segue un momento di silenzio, con Kate che ha il viso paonazzo. “Ti risponderei se non mi avessi stretto troppo la cinta del vestito... non riesco a respirare.”
L’agente inglese risponde rilasciando l’abito della detective e fa un passo indietro, passandosi una mano sulla testa. Mormora un “Scusa” che Kate riesce a sentire a malapena.
Il vento inizia a farsi sentire con più costanza, e il suo hijab si alza di conseguenza. Posa una mano sulla testa cercando di controllarlo, poi passa a sfregarsi le mani. È difficile tenere una conversazione quando il tuo interlocutore è più silenzioso di te.
Kate non è come Castle, un gran chiacchierone che riesce a coprire le pause con le battute. Ma si meraviglia del fatto che sia riuscita a comportarsi come lui, ed è stupita ancora di più perché ha tirato fuori delle buone battute di spirito. Vivergli accanto per così tanto tempo l’ha fatta diventare come lui.
Abbassa lo sguardo, tenendo il braccio all’altezza della fronte per coprirsi dai raggi del sole. La gente del suq continua a muoversi tra le bancarelle senza notare nessun movimento.
“Non hai una guida del posto?” il silenzio ammonitore di Mike le fa fare una smorfia. “Giusto. Devo sembrare araba, non una turista.”
Finalmente lui sembra sciogliersi facendo una risatina. Colpa del sole davanti a lei e di lui in controluce, che funge da riparo in qualche modo, Kate non riesce a guardalo in faccia come vorrebbe, e non sa se è riuscita nel suo intento di allentare la tensione.
“Più che araba sembri un’armena, ma va bene lo stesso.”
 
Il distretto di Hamra si trova nel cuore di Beirut, circondato da cemento e vetro, centri commerciali e un traffico opprimente, ma è anche la sede di una piccola oasi: una strada lunga meno di cento metri, dove i contadini delle zone circostanti vendono i propri prodotti ogni martedì mattina. Al mercato arabo è possibile trovare pane arabo, kechek , sumac – una spezia dal colore rosso scuro e dal gusto di agrumi, che sarebbe piaciuta molto a Javier, Kate ne è sicura – mwaraka, che è un dolce sottile, presentato in forma di rotolo e ripieno di noci, mandorle e miele, e infine erbe aromatiche. 
Passeggia tra le bancarelle sorridendo tra sé, mentre immagina di far spesa e tornare a casa dalla sua famiglia. Rick è seduto sul divano, con il laptop sulle sue gambe, Alexis sta preparando da mangiare, mentre ascolta Martha, tutta presa dalla sua prossima rappresentazione teatrale. Un altro successo assicurato, magari un sold out in soli sette giorni.
Un brivido le attraversa la schiena, ma non è una sensazione di freddo. Usa le braccia come scudo per coprirsi da quella strana emozione, così famigliare che le fa scendere una lacrima involontaria sulla guancia.
Giunge ad un bivio, ma viene attratta da una ragazzina che afferra una mela da un bancone e fugge dal commerciante che si lamenta perché gliel’ha rubata. La piccola si rifugia sotto la gonna verde di sua madre, che prontamente fa un inchino e ripaga l’uomo dal furto.
“Beckett, stai andando bene”, la voce di Mike le giunge nell’orecchio a disturbare l’atmosfera incantata del posto. “Se noti qualcosa di sospetto, fai un segno qualsiasi.”
 
È riuscito a svignarsela dall’occhio duro di Jamal. Quell’uomo non gli piace.
Fa giochetti con le armi, che maneggia come giocattoli, e fa battute in modo che lo scrittore non riesca a capirle. In altre parole, gli sta antipatico ed è insopportabile. Sorride passeggiando tra le varie bancarelle. Colorate, allegre, spensierate.
Un tempo considerata la Parigi del Medio Oriente in virtù delle sue vitalità culturale e atmosfera cosmopolita, Beirut è stata stroncata da una guerra civile durata 15 anni, durata dal 1975 al 1990. In seguito ha vissuto ripetute crisi, culminate nel 2006 nel conflitto fra le milizie Hezbollah e l’esercito israeliano, che hanno ulteriormente azzoppato l’economia e il tessuto sociale. Oggi Beirut si è ripresa, ma ha abbracciato la modernità insieme a uno sviluppo perlopiù incontrollato, seguendo l’esempio dei vicini stati dell'area e abbandonando interi settori della società libanese. Le ricche tradizioni culturali della città stanno rapidamente lasciando strada  ai gusti più standardizzati e a un gran numero di centri commerciali all’occidentale.
Eppure lui non vuole vedere la modernità che irrompe nella tradizione. Essendo uno scrittore, è abituato a pensare come tale.
Fantastica e immagina di vedere lui e la sua famiglia che visitano la città. Kate persa tra le stoffe pregiate, mentre sua madre la tempesta di parole quali ‘corredo nuziale’ e ‘bambini’, pensando già a due marmocchi che gireranno per casa, e infine Alexis divisa tra i libri e le attenzioni del commerciante carino che per far colpo le sta raccontando una storia tratta da Le Mille e Una Notte.
Tutte immagini che svaniscono all’improvviso, come anche il suo sorriso che si appassisce.  
L’obiettivo del suq di Beirut è non solo di quello di creare uno spazio dove vendere e acquistare i prodotti, ma è soprattutto quello di offrire un luogo di incontro e di socializzazione. E di scambio di armi.
Davanti a sé vede Jamal, tutto fiero nel suo abito fucsia con i ricami dorati. L’espressione accigliata sul volto gli dice tutto senza neanche aprir bocca.
È arrabbiato perché si è allontanato.
Senza muovere le labbra, gli fa segno con la mano di seguirlo. Un gesto impercettibile, fatto di aprire e richiudere subito la mano a pugno. Rick risponde con un cenno del capo, e anche il suo è un movimento appena accennato. Dopo essersi assicurato che lo scrittore lo seguirà come un cagnolino, un ghigno compare sul suo volto. Troppo convinto del suo essere un leader.
Castle stringe i pugni ed è il suo modo per dire che quando torneranno ‘a casa’, gliela farà vedere. Si incammina con quell’aria imbronciata e segue Jamal verso un vicolo, ma purtroppo del suo capo non vi è più traccia. Si volta indietro, sperando di trovarselo alle spalle, invece si accorge di aver imboccato la strada sbagliata.
 
In quello stesso momento, Kate sta osservando e vede del movimento tra la folla di persone.
Un uomo con un abito sgargiante color fucsia e i ricami dorati le passa accanto guardandola con malizia. Lei abbassa il capo, come le è stato insegnato, e poi lo rialza per voltarsi e seguirlo. Il suo istinto di detective le dice di non fidarsi.
L’inseguimento avviene con successo. È abile a destreggiarsi tra le bancarelle, fermarsi a sorridere alle donne con i bambini, e l’uomo davanti a lei non sa di essere pedinato. A malapena si volta, il che le dà la conferma.
Dalla sua postazione di comando, dentro l’elicottero, Mike si agita. Si avvicina all’addetto davanti ai computer e impreca.
“Che cosa sta facendo? Perché si sta muovendo?”
Da New York, al Dodicesimo, anche Christina è nello stesso stato. In piedi, poggia le mani sulla scrivania di Hayley e Kevin, che stanno seguendo il GPS di Kate da quei monitor.
“Jones, dammi la posizione di Beckett!”
L’agente inglese obbedisce senza indugiare e prova a rintracciare Kate.
La Gates non riesce a star seduta e con un gesto della mano rifiuta qualsiasi offerta di cibo. Ha lo stomaco in subbuglio e apprensione.
Dietro di lei, Lanie si stringe a Javier mentre sullo schermo guarda la sua migliore amica mentre rischia la vita.
 
Kate è troppo presa dal pedinamento per stare a sentire le parole di Mike che la richiamano all’ordine. Colpa delle spezie o dei profumi d’Oriente, Kate continua a seguire l’uomo tra le bancarelle. Lui ha il passo sicuro e sa dove sta andando, il che la porta a concludere che sarà lui a condurla da Castle.
Non ha pensato alla conseguenza del come verrà scoperta, perché avverrà, ma avere il suo scrittore a pochi metri la mette in stato di frenesia. E il pericolo a cui va incontro perde di significato. I pensieri le hanno fatto perdere l’uomo color fucsia. Ora si trova davanti a un vicolo cieco. Spaesata, si guarda intorno non sapendo come agire. Poi vede un’ombra davanti a sé, probabilmente è il tizio che stava seguendo. L’oscurità le impediva di vedere oltre.
“Detective, che stai combinando? Kate, rispondimi! Kate!”
Ci pensa su, poi sorride.
Se deve incontrare Rick, tanto vale farsi catturare.
Con un gesto automatico, stacca la ricetrasmittente dall’orecchio.
Dall’altro lato del monitor, sia la CIA e sia l’Interpol sentono un segnale morto. Un bip incessante.
“Abbiamo perso il collegamento.” Dice Hayley abbattuta.
Kevin si toglie le cuffie dalle orecchie e le sbatte contro il computer, alzandosi dalla sua postazione.
Christina è troppo arrabbiata per rimproverarlo del suo comportamento infantile. In uno scatto di rabbia, sbatte le mani sulla postazione, imprecando. “Dannazione.”
“L’ha perso di proposito.” La voce di Mike Jones è calma. Anche lui ha davanti a sé uno schermo piatto, e di Kate non c’è traccia. Sospira avendo già capito cosa sia successo. “Avrà visto qualcosa, o meglio dire qualcuno, e avrà pensato di agire di testa sua.”
Christina sembra prenderla a ridere. “Che tipa tosta, eh, Jones? Perfino per te.”
L’altro uomo alla postazione guarda l’agente inglese che si limita a schiarire la gola e sistemarsi la cravatta con fare nervoso. Il collegamento tra i due si chiude e Christina concentra l’attenzione su ciò che è successo fino a quel momento.
Kate è arrivata davanti a quella che sembra una via chiusa. Intorno a lei non si vede nulla.
Il funzionario della CIA si porta il dito sotto il mento e riflette qualche secondo, prima di voltarsi verso la squadra del Dodicesimo.
“Okay, trovatemi la sua ultima posizione. Cominceremo da lì, e inviate uno squadrone per riprendere la detective Beckett.”
 
Sente che la copertura è sfumata e ora deve mostrare la sua vera persona.
Il trambusto dietro di lei offusca i suoi movimenti, il che è un bene. Si spoglia del vestito, togliendosi con forza l’hijab fissato sulla testa, e rivela il suo completo in giacca e camicia bianca e una coda di cavallo. Lentamente, sfodera la pistola che teneva nascosta dentro l’abito.
Avanza lentamente, con l’arma puntata. Deve coglierlo di sorpresa. Lo minaccerà e si farà dire chi è.
Ma qualcosa va storto.
È in quel preciso istante che lei lo vede meglio.
È di spalle, e le sembra dimagrito per i suoi gusti, ma lo riconosce.
Rick Castle.
Sobbalza, il respiro sembra mancarle, e il cuore pare uscirle dal petto. Non riesce a prender aria. Le parole non le escono dalla bocca, se non attraverso sillabe inudibili.
Lui, come se l’avesse sentita, si volta lentamente. Kate riconosce il profilo; è il suo scrittore, magro ma ancora bello come lo ricordava... lui è a tre quarti, e riesce a vedere le cicatrici e il volto scuro, determinato dall’abbronzatura. Poi, si gira completamente e sono faccia a faccia.
Anche lui sobbalza con il cuore che batte all’impazzata. Gli occhi s’illuminano e Kate vede quella scintilla che aveva visto la prima volta che si erano incontrati. Quel misto di passione e di curiosità che lo aveva fatto innamorare di lei. Le braccia gli fremono, perché vorrebbe correre a stringerla a sé, ma lei, incerta, gli sta puntando ancora la pistola, come non credesse di trovarselo di fronte.
Kate è come la ricordava: bellissima, affascinante, perfino il passo felpato verso di lui lo attrae. Non è cambiata di una virgola, tranne per le occhiaie sotto gli occhi. Prende un gran respiro, sollevato, intuendo le notti insonni che lei ha passato a lavorare. Si intenerisce e capisce. Lei non ha mai smesso di cercarlo.
Il labbro tremolante le impedisce di pronunciare il suo nome; l’emozione le blocca l’uso della parola. Sta per scoppiare a piangere, ma non riesce ancora ad abbassare l’arma.
Il volto di Rick cambia all’improvviso. Diventa corrucciato e con decisione afferra la pistola da sotto la camicia marrone; la cintura dei pantaloni gliela teneva ben salda. La reazione di Kate è immediata: lo guarda avvilita e spalanca gli occhi. Le viene da indietreggiare, invece resta immobile.
Sono uno davanti all’altra che si puntano le pistole.
Kate guarda nel profondo dei suoi occhi azzurri. C’è ancora il suo scrittore lì, da qualche parte. E allora perché quegli occhi la stanno guardando così duramente?
In sottofondo, dei bambini stanno giocando per strada. Rick carica la pistola, e la detective scuote la testa con fare pauroso.
Per un attimo, ha pensato davvero che lui fosse felice di vederla. Mai avrebbe pensato che potesse spararle.
Yalla, yalla! Ya, Rick!”
Le grida dietro di lei arrivano come un fulmine, e con irruenza, degli uomini le passano vicino; riconosce anche l’uomo vestito di fucsia, Jamal.
Rick abbassa l’arma, lo stesso fa Kate, senza staccare gli occhi dalla sua musa ed è in quel preciso istante che avviene qualcosa tra i due. Un messaggio lanciato solo con lo sguardo, o forse una promessa.
Jamal ignora la donna e strattona Rick, prelevandolo prima che lei possa dire o fare qualcosa.


Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Con questo capitolo ci colleghiamo a ciò che è stato accennato nel primo capitolo...
Rick e Kate si incontrano a Beirut, senza dir nulla, bastano gli sguardi... ma si ritrovano a puntarsi la pistola contro...
E adesso sappiamo il perché :(
Qualcosa ci dice che la missione non è andata a buon fine.
Sono cattivella, lo so :p
Susu consolatevi con Castle stanotte\domani *-*
D. :)
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: _diana87