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Autore: Lyra Lancaster    28/12/2014    1 recensioni
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Hanbyul ha avuto il coraggio di abbandonare il suo mondo e di affrontarne uno completamente diverso per inseguire il suo sogno. Tuttavia sul suo cammino c’è chi lo sostiene, e chi lo biasima. Ed entrambe sono due persone fondamentali nella vita del cantante.
Ps: Non è una yaoi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 14 -

Quando il fattorino suonò il campanello, Jason si era già rivestito e stava aiutando Beth a cambiare le lenzuola.
"Vado a prendere i viveri!" La avvisò, prima di raccattare il portafoglio dal pavimento e aprirgli. Lo pagò, prese i due cartoni e, come da programma, li sistemò sul divano, prima di tornare in camera. Elizabeth aveva già finito e gli sorrise, pettinandosi i capelli meglio che poteva.
"Lasciali così... ti stanno benissimo" ridacchiò il ragazzo, prima di prenderla in braccio.
"Nnno... stai mentendo" rise lei, nascondendo il viso sul suo petto. Sembrava così delicata e fragile, ma forse era una suggestione data dalla vista di tutto quel sangue che aveva sporcato il lenzuolo. Si era spaventato. Sapeva che fosse una cosa normale, ma di certo non voleva che gli si disintegrasse fra le braccia.
La posò accanto alle pizze, e lei incrociò le gambe prendendo il proprio cartone.
Bene. Si ammonì Jason, sedendosi accanto a lei e prendendo la propria pizza. Ora devo parlargliene.
Accesero la tv. Beth appoggiò la testa contro la sua spalla e prese una fetta di pizza.
Il ragazzo rimase per un po' con gli occhi rivolti allo schermo, senza vederlo veramente, in preda a rivolgimenti mentali, catastrofi psichiche e forse la fine del mondo. Davvero gli mancavano le parole. Poi gli venne l'ispirazione.
"Domani parto."
Beth raddrizzò la schiena e lo guardò: "La Starkim ti ha ridotto il tempo su questa terra?"
Jason rise. L'aveva presa bene. "Ho il volo alle sei. Mi accompagni?"
"No. Prendi un tappeto volante. Stronzo. Prima mi svergini e poi te ne vai." Si mise in bocca una fetta di pizza. Non era arrabbiata. Era solo triste. Al ragazzo si strinse il cuore. Avrebbe voluto non aver aperto bocca, ma l'alternativa era fuggire senza avvisarla, e questo sarebbe stato peggio.
"Già... e voglio usarti fino in fondo. Quindi accompagnami che fa freddo sui tappeti volanti." E incrociò le braccia sul petto, cercando di tenere il tenore della conversazione allegro, ma fallì miseramente: gli occhi di Elizabeth si stavano riempiendo di lacrime.
"Oh Beth, non fare così... altrimenti rischio di rimanere incollato a questo divano per l'eternità." La abbracciò forte, e appena la sua testa fu contro il proprio petto, lei scoppiò a piangere con sussulti e singhiozzi. "No... no" La cullò come una bambina. Non l'aveva mai vista piangere in quel modo. Mai. L'aveva vista triste, abbattuta, arrabbiata, delusa... ma sconvolta fino a tremare no. Se avrebbe continuato, sarebbe scoppiato in lacrime pure lui. "Ci rivedremo... Durante le vacanze potrai venire a trovarmi... o potrò io... Non ti abbandono di nuovo, Bebe, non potrei mai. Sei la persona più importante per me... Non riuscirei mai a farti del male." Lei in risposta lo strinse più forte e fece cadere il cartone con la pizza, ma non lo raccolse.
"N-no... J-Jason... Tu... Tu... Noi..." Ma ad ogni parola i singhiozzi le impedivano di pronunciare la successiva. Era terribile vederla così... ed era ancora peggio non poter davvero fare nulla per aiutarla. Ovvero. La soluzione c'era... Ma implicava mandare a monte tutti i sacrifici che aveva compiuto fin ora.
"Possiamo scappare da qualche parte in Europa... Tronco tutto e rimango con..."
"NO!" Gridò Elizabeth, e lo colpì in pieno petto con un pugno che tolse il respiro al ragazzo, poi sollevò il viso e lo guardò con le guance arrossate: "Non sparare stronzate." Disse tutto d'un fiato, poi singhiozzò, raggiunse un kleenex con le dita tremanti e si asciugò il viso: "E' colpa degli... degli ormoni se sto piangendo. E... E poi non ti permetterei mai di rinunciare a tutto per... per me." E si soffiò il naso.
Jason le accarezzò il viso, cercando di sorridere. Era davanti al motivo principale per cui aveva deciso di seppellire qualsiasi principio -anche minuscolo- di innamoramento nei confronti di Elizabeth.
Perchè non avrebbe mai voluto essere costretto a scegliere se passare dei giorni felici accanto alla persona che amava o dei giorni terrificanti in cerca del sogno della propria vita.
"Elizabeth. Decidiamo ora... adesso. Vogliamo provarci o è meglio lasciar perdere?" No- In realtà non avrebbe mai voluto porre quella domanda fastidiosa. Ma era da troppo tempo che andava espressa e, ad un certo punto... Dei chiarimenti erano necessari. Non voleva scoprire la realtà. Sarebbe bastata una bella bugia a cui avrebbero potuto credere entrambi... Magari alla fine, a crederci in due, sarebbe diventata realtà.
La ragazza lo guardò negli occhi e si morse le labbra. "Non voglio rinunciare a te, però..."
"Però...?" La incalzò Jason, con il cuore che piano si sbriciolava. Però era una parola orribile.
"Non potremo mai avere una storia normale. Non ci vedremo, non ci abbracceremo, non avremo nulla in comune se non un passato che pian piano diverrà sempre di più mito di se stesso. E lo rimpiangeremo. Vorremmo tornare indietro ma non potremo... E cominceremo a stare male, perchè non riusciremo più a fingere di essere nel passato... Cominceremo poi ad accampare scuse per evitarci... e poi ci accorgeremo, finalmente, che non abbiamo mai avuto una storia... perchè le storie sono composte da avvenimenti, e noi di avvenimenti condivisi non ne avremo." Aveva pronunciato il discorso tutto d'un fiato, senza fermarsi.
Jason rimase a guardarla, con le lacrime che bruciavano negli occhi.
"Hai ragione... Siamo abbastanza grandi per capire cosa sia bene per entrambi." Sospirò in un lucidissimo sussurro. Quella frase mostrava una prospettiva felice per entrambi, eppure davvero non gli riusciva di essere allegro.
"C'è... un'altra strada. Nessuno ha detto che la vita debba essere semplice. Possiamo provarci. Provare ad avere una storia anche se la logica spingerebbe a non farlo. Magari scopriamo che ce la facciamo... che ne sai?" Intrecciò le dita a quelle di lei, guardandola negli occhi. Sperò che non tutto fosse perduto, che, nonostante tutto, Elizabeth avrebbe voluto credere che la loro storia avrebbe potuto avere una chance.
Lei abbassò lo sguardo sulle loro mani unite e si morse le labbra. Strinse le dita di Jason e sollevò di nuovo gli occhi, nei quali brillava una luce decisa e determinata. Alla fine annuì con un sorriso che si allargava piano sulle labbra.
"Scusami Jas... sono una stupida. Tu mi hai insegnato a prendermi dalla vita tutto il possibile, perchè nessuno ti regala nulla... se rinuncio a te adesso... potrei rimpiangerlo per sempre." Sciolse la stretta del compagno per allacciare le braccia attorno al suo collo e premere il busto contro di lui. "E... anche se poi non va... Fa nulla. Almeno ci avremo provato. Non possiamo sapere adesso se andrà male o meno. Magari fra settant'anni saremo ancora insieme. Chi lo sa?"
Jason gorgogliò una risata e la strinse forte, strofinando la guancia contro quella di lei. Era felice che, alla fine, lei non avesse deciso di seguire la cieca logica. Dopotutto, in passato aveva aiutato un promettente medico a diventare un cantante e lei stessa era diventata medico partendo dal nulla più assoluto. Era un tipo a cui piaceva sfidare ogni logica.
I due rimasero abbracciati ancora per un po' senza parlare, dopodichè finirono la pizza, trovarono in tv un film a caso da commentare sarcasticamente ogni due battute, fecero l'amore sul divano e infine decisero che era meglio cominciare a prepararsi per uscire.
Continuarono a parlare, senza smettere, timorosi che il silenzio li avrebbe risucchiati in un gorgo di tristezza. Cercavano di non pensarci e, sulla strada dall'albergo all'aeroporto, cominciarono a progettare il prossimo incontro. Natale. Pasqua...
"No Beth, prima c'è il tuo compleanno! Dovesse cascare il mondo, voglio venire a trovarti."
"Va bene... basta che non ti fai buttare fuori." Rispose Beth, arrivando al Terminal 1. Parcheggiò e scese ad accompagnare Jason.
"Qual è il tuo volo?" Gli domandò una volta nell'edificio, davanti al tabellone. Una volta scesa dall'auto gli aveva preso la mano e non l'aveva ancora lasciata
"QF660! Parte fra un'ora... meglio se mi sbrigo." Le rispose Jason con un sorriso, mentre istintivamente stringeva più forte la sua mano.
Beth annuì. "Vero. Ciao Jas... Fai buon viaggio e scrivimi appena arrivi."
"Certamente, Bebe... Salutami Sandra, Jillian, Alfred e anche Robert." E si chinò per baciarla, prima di scivolare via dalle sue braccia, verso il check-in.
Elizabeth quindi si voltò per uscire dall'aeroporto, poi ruotò nuovamente su se stessa, cercando Jason nella folla.
"Jaaaaas!"
Lui si girò di scatto a sua volta.
"Ti amo!" Urlò la ragazza.
Jason face segno di non aver capito.
"Ti amo!" Ripetè lei a voce più alta, arrossendo, ma l'altro le rispose: "Non riesco a sentire nulla!"
"JASON-TI-AMO!" Scandì Beth con espressione metà disperata e metà divertita. Era sicura che questa volta l'avessero udita anche a Perth.
"Non urlare! Avevo capito, sai? Volevo solo sentirtelo dire tre volte." Le fece l'occhiolino, e lei gli sollevò il dito medio.
Jason ridacchiò e le mandò un bacio con la mano, prima di urlare: "Ti amo anche io, Elizabeth" con il sorriso più diabetico del suo repertorio da idol. Dopodichè si voltò, lasciando Beth in mezzo alla folla a sciogliersi come un gelato.
Non si sarebbe arresa per nulla al mondo.









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Grazie, ragazzi, per essere arrivati fin qui.
Forse ho messo qui dentro più me stessa di quanto avrei voluto ma... non ho potuto fare nulla per impedirlo. Vi è scivolato dentro e stop.
Sostanzialmente il mio scrivere sono delle riflessioni, desideri e risposte a domande della vita reale.
Scrivo per darmi risposte e dare agli altri spunti di riflessione su di esse.
Non importa se siano d'accordo o meno... L'importante non è trovare la verità, bensì cercarla.
In questo senso l'arte salva. Aiuta a credere che vi siano delle risposte.
E' finzione, ma avere davanti un mondo finto peggiore o migliore di quello in cui ci troviamo, aiuta a viverlo.
Se la situazione presentata è migliore, siamo portati ad avere la speranza anche solo subconscia di poterla raggiungere, se è peggiore guardiamo quello che abbiamo e ci sentiamo meglio, perchè ci rendiamo conto che esiste qualcuno che sta peggio.
Questo è il mio ultimo lavoro come fanfictioner... spero di aver dato qualcosa, altrimenti la mia presenza qui è stata inutile come l'albero che si schianta in una foresta deserta.
Questo è stato il mio suono. Spero che qualcuno l'abbia udito.



  
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