Crossover
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Autore: Bookmaker    29/11/2014    3 recensioni
– Lo so, – disse improvvisamente, anticipando una notizia che sapeva gli sarebbe stata riferita di lì a breve. – Il ragazzo laggiù si è svegliato, ed è appena entrato nella fase di sintesi, giusto?
– Il ragazzo? Di che cosa stai parlando?
Si girò con una certa sorpresa scoprendo di non essere solo, nel mare lunare macchiato di un sangue troppo antico per essere ricordato: un altro essere lo stava fissando.
Non era certamente umano: sembrava un gatto col pelo bianchissimo, con grandi ciuffi che sbucavano dalle orecchie e un anello sospeso attorno ad ognuno di essi.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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IX

Terzo movimento: Nascosto nell’ombra

 
– Un Angelo? Adesso?
Le parole di Asuka rimbombarono nel lungo corridoio mobile del settore di transito. Le alte pareti della struttura erano interamente ricoperte di pannelli illuminati di rosso, con avvisi di pericolo scritti ovunque a caratteri cubitali. – Il diagramma d’onda blu è stato confermato solo dieci minuti fa, – spiegò Misato. Il suo sguardo era fisso davanti a lei, sulla porta che si avvicinava a gran velocità. – Neanche io ne so nulla.
– Mami e Kyoko ci aiuteranno? – chiese Shinji. C’era una nota di trepidazione nella sua voce.
– Chiederò l’autorizzazione al comandante Ikari per farle intervenire nello scontro, – disse Misato sovrappensiero. – L’ultima volta Kyoko ci è stata piuttosto utile, pertanto non credo che ci saranno obiezioni.
– Ma non sappiamo che tipo di Angelo sia! – protestò Asuka. – Non sappiamo nemmeno dove si trovi!
Quelle parole spinsero Misato a riflettere. Non avevano visto nulla di strano, lungo il percorso per arrivare alla Nerv. Gli edifici della città-fortezza non erano nemmeno stati fatti rientrare nel sottosuolo. Sembrava tutto normale.
– È inutile farci domande, – mormorò la donna. – Tra poco ci spiegheranno tutto.
Il pavimento del corridoio continuò a muoversi rapidamente, per poi rallentare in prossimità della fine del settore di transito. Una porta automatizzata si aprì subito prima che il movimento del nastro trasportatore cessasse, e Misato si incamminò con passo marziale verso la sala successiva. Shinji la seguì, ma si fermò sulla soglia.
Il ponte di comando era nel caos. Schiere di operatori armeggiavano con i terminali fissi, urlando informazioni che il ragazzo non riusciva a comprendere, e un gran viavai di uomini armati lasciava presagire la gravità della situazione.
– Muoviti, Stupi-Shinji, – esclamò Asuka, spingendo Shinji in avanti con un colpo secco del palmo. Il ragazzo si scostò, e la Second lo afferrò per il polso prendendo a trascinarlo verso la torre di comando principale. – Ma che fai? Non abbiamo tutto il giorno!
Misato era già arrivata, e stava discutendo animatamente con Shigeru Aoba e Makoto Hyuga, due dei tre operatori di più alto grado. Maya Ibuki, invece, era impegnata a gestire una decina di terminali fissi e mobili insieme alla dottoressa Akagi.
Quando i Children arrivarono a portata d’orecchio, Misato stava finendo di parlare. – … capisco. Insomma, è un attacco diretto.
Makoto annuì, sistemandosi gli occhiali sul volto con un gesto nervoso. – Esatto. I rilevamenti sono stati rieffettuati ogni trenta secondi, dopo la prima individuazione, e hanno dato tutti lo stesso risultato.
– E non è finita, – intervenne Shigeru, i lunghi capelli malamente pettinati per l’agitazione e la fretta. – Abbiamo controllato l’intero circuito di sorveglianza, ma non c’è traccia dell’aggressore.
– Misato! – esclamò Asuka. – Posso sapere che diavolo succede?
Gli operatori tacquero, rivolgendo ad Asuka e Shinji un’occhiata colma di preoccupazione. Anche Maya e Ritsuko smisero di armeggiare con i loro computer, scambiandosi uno sguardo d’intesa.
– Quattordici minuti e venti secondi fa, – disse Maya sollevando uno dei tablet, – è stato rilevato un diagramma d’onda blu. È esattamente come per gli altri Angeli, ma…
Maya sospirò, quindi disse con gravità: – Ma si trova nell’interno del quartier generale.
Shinji e Asuka si sentirono mancare il fiato, a quelle parole. – Nel quartier generale? – esclamò la rossa. – Cioè, nel Geo Front?
Misato annuì. – Esatto, Asuka. Per questo non vi ho inviati alle gabbie. Ora come ora, gli Evangelion sono inutilizzabili.
– Ma come ha fatto un Angelo ad entrare nel Geo Front? – chiese Shinji. – E dov’è, adesso?
– È questo, il vero mistero, – intervenne Makoto. – Non riusciamo a rintracciarlo. Le telecamere di sorveglianza non danno riscontro, e lo stesso vale per i sistemi a rilevazione termocinetica.
Shinji si guardò nuovamente intorno. Nel trambusto generale, riuscì a malapena a notare che suo padre non era seduto al solito posto. Solo il vicecomandante Fuyutsuki scrutava imperturbabile la scena, coordinando la frenetica attività delle squadre di tecnici e soldati. – Ma allora, noi che possiamo fare?
– Per il momento, abbiamo ritenuto opportuno farvi rimanere qui, – disse Ritsuko. Shinji notò che la donna era ritornata a lavorare su cinque diversi terminali in contemporanea, e che stava continuando a farlo anche parlando con lui. – Tuttavia, se entro un minuto non ci saranno nuovi dati, dovrete recarvi alle gabbie ed entrare negli Eva. In questo modo, eviteremo che gli Eva stessi siano aggrediti dall’Angelo.
– E Rei? – chiese Shinji. – E mio padre?
– Rei è già alle gabbie in misura preventiva, – rispose Shigeru. – Inoltre, il comandante Ikari si sta dirigendo da noi in questo momento. Vi consiglio di avviarvi a vostra volta, se…
All’improvviso, tutti i monitor cessarono di emettere luce rossa. Gli avvisi di pericolo si cancellarono, tutti i membri del personale si immobilizzarono per lo stupore, e l’intero ponte di comando cadde in un silenzio irreale.
– Ma che…
Ritsuko e Maya presero a scorrere rapidamente i file accumulatisi in pochi istanti sugli schermi dei terminali. – Non è possibile! – esclamò la dottoressa Akagi, la fronte imperlata di sudore. – È scomparso!
***
La luce verde del piccolo dispositivo di Mari si accese nuovamente, e la ragazza riallacciò l’oggetto alla cintura facendolo tintinnare contro la fondina della pistola automatica.
Tutto aveva funzionato alla perfezione.
Mari continuò a muoversi, restando accovacciata sotto la mimetica ottica. Camminava rasente al muro, tastando di tanto in tanto la parete per rendersi conto della propria posizione. Purtroppo la copertura di fibre ottiche non le permetteva di vedere, e anche i sistemi di isolamento termico le rendevano impossibile seguire sistemi idrici o elettrici sulla base della dispersione di calore. “D’altronde,” pensò la ragazza, “è scienza, mica magia.”
Cercò appoggio al muro con la mano destra, ma non trovò nulla e rischiò di cadere di fianco. Si accovacciò, portando la testa a pochi centimetri dal suolo e sollevando appena un lembo della mimetica ottica. Sbirciò oltre, accorgendosi di essere arrivata ad un incrocio, quindi si affrettò a nascondersi nuovamente per non lasciarsi vedere. Diede un’occhiata ad una piccola mappa piena di scarabocchi, frecce e didascalie varie, localizzando rapidamente la propria posizione sulla base degli spostamenti fatti fino a quel momento. L’ascensore era proprio alla sua destra, a poche decine di metri dall’incrocio dei corridoi.
“Yes!” pensò, lasciandosi sfuggire un sorriso di vittoria. “Ci sono!”
Percorse gli ultimi metri con cautela, più lentamente di prima. Arrivata davanti all’ascensore, si appiattì contro la porta automatica e vi si appoggiò con entrambe le mani. Posò l’orecchio sulla porta: l’ascensore non si stava muovendo. Ottimo.
“E adesso…” pensò Mari, “viene il difficile.”
Fece scorrere una mano lungo il fianco, fino a raggiungere una scatoletta metallica con tre interruttori laterali fissata alla sua schiena. Sembrava un vecchio modello di radio, con tanto di manopola di sintonizzazione. Mari la appoggiò sul pannello di comando dell’ascensore, schiacciando un paio di tasti sul dispositivo e ruotando la manopola di novanta gradi circa. Dopodiché, premette l’interruttore dell’ascensore.
***
– Mh?
Shigeru si voltò di scatto verso Makoto, sentendo il suo verso di perplessità. – Qualcosa non va?
– No, niente, – lo rassicurò l’operatore, distaccandosi per un attimo dalle immagini delle telecamere di sorveglianza. – Mi pareva di aver visto l’ascensore muoversi, ma mi sono sbagliato.
– Fammi vedere… – disse Shigeru guardando a sua volta il monitor. – Sembra tutto tranquillo.
– Sarà stata una mia impressione. Sono ancora teso.
Makoto non era l’unico, ovviamente. Benché l’agitazione di pochi minuti prima fosse cessata, il personale del ponte di comando era visibilmente vittima dell’inquietudine. Anche il comandante Ikari, da poco sedutosi al suo solito posto, scrutava in silenzio i monitor e le registrazioni dei sistemi di sorveglianza, assorto nei suoi pensieri.
– Lasciamo perdere, per ora, – glissò Shigeru abbozzando un sorriso. L’uomo si guardò intorno con aria attenta. – Piuttosto, il maggiore Katsuragi?
– Non è ancora arrivata alle gabbie, – disse Makoto guardando il suo monitor e ingrandendo un paio di finestre. Il maggiore Katsuragi, Shinji e Asuka stavano camminando a passo svelto in un corridoio privo di porte laterali. – Ma sarà lì in un paio di minuti.
Il comunicatore di Makoto squillò imperioso, e l’operatore si affrettò a risponderle. – Qui Hyuga.
– Siamo quasi arrivati alle gabbie, – esclamò Misato. – La situazione?
– Tutto tranquillo, per ora. La dottoressa Akagi sta esaminando le registrazioni.
– E ha scoperto qualcosa?
Makoto scosse la testa, come se la donna potesse vederlo. – No. Il diagramma d’onda blu era autentico, non c’è dubbio. Tuttavia, sembra essere scomparso nel nulla. Inoltre non ci sono registrazioni anomale, e nei tracciati di sorveglianza non compare nulla di sospetto. Non abbiamo idea di cosa ci abbia colpito.
– O se ci abbia effettivamente colpito qualcosa, – disse il maggiore con tono pensoso. – Il comandante Ikari cosa ne pensa?
– Lui non ha detto nulla, da quando è arrivato, – mormorò Makoto, stando attento a non farsi sentire dal comandante. – Sta studiando i dati in entrata e in uscita dell’ultima ora, ma non ci ha ancora dato nessun ordine. Non so proprio cosa dirle.
La donna rimase per qualche istante in silenzio, per poi fare un lungo sospiro. – Va bene. Per ora porterò i ragazzi alle gabbie degli Evangelion. Tenetemi aggiornata.
Makoto chiuse la comunicazione, continuando a seguire gli spostamenti del maggiore Katsuragi attraverso le telecamere di sicurezza. Accanto a lui, Shigeru stava osservando il monitor della sua postazione a braccia conserte, cercando di interpretare alcune file di dati. Makoto stava per chiedergli qualcosa, ma lui lo anticipò.
– Ancora non riesco a localizzare la fonte dell’emissione. Sicuramente è nel quartier generale, visto che i sistemi di rilevamento esterni non l’hanno registrato. Stavo cercando di risalire alla fonte sulla base della sequenza di attivazione dei sistemi di sorveglianza, ma lo scarto temporale delle rilevazioni è troppo ridotto.
– È naturale, – intervenne la dottoressa Akagi, senza smettere di leggere i tracciati sui suoi terminali portatili. – Le onde elettromagnetiche viaggiano alla velocità della luce. Non disponiamo di apparecchiature tanto sensibili da discriminare rilevazioni così vicine tra loro.
Shigeru annuì, facendo roteare pigramente la sedie girevole. – Non so più che fare, – ammise. – A questo punto, mi verrebbe da pensare che si sia trattato solo di un guasto.
– È l’ipotesi più ragionevole, – concordò Makoto con un cenno del capo. – E anche la più probabile.
Ritsuko alzò lo sguardo dai monitor. – Non vuol dire che sia quella giusta. Dobbiamo analizzare tutte le possibilità, oppure…
Una spia luminosa si attivò nell’angolo in basso a destra del grande schermo centrale del ponte di comando, quello con i diagrammi del Magi System. In pochi secondi, prima ancora che suonasse la sirena d’emergenza, tutto il personale ammutolì.
– Assetto di guerra di primo grado, – scandì il comandante Ikari, le mani intrecciate davanti al volto pensoso. – Prepararsi al lancio degli Evangelion.
***
Mami e Kyoko stavano aspettando da quasi un’ora. Erano arrivate al Geo Front come stabilito, ma Misato le aveva richiamate dicendo che avrebbero dovuto aspettare all’esterno del quartier generale. A Mami non dispiaceva, quella decisione. Per quanto la volta artificiale e priva di stelle trasmettesse un lieve senso di desolazione, la grande piramide che ospitava il quartier generale della Nerv era certamente uno spettacolo imponente.
Lei e Kyoko avevano esplorato l’ampia zona alberata nei pressi dell’edificio principale, girando dapprima intorno al contorno del lago artificiale e percorrendo poi i sentieri che correvano fino alle aree boscose. Qualcuno, strano a dirsi, aveva piantato una ragguardevole quantità di piante di cocomero sfruttando quel lungo tratto di strada sterrata. Naturalmente, Kyoko non aveva esitato a spaccarne una con la sua lancia, e adesso la stava mangiando avidamente seduta su una piccola zolla di terreno, smossa forse per fare spazio alle colture.
– Che buona! – esclamò ad un tratto, leccandosi le labbra e pulendosi le guance con il polso. – Era da un sacco di tempo che non mangiavo della frutta decente!
Mami era rimasta seduta in disparte fino a quel momento, e quando Kyoko se ne accorse tagliò un grossolano pezzo e lo porse all’amica. – Ne vuoi un po’?
– Grazie, Kyoko, – sorrise Mami. – Non ho fame.
– Agitata per la faccenda dell’Angelo? – chiese la rossa, affondando i denti nella polpa e sputacchiando una gragnola di semini neri. – Stai tranquilla. In fondo, Misato ti ha già detto che era stato un falso allarme, no?
– Sarà… – mormorò Mami alzando lo sguardo e abbracciandosi le ginocchia con entrambe le braccia. – Ma allora, perché ci ha chiesto di rimanere?
– Per precauzione, no? – disse Kyoko. Era arrivata fino alla buccia del cocomero, e la gettò via afferrandone la parte restante. Reggeva ancora il pezzo che aveva messo da parte per Mami. – Ti avverto, se quando avrò finito questo pezzo ce ne sarà un altro ancora intero, io lo mangerò.
Mami ridacchiò appena, prendendo il pezzo di cocomero offertole da Kyoko. – Grazie.
La ragazza diede a sua volta un piccolo morso, stando attenta a non sporcarsi i mezzi guanti neri. – Hai ragione, – disse alla fine. – È molto buona.
– Vero? – esclamò Kyoko con un occhiolino. – Dev’essere perché è stata coltivata sul terreno, e non in una serra. A quanto dicono a scuola, sul suolo non cresce quasi più niente.
– A causa del Second Impact? – chiese Mami. Kyoko annuì rapidamente, continuando a mangiare a grandi morsi.
– Se ho capito bene, – mugugnò la rossa ancora masticando, – c’è stata una serie di cambiamenti climatici molto forti. È per questo che fa sempre così caldo.
– Per te non è un gran problema, – rise Mami. – Vai sempre in giro con quei pantaloncini…
La maga si interruppe nel sentire un lieve tremito. Sembrava provenire dalla volta del Geo Front. Alzò gli occhi cercandone l’origine, ma non vide nulla. Kyoko smise per un attimo di mangiare, fissando con curiosità la compagna. – Cosa c’è?
– Ho sentito qualcosa… – mormorò Mami, strizzando gli occhi per distinguere meglio l’immenso soffitto. – Proveniva dall’esterno.
Un nuovo tremore, molto più forte, scosse l’intera cavità sotterranea. Kyoko e Mami scattarono in piedi, lasciando cadere i pezzi di cocomero, ed entrambe sfoderarono le armi. Rimasero attonite, tuttavia, nel vedere un’enorme macchia nera spandersi fra le radici sotterranee dei palazzi di Neo-Tokyo 3.
***
– Inserimento dell’Entry Plug completato. Immissione dell’LCL.
– Tutti i valori nella norma. Procedere alla rimozione di tutti i gruppi di sicure.
La macchina umanoide multifunzione Evangelion zero uno si accese silenziosamente, mentre il grande ponte mobile si distaccava dal suo torace. Un gran trafficare di operai animava l’hangar, mentre Misato osservava la scena dall’alto del ponte di osservazione. – Hyuga, – mormorò nel comunicatore. – È sicuro che sia un Angelo?
– Stavolta sì, – confermò l’operatore. – Il diagramma d’onda è stabile, e abbiamo il contatto visivo.
– Le analisi hanno dato risultati?
– Per ora no. L’obiettivo si limita a sorvolare la zona, ma non sembra ostile.
– Neanche il Sesto Angelo sembrava ostile, – replicò la donna mordendosi le labbra. – E adesso abbiamo una montagna in meno.
– Questo sembra diverso. Non rileviamo emissioni di energia, al di fuori dell’emissione elettromagnetica di base. C’è una leggera attività di jamming nella bassa atmosfera, ma non interferisce con le comunicazioni.
– A cosa è dovuta?
– La dottoressa Akagi ci sta lavorando. Non abbiamo dati per fare ipotesi precise.
– I Soggetti Devianti sono ancora nel Geo Front?
– Per ora sì. Stiamo seguendo i loro movimenti con le telecamere di sorveglianza.
Uno dei monitor alle spalle di Misato si accese, mostrando Mami e Kyoko intente a fissare la volta del Geo Front con le armi in pugno. “Non staranno pensando di attaccare?”
– Puoi passarmi gli altoparlanti esterni?
– La collego subito.
Con un leggero soffio, il microfono posto sulla scrivania del ponte di osservazione si accese. Misato lo sollevò, portandoselo davanti alla bocca e tornando a guardare le immagini dei monitor. – Kyoko, Mami, mi sentite?
Le ragazze sobbalzarono, nel sentire la voce di Misato. Si guardarono intorno, cercando di capire da dove venisse, ma non riuscirono a vedere gli altoparlanti. – Sono Misato. Non attaccate l’Angelo, avete capito?
Mami si portò la mano destra al volto per amplificare la voce. Nella sinistra stringeva già uno dei suoi fucili. – Signorina Misato! È un Angelo, quello?
Misato studiò l’immagine delle telecamere, ma non vide nulla. Kyoko era tornata a rivolgersi con lo sguardo verso l’alto. – Hyuga, – disse la donna parlando nuovamente nel comunicatore, – dammi le immagini della volta del Geo Front.
– Sì.
Il monitor inquadrò un enorme cerchio nero, esteso in un raggio di almeno due chilometri sulla volta del Geo Front. Le radici degli edifici lo interrompevano, dando l’impressione che le fondamenta sotterranee emergessero da un lago di pece. – Cosa diavolo è?
– Non ne ho idea, maggiore, – esclamò Makoto. Sembrava sconvolto almeno quanto lei. – Le telecamere di superficie continuano a inquadrare l’Angelo, e non è nemmeno a contatto con il suolo!
– Dannazione! Effettuate delle analisi approfondite, voglio sapere che cos’è quell’affare! Quanto a voi, – ordinò afferrando il microfono dell’altoparlante esterno, – non attaccate fino al mio ordine.
Mami e Kyoko videro finalmente la telecamera, e annuirono verso di essa. Nessuna delle due, però, depose le armi. – Va bene, – disse Kyoko. – Ma se quell’affare fa movimenti strani, lo fulmino.
Misato scosse la testa con un lieve sorriso. Nell’hangar, l’Evangelion zero uno era già in posizione sulla rotaia elettromagnetica. – Asuka, tutto bene?
Il monitor della telecamera collegata con l’abitacolo dell’Evangelion zero due si accese all’improvviso. Asuka stava respirando profondamente, ad occhi chiusi. Quando dischiuse le palpebre, uno sguardo temerario e un sorriso da eroe salutarono Misato. – E me lo chiedi? – esclamò. Intrecciò le dita davanti a sé, stiracchiandosi vigorosamente e sollevando le mani sopra la testa. – È da un sacco di tempo che non combatto seriamente. L’ultimo Angelo è stato veramente una mezza calzetta.
Misato si lasciò sfuggire una risata. – Mi fa piacere vederti così, ma non esagerare. Non sappiamo ancora cosa troverete, quando sarete là fuori.
– Signorina Misato?
La voce di Shinji richiamò Misato verso il monitor dell’Entry Plug dello zero uno. Il ragazzo stava guardando in direzione della telecamera, un’espressione preoccupata dipinta sul volto. – Kyoko e Mami stanno bene?
– Ho appena parlato con loro. Vi stanno aspettando all’esterno.
– E Ayanami?
– Lei è già a bordo dello zero zero. Tra poco potremo lanciarvi in superficie.
Misato diede un’occhiata alla consolle del ponte di osservazione. Le luci delle rotaie elettromagnetiche erano tutte accese sul verde, a segnalare che tutti gli Eva erano in posizione.
– Unità pronte al lancio, – disse Makoto dal comunicatore a conferma di ciò. – Attendiamo il suo ordine.
Misato si sedette alla scrivania del ponte di osservazione per la prima volta, da quando era arrivata. Il cuore le batteva con prepotenza, quasi volesse uscirle dal petto. Prese fra le dita la piccola croce a bracci uguali che le pendeva dal collo, rigirandola lentamente fra i polpastrelli e assaporando la sensazione di calore che quell’oggetto le dava.
– Shinji, Asuka, Rei, – mormorò alla fine, la croce ancora stretta fra le dita. – Il vostro bersaglio è un Angelo identificato come l’Ottavo. In questo momento è in volo sulla città, e non sembra intenzionato a fare nulla, ma ha fatto comparire una specie di propaggine all’interno del Geo Front. Non sappiamo quali siano le sue caratteristiche, perciò siate prudenti. Per il momento non ritireremo i palazzi corazzati, quindi potrete usarli come copertura. Recuperate subito un’arma dagli edifici strategici, e organizzatevi per un attacco coordinato contro l’obiettivo. Tutto chiaro?
Asuka e Shinji esclamarono – Ricevuto! – quasi in sincrono, mentre Rei rimase stranamente in silenzio. In altre condizioni sarebbe stato normale, per Rei, ma non in momenti come quello. Misato non ci badò, e preferì non indagare più a fondo. “Anche lei, in fondo, ha paura come tutti.”
La donna lasciò la croce, afferrando con mano ferma il comunicatore attaccato al bavero dell’uniforme. – Hyuga, – ordinò. – Lanciate gli Evangelion.
Le enormi sicure metalliche che bloccavano lo scorrimento dei carrelli sulle rotaie elettromagnetiche scattarono di lato, e in un istante gli Evangelion furono proiettati a gran velocità verso la superficie del suolo. Misato fece un sospiro, nel vedere lo zero uno sparire davanti ai suoi occhi, ma non riuscì ad abbandonarsi sullo schienale della poltrona come avrebbe voluto.
Un solo pensiero attraversava la sua mente: “Ho una pessima sensazione.”
***
Mari alzò lo sguardo all’improvviso. Qualcosa aveva richiamato la sua attenzione, qualcosa di molto vicino.
La ragazza rimase immobile, fissando il soffitto con sospetto. Il suo sguardo ricadde sulla mimetica ottica abbandonata in un angolo dell’ascensore. Forse era il caso di indossarla nuovamente, ma Mari preferì aspettare un altro po’. Faceva un caldo infernale, sotto quell’ammasso di fibre isolanti.
L’ascensore in movimento produceva un debole ronzio, e le luci esterne andavano e venivano al passaggio dell’oggetto davanti ai fari impiantati nel pozzo. Il contatore scattava monotono, indicando i piani percorsi fino a quel momento dalla macchina.
“Magari l’ho solo immaginato.”
Il contatore scattò un’ultima volta, arrestandosi su una cifra a cui Mari non badò. La ragazza si rimise la mimetica, prendendo un bel respiro e sgattaiolando oltre la porta non appena questa si aprì. Si ritrovò in una grande sala completamente vuota, eccezion fatta per una grande ed elegante scrivania. Dietro il mobile, solo una grande vetrata separava la stanza dalla cavità sotterranea del Geo Front.
– E adesso, Gendo, – mormorò la ragazza sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Vediamo dove hai nascosto il tuo tesoro.
***
Shinji cercò un nascondiglio subito dopo essere uscito dal tunnel della rotaia elettromagnetica. La città era quasi completamente buia, immersa nella notte ormai fonda. Attese che l’Angelo gli comparisse davanti, ma non successe nulla per diversi secondi.
– Ehi, Stupi-Shinji, che stai facendo?
Il ragazzo sollevò lo sguardo verso lo schermo dell’Entry Plug. Asuka lo stava guardando tramite il comunicatore a video. – Ecco… non volevo rischiare e mi sono nascosto dietro uno degli edifici corazzati.
– Ma sei scemo? Misato aveva detto di armarci, non di… ah, lascia perdere. Tu vedi di recuperare un pallet gun da qualche parte, io ti raggiungo.
***
La comunicazione si chiuse, e Asuka sbuffò spazientita. “È proprio uno stupido,” pensò.
– Ehi, cocca del comandante!
Ayanami non rispose. Asuka guardò distrattamente verso lo zero zero, emerso a poche centinaia di metri dalla sua posizione, e vide che la macchina non si era ancora mossa. – Oh, insomma! – esclamò la Second, il volto rosso di irritazione. – Ma è possibile che debba fare tutto da sola? Muoviti, e cerca un’arma!
Lo zero zero rimase immobile per qualche momento, per poi avviarsi in direzione dell’edificio tattico più vicino. Spinse verso il basso una grande leva dal manico giallo e nero con un movimento rigido, e la parete laterale della costruzione sprofondo nel terreno rivelando un gigantesco fucile. La macchina umanoide afferrò l’oggetto, imbracciandolo e addossandosi all’edificio per ottenere copertura.
– Finalmente ti sei decisa, – commentò Asuka. Sollevò il gatling che aveva estratto poco prima dall’edificio tattico a cui ora si appoggiava, uscendo allo scoperto e preparandosi al fuoco. Dell’Angelo, però, non c’era traccia.
– Misato, mi serve la posizione del bersaglio.
– Asuka… – rispose Misato deglutendo pesantemente. – Veramente è davanti a te.
La ragazza sentì il suo cuore accelerare per un attimo, ma strinse la presa sulla machine gun e non si mosse. Lentamente, il battito del suo cuore tornò normale. – Non c’è nessuno, davanti a me, – disse socchiudendo gli occhi. – Sicura che i dati siano corretti?
– In effetti… Hyuga mi aveva parlato di una lieve azione di jamming nella bassa atmosfera. Potrebbe aver reso le rilevazioni meno precise.
– Vado a cercare Shinji. Tu non darmi informazioni errate, la prossima volta.
La ragazza spense tutti i comunicatori. Non le andava di parlare con quegli incompetenti in un momento come quello.
“Okay, bastardo, vuoi giocare a nascondino?” pensò Asuka digrignando i denti. “Sto venendo a prenderti.”
***
Gendo era ancora seduto alla sua scrivania, sulla cima ponte di comando del quartier generale. Teneva le mani intrecciate davanti al volto, fissando pensosamente gli operatori intenti nell’analisi dei dati provenienti dalla superficie. Tutti sembravano incapaci di comprendere quanto stava accadendo.
– Dottoressa Akagi! – esclamò l’operatore Makoto Hyuga. – Il maggiore Katsuragi ha segnalato un errore nelle rilevazioni della posizione dell’Angelo.
– Ha specificato l’entità dell’errore?
– No, ma la posizione indicata dal Magi System non corrisponde al punto di contatto.
Ritsuko si lanciò sul terminale, digitando freneticamente sulla tastiera. Dopo tutto quel tempo passato insieme, Gendo era ancora sorpreso dalla sua rapidità. La cosa che lo colpiva di più, in quei momenti, era l’espressione che si dipingeva sul volto della donna. Sembrava una pittrice intenta nel creare il suo ultimo capolavoro, una musicista erta sul palcoscenico a suonare il suo pezzo più difficile.
– Non è possibile!
Quell’urlo richiamò l’attenzione di Gendo, facendolo quasi sobbalzare. Maya Ibuki accorse dalla senpai, chinandosi al suo fianco e controllando insieme a lei i dati comparsi sul monitor. – Senpai… – mormorò la ragazza con voce incerta. Sullo schermo del computer, la mappa di Neo-Tokyo 3 era disseminata di puntini rossi. – Cosa vogliono dire, questi dati?
Ritsuko deglutì, mentre un rivolo di sudore freddo le scendeva lungo la schiena. – Sono le attuali posizioni dell’Angelo.
Gli operatori fissarono la donna con aria interrogativa. – Le posizioni?
– Esatto, – annuì Ritsuko. – L’Angelo è presente in tutti questi punti contemporaneamente.
– Azionate le telecamere di sorveglianza.
L’ordine di Gendo fece trasalire tutto il personale. Shigeru Aoba digitò qualcosa sul proprio terminale, e il grande schermo frontale del ponte di comando si accese all’istante.
Un silenzio colmo di sorpresa avvolse la stanza. Gendo inspirò profondamente, preparandosi a quella lunga notte.
***
L’angolo dell’autore:
Salve, internauti, e bentornati sulle pagine della mia fanfiction.
Comunicazione di servizio: purtroppo, a causa di impegni vari ed eventuali, sarò costretto a ridurre la cadenza dei capitoli. Probabilmente ne pubblicherò uno al mese, ma spero di riuscire a fare qualcosa di più. Scusatemi, ma ho l’università da mandare avanti e altri progetti in cantiere. Spero comunque che continuiate a seguirmi, perché le sorprese sono appena cominciate.
Dopo essersi preparati ad affrontare un nemico inesistente, ecco che i Children e le Puellae Magi si trovano a dover combattere una reale minaccia. Nel frattempo, Mari si aggira per la Nerv in cerca di qualcosa, e Gendo dimostra di sapere più di quanto non lasci far credere. Dopo la proposta di Kyuubey, inoltre, Shinji non è mai ritornato sull’argomento, nemmeno con i propri pensieri.
Ma chi è, il nuovo Angelo? Cosa sta facendo Mari nel quartier generale della Nerv? E di cosa avranno parlato, Gendo e gli uomini della Seele? Ma soprattutto, qual è stata la decisione di Shinji?
Tutto questo e molto altro nei prossimi, avvincenti capitoli di Disruption of Evangelion: Timeless sorcery. Come sempre, vi saluto con affetto e vi invito a lasciare una recensione, anche piccola. La vostra opinione è importante, e ogni suggerimento sarà ben accetto!
A presto.

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