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Autore: Ethasia    01/12/2014    3 recensioni
Da piccola ho sempre detestato il personaggio di Peter Pan. Adesso che sono più grande, il suo mondo, il suo modo di vivere mi hanno affascinata, al punto di desiderare di volare sull'Isola che non c'è. E mi sono domandata... cosa succederebbe se, dopo essersi lasciati a Londra, Wendy e Peter si ritrovassero, cresciuti e cambiati entrambi? Se l'Isola non fosse più il posto che i Darling avevano conosciuto da bambini? Così è nata la mia fanfiction.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimbi Sperduti, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio, silenzio. E una buona, massiccia dose di tranquillità. Potrei rimanere qua per sempre e, forse, non annoiarmene mai.
Ma anche solo rendendomi conto di esserci, in questo buio e silenzio, significa aver già cominciato a tornare. E si aggiunge il respiro delle onde che sempre più distintamente si infrangono sulla sabbia. E anche la luce, forte e bianca, che attraverso le palpebre brucia. L'enorme luna piena di Neverland. E dei lievi movimenti al mio fianco, accompagnati da piccoli respiri, veloci e affannosi. D'un tratto, mi ricordo di non essere sola. Non del tutto.
Perciò sospiro. E lentamente, come se fino ad ora fossero rimasti incollati, inizio ad aprire gli occhi.
- Dio, grazie -. Un'esclamazione a bassa voce colma di sollievo, un grande sospiro di liberazione dall'ansia. - Non... fare mai più una cosa del genere, Darling. Seriamente.
Pur sentendola pesante come un macigno, provo a girare la testa verso destra, da dove arriva la voce. Sento lo stomaco che quasi si ribalta, ma stringo i denti. - Di preciso, che avrei fatto?
- Sei... sei rimasta svenuta per oltre dieci minuti, dannazione - sbotta Peter, incredulo e furente al tempo stesso. - Pensavo fossi in coma!
- E invece - commento, cercando di abbozzare un sorriso - rimarrò qua ancora un po' a rompere le scatole.
- Non è divertente - ribatte severo. - Stavi perdendo una marea di sangue da quella maledetta gamba. Ringrazia che le Indiane mi abbiano insegnato qualcosa di erboristeria...
- Grazie, dottore - esclamo tragicamente. - Mi dica, potrò ancora camminare?
Peter mi rivolge una lunga, penetrante occhiataccia, ma non risponde. Dopo qualche minuto, bruscamente, domanda: - Allora. Si può sapere come diavolo ci sei finita, su quella nave?
Lo guardo, stupita. - Ero in gita di piacere, non avevi capito?
- Non riesci ad essere seria neanche in fin di vita?
- Non sono in fin di vita - ribatto, cercando molto delicatamente di mettermi a sedere senza vomitare. - Secondo te com'è successo? Mi hanno catturata.
- Grazie tante - ribatte, acido. - Quel che vorrei sapere è come, dato che ti avevo espressamente detto di filare a casa.
Arrossisco un po', ricordando la stupidità della situazione. - Mi sono... slogata una caviglia - ammetto, imbarazzata. - Sono inciampata in un sasso.
La sua espressione si fa scettica. - Mi ritieni così tonto da crederci?
- È la verità - replico, ancora più rossa in viso. - Non ti è mai capitato di farti male in qualche modo cretino?
Evidentemente si rende conto che non lo sto prendendo in giro, perché sgrana gli occhi. - Vuoi scherzare. Non avresti potuto, che so, stare più attenta?
- Oh, naturale - sbotto, - perché io sapevo che nei paraggi c'era un gruppetto di Pirati matti pronto a rapirmi, giusto? E mi sono anche divertita molto a passare la giornata là sopra, no?
- Non ho detto questo - ribatte. - Ho detto che sei sbadata. E anche un tantino irresponsabile.
Mi irrigidisco. - Irresponsabile io?
Peter si volta a guardarmi, un'espressione interrogativa.
Prendo un respiro profondo. Non voglio urlare. Urlare danneggia la gola e potrebbe attirare qui vicino ospiti indesiderati, sebbene i più pericolosi probabilmente si staranno ancora leccando le ferite. Dunque, per contrasto, sento la voce che mi si abbassa ad un sussurro. - Chi è, tra noi due, che ogni volta gli si presenti un'occasione utile per scontrarsi coi Pirati, fa di tutto per coglierla? Chi è che ha accettato in un batter d'occhio di andare a sconfiggere dei Tritoni non appena gli è stato chiesto? Chi è l'idiota che alla minima provocazione di Hook si è precipitato sulla Jolly Roger come se non ci fosse stato un domani?!
Rimane in silenzio per qualche secondo. - Idiota? - ripete, furioso e sconvolto. - Io sono venuto solo per aiutare te!
- Ma chi ti ha chiesto di farlo?
- Oh, scusa tanto - sbotta sarcastico. - Cos'è, avevi già pronto un piano di fuga? O magari pensavi di restare qualche tempo, come damigella di corte di Hook?
- Non puoi davvero credere che sia giusto mettere in pericolo te stesso per salvare qualcun altro! Non tutto è una tua responsabilità, Peter! Io meno degli altri. Non ho bisogno di essere salvata.
- Lo vedo - replica gelido. - Ti hanno tenuta là per quanto, mezza giornata?, e hai un labbro gonfio, la caviglia slogata e una gamba distrutta e sanguinante.  
- E tu avresti potuto essere messo peggio! Non avevi neppure una spada...
- Non ne ho bisogno. Io so combattere.
- Eri stanco morto, con quello stupido pugnale! Hook avrebbe potuto ferirti in qualsiasi momento...
- Non è successo, e non stiamo parlando di me, Wendy. Stiamo parlando di te che sembri avere una straordinaria capacità di metterti nei guai, e non sei neanche disposta ad accettare che qualcuno te ne tiri fuori! Io non riesco a lasciare le persone in pericolo, non quando so di poterle aiutare. Non è nella mia natura, è sempre stato così, e tu lo sai bene! Specialmente quando si tratta di qualcuno a cui voglio bene, come diavolo faccio a non toglierlo dai casini?!
Rimango in silenzio. Lo guardo, le sopracciglia aggrottate, un'espressione seria in viso. Ma dentro, sento il cuore battere all'impazzata.
- Hai appena detto che mi vuoi bene? - gli faccio notare, non senza lasciar trapelare una nota di stupore. Uno stupore che, per qualche breve istante, si riflette nei suoi occhi, e viene poi cancellato da un bagliore, una luce che non ha niente a che vedere con la luna che ci sovrasta.
- Sì - risponde, - ma non era questo che volevo dire -. Prende un respiro profondo; sento l'agitazione nella sua voce, nell'aria, nel suo respiro, nel mio cuore e anche, soprattutto, nel suo. - Quello che volevo dire è che ti amo.





#sonounapersonaorribileenesonopienamenteconsapevoleperdonatemifaccioschifoholasciatolastoriaalculmineperunmesemenevergognointensameneteabbiatepietàdellamiaanimanonuccidetemiancheperchécoltempochevihofattoaspettarequestocapitoloètroppotroppobreveperchévoipossiateperdonarmichiedoscusalapidatemifatequalsiasicosamelomerito

spero di avervi rintontiti abbastanza con quello che spero sia l'hashtag più lungo della storia :D nel frattempo che voi avrete finito di districarvene, io sarò già scappata, perché mi starò ancora vergognando troppo e cercherò di fuggire dalle vostre maledizioni cino-aramaiche (?) e, soprattutto, dalle armi nucleari che vorrete usare contro di me dopo questo capitolo.

chiedo ancora venia. venissima. venierrima. love u all!

 
  
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