Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: alillina    21/01/2015    1 recensioni
"Pensavi cosa? che siccome sei tanto bella e carina , siccome fai gli occhi dolci tu abbia l'autorizzazione di rovinare così la vita di qualcuno? Beh, sappi che ti sbagli, sappi che io non ho mai dimenticato"
La storia di Clove e Cato 5 anni prima dei giochi, di una vicenda un po' particolare. Una storia che nessuno ha mai immaginato. Gli eroi del distretto due come non gli avete mai visti prima
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ormai è pomeriggio e sto tornando a casa. Quegli incapaci degli infermieri hanno voluto farmi altre analisi prima di lasciarmi andare. Ma dico io, la mia gli sembra la faccia di un rammollito che si lascia atterrare da una pietra. Non lo so, gli sembro Verlas? Quando sono uscito mezz'ora fa mi sono trattenuto a stento dall'insultarli tutti.

C'è una cosa che più di tutte mi fa odiare quell'ospedale: il mio incubo. Anzi, per l'esattezza sono due, perché bisogna aggiungerci anche il fatto che ho dovuto dividere dei momenti con quell'odiosa e ingrata di Clove. Quanto poco la sopporto!

Finalmente arrivo a casa. Di nuovo. Il solito vecchio monotono posto. Entro in camera mia sbattendo la porta, mi sdraio sul letto e accendo la TV. Stanno trasmettendo gli Hunger Games. Da quel che posso capire questa notte hanno fatto fuori anche quello del distretto 11. Che idiota, aveva acceso un fuoco per scaldarsi e i favoriti lo hanno beccato. Una freccia dritta in pancia. Peccato che mi sono perso la prima azione del gruppo di Sieg. Mi sarebbe piaciuto vederla.

Giro la testa e scorgo la lettera di Sieg sotto alla nostra foto. Sembra quasi un paradosso: quella che potrebbe essere l'ultima lettera di io fratello sotto all'unico momento in cui è riuscito a farmi sorridere veramente. Ma cosa sto dicendo! Quella non è la sua ultima lettera, Sieg tornerà vincitore. Lui me lo ha promesso.

La lettera è ancora lì, intatta, proprio come l'avevo lasciata. La prendo e la rigiro tra le mani. Chissà cosa ci sarà scritto. Stento ancora a credere che quello che abbia detto Clove sia vero, che lui non mi abbia voluto vedere. Impossibile. In fondo, come si può credere a una persona del genere.

Sento bussare. È mia madre che mi dice che c'è qualcuno che mi vuole vedere. So per certo di chi si tratta perciò rispondo che sto dormendo. Inutile. La porta si apre con il suo solito scricchiolio e ne entra quella sottospecie di persona. Ma è mai possibile che sia già qua? Non saranno neanche 10 minuti che sono arrivato e lei è già qui ad assediarmi, a raccontarmi le sue storielle, a fare tanto la dolce bambina quando è solo una piccola stupida bamboccia che mi sta facendo vivere la peggiore vita che potessi vivere. Come si fa!

“Ciao Cato.”

“Giorno”

“Come stai? Finalmente a casa”

“Eh già, la solita vita di sempre”

“Senti, dovrei farti vedere una cosa. Te la senti di uscire e di andare fino ai magazzini? Ti prego, è importante”

“Per chi? Per te?” dico con un po' di rabbia nella voce. Quella lì sa pensare sono a sé stessa.

“No, per te. Più che importante, mi sento in obbligo”

“Si, come no”

“Dai ti prego. Se vieni non ti stresso più. Promesso” La proposta è talmente allettante che accetto e, seguito da Clove, mi dirigo verso i magazzini. Non dico niente a mia mamma perché sarebbe un divieto sicuro sicuro. Pensa che sia troppo debole per uscire di casa, dato che sono reduce dall'ospedale.

Per strada Clove mi continua a chiedere come sto, se ho giramenti di testa e cose varie. Ma le sembro un rottame? Tutti in questa città mi sottovalutano, tutti tranne Sieg, che in questo momento non fa neanche parte della città, dunque non lo conto.

Dopo circa 10 minuti inizio a intravvedere i magazzini, e con loro una folla enorme di persone tutte in cerchio attorno a qualcosa. Solo quando mi avvicino riesco a vedere che in realtà sono tutti attorno a Verlas. Lo vedo mentre si vanta di avermi tirato un sasso in testa. Assieme a lui c'è qualcuno con una faccia famigliare, una ragazza davvero molto bella. Capelli dorati e occhi azzurri, ma non so proprio chi sia, cioè, assomiglia a Son, la ragazza per cui io e Verlas avevamo perso la nostra amicizia, ma non può essere lei, mi rifiuto di crederci. Neanche lei sarebbe così stupida da stare con Verlas, non un'altra volta.

“Ohi ohi ohi! Guarda chi si rivede! Il vecchio, deboluccio, malconcio, molliccio Cato. Passata bene la convalescenza?”

“Mai fatta una convalescenza così piacevole. Sai, non mi avevi ridotto così male, i dottori hanno detto che chi ha lanciato la pietra doveva essere proprio uno senza forze, che sono finito là solo per la disattenzione” naturalmente non era vero, ma volevo solo mettere in chiaro chi fosse il più forte “Hai trovato la ragazza Verlas? Incredibile, chi l'avrebbe mai detto! E la povera sfortunata come si chiama?”

“Come, non ti ricordi più di lei? È Son, sai, dopo che ha saputo che eri finito in ospedale si è accorta di chi è il più forte e ha deciso di tornare da me.” non ci posso credere, è davvero lei! “

E tu come te la cavi con la piccola Clove? Ti ha fatto da dottoressa? Ah che dolci!” a queste parole non resisto e mi scaglio conto di lui, facendolo cadere a terra: “Senti mio caro, se hai intenzione di prendere in giro questa tua fidanzata, sempre se così si può definire, sei libero di farlo, ma se osi anche solo dire qualcosa a me, beh, considerati pure più di là che di qua” e per concludere gli tiro un pugno nello stomaco. Poi mi giro e mi dirigo verso casa, con Clove che mi segue come un cagnolino e Son che mi guarda con un mezzo sorriso stampato sulle labbra.

“Bravo Cato, gli hai stesi!”

“Avevi dei dubbi?” dico con aria di rimprovero.

Clove si ferma. Mi giro a guardarla. È seria, cosa che per lei è alquanto insolito: “Perchè ce l'hai tanto con me Cato!”

“Perchè? Tu osi chiedermi il perché? Come se non lo sapessi! Devo farti l'elenco di tutto quello che mi hai fatto? Di tutto quello che ho dovuto sopportare?”

“Non capisco”

“Se ti dico scritte su Capitol City non ti viene in mente niente?” ora è lì immobile, come se avesse paura di dire qualcosa, come se non osasse parlare:“Io pensavo...”

“Pensavi cosa, che siccome sei tanto bella e carina, siccome fai gli occhi dolci tu abbia l'autorizzazione di rovinare così la vita di qualcuno? Beh, sappi che ti sbagli, sappi che io non ho mai dimenticato, sappi che io ora, in questi giorni, in queste ore che abbiamo passato assieme, mi sono trattenuto a stento dall'insultarti, dallo spedirti a casa, dal continuare a fare quello che tu mi dicevi di fare, come un idiota. Ma ora, o mi dai una spiegazione credibile, plausibile, per cui io dovrei perdonarti, o sappi che ti tratterò come tratto gli idioti come Verlas, anzi, ti tratterò peggio di lui, perché almeno con lui una volta ero amico, invece con te non sono mai stato niente e, nonostante tutto, tu hai avuto il coraggio di fare quello che hai fatto! Allora? Che mi dici? Aspetto una spiegazione, perché delle scuse non mi bastano, e sapi che, se non riuscirai a farti perdonare, ti tratterò peggio di come si tratta un cane. E ora ti ascolto”

restiamo immobili in silenzio a fissarci, io on sguardo severo, come si guarda una preda, lei con le lacrime agli occhi.

“Cato ti prego perdonami” una lacrima le sta scendendo sul viso. È pure capace a fare finta di piangere.

“Ma hai il cotone nelle orecchie o cosa? Ti ho detto che non voglio scuse, ma parole che spieghino i fatti, e possibilmente vere”

“Ti prego, dammi tempo fino a domani alle 4 e ti spiegherò tutto”

“Hai già avuto degli anni per spiegare, perchè dovrei darti ancora del tempo?”

“Ti prego, lo so che hai ragione, ma ti prego. Ti assicuro che non te ne pentirai”

“Mi sono già pentito una volta, e ti sto dando una seconda opportunità, non ti sembro già abbastanza bravo?” in realtà, se si conta il patto con mio fratello sarebbe addirittura la terza, ma preferisco tacere.

“Si ma la seconda opportunità vale sia quando è per un minuto che quando è per delle ore. Ti prego Cato ti scongiuro!”

“Cosa farei pur di sentirti tacere e andare a casa. Questa è già una serata troppo nera per continuare a discutere.”

“Allora mi lasci tempo?”

“Vorrei tanto sapere a cosa ti serve il tempo”

“Allora?”

Mi fermo qualche secondo per riflettere, poi decido di lasciarla fare, giusto per la curiosità di sentire quale bugia mi racconterà “Ok va bene. Ma se domani entro le 4 in punto io non saprò il motivo, sappi che il tuo trattamento si rivelerà peggiore di quello che ti ho descritto prima”

“Si va bene, tu fidati di me e vedrai che mi farò perdonare” e così dicendo, con il sorriso sotto alle lacrime,corre verso casa.

In che guaio mi sono messo? Già mi sono pentito di averla conosciuta, come andrà questa volta?

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: alillina