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Autore: Gemini_no_Aki    16/12/2014    2 recensioni
La stanza era silenziosa, vuota, illuminata dall’insegna di un hotel di fronte alla sua finestra.
Chiuse gli occhi, con le mani posate sulle gambe, inspirò, poi espirò lentamente tirando indietro la testa come se stesse buttando fuori il fumo, il pacchetto di sigarette era accartocciato sul tavolo, vuoto, accanto ad un bicchiere ed una bottiglia, vuoti anch’essi.
Portò la testa avanti, premette le mani sugli occhi e li aprì, aveva bisogno di qualcosa.

[La raccolta comprende storie basate sulla serie della BBC e diverse AU, alcuni capitoli potrebbero essere collegati, altri a sè stante e senza un ordine cronologico. In ogni caso saranno tutte MorMor.]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'King and Tiger'
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Unlucky Day


Sebastian aprì gli occhi frastornato, la luce delle lampadine gli lampeggiava ad intermittenza davanti agli occhi, o forse era quella dell’uscita d‘emergenza?, sembrava volerlo accecare talmente era forte e fastidiosa, i rumori erano ovattati attorno a lui, era quasi certo di sentire qualcuno urlare, il tono di voce sembrava agitato, lentamente le luci si offuscarono, come nebbia o fumo, fino a spegnersi lasciandolo al buio.

“Ho un lavoro per te.”
La voce squillante del Consulting Criminal svegliò il cecchino del tutto, il tono faceva concorrenza alla sveglia che aveva preso a suonare insistentemente e che lui tentava in tutti i modi di ignorare.
“Le persone normali iniziano la giornata con un Buongiorno.”
Bofonchiò voltandosi dal lato opposto al capo e alla sveglia che nessuno aveva ancora deciso di spegnere, e premendosi metà cuscino sulla testa.
“Io non rientro in quella categoria.”
Cantilenò Jim, immobile nella sua posizione, accucciato di fianco al letto.
“Ma visto che tu ne fai parte allora rifacciamo.”
Sebastian fece appena in tempo a domandarsi cosa intendesse quando sentì il materasso al suo fianco abbassarsi e si ritrovò Jim disteso addosso.
“Buongiorno. Ho un lavoro per te, Tigre.”
Disse con un sorriso, il cecchino lasciò andare il cuscino che tornò nella posizione originaria sospirando appena, era Jim, non poteva farci nulla e, tutto sommato, lo amava proprio per quel suo non rientrare nella categoria “persone normali”.

La luce tornò di nuovo, di colpo, come riprendere a respirare dopo essere stati a lungo sott’acqua.
Era anche più accecante di prima, Sebastian fece per alzare un braccio per ripararsi dal chiarore ma l’arto rimase lì, fermo, come bloccato da qualcosa.
Ovviamente la luce accecante non bastava, ci dovevano essere anche le persone attorno che urlavano cose incomprensibili.
La lampadina lampeggiò debolmente poi si spense di nuovo e il mondo attorno a lui cadde nel silenzio.

Il toast bruciacchiato che il cecchino si ritrovò davanti quando raggiunse la cucina era tutto fuorché invitante, lo fissò un paio di secondi , sospirò e decise di tentare di trovarvi qualcosa di salvabile, che Jim non fosse una cima in cucina non era poi una novità.
“Dunque Tigre, mi è arrivata questa richiesta così bella che non potevo certo scartarla.”
Sebastian inarcò un sopracciglio mentre cercava un pezzo non bruciato della colazione, per Jim ogni richiesta era bella, senza alcuna eccezione.
“C’è quest’uomo, povera creatura, che ha scoperto che l’amata mogliettina si sta preparando per fuggire lontano lontano con l’amante.”
Iniziò a raccontare, come se si trattasse di una storia per bambini, Sebastian posò la testa su una mano, sbadigliò e fissò le briciole scure del toast nel piatto mentre allungava la mano libera verso la tazza di caffè.
“Amante che, senti un po’, è il fratello del nostro povero amico!”
Il tono di Jim si alzò, voleva quasi apparire shockato da quella notizia, al cecchino in realtà faceva poca differenza chi fosse l’amante o meno, dopotutto veniva pagato per uccidere, ed erano le sei del mattino.
Sbadigliò di nuovo biascicando una risposta vaga giusto per fargli capire che lo stava ascoltando, poi si concentrò sulle uova, come Jim fosse riuscito a bruciacchiare anche quelle era un mistero.

La luce andava e veniva, ad intermittenza, il cecchino non riusciva a capire perché facesse così, perché nessuno si preoccupasse di cambiare quella dannata lampadina, perché nessuno dicesse niente.
Le voci erano sparite, chiunque stesse urlando poco prima aveva smesso, grazie a Dio, c’era però qualcosa di innaturale e di tremendamente sbagliato in quel silenzio, eppure non riusciva a capire cosa.
Cercò di concentrarsi su un punto davanti a sé, cercò di far mente locale per capire cosa fosse fuori posto.
Poi la luce si spense di nuovo.

“Ovviamente non dovrai uccidere la mogliettina.”
“Ovviamente.”
Lasciò perdere l’uovo e posò la testa su entrambe le mani chiudendo gli occhi, forse serviva un altro caffè.
“Oh no, lei vuole tenersela bella stretta e farle capire che con lui non si scherza.”
“Potrebbe uccidere il fratello lui personalmente invece di farlo fare ad altri che vorrebbero dormire dopo aver lavorato anche i sei giorni prima.”
Si alzò tirandosi dietro la tazza e riempiendola di nuovo.
“Quindi tu, Tigre dovrai ucciderlo, lentamente e dolorosamente, mi raccomando.”
Quando si rivolse a lui alzò lo sguardo dalla tazza annuendo.
“Mi è stato richiesto specificatamente, vuole che soffra.”
Jim annuì mentre lo diceva.
“Pensi di poterlo fare?”
Sebastian finì di bere il caffè e posò la tazza sul mobile sorridendo.
“Non è quello che faccio sempre?”
Jim sorrise, compiaciuto della risposta , lasciò un fascicolo con tutte le informazioni sull’uomo che doveva uccidere e tornò nel suo studio lasciandolo solo a prepararsi.
Prese con sé il fascicolo tornando in camera, prima quell’uomo fosse morto e prima lui poteva tornare al meritato riposo.

La luce, stavolta, era soffusa, come nascosta da una cortina di nebbia, ma stavolta questo era l’ultimo dei suoi pensieri, qualcuno aveva avuto la splendida idea di sedersi sopra di lui.
Qualcuno di bello pesante oltretutto!
Per un attimo Sebastian si domandò se per uno strano scherzo del destino non fosse improvvisamente diventato invisibile, non riusciva a trovare nessun’altra spiegazione.
Chiunque fosse non era soltanto pesante ma anche immobile e senza alcuna intenzione di spostarsi.
No.
C’era davvero qualcosa di sbagliato in tutto quello, era certo di non essersi addormentato, stavo tornando dal lavoro che Jim gli aveva dato quella mattina, mancavano due, forse tre fermate prima di quella in cui sarebbe dovuto scendere e... Oh.

Il lavoro era stato lento in termini di attesa, quell’uomo, a quanto sembrava era un pezzo grosso di un’azienda e giusto quel giorno aveva un’importante riunione, Sebastian era abituato a fare le cose con calma e senza destare sospetti così decise di aspettare la fine di quell’importante quanto noiosa riunione, lo precedette e si fece trovare seduto comodamente sul suo divano quando rientrò a casa.
In termini di lavoro vero e proprio  fu lento perché Sebastian aveva deciso così, se quel pover’uomo doveva soffrire allora era giusto che facesse le cose per bene, e una cosa fatta per bene richiedeva tempo.
- Terminato. Hai altro per me? -
Si sedette su uno sgabello con una birra in mano davanti alla sedia su cui aveva legato l’uomo.
- Ottimo lavoro Tigre. Torna a casa. -
Sebastian sorrise , svuotò la bottiglia e la lasciò rotolare ai piedi del cadavere per poi uscire.
- Non il taxi, Tigre. Sono lenti. -
Il cecchino si guardò attorno interrogativo.
- Con la metro sarai qui in 5 minuti. -
Sbuffò, Jim sapeva bene quanto odiasse quel particolare mezzo di trasporto, o per lo meno, quanto odiasse viaggiare sottoterra.
- Smettila di esitare. Hai l’ingresso della stazione a 37 metri. -
Sebastian chiuse gli occhi respirando profondamente, se le persone normali si sentivano osservate quando non c’era nessuno a guardarle cosa avrebbe dovuto dire lui?
- Sono annoiato~ -
Il telefono vibrò di nuovo nella sua mano e, ormai arreso, si avviò verso l’ingresso della metro.
Sebastian si sedette nervosamente posandosi il borsone tra le gambe, poteva sembrare una persona che tornava dalla palestra.
Una fermata, respirò profondamente chiudendo gli occhi.
Due fermate, dire che odiava quel modo di viaggiare era un eufemismo.
Tre fermate, metà strada e già desiderava scendere, perché ogni volta finiva con l’assecondare quel pazzo di Jim?
Il cellulare vibrò nella sua tasca ma non se ne accorse, il treno rallentò pochi metri dopo la fermata, Sebastian buttò uno sguardo fuori dal finestrino senza vedere nulla, non era normale che rallentasse.
Dalla carrozza davanti qualcuno stava parlando, urlando, di un qualche pericolo, si alzò con espressione a metà tra l’interrogativo e lo scocciato, non ci bastava aver dovuto prendere quel mezzo infernale, no ovviamente ci si doveva mettere anche qualche pazzo che lo faceva tardare.
Stava per aprire la porta che portava all’altra carrozza quando fu il caos.
Prima ci fu un boato, la metro si bloccò di colpo e Sebastian, in piedi davanti alla porta, venne sbalzato indietro.
Non riuscì a registrare cosa fosse accaduto, la vista si annebbiò e ci fu solo il silenzio.

Doveva essere esploso qualcosa e lui era bloccato lì sotto.
A quella improvvisa consapevolezza il suo volto mutò in un’espressione di paura decisamente inusuale su di lui, era bloccato, letteralmente, qualcosa, e non più qualcuno come credeva un attimo prima, gli impediva di alzarsi.
Avrebbe dovuto capirlo quella mattina mentre fissava il toast bruciato che non poteva venire nulla di buono da una giornata iniziata in quel modo eppure non ci aveva voluto dar peso.
Aprì la bocca, voleva chiedere aiuto, voleva chiedere di uscire di lì, dire che quel posto era troppo piccolo per tutti, che gli stavano rubando l’aria, che non era abbastanza per tutti quanti.
Che non voleva morire lì sotto.
Ma quel che uscì fu un verso strozzato, e tutto fu buio di nuovo.



Angolo dell'autrice: Oh Santa Ispirazione, dov'eri finita in tutti questi mesi?
sono mesi, 4 mesi che ho questa storia in mente ma l'ispirazione aveva deciso di darmi forfait in continuazione e i tempi si sono allungati, allungati, allungati... Ma non temete! Sono ancora qui pronta a maltrattare il nostro tigrotto!
Ho voluto alternare le scene tra il presente e quello che era successo dutrante la giornata, mi sembrava una buona impostazione per la storia, spero non sia risultata confusionaria.
Dedicata, oh ma ormai cosa lo dico a fare, è ovvio!, alla mia Parabatai Francy che ormai ama questa coppietta <3

Bye Bye~
Aki
   
 
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