Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: MORGENSTERN_J    22/01/2015    3 recensioni
in questa breve ff ho voluto scrivere di un personaggio che molti vedono malvagio, ma che secondo me non è altro che la vittima di tutta la saga, quella a cui è sempre stata negata una possibilità.
per raccontarvi di lui ho iniziato dal suo ottavo compleanno e in questa storia suddivisa in più capitoli racconterò della sua vita mentre cresce.... vista dalla sua parte.
-Morgestern
P.S.le recenzioni fanno sempre piacere :)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jonathan, Valentine Morgenstern
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Amare è distruggere
Era un giorno come altri. Jonathan si era alzato all’alba, aveva aperto le ante, riempiendo la sua camera di luce rosata; aveva sistemato la sua camera e si era preparato, indossando la sua tenuta da allenamento. Con la tenuta ormai aveva imparato a vivere. La stoffa nera e il cuoio trattato con speciali rune, lo rendevano invulnerabile a veleni e artigli demoniaci, le spade angeliche erano le uniche che potevano facilmente danneggiare la stoffa, ma per ora non l’aveva mai scalfita né tantomeno aveva mai perso una battaglia. Si chiuse la porta alle spalle con una mano, mentre con l’altra sistemava il suo pugnale nelle cinghie sulla coscia.
Jonathan aveva sedici anni ed era uguale al padre, il famigerato, affascinante e folle Valentine Morgestern. Era alto per la sua età, muscoloso, agile e veloce come un gatto. Era silenzioso come un’ombra e coglieva spesso suo padre alle spalle, ma ciò gli costava sempre caro. Aveva il viso splendido angoli e forme decise lo rendevano il tipico ragazzo misterioso e affascinante. Il sorriso era così etereo da renderlo quasi un angelo, ma un angelo caduto. Solo gli occhi erano diversi dal padre; la pupilla e l’iride si fondevano creando un nero scuro come le tenebre, in cui amava vivere. Nero come la notte, un vuoto in cui ci si perdeva senza più ritorno. La prova della sua anima demoniaca; il sangue di Lilith ribolliva, infatti, nelle sue vene dalla nascita. Il dono che gli avrebbe permesso di conquistare il mondo.
Si diresse in armeria e uscito si sistemò la sua spada, Eosfosforos, alla cintura. Qualcosa si illuminò quando attraversò un raggio di luce che entrava dalla finestra nel corridoio: un anello. Era di forma cilindrica, portato sull’indice del ragazzo. Aveva degli intagli che figuravano delle stelle e il suo centro era un bassorilievo: la “M” dei Morgestern spiccava in campo rombato. Era argento e Jonathan ci teneva particolarmente. Esso era infatti il simbolo della sua famiglia, che aveva fatto la storia degli shadowhunters. Il nome di suo padre sarebbe stato un nome riecheggiante nei cuori di tutti, shadowhunters e nascosti . Jonathan aveva questo obbiettivo: farsi ricordare nel tempo come colui che avrebbe ricreato un nuovo mondo, radendo al suolo tutto ciò che c’era di impuro, corrotto o buono. Avrebbe governato con la paura e creato il più grande impero della storia, compresa quella mondana.
Sovrappensiero varcò la soglia della cucina e andò a sbattere contro suo padre.
- Oh! Scusi pad…
Non aveva finito la frase quando uno schiaffò risuonò nella casa silenziosa, arrossando lo zigomo destro del ragazzo.
-Mi disp…
-NON parlare se non ne vuoi un altro Jonathan.
Il ragazzo ammutolì sfiorandosi il rossore sul volto. Sapeva che se avesse provato a parlare gli schiaffi  sarebbero diventati altro.
-Oggi andremo a caccia- disse Valentine senza alzare gli occhi dal tavolo.
- Come desidera padre, sono pronto.-
-Partiremo tra mezz’ora. Prendi i cavalli e aspettami fuori.-
Jonathan uscì e andò verso le scuderie. Prese il suo cavallo, Blackjack, un bellissimo purosangue nero come il sottobosco in una notte d’inverno, con gli occhi che scrutavano attenti ogni movimento. Quando vide arrivare Jonathan nitrì piano e pestò con gli zoccoli il terreno del suo box. Il ragazzo passò una mano sul muso del cavallo e cominciò a prepararlo. Dopo una decina di minuti passò al cavallo di suo padre, un burbero purosangue grigio come la tempesta, ignoto e imprevedibile come un uragano. Bluster, si chiamava e secondo Jonathan non c’era nome migliore per quel cavallo. Lo aveva visto, infatti, correre, incitato da suo padre e non c’era creatura che poteva anche solo sperare di seminarlo. Aveva uno scintillio crudele negli occhi che aveva sempre messo in allerta Jonathan.
Mezzo’ora dopo erano in sella e seguivano le tracce di un lupo, o un licantropo aveva detto V Valentine con un ghigno, sfiorando la sua spada con le dita. Jonathan sapeva perché Valentine odiava i nascosti e si spiegava anche l’odio profondo verso i licantropi:
Quando Valentine aveva l’età di Jonathan aveva un parabatai, Lucian. Erano compagni d’avventura, custodi di un sogno che avevano giurato di inseguire fino alla fine. All’inizio avevano combattuto fianco a fianco, proteggendosi le spalle, portando nelle menti degli shadowhunters la loro idea di mondo, fondando il circolo e progettavano il colpo nella sala degli accordi da mesi, quando poi Lucian aveva tradito la sua fiducia, come punizione Valentine aveva fatto sì che fosse morso da un licantropo. Gli aveva poi intimato di uccidersi, perché loro combattevano la feccia che lui era appena diventato, ma Lucian non gli aveva dato ascolto e aiutato da Jocelyn, la moglie di Valentine, avevano rovinato tutti i suoi piani, costringendolo a inscenare la sua morte, nascondendosi nell’ombra per anni. Giurando vendetta.
Perso in quei ricordi fu richiamato all’attenzione dalla voce del padre, fredda e spaventosa. Aveva assunto il suo aspetto da guerriero, sguardo malvagio, sorriso che faceva più paura della sua spada, in quanto era puro: amava uccidere. Tutti i suoi sensi erano all’erta e Jonathan capì che la preda era vicina.
Egli estrasse la sua spada e si mise in posizione. Sapeva sfruttare la forza del suo cavallo per spingersi contro la vittima e la sua Eosfosforos non mancava mai il bersaglio.
Valentine annuì e indicò con il mento, in un silenzio assordante, un cespuglio di mughetti, fiori a forma di campanella che si muovevano piano al ritmo di un vento leggero. Jonathan contò fino a tre e si spinse con forza nella direzione indicatagli. Con una veloce capriola cinse i fianchi della creatura con le gambe, immobilizzando l’esile figura che stava sovrastando. Il suo sguardo si abbassò lentamente e per poco non urlò quando si accorse che la fata a cui teneva la spada puntata alla gola era famigliare. Con orrore si rese conto che non era una fata qualunque.
-Macy- sussurrò.
Era Macy, la sua ragazza proibita.
Lo sguardo di Jonathan era una porta sul suo cervello, stava analizzando tutte le possibilità, desideroso di farla scappare prima che suo padre li raggiungesse. Allentò la lama, allontanandola dalla ragazza.
-Jonathan cos’è?- la testa di Valentine si materializzò dietro le spalle del figlio. Valentine posò gli occhi sulla creatura tra le braccia di Jonathan.
Era una ragazzina, sui quindici anni, con la pelle candida come la neve. I lineamenti erano tipici del popolo fatato, spigoli che rendevano le ombre del suo volto intriganti, orecchie leggermente a punta. Era una delle fate più belle che avesse mai visto; le labbra di lei, corpose e a forma di cuore, erano socchiuse, un piccolo sbuffo irregolare tradiva la sua agitazione. I suoi occhi erano verdi, con una sfumatura dorata che vi  si immetteva come un fiume sfociando nel mare. Il volto era incorniciato da una cascata di capelli ondulati, color caramello. Erano intrecciati con fili d’argento e piccole perle che brillavano alla luce della luna. Il suo corpo era esile, ma Valentine sapeva che era molto forte. Le estremità delle ali di lei le spuntavano delicatamente da dietro le spalle. Sembravano molto leggere e brillavano anche se erano all’ombra, come se brillassero di luce propria. Sembravano intagliate da un orafo di grande prestigio. Greche, ghirigori, lievi membra rendevano le ali come un piccolo strato di rugiada posato su un fiore alle prime luci del sole.
-Jonathan perché è ancora viva?-
Jonathan trasse un respiro profondo.
-padre … lei.. lei è Macy.-
- e allora ? è una nascosta, indegna di esistere, parassita da eliminare!-
Jonathan guardò Macy e scosse la testa, poi fece la cosa più pazza, insensata e pericolosa che potesse fare: la baciò.
Le labbra di lei si dischiusero e Jonathan fu avvolto da un brivido, un brivido piacevole, che lo stupiva ogni volta; era impossibile, lui non poteva provare emozioni, era stato creato a quel fine eppure il cuore batteva veloce, la sua bocca continuava a cercare le labbra di Macy come un bambino cerca l’amore della madre. Lei lo faceva sentire vivo, lui l’amava.
Aprì gli occhi staccandosi un poco per riprendere fiato. Macy gli aveva posato una mano leggera sul viso e alla luce della luna il suo sguardo era lucido, non guardava Jonathan ma alle sue spalle, aveva terrore, paura negli occhi.
Il ragazzo si girò e vide Valentine: con una smorfia di disgusto aveva estratto il suo pugnale dalla cintura.
-padre non le farà del male.-
Lui non rispose, ma un ringhio quasi animale gli uscì dal profondo della gola.
Jonathan si portò lentamente davanti a Macy, con l’intenzione di toglierla dalla visuale del padre.
-Tu..tu..-
Valentine scagliò il pugnale e Jonathan si rese conto troppo tardi che aveva mirato mezzo metro alla sua destra.
Seguì con orrore la traiettoria del pugnale, sembrava un orribile ripresa a rallentatore, mentre si rendeva conto di essere troppo lontano, troppo lento. Vide Macy cadere a terra inarcando la schiena con dolore.
Le si inginocchiò affianco e estrasse la lama dalla sua schiena, prendendola in braccio delicatamente, con le lacrime che gli solcavano il viso.
-Macy no…-
- Mio amato principe, ricorda, ricorda che tu sai amar…-
Non finì mai la frase e la mano che con tanta volontà era arrivata al volto di Jonathan cadde senza vita sul suo grembo. Dalle labbra le fuoriuscì una lieve luce verde, che scomparse nella foresta.
Jonathan si piegò su di lei e appoggiando la fronte alla sua, pianse, stringendola a sé in quella notte, che aveva perso tutta la sua magia.
-Amare è distruggere e essere amati è essere distrutti. Jonathan andiamo a casa, tu ora capirai cos’è il dolore -.
 
-Alessia-
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: MORGENSTERN_J