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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    06/01/2015    1 recensioni
Incredibile quanto la guerra e la perdita possano sconvolgere la vita delle persone.
Ellie Nightshade e Henry Faircross lo sanno bene.
Nella prima guerra contro Valentine entrambi hanno perso tutto: la propria famiglia, la propria casa, le proprie certezze...
Quando Magnus Bane li porta via da Idris diretto all'Istituto di New York, sono ben consci che l'unica cosa su cui potranno fare affidamento sono loro stessi.
Per questo decidono di diventare Parabatai.
Perché avere un Parabatai vuol dire proteggersi a vicenda, amarsi incondizionatamente, essere amici, fratelli ed essere pronti a sacrificare tutto per la felicità dell'altro: essere una famiglia.
Quando la guerra mortale minaccerà di distruggere ogni cosa ancora una volta, i Cacciatori dell'Istituto di New York si ritroveranno a combattere non solo contro i Demoni evocati da Valentine e Sebastian - intenzionati a creare una nuova stirpe di Shadowhunters - ma anche contro quelli che si annidano nelle loro anime e dovranno essere pronti a perdere tutto pur di proteggere coloro che amano.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love Turns to Ashes
 

III
La caccia
 
Indosso la mia tenuta da cacciatrice e raggiungo Henry all’armeria.
Quando entro, vedo che è intento ad affilare due spade angeliche trasparenti come cristalli, sono armi letali per i demoni e sono bellissime, oltre che maneggevoli.
Quando mi vede entrare, sul suo volto si dipinge un sorrise. Poggia una spada sul tavolo di legno accanto a lui e la indica. I suoi capelli neri brillando sotto la luce della lanterne di stregaluce che illuminano la stanza.
- Quella è la tua. - dice puntando i suoi occhi neri nei miei.
Sorrido - Grazie, Henry. -
Come aveva previsto durante la nostra passeggiata a Central Park, Hodge, appena tornati, ci ha chiamati in biblioteca e ci ha affidato una missione. Jace, Alec e Izzy sono partiti per una caccia al Pandemonium club, mentre a me e Henry toccherà raggiungere il Bronx dove sono stati avvistati un paio di demoni.
- Hodge non ci ha detto che tipo di demoni dovremo affrontare. Siamo sicuri che queste bastino? - domando indicando le due spade angeliche.
- Sì. - risponde lui, in tono rassicurante.
 
Usciamo dall’Istituto venti minuti più tardi. La notte è scesa da un po’ e in meno di mezz’ora arriviamo sul luogo in cui è stata registrata attività demoniaca.
- Be’? Dove sono? - domanda Henry, guardandosi intorno.
- Non lo so. - rispondo.
Prendo il sensore dalla tasca interna della giacca e lo accendo. Quello comincia ad emettere un rumore flebile, ritmico e molto lento. – Se c’erano adesso se ne sono andati. – affermo, alzando lo sguardo verso di lui.
Lui sbuffa, visibilmente deluso - Per una volta in cui potevamo divertirci. –
Proprio mentre ci voltiamo per andarcene un rumore ci costringe a fermarci. Qualcosa alle nostre spalle si sta muovendo. È umano?
È un animale o una creatura oscura?
- Cos’è stato? - domanda lui, voltandosi verso di me, ma senza guardare indietro.
- Non lo so. Sembrava un fruscio. - rispondo.
Lentamente mi volto verso il vicolo buio. Prendo tra le mani la stregaluce e la accendo. La luce bianca illumina la strada.
Indietreggiamo entrambi, di colpo.
Davanti a noi, accanto al muro umido e incrostato, sta strisciando un demone grande la metà di un uomo. Il corpo è interamente coperto da squame blu e termina con una lunga coda gialla munita di aculeo. Assomiglia molto a un serpente. Gli occhi sono esattamente come quelli dei rettili: piccoli, gialli e acquosi.   
- Oh, per l’Angelo. - mi lascio sfuggire.
Henry mi rivolge uno sguardo interrogativo. – Che c’è? È piccolo, non ci vorrà molto. - constata, osservandolo avvicinarsi.
- Henry, quello è un Demone Superiore! Un Marbas. - esclamo.
È tipico dei miei amici sottovalutare i demoni.
La prima cosa che ci insegnano è di non sottovalutarli mai. Soprattutto quando sono piccoli e sembrano innocui.
- Quella roba è un Demone Superiore?! - sbotta lui, incredulo, soffocando una risata.
- Sì! - ribatto.
Non ho il tempo di aggiungere nient’altro, che il demone balza in avanti. Ci scostiamo e lui si ritrova al centro del vicolo, tra me e Henry. Per un momento ci osserva entrambi, facendo passare lo sguardo da lui a me, da me a lui.
Sollevo la spada e penso a un nome da darle. - Saraquael! - dico infine.
- Yahoel! - grida Henry.
Le armi cominciano ad emettere luce. Il vicolo viene illuminato interamente.  
Il demone sibila facendoci trasalire e poi Henry lo attacca con un fendente.
Lui si sposta saltando sul muro, alle mie spalle.
Mi volto appena in tempo per vederlo balzare verso di me. Rotolo a terra, verso destra, schivando l’aculeo per poco. Mi rialzo e torno ad osservare attentamente ogni movimento della bestia.
Henry si muove verso il demone e lo ferisce con la spada, accanto alla gola. Emettendo un sibilo quello si solleva; l’altezza aumenta: adesso è alto più di due metri.
- Oh, cavolo. - sibila tra i denti Henry. Con un colpo della coda, il demone manda al tappeto il mio parabatai facendolo cadere qualche metro più indietro. Lui atterra sulla schiena lanciando un gemito di dolore.
- Henry! - grido.
Tento di avvicinarmi a lui, ma il demone mi sbarra la strada. Spicco un salto e gli atterro alle spalle. Tento di colpirlo con la spada, ma lui è più svelto.
Si muove verso Henry e lo solleva, stringendolo tra le spire della coda; striscia verso di me e, prima che io possa trafiggerlo, mi salta addosso.
La spada mi cade, producendo un rumore secco, per fortuna è infrangibile, altrimenti sarebbe andata in mille pezzi.
Prendo il pugnale appeso alla cintura e lo trafiggo sul torace, ma lui sibila senza dissolversi. Le rune non sono abbastanza potenti. Lo pugnalo ancora e ancora, ma il potere angelico contenuto nella piccola arma sembrava non fare effetto.
Ad un tratto, però, poco prima di attaccarmi, il demone si blocca. Rimane immobile e la sua espressione muta. Una smorfia di dolore gli si dipinge sul muso. Poi come è comparso, si dissolve.
La pressione sulla vita di Henry, fino a quel momento circondata dalla coda del demone, si allenta. Lui, sospeso a due metri da terra, cade su di me e anche se tento di trattenerlo mi sfugge un gemito; il suo peso mi sta schiacciando.
Henry è atterrato sul morbido, ma io per il contraccolpo ho sbattuto la schiena contro l’asfalto bagnato e freddo.
I nostri visi si trovarono a poca distanza l’uno dall’altro, i nostri occhi sono incatenati. I nasi si sfiorano e posso sentire il suo respiro caldo al sapore di cannella.
- Henry, mi stai schiacciando. - dico dopo un momento.
- Oh. Scusami, Ellie. - si scusa lui, si alza e mi porge la mano.
Io la afferro e la stringo, è calda e famigliare. Quando mi solleva, per un momento, i nostri corpi si sfiorano ancora. Una scossa, simile alla corrente elettrica, mi attraversa la schiena. Dev’essere la conseguenza del colpo sull’asfalto.
- Stai bene? - domanda scostandomi un ciuffo di capelli dal viso.
Annuisco. – Sì, grazie. Tu stai bene? –
Lui annuisce e mi lascia la mano. – Be’, per essere piccolo era tosto. – constata.
Sorrido – Te lo avevo detto che era un Demone Superiore. – lo rimbecco.
Henry sorride e parla ancora. - Torniamo all’Istituto? Qui abbiamo finito. -
Annuisco e insieme ci avviamo verso casa.
 
Arriviamo al limitare del quartiere e svoltiamo a sinistra. Imbocchiamo la via che ci porterà all’Istituto e finalmente possiamo respirare aria pulita, non più contaminata dal puzzo demoniaco.
Henry mi cammina di fianco, ma ad un tratto si blocca e si poggia al muro che sta fiancheggiando.
Mi fermo accanto a lui e gli poggio una mano sulla spalla.
- Henry, ti senti bene? - domando.
Lui annuisce. – Mi gira solo un po’ la testa. – confessa.
- Siediti .- dico.
Lui si lascia scivolare contro la parete in mattoni e poggia la testa al muro, un rivolo di sudore scivola lungo la sua tempia facendolo trasalire; ha freddo, nonostante gli abiti che indossa siano adatti per la stagione.
Mi inginocchio accanto a lui e gli poggio una mano sulla fronte: scotta.
- Henry, scotti! - affermo preoccupata. Quando Hodge ci ha affidato la missione non aveva detto di non sentirsi bene. Sarei potuta andare con Alec. – Avresti dovuto dire a Hodge che non ti sentivi bene. - lo rimprovero dando voce ai miei pensieri.
- Non stavo male quando siamo usciti. - ribatte lui con voce flebile. I suoi respiri si fanno corti e irregolari.
- Dai, andiamo. Ti aiuto io a camminare. - dico dopo un momento di silenzio. Lui annuisce e io gli sfilo le armi dalla cinta, così che non debba portarsi dietro un peso in più. Quando afferro la spada angelica, noto che la divisa di Henry è sgualcita. Scosto il lembo di stoffa che ormai è rovinato e solo in quel momento la vedo.
È una ferita superficiale, simile al segno che potrebbe lasciare una caduta dalla bicicletta. Ma Henry non è caduto dalla bicicletta, ha combattuto contro un demone e non un demone qualunque, un Demone Superiore. Il sangue ormai coagulato ha coperto la ferita, ma nonostante sia piccola sta peggiorando. Un grande livido si sta allargando sul fianco del mio amico, che adesso sta osservandomi con curiosità.
- Henry, il Demone ti ha colpito. - sbotto, senza riuscire a dire nient’altro.
- È solo un graffio. -
- Era un Demone Superiore. Non è solo un graffio. - constato.
Lui mi rivolge uno sguardo stanco. Profonde occhiaie circondano i suoi occhi e i capelli corvini, il viso e il collo sono madidi di sudore.
Estraggo lo stilo dalla tasca e lo faccio sdraiare. Lui geme quando la schiena tocca l’asfalto umido e ancora bagnato a causa della pioggia caduta la sera precedente. Scopro la ferita e quando lo stilo sfiora la pelle lancia scintille azzurre; traccio linee scure e sinuose fino a che l’iratze non è completo. La runa comincia immediatamente a fare effetto: la ferita scompare lasciando il posto ad una leggera cicatrice argentea, ma la condizione di Henry non sembra migliorare.
- Fatto. - dico riferendomi alla runa di guarigione – Come ti senti? –
- Meglio. - risponde lui, incurvando gli angoli della bocca.
Lo osservo meglio. Sta mentendo ed è evidente.
- L’iratze non basta. Andiamo all’Istituto. Hodge saprà cosa fare. - concludo.
Lo aiuto ad alzarsi, raccolgo le armi e le appendo alla mia cintura. Cingo la vita di Henry con un braccio e lui circonda le mie spalle esili con il suo. È qualche centimetro più alto di me, ma sono allenata ad affrontare certe situazioni.
Ci incamminiamo lungo le vie della città e muovendoci lentamente imbocchiamo la strada per raggiungere l’Istituto.   
 
ANGOLO DEL MOSTRICIATTOLO CHE SCRIVE
Ciao a tutti!
Chiedo scusa per il ritardo nel pubblicare, ma ieri la mia connessine internet aveva deciso di prendersi una pausa!
Anyway, eccovi il terzo capitolo! Spero che vi piaccia.
Grazie a coloro che leggono e alla povera anima che ha cominciato a seguirmi! ;D Lasciate qualche recensione, se vi va, mi farebbe piacere. I consigli e i pareri sono sempre bene accetti, anche perché ho ancora molto da imparare! ;-*
A lunedì prossimo!
Un bacio,
xX__Eli_Sev__Xx
 
   
 
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