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Autore: Locked    10/01/2015    11 recensioni
Crossover: Glee/Colpa delle Stelle. AU!Klaine.
Dal testo:
Ci sono storie d’amore che iniziano al contrario.
Storie d’amore che non hanno senso, ma forse la verità è che ne hanno troppo.
Storie d’amore che valgono la pena di essere raccontate anche se fa male, anche se frantumano il cuore e lo calpestano fin quando non c’è più niente.
Questa è la storia di Kurt e Blaine – la storia di un amore avversato dalle stelle, che forse è solo una favola con un lieto fine diverso.
*
“Perché mi fissi così?”
“Perché sei bellissimo.” Blaine spalanca gli occhi e si ritrova a perdersi nel sorriso sbilenco di Kurt e nelle mille lentiggini sparse sulle sue guance come stelle in una galassia. “E perché se c’è una cosa che questo stupido cancro mi ha insegnato è godermi i piaceri della vita, e guardare le persone belle rientra tra questi.”
“Non sono –“
“Lascia decidere a me per cosa vale la pena perdere la testa, okay?”
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non possiedo Glee – altrimenti cose come quelle di ieri notte non sarebbero mai accadute – e non possiedo The Fault in Our Stars/Colpa delle Stelle. Sono solo una pseudo-autrice a cui piace soffrire. :’)
(Tutte le note sono alla fine.)
Enjoy! *-*


 
Capitolo 1



Ci sono storie d’amore che iniziano al contrario.
Storie d’amore che non hanno senso, ma forse la verità è che ne hanno troppo.
Storie d’amore che valgono la pena di essere raccontate anche se fa male, anche se frantumano il cuore e lo calpestano fin quando non c’è più niente.
Questa è la storia di Kurt e Blaine – la storia di un amore avversato dalle stelle, che forse è solo una favola con un lieto fine diverso.
 
*
 
Ci sono tre cose che ti insegnano, quando hai il cancro.
La prima è che hai il cancro, quindi tecnicamente sei uguale al novantotto virgola otto percento delle persone sulla Terra, ma praticamente non lo sei – niente scuola, niente amici, niente passeggiate e corse e autonomia, niente.
La seconda è che il tempo vale. Il tempo vale tanto, e tutto si ribalta quando il tempo vale tanto, perché cresci prima e capisci prima. Salti a piedi pari tutto quel ridicolo e folle periodo che è l’adolescenza e ti butti a capofitto in una vita che forse non vale nemmeno la pena di essere vissuta.
La terza è il dolore e tutto quello che lo riguarda – non il semplice male fisico. Anche quello, certo; ma – il dolore. Quella sensazione spiacevole radicata nello stomaco che non ti fa stare bene mai, perché – sei una bomba ad orologeria. E quando esploderai non ci sarà nessuno a rimettere insieme i pezzi di te – perché non si può, perché non ci sarà nessun superstite.
E sì, fa piuttosto schifo, ti insegnano anche questo.
Ciò che non ti insegnano è che convivere col cancro non significa semplicemente inghiottire farmaci e correre in ospedale quando senti troppo – troppo troppo troppo – dolore; significa trovare un senso ad una vita che sembra troppo piatta anche solo per poter essere definita tale, significa trovare la forza di alzarsi ogni mattina e dirsi oggi potrebbe succedere qualcosa di bello, significa che quando tua madre ti dice che sembri depresso e che hai bisogno di frequentare un gruppo di supporto, tu vieni scarrozzato al suddetto gruppo di supporto ogni singolo mercoledì del mese. Ogni mese.
C’è una singola cosa che Blaine odia più del gruppo di supporto, ed è litigare con i suoi genitori per il gruppo di supporto.
“E’ sul serio strettamente necessario che ci vada ancora, mamma? Voglio dire – penso che in questa vita di sfighe io ne abbia avute anche troppe. Non ho particolarmente voglia di aggiungere anche il frequentare un gruppo di supporto alla lista.” Pam gli lancia un’occhiata a metà tra il divertito e il compassionevole – Blaine odia quel tipo di sguardi – e continua ad affettare le verdure e a gettarle nella pentola enorme posizionata sui fornelli.
“Sì, Blainey. Lo stiamo facendo per te, lo sai.” Blaine sbuffa e fa finta di accasciarsi sul bancone della cucina su cui è seduto – incespica appena col piccolo tubicino che dal naso gli si dirama fin dietro le orecchie e poi si ricongiunge sul petto, proprio sotto al collo, collegandosi a una bombola di ossigeno appoggiata su un carrellino accanto alle sue caviglie.
“Se avessi voluto più … che ne so? Vita sociale? Sarei andato da Sebastian. E lui mi avrebbe fatto conoscere qualcuno dei suoi amici lap-stripper-qualcosa e ce la saremmo spassata tutti insieme.”
“Credo che non esistano ballerini lap-stripper-qualcosa.”
“Vedi? E’ esattamente questo quello di cui ti sto parlando. Saprei questo genere di cose, se non fossi costretto ad andare a quel gruppo di supporto.”
 
Alla fine Blaine va al gruppo di supporto con l’eco delle parole di sua madre nelle orecchie – “Fatti qualche amico”. Certamente, perché è ovvio che ovunque vada ci sia una fila di persone ad aspettare di fare amicizia con un malato di cancro ai polmoni. Naturale.
C’è sempre un’atmosfera strana in quei gruppi di supporto. Di competitività, quasi. Come a dire ehi, c’è il venti percento di possibilità di sopravvivere a una malattia come un cancro, e se tra quel venti percento ci sarai tu, non ci sarò io. Blaine non era mai stato competitivo, ma ha imparato ad esserlo. Non prende l’ascensore, perché è uguale ad ammettere di non avere abbastanza forze; non chiede una mano per il carrellino della bombola d’ossigeno, perché sa che può farcela da solo; non parla troppo, perché chi parla troppo generalmente lo fa perché non ha più molto tempo per dire ciò che ha da dire.
Normalmente, la sequenza delle sue azioni è piuttosto regolare: entra nella piccola chiesa in cui si incontra con gli altri ragazzi ogni mercoledì e scende nel seminterrato, afferrando al volo un biscotto al cioccolato dalla minuscola dispensa messa a loro disposizione e dirigendosi verso il punto d’incontro. Will Shuester, l’unico tra di loro ad aver più di diciott’anni e il presunto capogruppo, ama chiamarlo il Cerchio della Fiducia, o il Cuore Letterale di Gesù – per via del fatto che si trovano esattamente al centro della croce, dove i due bracci si incontrano. A Blaine era sempre e solo sembrato un vecchio seminterrato di una vecchia chiesa, ma dubita che la sua opinione possa valere qualcosa. Ad ogni modo, prende il suo posto su una delle sgangherate seggiole del Cerchio della Fiducia e condivide la sua esperienza con il gruppo.
Perché è questo ciò che si fa nei gruppi di supporto. Si supporta e si condivide.
Blaine non avrebbe mai pensato che qualcosa avrebbe potuto alterare la monotonia dei suoi gesti; scende dalla macchina e incespica nel carrellino, entra in chiesa, scende nel seminterrato e prende un biscotto, incespica di nuovo nel carrellino e si dirige verso il cerchio. Ma poi si ferma , mezzo biscotto ancora in mano e i piedi incollati a terra, semplicemente a guardare.
C’è un ragazzo, seduto esattamente davanti a lui, nel cerchio. Un ragazzo che è completamente certo di non aver mai visto prima in vita sua. Seduto non è esattamente la parola esatta, piuttosto è allungato sulla sedia, in una maniera che sembra quasi aggressiva. E insieme difensiva, in qualche modo.
Ha le gambe più lunghe che Blaine abbia mai visto, piegate appena e fasciate da un paio di jeans stretti, il busto snello racchiuso in un maglione celeste e gli occhi più azzurri dell’acqua. Sembra completamente estraneo all’ambiente in cui è immerso, come se fosse finito lì assolutamente per caso, ed è bellissimo.
Il che fa risvegliare Blaine – lo fa rendere consapevole di ogni sua piccola imperfezione: i capelli ricci che non si è neanche preoccupato di sistemare, la felpa sformata che indossa, i jeans troppo sdruciti per sembrare strappati apposta, le proprie guance gonfie per via dei farmaci che è costretto a prendere. Tutto.
Cerca in qualche modo di farsi notare il meno possibile, scivolando a destra verso le sedie libere, ma gli occhi di quel ragazzo sono più veloci; lo intercettano in un attimo e – wow, non lo sta semplicemente guardando, è come se il suo sguardo lo stia toccando, sfiorandolo appena all’inizio e poi premendosi contro di lui sempre più forte.
I suoi occhi sono davvero azzurri.
Alla fine è Will ad interrompere quella sottospecie di gioco di sguardi col suo entusiasta “BENVENUTI NEL CUORE DI GESU’!” Quel ragazzo ha sempre avuto troppo entusiasmo, agli occhi di Blaine, ma anche in questo caso non crede che la sua opinione interessi a qualcuno. Sospira un po’ e si trova a sorridere di rimando all’angolo di labbra appena alzato del ragazzo dalle gambe lunghe e gli occhi impossibili.
Tranne qualche breve e inutile formalità – come la preghiera della serenità enunciata da Will all’inizio dell’incontro –, il gruppo di supporto è piuttosto … statico. O almeno, Blaine l’ha sempre visto così.
Non fanno altro che presentarsi. Nome. Età. Diagnosi. Come stai Blaine?
“Così, così.”
Se è vero che ci vuole coraggio a dire la verità, è altrettanto vero che ce ne vuole a mentire. Quindi dice così, così, scivola di nuovo al proprio posto e rimane in silenzio per il resto dell’incontro. Ogni volta.
Tranne quella.
“Mi chiamo Santana Lopez” – il giro è cominciato da qualche minuto, ormai; ma Blaine fa tremendamente fatica a rimanere concentrato quel giorno. Non che si sforzi troppo, le altre volte – “e ho diciassette anni. Cancro agli occhi. Tra due settimane mi opero e a quanto pare perderò completamente la vista. Per tutta la vita. Sarò guarita, più o meno, ma insomma – diventare cieca non è mai stata la mia più grande aspirazione. Però c’è la mia famiglia, c’è la mia ragazza e ci sono gli amici. Come Kurt. Quindi tutto sommato non fa così schifo.”
Kurt. Blaine lascia che il suo nome – il nome del ragazzo che lo sta contemplando da quando è entrato nella stanza – gli rimbalzi contro le pareti della mente. KurtKurtKurt.
Santana è sempre stata l’unica, all’interno di quel gruppo, con cui abbia condiviso qualcosa. Non molto, ma qualcosa. Come gli sguardi a metà tra il divertito e il disperato durante i numerosi sproloqui di Will sul suo cancro ai testicoli. Come le minuscole chiacchierate all’inizio e alla fine di ogni incontro. Lei sa perfettamente che Blaine è gay e lui conosce la sua ragazza, Brittany. Hanno in comune questo, oltre a un mucchio di cose mal funzionanti incastrate nel loro corpo.
Quando arriva il suo turno si alza in piedi. “Blaine. Sedici anni. In origine tiroide, poi polmoni. Sto così così.”
“C’è qualcosa che vuoi aggiungere, Blaine?” Una scrollata di spalle e lo scricchiolio di una sedia sono tutto ciò che Will ottiene in risposta.
“Bene, quindi – Kurt? Il nostro nuovo amico! Ti va di presentarti a me e agli altri? Kurt distoglie velocemente lo sguardo da Blaine – ha continuato a fissarlo per tutto il tempo – e si alza in piedi lentamente.
“Sono Kurt Hummel e ho diciassette anni. Tempo fa ho avuto un lieve osteosarcoma, ma ora sono qui per Santana,” la indica e riprende fiato per un attimo. In quella frazione di secondo, Blaine riesce ad enumerare nella propria testa almeno dieci ragioni per cui la voce di Kurt Hummel dovrebbe essere illegale in tutti gli stati del mondo.
“Vuoi dirci quali sono le tue paure, Kurt?” Il suo viso – che sembra angelico e diabolico tutto insieme – si contrae solo per un attimo in una smorfia confusa, prima di aprirsi in un sorriso quasi strafottente.
“Le mie – paure? L’oblio. Ho paura dell’oblio.”
Will e altre dodici paia di occhi lo fissano confusi, e Blaine è quasi tentato di alzare gli occhi al cielo e sbuffare una risata, perché contrariamente a quel che pensava sembra quasi divertente rimanere in silenzio ad ascoltare gli sproloqui insensati di un gruppo di ragazzi disposti in una sorta di versione macabra e non-anonima di un circolo di alcolisti anonimi. Ma poi si ricorda del valore del tempo, e decide che forse non ha poi così voglia di sprecare il proprio.
Quindi alza la mano.
“Sì, Blaine?”
“Vorrei dire a Kurt,” calca con la voce sul suo nome come se volesse imprimerselo nelle corda vocali, “che tra tutte le paure di questo mondo che funziona al contrario, ha scelto la più inutile. Aver paura del buio, Dio!, anche aver paura degli insetti è più logico, rispetto a quello. Che senso ha aver paura di essere dimenticati, in un mondo che è fatto apposta per dimenticare? Tutti, qui dentro e là fuori, verremo dimenticati, sepolti sotto una coltre di secoli e millenni troppo spessi. Non rimarranno neanche i ricordi, di noi. Quindi, se è l’inevitabile scorrere del tempo che ti fa paura, ti consiglio di ridimensionarne la definizione e l’importanza che dai loro.”
Blaine riprende fiato e scivola di nuovo sulla sedia – parlare e stare in piedi sono due delle cose che lo sfiniscono di più, e sta letteralmente crollando –, ignorando come può il mucchio di persone che lo sta fissando sconcertato e concentrandosi sugli occhi oceanici e divertiti di Kurt.
“Wow” è l’unica parola che esce dalle sue labbra, e per qualche assurdo motivo a Blaine viene da ridere.
“Direi che è giunto il momento di concludere,” Will inizia a parlare e tutti sconnettono il cervello.
 
*
 
“Ehi, aspetta un attimo!”
Blaine fa giusto in tempo ad impedirsi di incespicare di nuovo nel carrellino, prima di ritrovarsi sormontato dalla figura di Kurt Hummel. E, be’. E’ alto. Non quel genere di “alto” che ti costringe ad inclinare il collo per incontrare i suoi occhi, ma Blaine aveva ragione riguardo le sue gambe lunghissime. O forse è solo lui ad essere basso. Ad ogni modo, si dipinge sul viso un’aria vagamente incuriosita e si costringe ad incrociare il suo sguardo.
“Sì?”
“Come hai detto di chiamarti?” Kurt gli rivolge un sorriso stiracchiato e un po’ sbilenco, come la sua andatura.
“Blaine.”
“No, il tuo nome completo.” Blaine sbuffa.
“Blaine Anderson.” Santana sfreccia sui suoi tacchi accanto a loro proprio in quell’istante e la mano di Kurt si chiude attorno al suo polso. “Avevi ragione San, è un mortorio qui.”
“Lo so, non è vero?” La ragazza ispanica si riavvia una ciocca di capelli mori e lunghissimi dietro l’orecchio sinistro e fissa Blaine coi suoi occhi enormi – uno di vetro, l’altro no, entrambi offuscati da lenti che non fanno altro che ingigantirli. “E’ abbastanza deprimente, però … be’, aiuta. Qualche volta. Ora scusatemi, ma sono di fretta; c’è Brittany qui fuori e visto che tra due settimane sarò cieca voglio spendere ogni minuto del mio tempo a guardarla.” Una sventagliata di capelli ed è già sparita.
Kurt ridacchia e sposta l’attenzione su Blaine, osservandolo finché non lo costringe ad arrossire e abbassare lo sguardo. “Perché mi fissi così?”
“Perché sei bellissimo.” Blaine spalanca gli occhi e si ritrova a perdersi nel sorriso sbilenco di Kurt e nelle mille lentiggini sparse sulle sue guance come stelle in una galassia. “E perché se c’è una cosa che questo stupido cancro mi ha insegnato è godermi i piaceri della vita, e guardare le persone belle rientra tra questi.”
“Non sono –“
“Lascia decidere a me per cosa vale la pena perdere la testa, okay?” Blaine inclina il capo a metà tra l’imbarazzato e il divertito, ed è sul punto di rispondergli, quando Kurt continua ridacchiando, “Sei un po’ come Hugh Dancy, hai presente? Lo Hugh Dancy di I Love Shopping, non quello di Hysteria.
Ora la smorfia sul viso di Blaine è più confusa che altro.
“Non – Non hai mai visto I Love Shopping? Blaine Anderson, non puoi essere serio.”
“Ti piace proprio chiamarmi con nome e cognome?”
“Sai cosa dovresti fare, Blaine Anderson? Dovresti venire a vedere I Love Shopping con me.” Blaine sbuffa e riprende a camminare, trascinandosi dietro il carrellino. Riesce a non inciampare, questa volta. Si aggiusta il tubicino sul naso e si avvia verso le scale, preparandosi mentalmente alla fatica immensa che sta per affrontare. Kurt fa per aiutarlo, ma poi si morde il labbro e resta a guardarlo – ammirazione ed incredulità dipinte sul viso.
Alla fine la salita non è così terribile come Blaine credeva; fa un paio di respiri profondi e si volta a fronteggiare Kurt, che ha un piede sull’ultimo gradino e lo ha quasi raggiunto.
“Rettifico, dovresti venire a vedere I Love Shopping con me adesso.
Blaine lo ignora e si concentra sul parcheggio, aspettando di vedere la minuscola auto di sua madre sbucare da un momento all’altro; quel che non si aspetta di vedere, invece, è Santana completamente avvinghiata a una ragazza bionda, le braccia attorno al suo collo e le labbra premute contro le sue continuamente, tranne per minuscole frazioni di secondo, in cui entrambe riprendono fiato e si sussurrano “Sempre”  l’una sulla pelle dell’altra.
“Sempre?” Kurt alza le spalle e sbuffa un po’.
“E’ il loro modo di dirsi che si amano. Sempre. Nonostante il cancro di Santana, nonostante i genitori di Brittany che non sembrano propriamente felici della loro storia, nonostante le difficoltà che incontreranno.” Blaine lo guarda con un sorriso strano sulle labbra e smette di guardarlo solo quando il clacson di sua madre lo fa sussultare.
Il finestrino va giù lentamente e Pam ne sbuca fuori, “Tesoro? Andiamo?” Può quasi immaginarsi il sorriso sbilenco di Kurt sbiadire sulle sue labbra.
“No, mamma. Vado a vedere I Love Shopping dal mio amico Kurt Hummel.”
 
*
 
“Tu devi star scherzando.”
“Cosa?”
“Oh mio Dio, cosa diavolo c’è di sbagliato in te?” Kurt lo guarda come se stesse parlando in un’altra lingua e si sistema meglio la sigaretta tra i denti, all’angolo delle labbra. “Avevi un cancro, Kurt Hummel! Non è stato abbastanza, vivere un’esperienza del genere, per farti rendere conto di quanto questo schifo di vita valga qualcosa? Dio, non può mai funzionare tutto! Deve sempre esserci una hamartia.
“Non capisco –“ Blaine lo interrompe semplicemente guardandolo, e le parole gli restano incastrate in gola.
“Non capisci? Bene, vediamo se riesco a farti capire. Incontro un ragazzo in questo schifo di gruppo di supporto a cui sono costretto ad andare perché, ehi!, sono malato di cancro! E quante possibilità esistono su questa Terra di incontrare un ragazzo carino qui? Lascia che te lo dica, nessuna. In più questo ragazzo A) mi dice che sono bellissimo, B) mi paragona a un attore altrettanto bello e C) mi chiede di andare a vedere un film a casa sua, il che è fantastico, no? E poi questo dannato ragazzo inizia a fumare davanti a me! A me! Che ho un fottuto cancro ai polmoni! Che diavolo ti dice la testa, Kurt? Illuminami.” Blaine riprende fiato e tuffa la mano in tasca, chiudendola attorno al cellulare; lo estrae e lo sblocca velocemente, selezionando il numero di sua madre dalla lista abbastanza misera dei contatti e portandoselo all’orecchio. Si sente sbagliato, a stare lì, come se la semplice vista di una sigaretta gli desse la nausea, quindi afferra il carrellino e si volta verso l’entrata del parcheggio, calcolando velocemente che in tre minuti e mezzo sua madre non può essere andata tanto lontano e ripetendo a fior di labbra “Rispondi, rispondi, rispondi,” come se fosse una specie di mantra tutto suo.
Percepisce vagamente la stretta di una mano attorno al proprio polso – è più impegnato a metabolizzare i brividi che partono da quella porzione di pelle ed arrivano fino alla base della spina dorsale.
“Non ti uccidono, se non le accendi.” Blaine si volta, il cellulare ancora appiccicato all’orecchio e le labbra appena dischiuse, il cervello che lavora troppo, troppo, troppo in fretta.
“Blaine? Va tutto bene?” La voce di Pam rimbomba contro i suoi timpani col solito timbro terrorizzato – quella che sua madre ha ogni volta che la telefona per qualcosa di fuori dall’ordinario, perché ormai è così che reagisce automaticamente a qualsiasi cosa, come se lo facesse per inerzia.
“Sì, mamma – scusa. Tutto bene, ti richiamo dopo.” Kurt sorride – la sigaretta segue le sue labbra e si inclina appena contro di esse. Sembra passare un’eternità, quando riprende a parlargli.
“E’ una metafora.” Le sopracciglia di Blaine si inarcano quasi fino a sfiorare comicamente i suoi riccioli scuri.
“Una metafora?” Kurt prende tra le dita la sigaretta e la rigira un paio di volte, prima di tornare a fissarlo coi suoi occhi azzurri.
“Una metafora. Metti ciò che può ucciderti tra le tue labbra, ma non gli permetti di farlo.” L’occhiata che Blaine gli scocca è vagamente perplessa; infila il cellulare in tasca e lo guarda di sbieco. Kurt ridacchia e scrolla le spalle, “Allora? I love shopping?”
“E Hugh Dancy sia.”




Note:
Buon sabato pomeriggio, guys! *-*
Dunque, prima le cose importanti:
  • Questa fanfiction è ispirata a Colpa delle Stelle, il romanzo strappacuore e sbriciolasentimenti di John Green. Se in qualche modo vi infastidiscono tematiche come il cancro e le malattie terminali – o non vi piace TFIOS –, non leggetela. E’ vero che non è uguale a TFIOS, ma la storia è quella, e non vorrei che possa dar fastidio a qualcuno. <3
  • Augustus!Kurt e Hazel!Blaine. Lo so che è strano, ma ci sono dei motivi tecnici molto importanti. uwu
Primo fra tutti: height difference! Kurt è più alto di Blaine, proprio come Augustus lo è rispetto a Hazel. E poi Augustus Waters ha gli occhi azzurri, e mi sembra di aver detto tutto.
  • Alcune frasi – pienamente riconoscibili, I guess (“Why are you staring at me?” “Because you’re beautiful.” “It’s a metaphor.” …) – sono riprese dal libro. Per il resto, i dialoghi non lo sono e anche la sequenza in cui si svolgono i fatti a volte è alterata. Ci tengo a dirlo, perché non è mio il merito di quelle piccole perle. *-*
Poi, alcune piccole precisazioni:
  • Mentre Blaine sarà più simile ad Hazel, Kurt non lo sarà troppo ad Augustus. Quindi alcune cose cambiano – vedi I Love Shopping (se non avete mai visto questo film, GUARDATELO. *-*), Hugh Dancy (questo bell’uomo qui) e così via.
  • Isaac!Santana. Si è scritta da sola, non guardate me. ;w;
 
E direi che ci siamo! Un grazie speciale va alla mia seconda famiglia, le ragazze della Sevensome: Je, Mary, Fra, Paola, Rob e Sere – senza i loro vaffanculo questa storia non sarebbe qui, ora. E un altro va ad Ari, che ama questo Augustus!Kurt più di me.
Ringrazio fin da ora chiunque si scomoderà a leggerla, preferirla, seguirla, ricordarla o recensirla. <3
E ricordate sempre che The Fault in Our Stars è una storia d’amore, prima che una storia sul cancro. Quindi non uccidetemi perché io vi voglio tanto bene e perché vi offro tanti marshmallows. *lancia marshmallows*
Un bacio gigantesco! <3
Per chi volesse seguire i miei scleri: Pagina FB & Ask. :’)
   
 
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