Quattro
luglio: festa nazionale negli States!!!
In
questo giorno, ogni attività commerciale è chiusa
in ogni angolo del
paese……tranne il Boars Nest, ovviamente!
Boss
è troppo tirchio per rimetterci gli incassi di una giornata
chiudendo il
locale, così, profittando della giornata festiva,
l’intera contea si riversa al
“Nido dei Bufali”.
Questa
volta Boss ha escogitato uno stratagemma per incentivare le persone ad
affollare il suo locale: una gara canora, un karaoke in perfetta
regola, a
parte quel migliaio di regole scorrette che J.D. inserisce in ogni suo
gesto,
figuriamoci nelle sfide!
Per
la prima volta, i due bellissimi cugini Duke non si presentano insieme:
ognuno
si presenterà in coppia con la propria partner.
Bo,
insieme a Betty Lou, eseguirà “Take me home,
country road”, una canzone
leggendaria, soprattutto nel sud degli States dove si svolge la nostra
storia.
Luke
invece si presenterà con Candy e canterà
“Boulder to Birmingham”, un brano reso
famoso dalla mitica Dolly Parton.
“Cugino,
ti concederò l’onore di arrivare
secondo” – dice Luke rivolgendosi a Bo.
“Aspetta
a cantare vittoria, cugino! Ho molte frecce al mio arco”
– risponde Bo.
“Oh,
conosco le tue frecce! Durante la nostra ultima sfida, hai centrato in
pieno la
latrina che, oltre ad essere il buen retiro di zio Jesse per i suoi
bisognini,
era pure il luogo in cui custodivo le mie riviste di automobilismo:
POLVERIZZATE IN DUE SECONDI!!!, grazie ai candelotti di dinamite che
avevi in
“dotazione” al posto delle normali
frecce!” – aggiunge Luke.
“Ride
bene chi ride ultimo” – incalza Bo.
Dopo
un abbraccio ed una stretta di mano, i due cugini si preparano per il
debutto
canoro.
Non
c’è storia per il concorso: Boss fa scendere in
campo, come punto di forza
della sua scuderia,il buon Enos, il quale non trova niente di meglio da
fare
che cantare “The Old McDonald (la versione americana della
nostra mitica “Nella
vecchia fattoria” n.d.r.).
Penosa,
improponibile! Un asino colitico l’avrebbe eseguita meglio!
La
vittoria spetta a Luke: troppo professionale, anche rispetto al
bellissimo Bo
che pure ha una stupenda voce!
“Te
l’avevo pur detto che ti avrei concesso l’onore di
arrivare secondo” – dice
Luke sorridendo di cuore!
“Va
bene, per questa volta hai vinto. Chi ha perso paga da bere?”
– chiede Bo
cercando di fare da paciere.
“Questo
è parlare” – dice Luke.
Inutile
dire che i due cuginetti alzano un pochino il gomito, così,
in men che non si
dica si ritrovano a camminare sulle mani!
“Bo,
io dormo qui. Non mi importa di dormire seduto a questo tavolo con
indosso i
jeans e gli stivali. Non riuscirei a guidare neppure per 100 metri,
figuriamoci
a ritornare a casa. Tu che intendi fare?”
“Io
voglio andare a casa. Sono troppo alto per dormire a questo tavolo:
preferisco
allungarmi sotto le coperte del mio letto”
“Notte,
Bo. Avverti tu zio Jesse che non torno a casa per la notte? Mi
raccomando,
ricordati di dirgli che dormirò qui, almeno non si
preoccuperà”
“Don’t worry, cugino! I tuoi ordini saranno
eseguiti alla lettera”
Luke
si addormentò, di un sonno profondo.
Ad
un certo momento, il telefono squillò al Boars Nest.
“Accidenti,
ma che ore sono? E soprattutto….dove sono? Ah
già, al Boars Nest. Cavolo, ma
non è ancora orario di chiusura? Chi è a
quest’ora?”
Luke
estrasse dalla tasca dei pantaloni il suo orologio tascabile: erano le
03,30
del mattino!
“Maledetto
scocciatore, proprio nel bel mezzo del sonno si mette a
telefonare….
Boars Nest, parla Luke Duke”
« Luke,
figliolo, tuo cugino è lì con te vero ?
Che bella idea avete avuto di
fermarvi fuori a dormire senza avvisare? Ho svegliato telefonicamente
mezza
contea per chiedere vostre notizie, ma nessuno vi ha più
visti dopo che, a
parte voi, ognuno è tornato a casa propria”.
Era
zio Jesse.
Che stava dicendo?
Perché mi chiedeva se Bo
era qui con me, quando, prima di lasciarmi gli avevo raccomandato di
non
dimenticarsi di avvisare lo zio che io sarei rimasto qui.
Quindi non era tornato a
casa neppure lui. Ma
dov’era andato?
“Zio,
Bo se n’è andato da qui da diverse ore.
Io ero
ehm….beh…cioeè….sì….insomma….”
“Lukas
Duke, stai diventando dislessico?” tuonò zio Jesse!
“Zio,
avevo alzato parecchio il gomito, perciò non me la sentivo
di guidare. Ho detto
a Bo che sarei rimasto a dormire seduto al tavolo del bar. Gli ho
chiesto se
intendeva fare come me, ma lui mi ha risposto che ci stava troppo
scomodo, così
se n’è andato. Ma non è
tornato?”
“Qui
non c’è ombra del tuo biondo cugino”,
disse zio Jesse preoccupatissimo.
Non
volevo impensierirlo ulteriormente, ma io ero impensierito
più di lui……
To be continued……