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Autore: GirlWithChakram    22/01/2015    2 recensioni
Raccolta di OS legate alla fanfiction "Your Spanish Lullaby", che vedrà il ritorno di Brittany, Santana e la loro variegata compagnia, in diversi Missing moments, alle prese con le avventure non raccontate nell'opera originale.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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THE ECHO OF YOUR SPANISH LULLABY
 
Avvertimento: si consiglia di aver letto prima la fanfiction a cui questa raccolta fa riferimento. QUI il link diretto al primo capitolo.

The nerd and the surfer, who’s also a nerd
 
[Dal capitolo tredici di “Your Spanish Lullaby”]
«Britt» disse fissandomi con le sue bellissime iridi scure «A volte neppure con il canto sono in grado di esprimere tutto l’amore che provo per te, ma forse non è con le parole che dovrei provare a spiegarmi.»
Si inginocchiò e come ogni volta, nonostante in quel caso avessi capito benissimo cosa aveva intenzione di fare, il mio cuore mancò un battito per la sorpresa.
«Brittany, sei stata tanto coraggiosa da sopportarmi per sette lunghi anni, con alti e bassi, certo, ma non hai mai provato a fuggire. Tu mi infondi coraggio, mi doni speranza e ogni volta che mi permetti di amarti mi sembra di ricevere il più bello dei regali possibili. Perdermi nei tuoi occhi mi fa dimenticare ogni problema e ogni preoccupazione, perché finché ti avrò al mio fianco sono certa che tutto si sistemerà.»
Sentii le lacrime pungermi agli angoli degli occhi.
«Per questi e mille altri motivi non posso più aspettare, per cui riprenderò la formula più classica: Brittany Susan Pierce» continuò porgendomi una scatolina «Vuoi diventare mia moglie?»
Quello fu un altro dei momenti in cui il mio cervello si scollegò completamente. «Sì, Santana, è tutto quello che ho sempre desiderato» urlai, gettandomi su di lei.
Rotolammo a terra e la strinsi forte.
«Britt, per le mutande di Merlino! Mi hai fatto cadere l’anello!» gridò preoccupata.
Passammo i successivi dieci minuti a cercare il sacro gioiello e quando finalmente me lo mise al dito potei riprendere quello che l’allarme aveva interrotto.
La baciai come se fosse ancora la prima volta.
Non potevo credere a quanto fossi fortunata. Lei mi aveva appena chiesto di essere sua per sempre e io non potevo desiderare nulla di più, perché lei era perfetta, migliore di qualsiasi fantasia. Era reale.
Ed era mia, mia soltanto.
 
Rimirai l’anello alla luce della luna, era davvero bellissimo. «Da quanto me lo tenevi nascosto?» domandai, senza smettere di fissare il brillante.
«Meno di quanto pensi» rispose evasiva.
«Sannie…» mormorai «Da quanto?»
«Da un po’» ammise tenendo lo sguardo basso.
«E hai organizzato tutto questo nei minimi dettagli per me?» chiesi.
«Sai che non rinuncerei mai alla possibilità di mettere in atto un macchinoso progetto» gongolò, prendendomi la mano.
Restammo ad osservare l’orizzonte per diversi minuti, poi, come in un deja vu, udii una melodia familiare risuonare vicino. «Eh, no, non ancora» commentai «Me l’avete già cantata prima!» Ma il resto della compagnia non mi diede ascolto, intonando “Bella Notte”.
Nonostante gli anni passati, mi sembrava di essere ancora la stessa ragazza ingenua che si era presa una cotta per la misteriosa surfista incontrata per caso in un giorno di pioggia. Guardai Santana mentre la canzone proseguiva e sorrisi. Quell’affascinante e sfuggente latina che il destino aveva spinto tra le mie braccia era la mia anima gemella, lo avevo sempre saputo.
«Allora, è fatta?» vollero sapere i nostri amici.
«Le ho detto di no» annunciai, sconvolgendoli «Ritengo che non si sia impegnata abbastanza per guadagnarsi il privilegio di dividere con me il resto della sua esistenza.»
«Sei sempre stata una pessima bugiarda» mi smascherò immediatamente Quinn «Hai l’anello al dito.»
«Oh, questo?» dissi con noncuranza «È solo una patacca comprata al negozio di souvenir vicino al vecchio “La oca loca”.»
«Bada a come parli» mi rimproverò San «Quella “patacca” vale quasi quanto l’affitto annuo del nostro appartamento.»
«Allora sarebbe ora di trovare un posto migliore in cui vivere» ironizzai.
«Aspetta di tornare negli States» ribattè misteriosa.
Sgranai gli occhi e balbettai: «Hai già pensato ad acquistare casa?»
«Lo avrei fatto, se tu avessi accettato la mia proposta.»
«Beh, stando così le cose…» sogghignai «Forse posso riconsiderare la mia risposta» conclusi, prima di baciare ancora una volta la mia futura moglie.
«Adesso basta» ci separò a forza Puckerman «Mi sembra di vedervi sempre e solo a succhiarvi la faccia a vicenda. Siete peggio di quei cosi incappucciati di Harry Potter.»
«Dissennatori, Puck, si chiamano Dissennatori» lo informò Sam.
«Sul serio? Non erano Nazfal o qualcosa di simile?» continuò Noah, ben sapendo quanto tutti noi ci arrabbiassimo quando mischiava diversi libri e film, storpiando i nomi.
Dovetti fermare Santana dal saltargli al collo perché era la ventesima volta che doveva spiegargli la differenza tra i guardiani di Azkaban e i Nazgul, tratti invece dal Signore degli Anelli.
«Tesoro, non istigare questo branco di nerd» intervenne Q. «Ricorda che sono più di noi e se ti mordono durante una notte di luna piena ti trasformeranno in uno di loro.»
«Ah ah ah» risi in modo sarcastico «Siete simpatici come la Umbridge.»
«Chi, scusa?» domandò Rachel.
«La futura versione di te stessa, nana» tagliò corto la Lopez.
«Una maniaca del controllo, con la fissa del rosa e dei gattini» le spiegò brevemente Kurt.
«Come!?» urlò la Berry «Santana, come osi!?»
«Calma, Rach, calma» si mise in mezzo Finn «Conta fino a cento o canticchiati in testa qualche canzone della Streisand. Sono certo che San lo abbia detto solo per fare dell’umorismo, vero?»
La mia fidanzata fece finta di niente fino a che io non le tirai una gomitata, allora si decise a bofonchiare: «Certo, era solo per fare una battuta.»
«Visto? Avresti cominciato una faida per un po’ di humour» riprese Hudson «Dovresti rilassarti di più, cara.»
«Non credere che prendere le mie parti in una discussione basti a sistemare i nostri problemi» replicò l’ebrea «Sono ancora arrabbiata con te, anche se non ricordo bene per quale motivo.»
«Ragazzi» si fece sentire Blaine «Non è il caso di rovinare questo momento speciale con i vostri battibecchi. Questa è la notte di Britt e Santana.»
Concordammo tutti, risolvendo ogni possibile controversia con un abbraccio di gruppo.
«Adesso dobbiamo assolutamente fare una foto tutti insieme, proprio come durante l’originale Bella Notte!» esclamai.
«Non ricordo di nessuna fotografia» osservò Hummel «Ah, aspetta» sembrò rammentare all’improvviso «Quella fatta dopo i tappeti elastici! Giusto!»
«Precisamente.» Avevo chiesto ad un passante di farci uno scatto appena eravamo scesi dall’attrazione. Eravamo tutti con i vestiti stropicciati e i capelli in disordine, ma avevamo i visi distesi e gioiosi, era una delle foto a cui tenevo di più, anche perché era una delle poche in cui eravamo tutti insieme.
Fermammo un passante e gli chiedemmo di realizzare lo scatto. «Sette anni » dicemmo tutti in coro, invece del classico “cheese”.
«E adesso manca solo la nostra sacra usanza e anche per quest’anno la Bella Notte sarà stata onorata» commentò Noah «Dove troviamo dell’alcol in questo posto?»
«Proviamo al chiosco delle granite, magari hanno una bottiglia di qualcosa» suggerì Sam.
In effetti il proprietario aveva un pacco da sei lattine di birra nascosto dietro il bancone, ma a livello teorico non gli era concesso vendercele. Per tale ragione San, con il suo fluente spagnolo, lo convinse a venderci un enorme bicchiere pieno di ghiaccio tritato, ma invece degli aromi fruttati, alla miscela fece segretamente aggiungere il contenuto di una delle lattine.
«Non è il solito drink» ci spiegò «Ma almeno è decisamente originale.»
Con un sorso a testa, la granita speciale finì in pochissimo tempo, poi ci fermammo ancora un’oretta ad osservare Donostia dall’alto, ricordando i bei momenti che avevamo trascorso e le decine di cose che ancora volevamo fare nei tre giorni che ci restavano prima del rientro a Lima.
Tornammo in hotel quando le nuvole si radunarono coprendo la luna e minacciando nuovamente pioggia.
Più tardi quella notte, mi ritrovai a fissare il soffitto della camera ad occhi spalancati nel buio. La mia fidanzata riposava tranquilla al mio fianco, abbracciando la coperta che mi aveva impunemente rubato.
Non riuscivo a smettere di pensare a quando, tanto tempo addietro, in un letto simile, avevo comunicato a Quinn l’idea di propormi a Santana con un anello acquistato dopo un’interminabile contrattazione con un gioielliere spagnolo. Certo, all’epoca stavo scherzando, presa dall’euforia di averle rubato un bacio dopo l’esilarante emergenza, per la quale dovevo ringraziare Rachel.
«Perché non dovrei farlo? Dove c’è scritto che debba essere solo una di noi due a fare la proposta?» dissi a me stessa «Non è giusto... Basta, è deciso: le farò anche io la fatidica domanda.»
«Britt» si lamentò la latina «Stai di nuovo parlando nel sonno? Ho lasciato i tappi a casa, ti prego, taci.»
Le diedi un bacio sulla guancia e mi ridistesi, cercando di prendere sonno. «Non hai sentito nulla di quello che ho detto, vero?» chiesi dopo un po’.
«Non ho ancora giurato di restare con te per tutta la vita» rispose, ignorando la mia domanda «Quindi se non la smetti di blaterare esco da quella porta e non mi rivedrai mai più. Voglio dormire.»
«Antipatica, ne saresti davvero capace» sbuffai, mettendo il muso.
«So che stai facendo quell’adorabile smorfia di quando ti arrabbi» mormorò «Forza, vieni qui.»
Lasciò che prendessi un lembo di lenzuolo e sgusciai al caldo, appiccicandomi a lei.
«Hai i piedi freddi» si lagnò.
«Me lo dici tutte le volte, non è colpa mia se ho una cattiva circolazione… Ma tanto c’è il tuo caliente corpo latino a scaldarmi.»
Potei scorgere il suo sorriso nell’oscurità. «Dai, amore, dormiamo. Blaine e Sam hanno organizzato un giro non so più dove per domani e dobbiamo assolutamente essere riposate.»
«Tecnicamente è già domani, dato che sono le due passate» replicai.
«Questa battuta era di Lady Hummel» disse San «L’aveva pronunciata la prima sera dopo il karaoke.»
«In realtà era stato poco prima di “spin the bottle”» le feci presente «Quello sì che era stato un modo adulto e divertente per fare conoscenza.»
«Devo ammettere che mi aveva un po’ ingelosita vederti baciare la Fabray» mi confidò «Invece quando sei toccata a Kurt ho trattenuto a stento le risate.»
«Tu quella volta ne eri uscita con le labbra intoccate, la bottiglia doveva proprio odiarti.»
«Poco importa, almeno mi ha permesso di comprendere le dinamiche all’interno del vostro gruppo… E mi ha aiutato a farmi un’idea della bella bionda con gli occhi di cielo che tanto mi interessava.»
«La solita adulatrice» replicai.
«Tanto lo so che adori essere riempita di complimenti» sogghignò.
«Vero.»
«E quelli che ti faccio io sono sempre i migliori» continuò.
«Ancora vero.»
Passò un momento di silenzio, poi pronunciò una frase che non mi aspettavo: «Tu mi ami. Vero o falso?»
«Ti sembra il momento di citare “Hunger Games”?»
«Vero o falso?» ribadì.
«Vero.»
Non avevamo più altro da dirci e ci abbandonammo al sonno l’una nelle braccia dell’altra.
Il mattino seguente decisi di dirottare i piani degli ex-alunni del Morgenstern per poter realizzare il mio personale progetto. Avevano organizzato un viaggio fino a Pamplona, ma suggerii loro, in alternativa, di tornare a surfare, cosa che ormai Kurt e Santana non facevano da tempo. Ricordai loro della bella spiaggia in cui eravamo stati qualche giorno dopo la Bella Notte e alla fine i tre surfisti decisero di concedersi un tuffo nel passato. Presero una delle automobili che avevamo noleggiato, passarono in un negozio per affittare mute e tavole e partirono all’avventura, accompagnati da Blaine.
«E così restarono solo i ragazzi del McKinley» commentò Finn.
«Proprio come volevo» ghignai «Così potrete venire con me per l’acquisto più importante della mia vita.»
L’unica a comprendere le mie intenzioni fu Quinn, che mi chiese prontamente: «Hai un dizionario o un traduttore?»
«Dah» risposi, sfoderando un tascabile «Forza, andiamo.»
La scena si svolse esattamente come l’avevo immaginata: entrai trionfante, con tutta la classe che i miei abiti informali e le infradito mi permettevano, in una gioielleria di classe, suscitando stupore tra i dipendenti.
«Se non ricordo male un anello di fidanzamento dovrebbe venire a costare quanto due settimane di stipendio… O forse erano due mesi?» cercò di aiutarmi Hudson, non facendo altro che confondermi.
«Visto quanto guadagni da insegnante è già tanto che tu non mi abbia regalato un anello preso da un sacchetto di patatine» si lamentò sua moglie «Non avresti mai potuto permetterti uno di questi affari lussuosi.»
Mi si avvicinò Puck, mentre i Finchel ripiombavano nell’ennesima discussione, tenuti a bada da Quinn.
«Pierce, sei proprio sicura di essere pronta? Le uniche parole che la vita ti concederà di pronunciare da questo punto in avanti saranno “Sì, cara” oppure “Come vuoi tu, cara”.»
Ridacchiai. «Solo perché Q. ti ha ridotto alla stregua di un cagnolino non vuol dire che a me andrà allo stesso modo. Mi basta fare gli occhi dolci per vincere qualsiasi discussione con San.»
«Allora questo discorso dovrei farlo a lei, povera donna. Come l’è venuto in mente di impegnarsi sulla lunga distanza? Di solito con la crisi del settimo anno la gente si lascia, non si sposa.»
«Invece di tentare di dissuadermi, Noah» lo riportai con i piedi per terra «Perché non mi dai una mano a scegliere?»
«Fammi vedere cosa ti ha preso la latina.»
Mi sfilai l’anello e glielo porsi. Lo osservò con attenzione, se lo rigirò tra le dita a lungo, fece persino finta di addentarlo per verificare l’autenticità dell’oro. «Il classico pegno di fidanzamento: oro bianco, un bel diamante. Roba da almeno tremila dollari.»
Spalancai la bocca, non riuscendo a contenere lo shock. «Sul serio? Così tanto?» balbettai.
«Che ti aspettavi da Santana? Fa l’avvocato, ha uno stipendio che io, addestrando reclute, me lo sogno, per non parlare del gruzzolo messo da parte negli anni del surf e del patrimonio dei suoi genitori. Praticamente stai per giurare eterno amore alla Banca di Spagna.»
«Lei è mezza messicana e mezza portoricana…» puntualizzai.
«E cosa cambia? Se ti fa piacere allora stai per sposare l’ereditiera di un tesoro azteco. Suona meglio?» ironizzò.
«È un caso che tu abbia scelto proprio il popolo sterminato da Cortés e i suoi Conquistadores?»
«Ma perché stiamo a discutere di queste cretinate?» cambiò argomento l’ebreo «Forza, tira fuori il dizionario e chiedi a uno di quei tizi che ci guardano male di mostrarti i loro gioielli migliori.»
«Posso aiutarvi signori?» domandò una giovane donna, avvicinandosi a me e Puck.
«Parla inglese? Che fortuna» sospirai, ributtando il tascabile dentro la borsa, intenzionata a lasciarlo lì a marcire per il resto dei miei giorni.
«Il signore sta cercando un anello per la bella fanciulla?»
Mi sentii lusingata, ma scossi la testa e Noah mostrò la fede all’anulare. «Già incastrato» commentò.
«Sono qui perché devo propormi alla mia ragazza» esposi.
La commessa allungò il collo per osservare Quinn che, alle mie spalle, ancora cercava di placare i coniugi Hudson.
«Non è la bionda» chiarii.
«Quella è mia moglie» si intromise Puck, gonfiando il petto.
«E non è neppure la brunetta, che è sposata con l’uomo con cui sta litigando. La mia promessa sposa non è con noi, ma ci siamo conosciute qui a Donostia» finii di spiegare.
«Vuole dire che sta per proporsi a qualcuno che ha appena incontrato?» domandò confusa.
«No, no» mi affrettai ad aggiungere «Ci siamo conosciute qui, ma sette anni fa.»
«Ah, allora è tutto chiaro» replicò la povera impiegata, probabilmente più farci piacere che per altro «Quindi come posso esservi utile?»
«Dia un’occhiata a questo e mi dica con cosa sarebbe appropriato fare una “controproposta”» dissi, porgendole il mio anello.
Lei mi fissò sconcertata.
«Teoricamente la mia bella mi ha già chiesto di sposarla, ma voglio avere anche io la possibilità di farle la domanda» esplicai prima di sospirare. Non avevo idea che il mio giro in gioielleria si sarebbe rivelato tanto sfiancante.
La ragazza annuì, chiaramente intenzionata a non indagare oltre. Esaminò il gioiello e confermò quanto stimato da Puckerman.
«E io dove li trovo tutti quei soldi?» borbottai tra me e me «Non mi posso permettere uno di questi aggeggi…»
«Banca di Spagna, tesoro azteco» mi fece eco Noah «Non dovrai più preoccuparti dei soldi, dai. Per una volta fai una spesa pazza.»
Strinsi la carta di credito che tenevo in tasca e digrignai i denti. Avevo sempre insistito per pagare la mia parte di spese, pur essendo a conoscenza dell’ampia disponibilità economica della mia compagna. Quel colpo avrebbe potuto mandare definitivamente in rosso il mio conto.
«Rosso…» sussurrai. Mi piaceva come colore e si addiceva all’animo di San. All’improvviso mi ricordai che Valerie, la preziosa tavola, poteva essere uno spunto d’ispirazione: bianco luminoso con decorazioni scarlatte. «Avete qualcosa in oro bianco con un rubino?»
«Un rubino!?» esclamarono tutti.
«Non è la scelta più consueta» mi informò uno degli altri gioiellieri, che doveva sapere qualche parola d’inglese «Di solito si preferiscono i diamanti.»
«Io invece voglio un rubino» ribattei «Il più bello che avete.»
Mi fu presentato un gioiello bellissimo: la montatura era intrecciata, ma sottile, sormontata da una lucida pietra rossa circolare.
«Quanto verrebbe a costare?» ebbi timore a domandare.
«Duemila cinquecento euro» mi rispose la commessa. Era meno di quanto temessi.
«Venduto.»
Quinn e Rachel strabuzzarono gli occhi, mentre Puck e Finn cercavano di farmi riflettere. C’erano altri anelli molto belli a prezzi più ragionevoli, ma io ormai avevo messo gli occhi su quello.
«Non voglio perdere altro tempo» stabilii «Accettate carte straniere?»
Uscii con l’animo e il portafoglio più leggeri.
«Tu non ci stai con la testa» commentò la Fabray «Ho sempre saputo che eri un po’ fuori, ma questo è davvero la decisione più assurda che ti ho mai visto prendere.»
«Q, sapevi che dovevo farlo. Erano sette anni che lo sognavo!» mi difesi.
«Mi ricordo bene di quella notte… Ancora non mi sembra vero che la tua fantasia si sia effettivamente avverata.»
«Ma non del tutto, non ho fatto la proposta» le rammentai «Ieri Sannie ha dato il meglio di sé, ma io non intendo essere da meno.»
«Che cosa frulla in quella tua disorganizzata testolina bionda?» domandò Noah, sorridendomi.
«Lo scoprirai.»
 
Il quartetto del Morgenstern rientrò a San Sebastian nel tardo pomeriggio, come mi aspettavo. Lasciai che ci raccontassero di come era stato bello tornare a surfare insieme dopo tanto tempo. Blaine aveva fatto alcune fotografie. Il soggetto della maggior parte, come ci si poteva aspettare, era Kurt, ma aveva anche reso giustizia alla mia ispanica che sembrava essere tornata la diciannovenne che si dedicava anima e corpo alla tavola. Naturalmente non mancavo scatti di Evans, che, ormai abituato alle telecamere, appariva come un modello pronto per una pubblicità.
Restammo in albergo fino a sera tardi, quando, di comune accordo, riproponemmo una gita al punto panoramico che tanto ci stava a cuore. Santana, probabilmente, iniziò a sospettare qualcosa, ma non lo diede troppo a vedere. Ero certa che l’avrei sorpresa come non mai.
Dopo il tratto in auto, ripercorremmo il tragitto della sera prima. Il cielo era limpido, stranamente, ma mi piaceva poter godere della luce lunare invece che essere immersa nella solita oscurità.
San, per quanto possibile, non mi staccava gli occhi di dosso. Aveva intuito che stavo architettando qualcosa, era chiaro, ma avrei comunque trovato il modo di sorprenderla.
Dovette restare molto delusa quando discendemmo dal promontorio senza che fosse accaduto nulla di spettacolare e, come lei, anche il resto del gruppo, che ben sapeva che intenzioni avessi.
«Che ti aspettavi?» dissi con noncuranza «Volevo godermi di nuovo la vista di Donostia con il cielo stellato.»
«Certo…» replicò poco convinta.
«Su, la notte è ancora giovane. Potremmo fare una passeggiata sul lungomare!» proposi, subito supportata da tutti.
Abbandonammo i veicoli a lato della lingua di sabbia e ci lanciammo a piedi nudi verso l’oceano. Dopo aver lasciato qualche impronta là dove si spingevano le onde più forti, proseguimmo per un breve tratto costeggiando la distesa d’acqua.
Era tutto come allora: i Finchel, incredibilmente in pace, e i Klaine si tenevano per mano, dandoci le spalle. Sam era vicino a me e alla latina, seguito da Puckerman e signora.
Mi fermai dopo qualche minuto e mi lasciai cadere in ginocchio.
«Ah, controproposta!» esclamò subito Santana, credendo di avermi colta sul fatto.
«Come, scusa?» domandai, rialzandomi «Mi era caduta una moneta dalla tasca» continuai mostrandole un euro.
Lei rimase sconcertata, era certa di avermi beccata.
«Se avessi dovuto organizzare qualcosa, lo avrei fatto in modo molto più spettacolare, non trovi?» la stuzzicai.
Continuò a restare interdetta.
«Forza, torniamo alle macchine o finiremo per addormentarci sulla sabbia» stabilii dopo un altro tratto di strada.
Per la seconda volta i miei amici si chiesero come mai non avessi colto quell’occasione per fare la domanda, ma io sapevo che non era ancora il momento giusto.
Li trascinai, una volta raggiunto il centro della città, al vecchio “La oca loca”.
«Ah!» esultò l’ispanica «Mi sembra giusto andare nel luogo dove ci siamo ufficialmente conosciute per…»
«Sei fuori strada» sogghignai.
Entrammo nel locale e i miei otto amici rimasero decisamente sconvolti. Avevo speso quasi tutto il credito sul mio telefono e avevo dovuto fare una ricerca di diverse ore per rintracciarlo, ma alla fine ci ero riuscita: Miguel Muñoz, l’ex proprietario del Kursaal Hotel, ci salutò con il suo affascinante sorriso.
«Mi siete mancati, chicos» cominciò «Di gruppi simpatici come il vostro se ne vedevano pochi, sono davvero felice di ritrovarvi qui.»
Rimanemmo a parlare per un’oretta, raccontandogli quanto avevamo fatto in quegli anni e lui ci spiegò, con un’espressione amara, di come aveva chiuso la propria attività. Per scacciare il velo di tristezza, gli riproponemmo di cantare con noi, dato che la prima volta aveva declinato.
«Sarebbe un piacere.»
Fu divertente e mi sentii orgogliosa per aver reso felice non solo il gruppo di miei compari, ma anche un uomo che aveva così riscoperto un po’ di gioia e vitalità.
Restammo ancora a parlare fino a che non fu notte fonda, poi rientrammo al nostro albergo, facendoci promettere da Miguel che sarebbe venuto, per par condicio, a trovarci almeno una volta a Lima.
Nella pacifica intimità della nostra camera d’hotel, Santana mi espresse il proprio disappunto: «Per essere la sorella di Ashley, la miglior amica di Puck e la mia fidanzata, mi aspettavo da te qualcosa di esaltante, tipo una controproposta.»
«Ti ho delusa?» chiesi, mentre finivo di svestirmi.
«No, non ho detto questo… Ma mi immaginavo che avresti, non so… Organizzato uno spettacolo di fuochi d’artificio, o magari una scritta nel cielo, un delfino parlante…»
Ridacchiai. «Io direi che hai bisogno di dormire, tesoro, stai iniziando a delirare, peggio della sottoscritta.»
«Non posso darti torto» concordò, piantando il volto nel cuscino.
«San» la richiamai «Non stai per caso scordando qualcosa?»
Si risollevò e scosse la testa. «Giusto, la ninnananna.»
La ascoltai con la solita adorazione ed osservai il suo viso stanco distendersi mentre intonava la nostra melodia.
«Sannie» la interruppi poco prima della fine «So che avresti voluto qualcosa di unico, inimitabile e spettacolare, ma per me non c’è nulla che risponda a tali caratteristiche più della donna che amo e della canzone che lei ha composto per me.»
«Lo sapevo…» bisbigliò, mentre una lacrima le scivolava lentamente lungo la guancia sinistra.
«Quindi è qui, in questo anonimo angolo di mondo, che voglio farti la mia domanda, perché l’importante è che ci sia tu. Santana Lopez, vuoi cantarmi questa ninnananna per tutte le notti che la vita ci permetterà di trascorrere insieme?»
Tirai fuori l’anello da sotto il cuscino e glielo mostrai.
Mi fissò con gli occhi pieni di lacrime di gioia. In fondo, anche se non lo avrebbe mai ammesso, non aspettava altro che fossi io a chiederle di sposarla.
Attesi con impazienza il suo “sì”, che sembrò arrivare dopo un’infinità, poi le misi al dito il gioiello, bisbigliando: «Goditelo finchè puoi, perché appena rientriamo a Lima vado ad impegnarlo altrimenti non mi restano i soldi per l’affitto.»
«Non ti dovrai più preoccupare di simili inezie» mi rispose «Te l’ho detto, ho provveduto in altro modo. Non vedo l’ora di farti vedere la nostra bella villetta, arredata con l’aiuto delle Sannie’s Angels.»
«Q, Rach e…?»
«Lady Hummel, ovviamente! Che, tra l’altro, si è proposto per fare anche da wedding planner» continuò.
«Avevi già in mente una data?»
«Anche subito» replicò «Ma mettiti qualcosa addosso, non vorrei mai che Spazzolone, Trouty o Perticone vedessero più del necessario.»
Ignorai il suo umorismo e tornai seria per un momento: «Non ho fatto altro che sognare di essere tua moglie per i passati sette anni, direi che prima lo facciamo, meglio è. Quanto pensi che ci vorrebbe per mettere in piedi una cerimonia accettabile?»
«Mh, non saprei… Un mese? Sei settimane?»
«Sei settimane vanno più che bene» stabilii.
«Io scherzavo» commentò la latina.
«Sulla data o sul volermi sopportare per il resto della vita?» la punzecchiai.
«Molto spiritosa… Ma, sul serio, non credo che Hummel gradirà così poco preavviso.»
Sbuffai, prima di ricorrere ai miei infallibili “occhioni supplichevoli”.
«Ti odio, lo sai?» brontolò Santana.
«E tra sei settimane potrai giurarlo davanti al mondo intero» conclusi, abbandonandomi su di lei.
«Oh, Britt, come farei senza di te?» mormorò tra un bacio e l’altro.
«Ti prometto che non dovrai mai dare risposta a questa domanda. Io resterò con te, per sempre.»
 
Mercoledì 21 Agosto 2019, una data da segnare sul calendario.
Come era ovvio aspettarsi, Kurt fu decisamente scocciato dall’avere a disposizione solo una quarantina giorni per organizzare il tutto.
«Devo trovare la giusta location, spedire gli inviti, scegliere il menu per il rinfresco… I vestiti, i fiori, la musica…» Questa fu la litania che si ripetè durante tutto il viaggio di ritorno negli Stati Uniti e che continuai a sentire anche per tutto il mese successivo.
I miei futuri suoceri si occuparono di affittare un salone per cerimonie poco fuori città e ingaggiarono il più costoso servizio di catering dello stato. «Solo il meglio per la mia Santana» tuonò Iñigo Lopez quando fu informato delle nostre imminenti nozze «Visto che come consorte ha già scelto il meglio, io posso fornire il resto.»
Non avevo un profondo legame con i signori Lopez, ma mi avvicinai molto a loro durante quel breve periodo. Cosa più importante, Maribel e mia madre, che fino ad allora si erano viste praticamente solo a qualche cena o pranzo per le festività, iniziarono a frequentarsi come fossero amiche da una vita, mentre i nostri padri, scopertisi entrambi tifosi di football, cominciarono ad andare alle partite insieme.
Ero contenta che le nostre famiglie avessero un così buon rapporto, ma io ancora dovevo essere ufficialmente presentata alla parte del ramo propriamente “Lopez”. Durante una delle estati passate avevo accompagnato San a Puerto Rico ed avevo conosciuto il ramo materno, ma i parenti messicani, capitanati dalla famosa abuela, erano per me un mistero.
«Non ti perdi niente. Ci sono una quindicina di cugini rompiballe, qualche zio bigotto e la regina dei conservatori e probabilmente capo di qualche banda criminale, meglio nota come abuela Alma Lopez» mi spiegò Santana «Non so neppure se si degneranno di rispondere all’invito.»
Tolti i vari parenti, a presenziare alla cerimonia ci sarebbero stati, naturalmente, i nostri amici, qualche vecchio compagno del liceo e dell’università e pochi colleghi di San. Tutte le partecipazioni furono confermate in brevissimo tempo, così il wedding planner potè mettersi subito all’opera per soddisfare la leggera smania di controllo che si era manifestata in previsione della cerimonia.
Fu sempre Kurt ad accompagnarmi a scegliere l’abito, ma volli presenti anche gli altri ragazzi, che dovevano solo confermare quanto fossi bella e desiderabile in abito bianco. Quinn e Rachel, scelti i loro completi da damigelle, agirono da fedeli “Angels” trascinando Santana da una boutique all’altra per trovare qualcosa che non fosse “troppo”, ma neppure “troppo poco”. Sapevo quanto potesse essere incontentabile la mia amata, per cui le mie amiche ebbero tutta la mia più sincera compassione.
Mi divertii moltissimo, in seguito, ad aiutare i maschi nella ricerca dei loro abiti da cerimonia. Hummel vietò loro di rindossare i completi utilizzati per le nozze passate, provocando una folle corsa dell’ultimo minuto per trovare qualche abito di occasione, anche a noleggio, che fosse accettabile per un matrimonio.
Ashley sarebbe stata la damigella d’onore, come aveva sempre segretamente sperato, designare il secondo testimone fu più difficile. La scelta più ovvia ricadeva su Finn, Puck, Blaine o Sam. Il biondo e l’ex quarterback si tirarono indietro, con la scusa di non essere in grado di preparare un discorso decente per il brindisi.
Io avrei volentieri concesso ad Anderson l’onore di essere il nostro “best man”, ma, con una punta di nostalgia, mi tornò in mente quando Noah aveva improvvisato il piano di duplice conquista durante la magica estate e, allo scoprire che anche l’ispanica abitava a Lima, aveva esclamato: «Mi hai decisamente sconvolto! Posso fare da testimone di nozze?» Come potevo non realizzare il desiderio del Puck di allora?
Il matrimonio in sé fu piuttosto semplice. Ci furono le promesse che avevamo scritto personalmente e che strapparono ben più di lacrima e, senza praticamente comprendere esattamente cosa fosse accaduto, mi ritrovai a stringere la mano a decine di persone che si congratulavano.
«Mogliettina» mi sorprese San dopo che ebbimo ricevuto gli auguri da mio zio Peter, venuto dal Nevada, che si era portato dietro, manco a farlo apposta, uno scatolone di oggetti da lasciare ai miei genitori.
«Cosa c’è, cara?»
«Vorrei presentarti una persona speciale.»
Mano nella mano, ci avvicinammo ad una figura di spalle. Non mi sembrava di averla vista durante la cerimonia e non mi veniva in mente qualcuno sulla lista degli invitati che ancora non avessi conosciuto.
«Brittany, questa è Valerie» disse in tono solenne.
La sconosciuta si voltò e ci sorrise. Capii perché San, da ragazzina, si fosse presa una cotta per lei. Aveva il sorriso più luminoso che avessi mai visto, certo, dopo quello della mia sposa. I capelli castani erano lunghi e ben curati, il viso dall’espressione cordiale con due occhi chiari, simili ai miei. Doveva essere sulla quarantina, ma tutto di lei ispirava giovinezza e vitalità.
«Non ho fatto in tempo ad arrivare per le nozze vere e proprie, ma, come ti avevo promesso, eccomi qui» spiegò Valerie, abbracciando Santana.
«Sono davvero felice di rivederti» replicò la latina «Sono passati troppi anni.»
«Non importa, piccolina» rispose la donna, poggiandole amorevolmente la mano sulla spalla «Ma, piuttosto» continuò squadrandomi rapidamente «Questa è la famosa Brittany! Lasciami dire che sei molto più bella dal vivo che in fotografia.»
Detto ciò mi gettò le braccia al collo come se ci conoscessimo da una vita. Io, un po’ imbarazzata, risposi all’abbraccio, ma subito volli indagare un po’: «Potrei sapere come faceva a conoscermi già?»
«Tesoro, dalle del “tu”» si intromise la Lopez.
«Sì, Brittany, non farmi sentire più vecchia di quello che già sono» ridacchiò «Ho visto alcune tue foto, inviatemi dalla qui presente Santana.»
Dal modo in cui mia moglie arrossì e dalla mia espressione sorpresa, la donna capì che io ero all’oscuro di tutto. «Uh! Ma allora non sa di tutte le cose carine che mi hai detto di lei!» esclamò rivolta all’ispanica «Tanto per cominciare, mi ha sempre spedito gli auguri per le feste e non ha mancato mai di farmi sapere che era felice perché le poteva passare con te» mi confidò, facendo arrossire ancor più San «E poi c’è stata la fotografia. Quella della sua ultima competizione.»
La ricordavo bene. Eravamo state in California per dieci giorni e San, come al solito, aveva sbaragliato la concorrenza, guadagnandosi il primo posto.
«Mi è arrivata la foto di questa bella biondina con un’enorme coppa e la scritta “il mio trofeo più caro e prezioso, insieme all’ultimo premio di surf”, l’ho trovato il commento più carino di tutti i tempi.»
«Sannie!» squittii «Non me lo avevi mai detto! Sei più adorabile di quanto avessi mai sospettato!»
«E ancora non ti ho detto della lista di tue qualità che mi ha fatto per convincermi che eri una ragazza da sposare!» riprese Valerie.
«Adesso basta, per favore» borbottò l’ispanica, rossa come un peperone.
«Ma come!? I matrimoni sono fatti per imbarazzare gli sposi» ghignò la mentore, per poi fare la linguaccia all’alunna.
Mi piaceva quella donna, probabilmente sarebbe stata in grado di rivelarmi più cose su Santana di quante non ne sapessero tutti gli altri presenti.
«Andresti d’accordo con Vivian, senza dubbio. Avreste un milione di battutine da fare» commentò la mia mora, facendo vagare lo sguardo alla ricerca di mia madre.
«Presentamela!»
«Ma’!» la chiamai anche se non riuscivo a vederla, sperando che mi sentisse.
«Cosa vuoi?» domandò, spuntando alle mie spalle senza preavviso, facendomi prendere un colpo.
«Questa è l’insegnate di surf di San» le spiegai «Valerie, Vivian Pierce» feci le presentazioni «Potrebbe sedere con voi per il rinfresco? Non penso conosca qualcun altro.»
«Lieta di conoscerla e di poter mangiare con lei» sorrise la donna, tendendo la mano verso mia mamma.
«Dammi del “tu”, per favore, non farmi sentire più vecchia di quello che già sono» replicò mia madre.
«Visto? Che vi dicevo?» intervenne Santana «D’amore e d’accordo.»
«A proposito di amore… Si dice che da sposati sia meglio… Mi farete avere la vostra opinione, vero?» domandò, con il suo consueto tatto, mia mamma.
«Vivian!» risuonò una voce e poco dopo comparve mio padre «Non avrai sul serio fatto quella battuta? L’ho sentita dall’altro lato della sala!»
«James, caro, certe volte sembra che abbia sposato un prete cattolico» ribattè scuotendo la testa «Non si può fare neppure un’insinuazione piccola piccola… E poi non è che, standomene zitta, queste due…»
«Ti prego, non dire altro!» tentai di farla tacere.
«Smetteranno di…» continuò Valerie sull’onda di quanto cominciato dalla nuova amica.
«Val!» esclamò la latina.
Mi portai una mano alla testa. Mi sembrava di essere finita dentro una delirante commediola.
I miei e la nuova ospite ci lasciarono, dopo che fu riportato l’ordine, e così potemmo prendere posto al tavolo centrale, sotto gli occhi di tutti gli altri invitati.
Quando fu calato il silenzio generale, Puck, che era seduto accanto a Santana, si alzò per il proprio discorso.
«Non sono mai stato noto per la mia abilità con le parole» esordì «A meno che non si trattasse di dire una cretinata al momento giusto.»
Dall’angolo dei nostri amici del McKinley si levò qualche risata.
«Però oggi ho deciso di impegnarmi, per le due belle signorine qui presenti, in nome dell’affetto che ci lega» riprese «Di solito, dal testimone ci si aspetta qualcosa di carino sull’amore e altre baggianate simili riguardanti gli sposi. Ebbene: cosa dovete sapere di Brittany e Santana?»
Mia moglie ed io lo guardammo male, preoccupate per cosa potesse inventarsi.
«Tanto per cominciare, sono schifosamente innamorate. Insomma, guardatele! Potrebbero passare le giornate a fissarsi negli occhi senza stancarsi. Una noia mortale… Ma cosa si cela dietro questa facciata monotona? La risposta è semplice: una nerd» disse indicandomi «E una surfista» proseguì, puntando San «Che, però, è in realtà una nerd anche lei. Ancora mi chiedo per quale ragione non abbiano voluto una cerimonia in elfico o non abbiano scritto le promesse in Na’vi… Dunque, che sia questo il segreto del vero amore? Passare le sere, invece che a divertirsi, a guardare per la trentasettesima volta “Harry Potter e il miracolo dello scampare alla morte un altro anno”? A quanto pare sì.» Ci rivolse uno sguardo dolce. «Perché nei sette anni che ho vissuto osservando l’evolversi del loro rapporto non ho dubitato neppure per un istante che quello fosse vero amore. Forse ci stanno tenendo nascosto qualcosa: un rito voodoo che praticano mentre non le guardiamo, o forse hanno trovato una formula magica… Non lo sapremo mai. Ma, d’altronde, è giusto così, ogni coppia ha il proprio segreto per resistere alle avversità della vita.»
Fece una breve pausa, durante la quale tutti gli occhi furono puntati su di noi. Ognuno stava cercando, a modo proprio, di capire cosa legasse tanto me e l’ispanica. Non avrebbero mai saputo che era una semplice ninnananna.
«E quindi, con l’augurio che ogni sfida venga superata e ogni ostacolo abbattuto, vi chiedo di levare i calici. A Brittany e Santana: la nerd e la surfista, che è anche una nerd!»
«A Brittany e Santana!» rispose la platea.
«E adesso servite il vino e portate gli antipasti!» esultò l’ebreo, dando il via al pranzo.
Nonostante il mio proverbiale appetito, non riuscii a mangiare molto. Ero stata travolta da troppe emozioni in brevissimo tempo, inoltre non potevo permettermi di riempire troppo lo stomaco perché avrei squarciato il vestito.
Nel mezzo del pasto Quinn annunciò la propria gravidanza, calamitando l’attenzione di tutti e permettendo così al mio mal di testa incalzante di farsi meno oppressivo. Fummo tutti molto contenti di quella notizia, che rese ancora più speciale un giorno di per sé unico.
Ci alzammo da tavola dopo un tempo che mi parve interminabile, solo per sederci un’altra volta ad aprire i diversi regali. Non sarei sopravvissuta se non avessi avuto San al mio fianco, che faceva di tutto per non farmi pesare la stanchezza.
Non feci in tempo a riprendermi dallo scarto dei doni che fu l’ora di cenare. Per allora buona parte degli invitati si era ritirata, facendo sì che quelle ore scorressero in un clima più rilassato e famigliare.
A mezzanotte, incredibilmente, Santana ed io varcammo, per la prima volta da sposate, la soglia della nostra nuova casa. Puckerman aveva proposto di accompagnarci insieme agli altri uomini per poi invitare un gruppo di spogliarelliste, ma non appena l’idea era giunta alle orecchie della Fabray, il piano dell’ebreo era andato in fumo.
«Sono contenta che ci abbiano lasciate in pace» confessai, muovendo i primi passi nella nostra nuova dimora «Ce lo vedi un branco di spogliarelliste in questo intonso santuario? Avrebbero demolito casa prima ancora di averci fatto entrare.»
«Però ammetto che sarebbe stato uno spettacolo quantomeno interessante» commentò Santana, litigando con le proprie scarpe, che non volevano saperne di essere levate «Dopotutto sarebbe stato il nostro addio al nubilato mancato.»
«Se vuoi andare a caccia di donnette facili, fai pure» dissi, con il mio tono da offesa «Io salgo in camera da letto. Se mia moglie è intenzionata a seguirmi lo faccia ora o se ne vada per sempre.»
Sentii la latina ghignare alle mie spalle mentre salivo le scale.
«Vedo che alla fine hai fatto la tua scelta» osservai, mentre mi dava una mano a liberarmi dei diversi nastri e laccini che componevano il mio abito.
«Sei l’unica donna che voglio, lo sai» mi sussurrò all’orecchio, prima di posarci un bacio «E poi devo pur dare una risposta a Vivian…»
«Oh, no, non cominciare!» sbottai «Ogni volta che quella pazza apre bocca vorrei seppellirmi.»
«Su, Britt, la sua è solo legittima curiosità… E non è colpa di nessuno se è portata per fare battute atte a metterti in imbarazzo. Se vuoi posso farlo anche io.»
«Non ci pensare! Non ho acconsentito a sposare mia madre!»
«Ma se lo diceva anche quello psicologo, quel Freud: alla fine tutti vogliamo solo portarci a letto la mamma» enunciò, come se si trattasse di una legge dell’universo.
«Sono piuttosto sicura che non abbia usato queste esatte parole» criticai.
«Come sei puntigliosa stasera…» brontolò la latina, abbandonandosi sul materasso per finire di svestirsi.
«Sannie» mormorai «Scusa, è che sono un po’ stressata. E pensare che non siamo sposate neppure da ventiquattro ore!»
Mia moglie rimase in silenzio, aspettando che fossi pronta per raggiungerla, poi, non appena mi avvicinai a lei, cominciò a cantare la ninnananna.
«Pensavo che i tuoi piani fossero altri…»
«Mi sembrava giusto prima “consacrare” questo luogo con la nostra canzone speciale» mi spiegò.
«È stato molto bello quello che ha detto Noah» commentai «Riguardo il nostro segreto della felicità. Quando ti sento cantare per me, non riesco ad immaginare un mondo migliore, perché tutto è così meraviglioso di per sè.»
«Vivere la vita con te è una delle poche cose, forse l’unica, tanto fantastica nella mia immaginazione quanto nella realtà» rispose, cogliendomi di sorpresa.
Le dedicai uno sguardo dolce e lei non potè fare a meno di sorridere. «Davvero» continuò «Mi rendi incredibilmente felice.»
«E ti assicuro che non ho intenzione di smettere mai» replicai «Sarò al tuo fianco, ovunque. E ti amerò, fino all’infinito.»
«E oltre» aggiunse, portandosi sopra di me.
«“Toy Story”? Sul serio?» ridacchiai incredula.
«Non ho potuto resistere… Lo ha detto anche Puck: sotto sotto sono un’inguaribile nerd anche io.»
«Ti amerò fino all’infinito, Santana Lopez» ripetei. Mi piaceva il suono di quelle parole e le avrei potute pronunciare fino alla fine dei tempi.
«E ti amerò fino all’infinito anch’io, Britt» concluse, prima di dedicarmi un altro bacio.
Lasciai che posasse piano le labbra sulle mie e mi abbandonai a lei, nella nostra perfetta unione fisica e spirituale. Avevo trovato il mio angolo di Paradiso, che, in quel momento, era caldo come il corpo di Santana premuto contro il mio, odorava di fresco come le lenzuola che ci avvolgevano e risuonava delle note della nostra ninnananna spagnola.

NdA: Con questo posso dire di aver ufficialmente esaurito la scarica di emozioni causata dall'episodio di settimana scorsa, spero che il risultato sia stato di vostro gradimento. Non ho nulla da aggiungere se non i ringraziamenti a tutti i lettori e i recensori, quindi concludo qui.
   
 
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