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Autore: Phantom13    28/01/2015    2 recensioni
Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato ed assistere ad una piega inaspettata del destino e divenirne accidentalmente il punto focale?
Quando capita che la Leggenda inizi - o finisca - decisamente in modo anomalo, con un bel capitombolo come introduzione del ... dell'eroe - o, meglio, dell'altro eroe-, beh, potrebbe succedere che la tradizionale Leggenda non si svolga nella classica atmosfera carica di epicità e nobili gesta da parte di un protagonista "senza macchia e senza paura".
Forse per sbaglio, forse per scelta, questa volta accadrà ben altro.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Princess Zelda
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 2 – Ma stiamo scherzando?


Si svegliò con la cocente sensazione di aver fatto un sogno assurdo.  La sua mente, che già non andava famosa per l’acutezza, aveva osato addirittura sognare di accoppare l’Eroe delle Leggende nella piazza pubblica del borgo e sostituirlo con la mezza cartuccia di Link. Che gran mucchio di scemenze.
Un martellante mal di testa cominciò a risvegliarsi tra i suoi già scarsi neuroni. Pulsava con insistenza contro il cranio fino a quando Link non si decise a ruotare il collo.
A quel punto furono gli occhi a comunicargli che qualcosa non andava. Dal placido, rincuorante e sonnolento nero, il suo mondo divenne vagamente rosato, quasi rosso. Mentre il sole gli scaldava il viso, Link ebbe la netta sensazione che il torpore del sonno lo stesse abbandonando. Tentò di contrastare quell’inevitabile fatto serrando più forte gli occhi e voltando la testa dall’altra parte, costringendo quasi la mente a tornare a sprofondare nei bui meandri dell’incoscienza. Ma orami la nebbia del sonno si stava diradando.
Provò ad allungare il naso fuori da sotto la coperta, per controllare quanto facesse effettivamente freddo là ne vasto mondo crudele. L’esplorazione non portò a grandi risultati. Con il cuore infranto e le speranze agonizzanti, il povero ragazzo si rintanò di nuovo al sicuro, al caldo, compiangendo sé stesso.
Doveva proprio svegliarsi, scendere dal letto caldo, affrontare il gelido pavimento di pietra, recuperare le ciabatte smarrite chissà dove, scendere dalle scale cercando di non uccidersi mancando un gradino, raggiungere la cucina e preparare la colazione per sé e per i suoi fratelli prima che la madre furoreggiasse dicendogli di fare presto.
Mentre l’operazione di reclutamento delle forze necessarie per buttare le gambe giù dal letto, fuori dalle coperte, era in pieno svolgimento, qualcuno lo afferrò per le spalle. Due mani forti, ma stranamente famigliari, lo scossero come un ramoscello. Lo sbatacchiarono con furia e urgenza. Il lampo di allarme sgretolò in una frazione di secondo la dormiveglia del piccolo hylian e gli fece spalancare gli occhi.
La coperta e tutto il calore accumulato andarono a farsi benedire, rotolando via. Con una reazione da sheikah, Link mollò una ginocchiata in avanti senza avere nemmeno il tempo di capire effettivamente cosa stesse succedendo. E come sempre capita quando si scocca la freccia senza prima chiedere “Chi va là?”, successe il disastro.
-Disgraziato deficiente! Che cosa diamine pensavi di fare?!- La voce rabbiosa di Loom riportò il neo-sheikah al qui e al dove.
Sbattè le palpebre un paio di volte, si passò una mano tra i capelli, lottò per liberare le dita da quei biondi rovi voraci, e finalmente si degnò di mettere a fuoco lo sguardo rabbioso nel piccolo umano, sbattuto indietro a terra dal colpo dell’hylian insieme alla coperta.
-Ah, sei tu.- borbottò, stropicciandosi gli occhi. –Cosa ci fai in casa mia…?-
Lo disse nell’esatto istante in cui realizzò la cosa. Il sottofondo di quella conversazione era  sbagliato. Oltre le dita e la manica che gli coprivano parzialmente il campo visivo, non c’erano i muri di legno della sua camera. Non c’erano né il tavolo né la cassapanca con i vestiti. Così come non c’era ombra della finestra che dava sulla via maestra del borgo di Hyrule. I suoi occhi stavano difatti guardando un’elegante parete di pietra lisciata, decorata con un sontuoso arazzo rosso raffigurante un drago rampante dietro ad un tavolino di legno lucidato di fresco sormontato da un luccicante candelabro d’oro.
Rimase interdetto.
Mentre i suoi occhi notavano in ritardo il tappeto frangiato che copriva il pavimento sotto al fondoschiena di Loom insieme ai drappi del baldacchino del letto in cui stava, finalmente, il giovane hylian focalizzò il colore delle vesti che aveva addosso.
Una manica bianca insolitamente curata, bianca con l’orlo ben definito e senza macchie di marmellata o fango. Pantaloni altrettanto bianchi. E la tunica verde foresta che gli arrivava a metà coscia. Giusto per essere sicuro piegò il collo e si controllò anche il torso e la pancia. Verdi anche quelli.
Si accorse poi del peso della cotta di maglia che sbucava sotto al verde delle maniche della tunica. Con una morsa gelida di terrore allo stomaco i suoi occhi notarono la bandoliera con la Spada Suprema e lo Scudo Leggendario appesa al fondo del suo letto.
L’incoscienza che prima aveva a lungo tentato di catturare e trattenere tornò da lui come un cagnolino terrorizzato. Il suo mondo si oscurò di colpo e tornò la pace.
 
Il brusio di diverse voci lo svegliarono di nuovo. Aprì gli occhi con prudenza, mentre i ricordi del trauma di poco prima tornavano vividi alla sua mente.
Con cautela si guardò attorno. E si pentì immediatamente di quello che aveva di fronte.
La principessa in persona, la spocchiosa Zelda, in tutta la sua perfetta figura, che a dir la verità pareva avere la sua stessa età. O, almeno, lui aveva sempre immaginato che le lo fosse. E come non poteva essere così per una ragazza cresciuta nell’agio e nel lusso, che non sapeva assolutamente nulla del duro mondo e del dolore?
Dietro di lei c’erano due inservienti. Il Re di Hyrule. Loom.
Deglutì, gli occhi di tutti si puntarono su di lui. Anche quelli imbronciati di Loom.
-Ben svegliato, Eroe.- lo salutò con un caldo sorriso la Principessa.
-Ma stiamo scherzando?!- replicò lui, tirandosi a sedere con uno scatto.
-Sciaguratamente, no.- rispose il Re. –Due giorni addietro si è verificata una tremenda tragedia. Forse una delle più devastanti che la nostra storia ricordi.- la sua voce era solenne e profonda, non era affatto tranquillizzante. –In un momento di grande crisi come questo, è venuta a mancare la figura principale che avrebbe potuto condurci alla salvezza. Link, il Prescelto, l’Eroe è deceduto.-
L’altro Link sbattè le palpebre. Avrebbe voluto commentare ma aveva la gola talmente arida che non gli venne fuori nemmeno uno squittio.
-Ma- riprese il Re, con l’aria di chi sta per fare una grande rivelazione. –Le Tre Luminosissime Dee non ci hanno dimenticato. Con la loro Infinita Provvidenza hanno provveduto a fornirci un aiuto. Un nuovo Baluardo di difesa contro il Male che insorge e avanza minaccioso, intento a soffocare l’Ultima Luce di Hyrule: tu.-
-Io?- starnazzò.
-Il Coraggio in persona ti ha scelto.- sorrise Zelda. –Davanti a tutto il regno.-
Si sentì le ginocchia di gelatina. Fortuna che era seduto.
-Sì, tu.- continuò il Re. –Come diretto discendente, tu proseguirai l’opera che l’Eroe, il Prescelto, aveva iniziato. Tu porterai a termine la sua cerca. Tu impugnerai la Lama Suprema e sconfiggerai il Male e la persona che lo rappresenta su questa terra: Ganondorf.-
Link boccheggiò. Farfugliò una serie di sillabe sconnesse mentre cercava freneticamente un modo per togliersi di dosso quell’onore, onere nel suo caso, che assolutamente non gli si addiceva. –Non so usare una spada. Non ne ho mai toccata una in vita mia.- riuscì a pigolare.
-Nemmeno l’Eroe dalla Verde Tunica che ti ha preceduto. Ha dovuto imparare tutto quando è stato Chiamato.-
-Questo l’avevamo notato.- sibilò Link con un certo sarcasmo.
-Porta rispetto a chi lo merita, ragazzino.- disse il Re imprimendo al suo tono di voce una velata sfumatura di rimprovero.
-Preferirei non seguire il suo cammino proprio letteralmente, se Sua Maestà capisce quello che intendo.-
-No, non lo capisco. È il tuo Sacro Dovere compiere ciò che sei destinato a compiere.-
Link sentì le lacrime pizzicargli gli occhi. Morire squartato da uno stregone oscuro … non era quello il futuro che aveva immaginato.
-Come ti chiami?- chiese Zelda, strappandolo via dal nero oblio in cui lui s’era affacciato.
-Link.- disse.
-Proprio come l’altro!- rise lei, sorpresa.
Il volto del Re si oscurò. –L’Eroe era alla ricerca di tre magici amuleti che avrebbero permesso alla Spada Suprema di sprigionare la sua massima potenza. Due sono già stati recuperati. L’Amuleto della Foresta e l’Amuleto dell’Acqua. A te resterà il compito di recuperare l’Amuleto del Fuoco dalle fauci del Monte Morte e …-
-… e far fuori il boss finale. Ovvio.- sfoderò tutto il sarcasmo di cui era capace, mentre sentiva una sicurezza fin quasi arrogante, che non era la sua né mai lo era stata, prendere posto e scacciare via il suo stordimento. –Dall’infermeria al vulcano … siete sicuri di volere una vittoria e non un altro funerale?-
-Quale impertinenza!- il Re si gonfiò come un gallo pronto al combattimento. Link era anche più sgomento di lui. Non era stata assolutamente sua intenzione parlare così. Gli occhi di Loom erano al limite dal rotolamento fuori dalle orbite.
-No, chiedo. Giacchè qui a nessuno sembra importare gran che della fine che farà il sottoscritto. A me invece importa, e molto. Siccome, pertanto, ora come ora non riuscirei nemmeno a raggiungere la porta, dubito di poter gloriosamente scalare un vulcano, magari anche attivo.- attaccò di nuovo Link.
-… e di affrontare un drago sputafuoco.- sussurrò Zelda. Link si sentì morire ma la stessa energia che lo faceva parlare gli impedì di fare qualunque movimento o di perdere i sensi di nuovo.
Il Re fece per replicare, ma Zelda intervenne. –Ha ragione, Padre. Non può di certo partire ora! Dobbiamo dargli il tempo per riprendersi, non Vi pare?-
-Di tempo non ne abbiamo, purtroppo.- rispose il sovrano.
-Peccato che né io né l’altro eroe avessimo in tasca un’ocarina magica come quella dei racconti, vero?- lo punzecchiò di nuovo Link, ostentando strafottenza, ma annegando segretamente nell’angoscia di non aver il controllo delle sue stesse parole. Era prepotente, il Coraggio, eh?
Gli occhi del Re si ridussero a due fessure. –Più tempo tu sprecherai qui, più Lui si rafforzerà. In fin dei conti, sarai tu a doverlo affrontare. Fa’ come più ti aggrada.-
Si voltò e se ne andò, con il mantello di orbettino frusciante. I due inservienti lo seguirono ossequiosi.
Aveva appena affrontato e offeso il Re. Il Re. IL RE!!
Avrebbe voluto che il drago dell’arazzo di fronte a lui lo incenerisse all’istante. Ironico, visto che la sua fine sarebbe stata proprio quella, ma dentro al cuore di un vulcano, non di certo in una comoda stanza di castello.
Si accorse solo allora del paio di occhi lucenti che lo fissavano adoranti. Zelda era ancora lì, con quell’intramontabile sorriso.
Link la guardò, interdetto.
-Non ti preoccupare.- disse lei. –Capita spesso anche a me, di dire cose che non capisco davvero.- sorrise ancora. –Il Coraggio ha solo provato a proteggerti.-
Link sentì un’altra battuta pungente affiorare sulla lingua e poi appassire. La presenza se n’era andata. –Ti capita spesso?-
Lei scosse la testa. –Solo nei momenti difficili. O quando sono molto stanca.-
Non era affatto spocchiosa e viziata come l’aveva immaginata. Era semplicemente uguale a come le voci la dipingevano. Per una volta, i pettegolezzi avevano fatto centro perfetto, senza aggiungere fronzoli o ghirlande varie.
Zelda trotterellò fino al margine del letto. Senza chiedere vi si sedette sopra, costringendo Link a spostare le gambe. Gli occhi color primavera dell’hylian sorrisero voltandosi anche a cercare Loom, come a confermare il loro trio.
-Voi due siete amici, vero?-
Annuirono diligentemente.
-Vivete qui nel borgo o venite da fuori?- domandò, con aria sognante. –Lo chiedo perché ho sempre desiderato vedere gli angoli più remoti del mio regno. Ascoltare i viaggiatori è una mia grande passione.-
-Spiacente, Vostra Altezza.- rispose Loom. –Siamo entrambi cresciuti nel borgo.-
-Pare che io avrò molte storielle da raccontare, di qui a breve. Ammesso che sopravviva.-
La sua espressione da funerale fece sprofondare l’intera conversazione.
Zelda parve ricordarsi tutto ad un tratto di una cosa. Si frugò in una borsa che aveva legata in vita e ne estrasse una piccola fatina.
La stessa fatina svolazzante dai vaghi riflessi azzurri che aveva accompagnato l’Eroe in piazza e alla sua morte. Solo che ora non volava, stava semplicemente posata sulla mano della Principessa. Come se fosse molto triste e depressa.
-Questa è Ivvy. È una fata molto saggia, che ti aiuterà nella tua ricerca. Ha accompagnato l’altro Eroe. Aiuterà con piacere anche te.-
Link allungò una mano e Zelda scaricò l’esserino sul palmo del giovane hylian. Non pesava assolutamente nulla ma, oltre l’aura di luce, gli parve di percepire un paio di piedini poggiare sulla sua pelle.
-Piacere di conoscerti, Ivvy. Conterò sul tuo prezioso aiuto.-
La fata rimase in silenzio. –Tanto, il drago lo dovrai comunque uccidere tu.- sbuffò lei, con una lieve vocetta tintinnate, ma ugualmente tagliente.
Link fece una smorfia. –Sento che andremo d’accordo.- disse.
La fata non colse l’ironia e contrattaccò. –Buon per te!-
La mezza risata di Loom fece capire a Link che tutta quella storia era oltremodo cominciata con il piede sbagliato. Quasi letteralmente.
 
In tre giorni, Link era tornato in piedi, fresco come una rosa. Una rosa verde, ma erano dettagli. Con anche una concimatura di base di allenamento di scherma, tiro con l’arco ed equitazione. Erano stati un disastro peggio dell’altro. Inutile dire che dell’enorme entusiasmo misto a rispetto, che aveva caratterizzato l’animo del giovane hylian nei confronti del protagonista incontrastato delle leggende e dei suoi sogni ad occhi aperti, era rimasto ben poco. La Tunica Verde e la Spada avevano provveduto a sbattergli in faccia la realtà senza lo zucchero delle favole per raddolcire il supplizio.
Il maestro di spada di corte si era anche sprecato ad insegnargli le basi della scherma in quel lasso di tempo. Peccato che mancasse l’elemento fondamentale: i muscoli di un guerriero e non quelli di un ragazzino. Per quanto ora sapesse come eseguire affondi, fendenti, finte  e stoccate, sembrava sempre tutto dannatamente troppo poco. Insomma, l’altro eroe era ben capace di difendersi e combattere, giusto? Ma c’era rimasto secco comunque!
Zelda gli regalò anche un cavallo. Inizialmente aveva voluto dargliene uno bianco ma lui s’era categoricamente rifiutato. Troppo appariscente e troppo adatto ad un Eroe che lui non era. Così gliene avevano portato uno color cenere dalla folta criniera nera, con un nobile profilo che incuteva rispetto. Ma il caratterino dell’animale aveva procurato non pochi lividi al novello fantino, alcuni anche in posizioni alquanto particolari, e anche un morso sull’avambraccio destro. Così, anche quella bellezza tonante era stata scartata.
La scelta era infine ricaduta, dopo svariati tentativi più o meno dolorosi, su una placida giumenta riesumata dalle profondità delle stalle. Un cavallo solitamente utilizzato per trascinare carretti da un villaggio all’altro.
Era un animale anonimo, di un color castagna convinto, con una soffice criniera bianca striata di nero sulla frangia e sulla coda. Aveva un aspetto decisamente meno altisonante degli altri due equini ma l’espressione che aveva sul muso la facevano immediatamente sembrare un soggetto molto più affidabile. Link le aveva messo una mano sul naso, aveva guardato in faccia l’animale e la cavalla aveva contraccambiato. Letteralmente. Aveva sferrato una testata dritta sul naso del giovane hylian. Fortunatamente, aveva calibrato bene la forza e non gli aveva fatto poi molto male.
-È lei.- aveva allora annunciato Link all’esasperata Principessa alle sue spalle.
-Davvero vuoi un semplice cavallo da traino e non uno stallone da guerra?-
-Se vuoi che il tuo Eroe venga disarcionato di fronte alla sua nemesi, fa’ pure. Sarebbe la più grande figuraccia che si possa ricordare nella nostra storia e in quelle che verranno.-
Lei sorrise. –Per fortuna che ti abbiamo anche insegnato a cavalcare, un pochino.-
Era stata una serie di scenette abbastanza patetiche, a dire il vero. Tre dei migliori insegnanti impegnati a fare l’impossibile per riuscire a tenere il sella il ritrovato Eroe, con due appassionati spettatori che si spanciavano dalle risate sul bordo del recintato. Loom e Zelda avevano riso con passione fino alle lacrime.
-Come si chiama questo cavallo?- chiese Link allo stalliere che gli aveva fatto fare il giro di tutti gli stallaggi.
-Epona.- borbottò da sotto l’imponente paio di baffi. –Si chiama Epona, credo. È una buonissima cavalla, un amore proprio.-
 
Link aveva invitato molte volte la sua famiglia a palazzo con la scusa di una visita. La verità era che si sentiva troppo spaesato e, sì, voleva la mamma.
Lei e la sua ciurma di cuccioli urlanti che erano i suoi fratellini scalmanati.
Aveva mostrato loro tutto quanto, sapendo bene che quella era un’occasione più unica che rara per loro. Ammirare il Castello dall’interno non era certo un privilegio comune. Aveva presentato loro anche Zelda in persona.
E lui se l’era goduta, osservando i volti delle persone a lui più care pieni di meraviglia, che si guardavano intorno ad occhi sgranati. Conservò gelosamente quei momenti dentro al cuore, ben sapendo che avrebbero anche potuto essere gli ultimi.
Aveva paura? Da morire. Ganondorf avrebbe anche potuto ritrovarsi senza opponente soltanto grazie ad un provvidenziale infarto.
Una cosa era sicura, però. L’orgoglio che illuminava il viso della donna che l’aveva raccolto dalla strada, che gli aveva dato cibo, casa e affetto, era qualcosa di impagabile.
Sorrise mestamente.
 
Epona era sellata. Il cielo scintillava di stelle. Una lieve, sinuosa e gelida brezza spirava da settentrione.
Il palazzo era deserto.
Alla famiglia aveva detto addio a cena. Aveva mangiato con loro. Ma era riuscito a cacciar giù nello stomaco ben poca roba.
Ora si trovava con un cavallo, una fata, due amici e un vulcano con tanto di drago all’orizzonte.
Guardò Zelda e Loom con la morte già nel cuore.
La Principessa era raggiante come il sole. Loom pallido come la luna, roso di preoccupazione.
-Andrà tutto bene!- esclamò Zelda, sfoderando un altro sorriso smagliante. –Non ne dubitare. Ho una sensazione positiva al riguardo, e io non sbaglio mai.-
Loom aveva gli occhi fissi a terra. Ma si sentiva in dovere di dire qualcosa perché infine alzò lo guardo. –Se qualcosa dovesse andare male …- cominciò -…ti vorrò bene anche se torni con i capelli neri.-
Link lo guardò male, sperando vivamente di non doversi prendere una fiammata così vicina. Ben sapendo che sarebbe successo eccome.
-Grazie. Incoraggiamento illuminante. Ti ringrazio, amico.-
Poi non ce la fece più e scoppiò a ridere. Se avesse atteso ancora, però, avrebbe finito per non partire mai più.
Saltò in sella, riuscendo anche ad impigliarsi in una staffa. Arrampicatosi con la grazia di un lombrico sul dorso del fiero animale, con la fatina posata sulla spalla come un falco in miniatura, si voltò di nuovo a guardare i suoi due amici.
-Allora io vado.- proclamò. Con un saluto della mano, affondò i talloni nei fianchi di Epona e la cavalla scattò in avanti, slanciata al galoppo.
Tempo due passi e l’eroe si ritrovò aggrappato al collo dell’animale con entrambe le braccia.
-Ma se non sai cavalcare, per quale oscura ragione sei partito al galoppo?!- lo rimbeccò la fata.
-Per far finta di essere un eroe degno di tale nome.-
-Oh, poveri noi!-
-Fa’ silenzio, tu. O ti imbottiglio in un’ampolla e ti lascio là dentro fino a quando arriviamo al vulcano.-
Lei borbottò ancora qualcosa ma rimase zitta.
-Comunque, perché non voli invece di farti trasportate da me?- domandò, giusto per non lasciare che la nostalgia gli otturasse la gola. Già voleva fare inversione di marcia e tornare a casa.
-E perché tu non vai a piedi invece che farti trasportare dal cavallo?- ringhiò la fata.
-Punto tuo.-
-Almeno hai il buon senso di riconoscere una figuraccia.-
La pianura si srotolava davanti a loro, la morbida erba danzava al vento notturno, imbevuta di luce argentea lunare. Il ritmo di corsa di Epona era ipnotico e, vista l’ora tarda, a Lnk gli si chiusero quasi gli occhi. Marciava verso oriente a ritmo serrato, mentre il suo cuore si ostinava a galoppare verso occidente, indietro a casa, dalla sua famiglia infestata di problemi e di chiacchiere, indietro da quel terremoto di Loom, indietro dal visetto solare di Zelda e dal calore che lei sapeva accendergli nel petto.
Invece, davanti ai suoi occhi aveva soltanto Hyrule in tutta la sua estensione.
Un tuono riscosse l’hylian. Ma non c’erano nubi temporalesche, il cielo era cristallino. L’aria della notte gli si condensava davanti al naso, penetrandogli in profondità fino in fondo ai polmoni, mentre lui cercava di capire. I muscoli di Epona impegnati nella corsa ebbero uno scatto. La cavalla alzò la testa, rallentando un poco l’andatura.
Il boato si ripetè e l’orizzonte davanti a loro esplose. Come se la terra stessa avesse ruggito, il profilo del Monte Morte si stagliò contro la notte, risaltato dal getto di lava e magma che si scagliò abbagliante verso il manto nero trapuntato di stelle della notte.
Il tuono del vulcano si protrasse, così come il getto rosso stillato direttamente dal corpo di Hyrule stesso continuava a zampillare. Era come se il sole fosse sorto prima del tempo.
Le colate di fuoco liquido cominciarono a gocciolare lungo i lati della bocca del vulcano, incorniciando ancora meglio la massa viva del Monte Morte.
Mentre il fumo rosso continuava a salire sempre più in alto, oscurando le stelle, fin quasi a sfiorare la luna, un guizzo luccicante si fiondò fuori dal cratere, battè le ali e tagliò l’esalazione del vulcano. Zigzagò tra le rocce eruttate e i fiotti di lava volante, sterzò bruscamente, compì un giro del monte e poi lanciò il suo ruggito. Il drago stese le ali, riempì i polmoni e sputò un’ondata di fuoco verso l’alto, come a sfidare il mondo e l’universo.
Link si sentì molle come burro. Epona era ferma, orecchie appiattite indietro. E chi aveva ancora lo spirito per continuare ad avanzare verso quello schifo?!
-Ma stiamo scherzando?!- urlò l’hylian, esasperato, per sovrastare il fracasso del vulcano.
-Pare proprio di no.- ghignò la fata. –Forza, Eroe. Fuori la grinta e in alto la spada. Laggiù c’è un drago sulla tua strada.-
  
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