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Autore: FrancyBorsari99    24/01/2015    1 recensioni
Mi chiamo Harriett Danion.
Mi sono data io questo nome, dal momento che nessuno si è mai preso il disturbo di sceglierne uno per me.
Non ho veri e propri genitori, ma non sono orfana.
Sono nata con la consapevolezza delle mie origini, e non sono mai stata bambina.
In termini umani, avrei sedici o diciassette anni. In termini... Beh... Miei, ho tre anni, quindi sono piuttosto giovane, ma il vantaggio di sbucare dalla terra come da sabbie mobili al contrario è che sai già tutto quello che c'è da sapere.
Immagino vi stiate chiedendo quale orribile mostro possa nascere già sedicenne di tutto punto, senza genitori, senza un nome, senza un'infanzia come base per il futuro.
È complicato.
Io sono figlia dell'Odio.
Più precisamente, di quello di Gea.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima cosa che penso è che l'Oracolo non ha decisamente l'aspetto di un Oracolo.

Non dico che dovrebbe esistere uno stereotipo, o qualcosa del genere, ma forse mi aspettavo qualcosa di più solenne, o ermetico, e invece la ragazza riccia e rossa in shorts macchiati di colori a tempera e maglietta sgualcita del campo non rientra proprio nella categoria.

– Sono Rachel! – si presenta allegramente, stringendomi la mano prima che io possa anche solo decidere se è il caso di allungarla o no.

Sento un brivido corrermi lungo la schiena, quest'espansività non mi piace, ma tento lo stesso di abbozzare un sorriso.

Annabeth cerca di essere diplomatica notando il mio disagio e fa in modo che Rachel indietreggi un po'.

– Ecco qual'è il problema: – comincia, con aria strategica – l'Oceania non esiste più, miliardi di persone sono morte e Gea è ancora viva, seppur con un piede nella fossa. Il suo piano è ricongiungersi ad Urano per tentare di nuovo di macellarci a dovere, e Harriett le serve per questo. Vedi, lei è la sua “figlia illegittima”– e qui fa il gesto delle virgolette – ed è l'unica che può tirarla fuori dal casino in cui si è cacciata.

Lo ammetto, mi piace la sua versione dei fatti, fa tanto “Imminente apocalisse: disperiamoci tutti!”, e devo ringraziare di essere abbastanza realista da non prendere alla lettera il suo cupo sottinteso e buttarmi giù da un aereo senza paracadute.

L'Oracolo Rachel si raddubbia improvvisamente, aggrottando la fronte con fare pensieroso.

– Ora capisco... – i suoi occhioni verdi scattano e mi fissano come se la lampadina che le si è accesa nel cervello li illuminasse dall'interno.

– Cosa vuoi dire? – Annabeth è visibilmente impaziente, e lo sono anche io, ma riesco a rispettare un certo autocontrollo. Dopo quello che è successo con Nico e quella sensazione di astio bruciante che ho provato nei suoi confronti, mi convinco che forse, mantenendo un profilo basso, posso evitare altri inconvenienti del genere.

– Voglio dire, che stanotte ho avuto una profezia, probabilmente nel sonno! – esclama Rachel elettrizzata, cominciando a scartabellare freneticamente con i fogli sparsi sulla scrivania della sua stanza nella Casa Grande.

La osservo mentre fa scorrere le dita fra la carta, spostando le pagine alla ricerca dell'ultima che ha scritto.

– Eccola! Devo ammettere che all'inizio non sapevo cosa significasse, ma adesso almeno una parte è chiara! – e le allunga quello che ha tutta l'aria di essere uno scontrino capitato fra le sue mani in quel momento d'ispirazione improvvisa, perché le parole riportate sono scritte con un pastello a cera.

 

Greci e Romani una nuova battaglia affronteranno,

che il cerchio si chiuda impedire dovranno.

Cielo e terra si stanno riunendo,

con la stirpe primordiale stanno risorgendo.

La figlia dell'odio ed il contrapposto celeste,

se non impediranno le apocalittiche tempeste

infine cadranno all'epica rappresaglia,

con i nemici armati dell'ultima battaglia.

Ai confini dove i passi sono ridotti

dall'impresa eroica verranno condotti,

dove la madre attende con veneranda agitazione

verranno salvati da sofferta abnegazione.

 

 

Tutto ciò ufficializza l'Armageddon, insomma. Si salvi chi può.

Passo un occhio critico sul resto del foglietto, cercando di non dare a vedere il disappunto per il fatto che non sia subito corsa ad avvertire Chirone ed il signor D della fine imminente e glielo ripasso.

– Ebbene, sappiamo cosa dobbiamo fare. – dico, cercando di sembrare meno tesa di quello che sono. Annabeth soffia leggermente, con espressione indecifrabile ed un sopracciglio alzato.

– Se i nemici armati sono i sette della vecchia profezia, è meglio se ci riuniamo tutti per discuterne. – dice.

– Il problema è che i romani ci metterebbero un sacco a venire qui, e stiamo già perdendo abbastanza tempo... – obbietta Rachel, riponendo lo scontrino nella tasca dei pantaloncini.

Annabeth sembra avere una soluzione anche per quello.

 

Dopo esserci riuniti tutti quanti nella sala di comando del Bunker Nove, dove Leo sembra essere a suo agio addirittura con i chiodi del tavolo, lui, Annabeth, Percy, Piper, la sottoscritta e, seppur con mio dispiacere, Nico, ci sediamo in cerchio attorno a quello che ha tutta l'aria di essere uno scudo di bronzo grande quanto un copertone.

All'inizio il figlio di Efesto si limita ad armeggiare con un paio di piccoli telecomandi di plastica, premendo i loro bottoncini colorati come caramelle, poi la superficie cambia colore e comincia a riflettere qualcosa che nella stanza non c'è: tre volti, presumibilmente quelli dei tre che mancano all'appello.

Ovviamente li riconosco subito: Jason Grace sta sorridendo in ciò che è di sicuro uno scudo uguale a quello che stiamo usando noi, mentre Frank Zhang e la figlia di Plutone, Hazel Levesque lo imitano agitando una mano.

– Come va, ragazzi? – chiede emozionato il figlio di Marte, sistemando meglio lo schermo davanti a sé.

– Noi bene, ma visto che abbiamo poco tempo, sarò veloce, ragazzi: c'è una nuova profezia, e siamo in guai seri. – prende parola Annabeth, con sguardo cupo, mentre anche gli altri presenti nel bunker trattengono il respiro.

– Di che cosa parla? Perché non ci avete detto niente, prima? – salta su Percy, fissandoci entrambe con rimprovero. – Volevamo aspettare che foste tutti presenti per evitare fraintendimenti e ripetizioni, inoltre non abbiamo abbastanza giorni da riunirci tutti in uno dei due campi e dobbiamo stabilire che cosa fare. – risponde prontamente la sua ragazza, gli occhi tempestosi improvvisamente addolciti.

– Quanto tempo abbiamo, e soprattutto, cosa dice la profezia? – Jason si sporge verso lo scudo per vederci meglio, e i suoi occhi azzurri di bloccano su di me come se fossi un'intrusa.

– Mi chiamo Harriett, e per quanto questo vi sconvolgerà, sono figlia di Gea. – dico, considerando la loro reazione nient'altro che un passo ben recitato del solito copione.

– E di grazia, che cosa ci fa una figlia del nemico al campo Mezzosangue? – Hazel non sembra voler essere sgarbata, ma è visibilmente sospettosa, ed il suo sguardo non è nemmeno troppo amichevole.

– è quello che mi chiedo anche io. – dice Nico di Angelo emergendo da un catatonico silenzio. Gli lancio un'occhiata alla “tu-sai-che-io-so”, sorridendo con furbizia e strizzandogli l'occhio. Lui mi fissa in cagnesco, ma non dice nulla. – sono qui, – dico. – Perchè Gea può essere fermata solo grazie a noi, egiusto per inciso abbiamo meno di una settimana per farlo. Ho bisogno di voi tanto quanto voi avete bisogno di me. In sogno mi ha detto che intende ricongiungersi ad Urano, per essere certa di distruggere tutto una volta per tutte, e ripristinare la terra, come per ricominciare d'accapo. Per risorgere completamente le serve che sia io a tirarla fuori dal Tartaro, ma dal momento che sto dalla vostra parte, non intendo farlo. Se non tentiamo di fermarla, troverà un modo per portare a termine la sua missione, può estendere la sua progenie e creare altri figli che eseguano gli ordini, ed è un'altra cosa che dobbiamo impedire: devo essere io ad andare là, e invece che aiutarla, tenteremo di metterla a tacere per sempre. –

tutti mi fissano in un silenzio teso, l'unico rumore è il ronzio metallico proveniente dallo scudo. Annabeth annuisce sommessamente, come se fosse d'accordo.

– Okay, potrebbe andare, ma una volta lì che cosa facciamo? Come la fermiamo? –

– Ancora non lo so, ma dobbiamo pensarci dopo. Intanto cerchiamo di capire il significato della profezia, almeno, e stabiliamo un punto a metà strada dove trovarci per essere sicuri di non perdere tempo. – suggerisco, abbracciandomi le ginocchia e dondolando leggermente sul posto.

– Appunto, – scatta Frank, incrociando le braccia, – cosa dice esattamente?

La recito senza esitazione, calcando l'accento delle rime con solennità e sforzandomi di comprendere tutte quelle parti che non mi sono chiare.

– Siamo tutti d'accordo che i nemici armati siamo noi. – inizia Leo, giocherellando distrattamente con un cacciavite estratto dalla cintura degli attrezzi. – voglio dire, era così anche nell'ultima profezia, no? –

– Esatto, – conviene Piper, – anche la stirpe primordiale non è difficile da interpretare, penso che si riferisca a te, Harriett. – mi sorride con gentilezza, uno dei pochi gesti carini che ho ricevuto da quando sono qui, e mi sento rincuorata.

– D'accordo, la figlia dell'odio? Sei tu, giusto? – chiede Jason, grattandosi il mento con sguardo confuso.

– Sì, – ammetto . – è così che sono nata, personificando l'odio di Gea. Ciò non significa che io odi ogni cosa che vedo, e onestamente amare non è il mio forte, ma sono dalla vostra parte. – puntualizzo, continuando a dondolare sul posto.

– Ma il contrapposto celeste? Che diavolo è? – replica Jason, appoggiando il mento ad una mano, avviando il via alla serie dei dubbi che questa profezia ci ha fornito.

Non rispondo. Non ne ho idea.

– Forse ho una teoria. – la voce di Annabeth spezza il silenzio che è calato da qualche minuto, interrompendo il lavorare di cervelli che lo ha creato. – Il contrapposto è qualcosa di contrario, no? E quello in questione è celeste, quindi è il contrario in base al fatto che sta in alto, e visto che Gea ha bisogno di un tramite dalla Terra che la salvi, forse anche Urano farà lo stesso. – dice. Tutti restiamo in silenzio, senza osservare altre possibili soluzioni.

Del resto, ha perfettamente senso, se esiste qualcuno come me devo per forza trovarlo. Intanto perché potrebbe essere un buon alleato, in secondo luogo perché se non è dalla mia parte, è sicuramente da quella di Urano, e va fermato.

– Devo dire che l'abnegazione non mi piace nemmeno un po'. Ma quel “dove i passi sono ridotti”... che vuol dire? – chiede Hazel, spostandosi indietro i ricci castani con aria molto confusa. Il riflesso dello schermo rende i suoi occhi più dorati ed espressivi di quanto già non siano.

– Questo lo so io, e non sarà affatto una buona notizia, per chi non è ancora stato avvertito... – mi fermo un attimo, soppesando le parole più indolori che conosco, quando mi dico che tanto alla fine sarebbe stata la stessa catastrofe. – La porzione globale che comprendeva l'intera Oceania è stata distrutta. In parole povere, siamo a corto di un continente e la terra sembra che sia stata addentata come un dolce. – e qui si scatena il panico. I tre romani scattano tutti in piedi, prendendo contro al tavolo su cui hanno appoggiato lo scudo, che si rovescia rovinosamente sul pavimento. Il clangore metallico è assordante anche per noi.

– Ehi! Ci ho messo una settimana per costruire questi cosi, fareste meglio ad avere un Leo dalle vostre parti che sappia rimediare ai danni! – esclamò indignato il figlio di Efesto, alzandosi a sua volta.

L'immagine è sfocata ed intermittente, e nonostante lo schermo viene subito raddrizzato, è difficile vedere per più di dieci secondi di fila senza che emettesse un suono stridente.

– Sentite, dobbiamo andare al confine del pezzo di terra che ci manca, in una maniera o nell'altra, e se vogliamo evitare di fare il giro lungo, vi passeremo a prendere noi! – mi affretto a dire precipitosamente, prima che lo schermo si oscuri.

Una piccola esplosione, e dal bordo comincia ad uscire del fumo nero.

– Per tutti gli dei, grandioso! – sbuffa Leo al limite della ragione, cominciando ad armeggiare freneticamente estraendo cacciaviti e bulloni a raffica, nel disperato tentativo di bloccare l'emorragia fumogena che comincia a contaminare l'aria della stanza.

Spero che la possibilità di azionare l'Argo II lo renda un po' più di buon'umore, perché se non ci sarà lui a mantenere alto il morale del gruppo, allora nemmeno la nave riuscirà a a salpare.

 

SONO IMPERDONABILE

ma sono anche tornata, quindi siate clementi, ve ne prego.

Allora, premetto che questo capitolo è un po' più breve, ma almeno ora sono riuscita a tirare fuori qualche idea, non necessariamente buona, ma meglio di nulla...

spero recensiate e che non mi stiate odiando, perché mi odio già abbastanza da sola.

un bacione!!!

 

  
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