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Autore: Hidalgo_Aragorn    31/12/2014    4 recensioni
Gli umani sono patetici, sempre ad eccitarsi per nulla, è così assurdo.
Carlisle dice che è per questo che sono interessanti, ma sinceramente non mi fanno né caldo né freddo. Sono stolti e si compiacciono della loro stupidità. Ma chi sono io per giudicarli, sono solo un’eccezione tra tante, magari più intelligente di tanti, ma non mi proclamo messia e nemmeno presidente. Per me non voglio nulla se non che, vadano tutti a farsi benedire. Non sono un mostro. Non siamo mostri. Siamo solo … solo Cullen.
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Edward, Bella/Edward, Bella/Jasper, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun libro/film
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all she wants

Non riuscivo ad immaginare angelo più splendido, in
lui non c’erano imperfezioni da correggere. “Bella Swan, Twilight”
Le stupide ore di tortura finalmente erano terminate e ce ne potevamo tornare finalmente a casa, non che il concetto “casa” esistesse ancora veramente. Da umana, casa mia era a Denver in Colorado. Vissi lì durante tutto l’arco della mia vita umana, poi avevo frequentato Jasper e la mia vita era diventata un composto primo di sangue, odio vario, rabbia e baci casti col mio ragazzo. Certo la vita da vampira non è facile soprattutto se sei una ragazzina di 17 anni, trasformata quasi per sbaglio. Jasper infatti, non mi aveva del tutto trasformata volontariamente, diciamo che era stato un’insieme di eventi:
ascoltavamo i “The Beach Boys” nella radio della sua ‘500 e pomiciavamo da quasi dieci minuti e io avevo abbassato le mani un po’ troppo rispetto al dovuto. Sfioravo la cerniera della patta con la punta delle dita, mentre che con l’altra mano, lo tenevo per la camicia, mentre, eccitato un po’ troppo fuori dagli schermi, lui passava lentamente la punta delle dita sul mio fondo schiena. “non ce la faccio più Bella” aveva detto con voce sensuale iniziando a slacciare la cintura dei miei shorts. Inizialmente colpita, non ero riuscita a dire nulla, poi m’era suonato un campanello d’allarme in testa, pensando a cosa mio padre, William Swan avrebbe fatto se avesse scoperto che stavo esagerando come stavo facendo. M’avrebbe mandato in collegio quello era più che sicuro e infondo potevo fermarlo quando volevo, era solo un ragazzo. Ma poi, senza aver chiaro quello che facevo l’avevo afferrato al pacco e lui aveva gradito fin troppo e … e m’aveva morso. Quelli erano gl’unici ricordi che avevo di prima della trasformazione, poi buio e quando la luce era tornata, solo sete, assurda sete. Per molto tempo ce l’avevo avuta con Jasper, perché non sarei più potuta tornare a casa, con quegl’occhi rossi che mi ritrovavo e nemmeno con quella freddezza che per molto avevo sentito sul mio Jasper. Quindi un po’ più giù e un po’ più arrabbiata avevo vietato il sesso e ancora continuavo con quel vizio.
Certo Jazz mi sopportava bene, ma a me, ancora la cosa non mi andava completamente giù. Una vita sempre uguale, sempre noiosa e sempre monotona, non c’era un minimo di inventiva, non era esattamente la cosa che mi aspettavo mentre lo baciavo …
Ma ormai o mi adeguavo o mi buttavo a braccia aperte tra i Volturi, vampiri malvagi che detenevano il potere, quindi sorpassavo e me la facevo andare bene.
La cosa che amavo di più però erano i week-end che ci facevamo io e Jazz soli su a Denali, con le nostre cugine; ce ne stavamo seduti sulla neve a ridere e ha pensare a come c’eravamo conosciuti. Forse erano proprio quei week-end che tenevano saldo il nostro rapporto; ci concedevamo del tempo per unire e far rinascere il sentimento che ogni tanto, nel nostro duro cuore di vampiro, si dimenticava.
Mentre uscivo dallo stabilimento scolastico, pensando a quelle belle cose, reggendomi lo zaino su una sola spalla, fingendo di stringermi nel cardigan bianco, mi squillò il telefono. Con un fulmineo sguardo, capì subito di chi si trattava.
«dimmi tutto Ally» dissi sarcastica, sapendo bene quanto odiasse quando la chiamavo in quel modo.
-hei Jazzella - disse a sua volta, unendo il mio nome a quello del mio uomo.
«sei solo invidiosa perché il mio Jazz ama di più me» dissi sarcastica.
-sé, sé … dì a Esme e Carlisle che vengo a casa tra un paio di giorni, con una sorpresa- disse probabilmente entusiasta attraverso la cornetta del telefono.
«okay Ally, torna presto che a Jazz manchi ogni giorno di più» dissi con una punta di sarcasmo. Ally ed io ci conoscevamo bene, c’eravamo capite con uno sguardo e per quanto scopasse col mio uomo, era lei che lo faceva quindi mi andava bene, anche se una volta l’avevo baciata io pure, non per un motivo particolare ma solo perché mi sentivo stranamente insicura.
«dì a Jazz che per un paio di settimane dovrà restare in bianco … poi ti spiego Belle»
«okay, un bacione piccola … torna presto e sappi che su di me puoi contare …»
«lo so Belle, lo so … ciao piccolina»
«ciao Alice»
Non volevo ammetterlo ma mancava anche a me quella folletta dai capelli neri che era la mia migliore amica in assoluto e quando mise giù, un blocco al cuore mi si formò seduta stante. Che si sciolse appena il braccio del mio biondo fidanzato mi avvolse la vita.
«signorina, posso accompagnarla all’automobile?» mi chiese col suo tono da nobil’uomo prima di piazzarmi un bacio sulla tempia.
«certo signore mio, ne sarei veramente onorata» dissi ridendo.
Salì in macchina davanti mentre che Rose ed Emmet se ne stavano dietro a parlottare di come i ragazzi la guardassero e a lui non piacesse per quanto fossero inferiori e lo sapesse bene. Jazz partì con una delle nostre canzoni preferite, “All that she wants” degli Ace of Base, con una mano sulla mia gamba, si mise a canticchiarla.
«ragazzino, frena le mani tesoro, la tua scopatrice non potrà farti divertire per un paio di settimane a questa parte» gli dissi prendendola quella mano contornata di morsi di vampiri. Lui sbuffò e velocemente tornò a posala sulla mia gamba coperta dai jeans.
«e chi ti dice che voglio Alice, oggi?» chiese alzando un sopracciglio per un microsecondo guardandomi e sorridendo.
Scossi il capo.
«Bella smettila di fare la difficile, ti ha trasformato ormai troppo tempo fa, questa cosa gliela puoi concedere e smettila di appiopparlo ad Alice» disse Emmet dal sedile posteriore che ovviamente origliava bellamente.
«smettila orso, ti devo ricordare che mi devi almeno 5 o 6 favori?» gli chiesi girandomi e guardandolo dritto in quegl’occhi ocra come i miei. Lui scosse il capo e tornò a baciare sul capo Rose. Io ed Emmet avevamo in sospeso così tante cose in nemmeno 25 anni che ormai alcuni motivi di azioni li ricordavo a stento.
«Jazz comunque lo sa il perché …» dissi col broncio inconfondibile che conoscevano tutti e tutti ne conoscevano le motivazioni.
Jazz, era meraviglioso ma … ma anche dopo la mia stessa trasformazione mi aveva mentito, mentito non dicendomi cos’era, mentito non raccontandomi nulla di ciò che eravamo. Mentito sul motivo del perché mi frequentava e oltre a quello, m’aveva rubato la vita quando ancora ne possedevo una. Certo, magari voleva solo sentirsi umano, ma dopo che io avevo prosciugato mezzo centro abitato della città, poteva almeno avere la grazia di dirmi: “scusa Bella ti ho trasformato in un vampiro” o “Bella, smettila di bere sangue, anche se ne hai bisogno perché ho fatto una gran cazzata e dobbiamo nasconderci”. No … lui doveva dirmi che era una cosa NORMALE ad una certa età, che TUTTI lo facevano.
Certo, l’immortalità univa, ma quell’eternità l’avrei usata per dargli il tormento. Perché non poteva mentire proprio a me … non perché si vergognava e nemmeno dopo che ero come lui! Sbuffai imbufalita e gli presi la mano, sapevo che sentiva che ero arrabbiata e anche che desideravo che mi placasse, odiavo la rabbia animale del vampiro.
«quindi come mai Alice sta via altre due settimane?» mi chiese per cambiare argomento.
«non sta via altre due settimane, torna ma … ma ha detto che devi restare in bianco, non so perché ma magari ha deciso di fare la quaresima» dissi sarcastica incapace di non scherzarci sopra.
«la quaresima? Alice? Da quando?» rise lui.
Alzai le spalle trattenendo una risata. «che ne so … magari … no, non mi viene nessun’altro motivo»
Ridemmo entrambi. Che cosa assurda. Alice in quaresima era l’equivalente di me che mi facevo toccare, era impossibile … beh, avremmo aspettato fino al suo ritorno per scoprire l’aggravante motivo che la portava a non fare l’amore con Jazz – a meno che non fosse diventata puritana tutto d’un sol colpo –.
 
Jasper parcheggiò nel garage della grande e bianca, massiccia casa Cullen, in cui vivevamo tutti, io, lui, Rose, Emmet, Alice e i due vampiri “adulti” per così dire, Esme e Carlisle.
Casa era ariosa, con un dedalo di corridoi ammezzati e tutti uguali, con una massiccia scala di legno scuro e una ventina di stanze, per lo più occupate da vestiti. Alice non tollerava che mettessimo un vestito più di una volta e perciò spesso non sapevamo cosa farcene. Io scesi subito e slittai nel folto bosco. Dovevo andare a caccia, non potevo farci nulla, era un bisogno e sarebbe stato stupido non farlo per una buona causa. Ero una delle più brave a contenermi, o forse ne ero capace e basta, il vampiro non m’aveva mai dominato tanto, forse perché non era stata una “morte” così violenta, anzi, prima di morire godevo quasi.
Ma comunque, Jasper lui sì che aveva avuto una brutta trasformazione, tre vampire, due delle quali non sapevo il nome, l’avevano accerchiato e puf, era un vampiro.
Poi … poi Maria, la vampira che l’aveva trasformato aveva usato le sue capacità di manipolatore di emozioni per torturare i vampiri che trasformava. Lui poi però si era fiaccato e scoprendo che Maria lo usava e avendo ripugnanza di se stesso, la uccise e scappò.
Certo i morsi sulle braccia non gli erano mai piaciuti, ma comunque si poteva pensare fossero solo punti medici, lo faceva sentire più umano.
Scossi il capo e senza nemmeno pensarci, mi fermai, dovevo trovare una preda, la sete la richiedeva.
Chiusi gl’occhi e percepì … tutto.
Il mondo, le gocce di rugiada, una farfalla che usciva dal bozzolo … un branco di alci. Perfetto. Corsi, nemmeno il vento vinceva contro di me. La corsa di un vampiro, non era pari a nulla, nemmeno un licantropo andava veloce quanto me.
Saltai, ed addentai il collo del maestoso animale, era caldo, scendeva in fretta gola del suo cacciatore, era un po’ insipido, ma per una caccia veloce andava benissimo.
Mi alzai, ed osservai il mio operato. L’animale era disteso con due piccolissimi puntini sul collo, che dopo poco sparirono; il nostro veleno ci rendeva invisibili. Vidi il mio riflesso negl’occhi neri della carcassa. Il predatore aggraziato, con gl’occhi da serpe e il corpo … beh, il mio corpo. Non ero mai stata vanitosa, ma dovevo ammettere, che dopo una caccia sarei stata capace di girare nuda solo per far dire al mio ragazzo quanto ero bella. Sì perché io lo ero davvero. Ero un’immortale, dai capelli scuri, forse troppo, il corpo atletico si era slanciato e assottigliato durante la mutazione. La pelle era lattea e forte … così forte che niente e nessuno la poteva scalfire. No, nessuno no, ma quasi, diciamo.
Sorrisi beffarda e soddisfatta, la caccia ci rendeva potenti e cacciare da sola alzava l’ammirazione per me stessa. Ero nata per essere una vampira, o almeno così diceva Esme.
Me ne tornai a casa di corsa, lasciando che il tempo scorrere senza farmene beffa, non me ne importava più molto del tempo, da un po’ avevo scoperto, che non c’era nessun senso per andare di fretta perché tanto scorreva alla stessa maniere e … e io me la prendevo comoda. Nessuno più mi avrebbe condizionata, nessuno, nemmeno io stessa.
 
#30 anni prima, Jasper.
Stavo ad analizzare i gradini ordinati del ponte chiedendomi quanto coraggio mi servisse per percorrerlo. Non l’avrei trovato tutto quel coraggio. Mi avvolsi di nuovo i rami di pino addosso, nessuno doveva notarmi, altrimenti … altrimenti sarebbe morto.
Non andavo a caccia da quanto? 55 giorni, sì, molto probabilmente e i sensi cominciavano ad appannarsi. Scattai quando vidi la ragazza avvicinarsi. Bella era nascosta sotto il cappuccio della felpa porpora, i capelli spettinati ma cercati di tener ordinati dentro una coda fatta a caso. Gl’occhi erano neri, aveva sete … la capivo, ma non potevo …
Quando mi raggiunse, calciando qualche sasso di quel bacino fluviale asciutto, mi accorsi del suo stato d’animo, era triste, si chiedeva perché non fossi più io.
«Jazz …» tentò sedendosi vicino a me e abbassando il cappuccio. «… non possiamo continuare così, un conto è nascondersi amore, un altro è metterci sotto ad un ponte e guardare i giorni che passano senza far nulla»
Volevo trovare le parole, ma non riuscivo a cercarne la forza, ero troppo debole.
Lei però parlò ancora. «amore, non c’è l’ho con te …» mentiva. «… non quanto 15 anni fa» parzialmente vero. «ma non mi ignorare, certo ti ho rifilato la stessa medicina, ma … ma mi conosci, avrei smesso» vero. «ma Jazz se non mi vuoi vedere più devi dirmelo, perché altrimenti io resterò qui con te, perché io ti amo e … e mi chiedo, se per te è ancora così … insomma, sto cominciando a chiedermelo …»
Oh Bella …
«… come mi chiedo anche perché se ancora mi ami, perché non ce ne andiamo da qui e non ci rifacciamo una vita … insomma, l’hai detto tu, l’eternità è nostra, perché la stiamo lasciando sotto questo ponte, Jazz?»
Sì mi amava e … io l’amavo, ma ... ma per quanto avesse ragione non riuscivo più a vedere un futuro, né per me, né per lei e … e mi dispiaceva così tanto di starla trascinando con me verso il fondo che magari per lei solo, avrei potuto provare a ricominciare … magari.
Mi tirai su un poco e lei lo percepì subito, offrendomi un braccio con un mezzo sorriso. … accidenti se era bella, i capelli lunghi, così lunghi che quasi mi chiedevo se non le dessero fastidio, ma per questo la trovavo così particolare … gl’occhi erano dolci, erano i suoi occhi, certo non più quel colore castano di quando era umana ma … era lei. Era timida, ma non lo sopportava, io però trovavo la cosa così carina … insomma, sentivo io stesso quante cose provasse in ogni istante ma mai me lo faceva vedere più di tanto.
«tesoro …» dissi sperando di avere vicino dell’acqua, sentivo le labbra così intorpidite che, di certo un essere, la cui saliva esisteva solo se veniva baciato, non potevo ammorbidire. Non ebbi il tempo di dire altro, che Bella, la quale era decisamente più in forma di me, mi tirò sopra di lei. Cazzo se la volevo … anche se sapevo bene che non me l’avrebbe mai data.
La presi ai fianchi senza pensarci due volte, infondo era stata lei a provocare e la baciai inizialmente piano, quel tanto che la sua saliva bagnò le mie torpide labbra, rendendomi possibile la parola.
«ti amo, non scordarlo … non dubitare mai amore mio» le dissi all’orecchio. «… amore mio, ricominceremo insieme, Bella, lo faremo … te lo prometto»
Lei mi guardò negl’occhi. «per sempre amore mio?» mi chiese.
Sorrisi appena. «sempre per sempre» dissi prima di baciarla seriamente. Talmente seriamente che sentì la mia eccitazione scendere, ma a dei livelli così esagerati che, un organo, che poco si faceva sentire, la fece sorridere.
«sempre il solito Hale?» chiese riferendosi alla cosa che in quel momento sembrava quasi umano.
«sei sempre la mia Bella … perché allora non dovrebbe essere sempre così?» chiesi facendola sospirare. Sentì che lottava contro se stessa. «non qui, hai ragione anche tu …» dissi concedendo, alla sua verginità, speriamo un momento più consono.
«non qui … ma magari un giorno …» dissi mordendosi il labbro inferiore. «nel frattempo, posso baciarti?»
Sorrisi. «sempre»


ciaoooo ... allora, vi piace? questo capitolo, è un pò complicato quindi per chi ha qualche domanda o suggerimento, sono pronta. grazie a #CrystalTrey_Virgo che mi ha dato dei consigli ed è stata la prima coraggiosa che ha letto DreameR. grazie anche ai silenziosi perchè sono sempre presenti, per quanto non si facciano vedere. comunque, sono sempre pronta a commenti o consigli di qualsiasi genere ... un bacione grande ... Hiddy
  
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