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Autore: Uzumaki_Devil_Dario    21/12/2014    5 recensioni
"Devi imparare a tenere duro. Perché anche tu sei un ninja."
"Non cambiamo mai idea, né ce ne pentiremo: è il nostro modo di essere ninja."

Chissà se c’era davvero una particolare definizione che lui dava al termine "ninja" o se era solo una sua impressione?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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- 3 -
Epilogo



"Ora sarai contento,vero? Non ho nemmeno più il tempo di finire le ultime pratiche e adesso dobbiamo andare direttamente a casa a prepararci per stasera."
"Eh eh eh!" Boruto continuava a godersi quella che considerava una bella vittoria personale "Hai visto che sono riuscito a fartela, papà? È proprio vero che gli Hokage sono tutti stupidi."
Battuta che gli costò un altro scappellotto del padre "Ti ho detto più di una volta di mostrare rispetto per i precedenti Hokage. Sono stati tutti ninja grandiosi e vanno ricordati come si deve, non si va a impiastricciare in continuazione i loro monumenti."
Forse Naruto gliela stava dando vinta facilmente, sì, ma solo perché in fondo non gli era dispiaciuto stare un po' con suo figlio, anche adesso stava godendosi quella semplice passeggiata di ritorno a casa.
Fosse dipeso da lui, occasioni come questa sarebbero state molto meno rare, avrebbe passato volentieri molti più pranzi a tavola con la sua famiglia, li avrebbe portati di tanto in tanto in qualche bella località di villeggiatura, avrebbe giocato molto di più con Himawari, insegnato più rudimenti sulle arti ninja a Boruto, sarebbe stato molto di più in compagnia della sua Hinata, avrebbe fatto più spesso l'amore con lei.
Poteva anche incolpare la montagna di lavoro che ogni giorno gli toccava fare, ma non del tutto... non quando tutto questo era dovuto anche a una decisione presa da lui stesso.
Ricordava ancora la prima volta in cui si era seduto dietro a quella scrivania, poco dopo la sua nomina a Hokage: il sogno della sua intera vita si era realizzato e ora era materializzato davanti a lui. Tuttavia, se da una parte era felice come non mai per questo, dall’altra aveva capito che cosa lo avrebbe aspettato da allora in avanti: scoprire quali fossero le responsabilità che doveva assumersi in quanto leader di una comunità, e quanto enorme fosse il peso di quel copricapo rosso sulla testa... prima d'allora ricordava di aver vissuto ben pochissime volte un tale senso di schiacciamento del dovere. In un primo momento aveva pensato di servirsi della Tecnica della Moltiplicazione del Corpo per spartire i tanti incarichi fra le sue copie, idea che lo aveva tentato oltremodo. Perché scegliere di non farlo? Semplice: per quelle parole con cui lui stesso aveva rimproverato Obito Uchiha.

"Non mi interessa scoprire la scorciatoia. Io voglio sapere come percorrere la strada difficile. Quindi la risposta alla tua domanda è che per gli aspiranti Hokage non esistono scorciatoie, e per gli Hokage non esistono nemmeno vie di fuga! Tu dovresti saperlo!"

Nessuna scorciatoia, nessuna via di fuga dai doveri di un Hokage. Coloro che lo avevano preceduto avevano dato anima e corpo, buttato sudore e sangue per creare il Villaggio della Foglia, difenderlo, mantenerlo e farlo prosperare. Ora toccava a lui. E con quale coraggio avrebbe osato definirsi un Hokage se avesse usato trucchetti come i suoi cloni per sminuire il lavoro e la fatica che avevano sopportato i suoi predecessori? Così come loro avevano sgobbato per creare una nuova era, la stessa fatica la doveva sostenere lui per fare altrettanto.
Aveva così deciso che si sarebbe assunto pienamente le sue responsabilità, senza ricorrere a misure di comodo... anche se questo fosse andato a discapito suo e della sua famiglia. Era una decisione presa dopo essere stata valutata per bene ed esposta anche a Hinata, mettendo bene in chiaro cosa ciò avrebbe comportato per loro.
Questo era il motivo per cui preferiva evitare di ricorrere all'ausilio delle sue copie, ma stavolta quella peste di Boruto lo aveva veramente messo alle strette: dopo aver terminato di pulire la roccia degli Hokage, era rimasto davvero troppo poco tempo per portare a termine il lavoro rimasto... e siccome non poteva permettersi di rimandarlo al giorno successivo, né lui aveva intenzione di dare buca a Hinata-chan e Sakura-chan, altra scelta non c'era stata che affidare il resto degli incarichi a qualche clone, mentre lui e Boruto sarebbero tornati a casa in tempo per prepararsi alla cena, che sarebbe stata poco più di due ore più tardi.
"Quelle facce di pietra sono brutte." rispose il bambino "Grazie a me diventano solo più belle da vedere."
"Ah, davvero?" Naruto sogghignò, sapeva già come metterlo alle corde "Mi domando proprio cosa ne penserebbe la mamma a proposito."
Aveva fatto centro! Adesso la faccia di Boruto non era più quella di qualcuno che aveva voglia di prendere in giro.
"N-no, la mamma no! Non lo dire alla mamma, per favore!"
Il modo in cui lo supplicava afferrandogli il mantello era davvero qualcosa di impagabile da vedere.
"Non vuoi che glielo dica? Mmmh, vediamo un po'... no, credo proprio che glielo dirò."
"No, ti prego! Guarda che se glielo dici, io le dico che tu mangi ancora ramen mentre sei al lavoro!"
"Benissimo, vediamo quale delle due cose le piacerà di meno sentire."
Boruto sapeva che la sua monellata sarebbe stata giudicata la peggiore... e il peggio era che anche suo padre ne era consapevole.
"A proposito!" esclamò lui "Guarda un po' chi c'è lì."
Decisamente, la buona sorte aveva abbandonato il ragazzo, se mentre camminavano per strada finivano per scorgere poco lontano sua madre e Himawari, anche loro sulla via di casa. Anche se pensò di scappare, la presa fulminea di suo padre bloccò le sue intenzioni sul nascere.
"Ehiii! Hinata!"
Da lontano, Hinata udì il richiamo, riconoscendo la voce. Vedendo Naruto e Boruto che le venivano incontro - anche se il marito teneva inspiegabilmente il figlio alzato da terra reggendolo per la collottola - si allietò per la sorpresa.
"Naruto-kun, Boruto. Anche voi siete qui?"
"Stavamo per tornare a casa." Naruto baciò la moglie sulla guancia "Anche voi, eh?"
"Papà, torni a casa con noi?"
La vocina ai piedi di Hinata addolcì Naruto non appena l'ebbe sentita, si inginocchiò e strinse la figlia fra le braccia in modo esageratamente affettuoso, strofinandosi alle sue guanciotte.
"Himawari-chaaan! Ma certo che vengo con voi! Che cosa ha fatto di bello la mia Hime-chan* oggi?"
"Io e la mamma siamo andate a trovare il nonno Hiashi. Guarda che cosa mi ha regalato il nonno."
Incitò la madre a mostrare la piccola divisa da allenamento, un tempo appartenuta a lei. Sapendo questo, Naruto sfoggiò un ampio sorriso divertito.
"Eh eh eh... perfino quel vecchio burbero di Hiashi non può resistere alla tenerezza di Himawari-chan, eh?"
"Non dire così, Naruto-kun. Piuttosto, sei sicuro che vada bene lasciare il lavoro a quest'ora? Sono appena le cinque."
"Ah, giusto!" Naruto ricordò perché aveva dovuto lasciare l’ufficio ancor prima del solito. Si girò verso il figlio, che aveva cercato di fare il finto tonto "Adesso facciamo i conti, signorino!"
"Che cos'è successo, ragazzi?"
"Indovina un po' che ha fatto di nuovo Boruto. Ha di nuovo imbrattato la montagna degli Hokage e mi ha fatto perdere tempo prezioso a togliere via tutta quella vernice."
Hinata osservò e comprese bene lo sguardo complice con cui Naruto glielo diceva, sapeva bene qual era il suo ruolo in quella loro piccola intesa. Cercò di trattenere un accenno di risata e, assumendo un'aria ferita, si rivolse al figlio.
"Ma come, Boruto, ancora una volta? Perché devi sempre fare il bambino cattivo?"
"Gh..."
Il ragazzetto cominciò a sudare freddo mentre la madre si abbassava davanti a lui. Alle sue spalle, Naruto si godeva la scena.
"Non ti avevo detto che i bambini disobbedienti vengono sempre puniti dal mostro cattivo con nove code? Verrà a prenderti e ti porterà via, se non farai il bravo."
Rese più cupo e triste il viso per ottenere un maggiore effetto. Il colpo di grazia veniva adesso: le lacrime di coccodrillo.
"Vuoi forse che il mostro arrivi e ti porti via dalla mamma? E la mamma come farà senza più il suo ometto quando verrà mangiato tutto in un boccone?"
Vederle gli occhi lucidi e sull'orlo delle lacrime fu il limite per il ragazzetto, tanto che non resistette più e volle fare in modo di non vederla più con quell’espressione.
"Nooo! Non lo faccio più, mamma! Sarò buono, te lo giuro! D'ora in poi sarò un bravo bambino, te lo prometto!"
Guardarlo prostrarsi più volte chiedendo scusa in ginocchio fu il top per Naruto, che ridacchiava senza contenersi. Era riuscito persino a fargli dimenticare la sua piccola trasgressione al ramen da riferire alla madre. Sorrise e prese a braccetto Hinata, soddisfatto e divertito dalla scenetta. Una voce profonda e familiare gli parlò nella sua mente.
"Tanto per precisare, Naruto: non sperare che poi venga fuori io a fare la parte del mostro cattivo - che guarda caso ha nove code - chiaro?"
L'Hokage non ci badò molto e, in un improvviso momento di contentezza, afferrò sua moglie da dietro la schiena e la baciò felicemente. Hinata apprezzo quel suo gesto affettuoso e spontaneo e, non fosse stato per la presenza dei bambini, si sarebbe permessa un po' più di trasporto. Però c'era qualcosa di strano in quel bacio.
"Naruto-kun, perché la tua bocca sa di ramen?"
Scoperto.
"Oh...!"

"... e quindi questo tizio si è buttato ai miei piedi supplicandomi di proteggere la sua tenuta in montagna, dove teneva dentro tutto quello che restava del suo patrimonio. Sperava che così si spargesse la voce che c'era un gigante a proteggere i suoi averi."
Nella sua testa Sakura rideva divertita, immaginando come dovesse essersi svolta la vicenda che Sasuke stava raccontando con aria corrucciata. Doveva solo trattenersi dal farlo troppo liberamente, o lui se la sarebbe presa.
"E tu hai ceduto?"
"Che altro dovevo fare? Stava arrivando al punto di trattenermi per le caviglie per implorarmi di assecondarlo."
"Ma un gigante da dove l'avresti tirato fuori?"
La risposta era intuibile "Ho dovuto far apparire il Susanoo nella forma completa, in piena notte, per spaventare quel pugno di ladruncoli che avevano cercato di intrufolarsi nella tenuta. Adesso in quel villaggio tutti credono che sulla montagna viva un gigantesco tengu* che sorveglia quella villa e nessuno ci si avvicina nemmeno più."
Non che il ricordo dell'impresa fosse particolarmente gradito all'Uchiha, detestava pure parlarne.
"Che vergogna, ricorrere al Susanoo completo per farne un uso così insulso! Dovessi cavarmi lo Sharingan, non accadrà mai più una cosa del genere."
"Eh eh eh... forse avresti dovuto evitare di farlo vedere prima a quell'uomo, non credi?"
"Stava cadendo una frana addosso a me e a lui, in quel momento non mi sono venute in mente molte altre soluzioni per evitare di finire seppelliti."
"In effetti, papà, non fai proprio una bella figura a usare qualcosa di grande come il Susanoo solo per mettere un po' di paura a qualche ladro" commentò Sarada, che gli teneva la mano mentre camminavano tutti e tre insieme.
Sasuke fu colpito sul vivo; quella ragazzina non stava forse diventando un po' troppo arguta?
"Non ti è dispiaciuto molto, quella volta che ti ci ho fatto fare un giro."
Stavolta fu Sarada a zittirsi. Tutto poteva dire, meno che non le fosse piaciuta quella volta in cui suo padre aveva usato il Susanoo per farla volare insieme a lui nei cieli di Konoha. Vedere il villaggio così dall'alto e pervaso da tutte quelle luci della sera era uno spettacolo che lei, in cuor suo, molto spesso desiderava ammirare di nuovo. Per questo motivo una volta aveva provato a chiedergli di insegnarle a evocare i rapaci, ma Sasuke le aveva risposto con un inoppugnabile "no", aggiungendoci anche due valide motivazioni: per prima cosa, per lei era ancora troppo presto per imparare qualcosa come la Tecnica del Richiamo; secondo, volare sul dorso di un volatile era meno stabile e più pericoloso che farlo dentro il Susanoo.
"Piuttosto" disse Sasuke a Sakura "sbaglio o qualche ora fa mi è sembrato di vedere la faccia del Dobe tutta impiastricciata?"
La donna medico comprese subito la sua allusione al monumento di pietra "Ah, quello... eh eh eh... ecco, vedi..."
Sarada completò al posto suo "È colpa quello stupido di Boruto, li ha sporcati di nuovo con la vernice per fare i suoi scherzi idioti a suo padre. Non è una cosa stupida?"
Padre e figlia furono pienamente d'accordo.
"E pensare che quel Dobe dovrebbe essere l'Hokage... non riesce nemmeno a tenere in riga come si deve suo figlio."
"Dai, Sasuke-kun, non dire così. Naruto è un ottimo Hokage, sa fare bene il suo lavoro. E sono anche certa che sia un buon padre e un bravo marito."
Non fu esattamente il momento più adatto per dirlo, non subito prima aver visto ciò che c’era poco più avanti in mezzo alla strada. Sasuke era stato il primo a notare la scena e a farla presente a Sakura "Ne sei proprio sicura?"
Anche lei si rese conto della gaffe appena fatta, vedendo Naruto che era vittima di rimproveri da parte di Hinata e li subiva tutti in colpevole silenzio. Non che sembrasse una discussione seria, più che altro era Hinata che ribadiva qualcosa come guastarsi l'appetito prima dei pasti o cose del genere.
"Ehmmm... dovremmo provare a chiedergli cosa c'è che non va?"
"E perché? Quando mi ricapita di rivedere il Dobe che si fa rifilare una ramanzina da Hinata?"
A prendere quella decisione per loro, in ogni caso, fu la piccola Himawari, che aveva riconosciuto Sarada da lontano e agitava la mano salutandola a gran voce. In questo modo, anche Naruto e Hinata si accorsero della presenza lì della ragazzina e di sua madre... e di suo padre!
"Eeeh? Sasuke? E tu che ci fai qui?"
"Usuratonkachi, non ti vergogni a farti sgridare da tua moglie?"
All'Uzumaki importò poco del commento dell'amico e, preso dall'entusiasmo, si gettò a dargli il benvenuto con un abbraccio smodato.
"Sasuke, Teme che non sei altro! Quanto diavolo di tempo è che non ti fai vedere!"
"E lasciami, stupido Dobe! Mettimi giù, prima di spezzarmi la schiena!"
Nonostante ciò, l’Uzumaki non smise subito. Dopo di lui, anche Hinata gli diede il bentornato, abbracciandolo più moderatamente.
"È bello riaverti qui, Sasuke-kun, questa è davvero una sorpresa. Sei tornato adesso?"
"Qualche ora fa."
"Racconta un po', Teme, dove sei stato di bello? Che hai fatto di interessante in giro per il mondo?"
"Dagli tregua, Naruto, vi siete appena rivisti." lo bacchettò Sakura "Più tardi ci sarà più tempo per farci raccontare tutto."
"Giusto! Stasera si festeggia il suo ritorno con un bel cenone, che ne pensate?"
"Devi sempre esagerare, esaltato di un Dobe..."
"Guarda che è in tuo onore, ingrato di un Teme."
Da parte loro, Boruto, Himawari e Sarada prestavano poca attenzione ai discorsi degli adulti, avendo comunque inteso che anche il padre di Sarada si sarebbe unito alla cena di quella sera.
"Sarada-chan, dopo vieni a giocare con me e il fratellone, vero?"
"Uhm... sì, credo di sì. Immagino che ci divertiremo" Sarada fece l'indifferente, anche se pure lei non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con la piccola Uzumaki. Qualcuno, però, era un po' più impaziente degli altri di cominciare.
"Ehi, ehi, perché dobbiamo aspettare fino a stasera?" si esaltò Boruto "Andiamo adesso a giocare sulla riva del fiume!"
"B-baka, dobbiamo prepararci per stasera! Io e i miei genitori dobbiamo prima andare a casa e..."
Non le fu prestata nessuna attenzione, Boruto si era già fatto avanti per chiedere il permesso ai suoi genitori.
"Non state via molto, Boruto." acconsentì Hinata "Ricorda che dobbiamo tornare a casa presto."
"E non andate troppo lontano, voi tre."
Bastarono solo queste due raccomandazioni per lasciar andare via di corsa Boruto e Himawari, entrambi che tenevano per mano una Sarada poco convinta e la portavano con loro, impazienti di giocare insieme "E-ehi, aspettate... aspettate un momento!"
Hinata, Naruto, Sasuke e Sakura li osservarono andare via a trascorrere insieme quel breve tempo di divertimento concessogli. Li guardarono tutti e tre e pensarono a come, solo poche ore prima, si sentissero amareggiati e sconfortati dalle difficoltà che vivevano nelle loro giovanissime vite. Benché piccoli, avevano la grande forza di andare avanti e resistere alle avversità, finché i loro sforzi non sfociavano in momenti di spensieratezza come questo di cui potevano gioire appieno.
Proprio come veri ninja. Desideravano diventarlo: lo erano già più di quanto credessero.
"Vivete. E siate ninja."


FINE





Spazio autore

Ciao a tutti, amici miei, eccomi tornato di nuovo qui! E con il capitolo di stasera termina questo mio modesto tributo al finale di un manga eccezionale qual è stato NARUTO! Spero davvero che anche a voi sia piaciuto, io posso davvero dire di essermi tolto una bella soddisfazione.
Per quanto riguarda quelle due parole che ho segnato con l'asterisco, la prima è un gioco di parole che abbrevia il nome di Himawari e lo accompagna con il "-chan", ottenendo così "Hime-chan" che in giapponese sarebbe "principessina", che qui è proprio il nome con cui Naruto chiama la sua figlioletta :) il tengu, invece, per chi non lo sapesse è un tipo di creatura fantastica dell'iconografia giapponese, spesso associata agli Oni, simile a un uomo-uccello con una maschera e un lungo naso prominente.
Ora che è finita la lezione, vi saluto dandovi appuntamento nel 2015, poiché questo sarà l'ultimo mio aggiornamento di quest'anno. Speravo di riuscire ad aggiornare almeno una delle due longfic prima delle feste, ma non ci sono riuscito. Ci rivediamo quindi a gennaio, con una nuova one-shot NaruHina bella rossa rossa :) e dopo di quella, tornerò finalmente a occuparmi dei finali di "Strigoi - The Bloody Moon" e "Tokyo Underground" e potrò dare inizio a nuove storie. Insomma, il 2015 sarà un anno prolifero! Detto questo, vi saluto e mando un abbraccio a tutti quanti, vi faccio calorosi auguri di Buon Natale e di Buone Feste :)
Jaa na!
   
 
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