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Autore: MC_Gramma    28/01/2015    1 recensioni
Ebbene sì, non ho saputo resistere al cliché della perdita di memoria ^^
Per la seconda volta nella vita Marley è vittima di una sparatoria, questo la riporta indietro fino alla (mia versione rivisitata della) 4x18 e si ritrova così catapultata sette anni avanti in un futuro molto diverso da quello che immaginava per sé al liceo.
-.-.-
Ho ripreso gli aggiornamenti. Stay tuned!
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Hunter Clarington, Jake Puckerman, Marley Rose, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Quinn/Rachel
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A/N: Nuovo capitolo con un giorno di anticipo, che domani sono straimpegnata e non voglio rischiare di lasciarvi a bocca asciutta ;)
 
 
La mente umana è complessa, disse il dottore, a volte semplicemente si blocca e non resta che aspettare. Sperare.
‘Spera per il meglio, preparati al peggio’ e purtroppo non c’è mai limite al peggio!
Hunter credeva che nulla potesse più andare male nella sua vita, non era preparato a perdere tutto di nuovo e non sapeva proprio come affrontare la situazione.
E i tentativi di Sebastian di distrarlo non gli erano di alcun aiuto! Se chiunque altro si fosse presentato a casa sua di prima mattina per frignare sui propri problemi di coppia, gli avrebbe sbattuto la porta in faccia senza pensarci due volte. Con Smithe però non valeva la pena, non era nemmeno necessario alzare la voce; per farlo andar via bastava dirgli il contrario di quel che voleva sentirsi dire.
Ma, per quel che vale, Hunter credeva davvero che Dave avesse ragione.
Era sempre molto obiettivo quando il francese si presentava da lui dopo una litigata, ogni volta dicendo che era finita per poi tornare da dove era venuto qualche ora dopo.
Quei due vivevano insieme da prima che lui e Marley si conoscessero, si amavano e soprattutto si sopportavano a vicenda fin dal primo anno di università, quindi perché quell’idiota del suo migliore amico continuava a dire no quando l’altro gli chiedeva di sposarlo?!
Non aveva voglia né testa di pensarci, a dirla tutta non voleva proprio pensare e l’unico modo per farlo era sfinirsi fisicamente.
C’è chi corre per tornare in forma e chi ne fa uno stile di vita. C’è quello che ha perso una scommessa con gli amici e adesso gli tocca correre con un costume ridicolo per tre isolati. E poi c’è lui, che in questo caso corre per allontanarsi dall’oggetto dei suoi desideri e anche per mettere a tacere il dolore. Il dolore di averla così vicina e sapere che se colmerai quella distanza lei ti accoglierà con imbarazzo e delusione. Il dolore di non essere lui quello che lei aspettava!
Ancora non sapeva cosa l’avesse trattenuto dal prendere a pugni il muro la prima volta che Marley aveva chiesto di Jake, sicuramente le unghie che Santana gli aveva piantato nel braccio afferrandolo avevano contribuito. ‘Fuori dai coglioni!’ aveva detto ‘Qui me la sbrigo io, Clarington, levati di torno!’ e per la prima volta in quattro anni aveva apprezzato i modi bruschi dell’ispanica.
No, non doveva pensarci, altrimenti a che serviva tutto quel correre?! È anche vero che correre senza una meta precisa è deprimente quanto correre lontano dall’unica persona che vorresti raggiungere.
Di certo, si disse, quest’anno avrò buone probabilità di vincere la maratona!
Aveva appena saltato un bastardino col muso a terra e si stava aprendo un varco nel gruppo di turisti, evitando di restare nella foto di uno di loro, quando la vide. Sembrava impossibile ma aveva dimenticato la gioia dell’incontro!
Erano trascorsi trentacinque giorni da quell’undici che aveva rischiato di portargli via Marley per sempre. Hunter stava seriamente iniziando a odiare quel numero ricorrente. Per l'appunto, oggi erano trascorsi undici giorni esatti dacché sua moglie era uscita dall’ospedale. Undici giorni senza vederla, senza che chiedesse di lui o che semplicemente si incrociassero per caso nell’ascensore. E adesso, Marley era lì.
Un tizio gli passò davanti coprendogli la visuale, quasi lo spinse via per riempirsi gli occhi di lei.
Indossava senza saperlo una sua vecchia canottiera che le faceva da informe vestito e dei leggins tirati su fin sopra il ginocchio. Probabilmente non aveva trovato un paio a pinochietto o forse era stato lui a non averlo infilato nel trolley.. l’aveva riempito troppo in fretta per badare a quali vestiti ci stava buttando dentro!
Dopo un tempo che parve infinito lei si girò, come richiamata dal suo sguardo, e Hunter ringraziò di avere ancora un minimo di autocontrollo per non restare a bocca aperta come un imbecille!
Marley ci mise qualche secondo a riconoscerlo, questo gli diede modo di decidere come comportarsi però fu lei la prima a parlare.
“Anche tu corri, eh?”
I suoi muscoli si rilassarono all’istante. Dischiuse le labbra, quel tanto per far uscire un soffio d’aria. Sentire la sua stessa battuta di troppi anni prima ripetuta senza volere da lei accese un barlume di speranza.
“Ogni giorno”
Marley annuì. “A quanto pare anch’io” disse, indicando l’Ipod.
“Lo so, facciamo sempre lo stesso percorso.” Insieme, aggiunse mentalmente.
Uscivano di casa insieme e tornavano insieme. Prima che andassero a vivere insieme, invece, si incrociavano a metà percorso: lui tornava già indietro, si svegliava all’alba anche se la notte prima aveva dormito tre ore o meno, mentre lei aveva iniziato da poco e novantanove su cento alcune ciocche della coda alta, altissima, le si erano già attaccate alle spalle umide di sudore.
Era bello. Non s’era reso conto che gli mancasse fino ad oggi! Fu tentato di dirglielo, poi tacque.
“Meno male, temevo che mi stessi pedinando..”
Sorrise mentre lei si tappava lo bocca.
Le era uscita male ma era una battuta, lo sapevano entrambi, solo che lei non sapeva quanto lui la conoscesse.
“No” l’anticipò prima che s’incespicasse in inutili spiegazioni “Ti sto lasciando i tuoi spazi, come promesso.”
Era pronto ad andarsene, non voleva metterla in difficoltà e quella breve conversazione per il momento gli bastava, si stava per avviare quando lei parlò ancora.
“Te l’ho raccontata la storia del dottore senza camice?” chiese, facendo un incerto passo avanti “Mi avevano appena finito di visitare e io mi sentivo veramente a pezzi. Per via dell’intervento, diceva il medico. Ma non era solo colpa dell’anestesia o dei punti che tiravano, sentivo ogni mia certezza scivolarmi via dalle dita e avevo solo voglia di piangere. Piangere per la mamma, per Finn, perché non ci stavo capendo più niente! Stavo proprio per piangere quando è entrato nella stanza un altro dottore. Più giovane dell’altro. E senza camice. Forse ha appena finito il turno, ho pensato e mi ha fatto tenerezza il fatto che invece di andare subito a casa fosse passato da me. Poi il dottore senza camice si è seduto vicino al letto, mi ha preso la mano e.. mi ha annunciato di essere mio marito.”
“Mi dispiace, sono un tipo diretto.”
“Diretto va bene” assicurò lei, mordendosi il labbro “Solo.. siamo davvero sposati?”
Hunter annuì. “Saranno tre anni a Settembre.”
“Ma com’è possibile?” sbottò, senza la reale intenzione di ferirlo “Scusa, non volevo dire che.. mi sembra tutto così..”
“Lo capisco. Non ricordi nulla e ti sembra di non conoscermi.. ma io ti conosco.”
Ti conosco e ti amo, stava per aggiungere ma si trattenne.
“Dici così però non sapevi della bulimia o della sparatoria al McKinley”
Touché. Non erano punti a suo favore, doveva riconoscerlo.
“Sapevo che mi tenevi dei segreti” tagliò corto “Non ti ho mai chiesto di rivelarmeli ma non vuol dire che non so niente di te. Dammi una possibilità e te lo dimostrerò!”
Si fissarono per un lungo istante poi Marley incrociò le braccia.
“Va bene” disse con aria di sfida “Colore preferito.”
“Cosa?”
“Dimmi qual è il mio colore preferito.”
Hunter roteò gli occhi facendo una mezza risata.
“Ok! Granata.”
“Granata” ripeté scettica.
“È una gradazione di rosso, più chiaro del bordeaux ma non acceso quanto il porpora” continuò lui, convinto “Hai un sacco di vestiti granata, ti mettono in risalto gli occhi in un modo..”
“Fiore preferito”
“Peonie”
“Film preferito”
“Hunger Games, tutti a pari merito”
Marley aprì la bocca ma la richiuse subito, si schiarì la voce ma lui la precedette.
“Lo stesso vale per i libri, anche se c’è stato un momento in cui Katniss ha seriamente rischiato di essere spodestata dalla prole Potter”
“J.K. ROWLING HA FINALMENTE SCRITTO IL SEQUEL DI HARRY POTTER!?”
Il suo sorriso si allargò mentre lei arrossiva per l’ennesima figuraccia.
“Qualcosa del genere! Santana dovrebbe avere sull’ebook quelli usciti finora, altrimenti cercherò i tuoi volumi appena torno a casa” assicurò “Almeno questa volta picchierai qualcun altro quando arriverai alla fine del secondo libro..”
“Niente spoiler!”
“Ma li hai già letti tre volte anche se non te lo ricordi”
“Appunto, quindi stai zitto!”
Hunter rise e si allontanò prima che lo picchiasse davvero.
“E se invece tornassi io?” chiese Marley, seria ma visibilmente incerta su come lui avrebbe reagito.
Se fosse stato altrettanto emotivo avrebbe sgranato gli occhi con l’illusione che anche lei sentisse la sua mancanza, ma Hunter era sempre stato un tipo pratico, realista.
Senza rivelare alcuna emozione, si diresse verso una panchina. Non per sedersi, per fare stretching: erano fermi da troppo tempo, non sapeva quanto lei avesse corso ma era ancora convalescente e soprattutto ragionava con la mentre di una sedicenne, quindi doveva pensare lui a questo genere di cose.
Marley lo seguì, facendo quel che faceva lui per puro riflesso, come una brava scimmietta, mentre veloce gli spiegava come era giunta a quella conclusione.
“In fondo si trattava di una situazione temporanea e non sta funzionando, forse perché è passato troppo tempo da quando io e Santana eravamo coinquiline, non lo so, comunque non trovo nulla di mio in quell’appartamento. Quella che dicono fosse la mia vecchia stanza è una specie di magazzino! In più Santana convive con quella tipa che non so ancora come devo chiamare.. Jackie Allegra. Solo io non riesco a capire dove finisce il nome d’arte e inizia la persona? Ma il problema non è nemmeno questo, è che.. le pareti sono sottili. Molto sottili. Senza contare che il letto di Santana è vecchio. Fa un sacco di rumore solo a guardarlo, figurati quando ci si mettono loro.. a fare.. le loro cose.. e non posso dirle niente, è casa sua, però la situazione è a dir poco imbarazzante!”
Annuì di tanto in tanto, compiacendosi interiormente che la Marley sedicenne non fosse poi tanto diversa dalla diciannovenne che aveva conosciuto facendo il buttafuori allo Slake.
“È casa tua” intervenne facendo scrocchiare il collo con un movimento secco “Non devi chiedermi il permesso per tornarci.”
“Non farlo. Mai. Più!”
Almeno in questo non è cambiata, constatò con segreto piacere.
Riprese a correre, senza aspettarsi davvero di essere seguito ma lei lo fece e nel notarlo Hunter rallentò il passo per permetterle di affiancarlo senza affaticarsi.
Dopo un po’ Marley gli chiese della fontana e lui si sforzò di non ridere mentre sviava il discorso. Non che avesse mai trovato divertente quell’episodio anzi, rimpiangeva sempre di esserci andato leggero con Jim! Lei invece s’era sempre vergognata dell’accaduto, probabilmente era un bene che l’avesse dimenticato.. anche se così perdeva un passaggio fondamentale di come era iniziata la loro storia.
Parlando non rimase sorpreso nel sentire che era venuta in metropolitana ma per il ritorno le offrì un passaggio. Durante il tragitto le offrì la sua bottiglietta d’acqua, lui poteva tranquillamente resistere fino a casa, e di tanto in tanto – quando il traffico glielo permetteva – le gettava un’occhiata: aveva già tolto l’etichetta, la teneva accartocciata nella mano destra e lisciava con le dita la plastica per rimuovere i residui dell’adesivo; quando si fermarono all’ennesimo semaforo seguì il suo sguardo oltre il finestrino, chiedendosi a cosa stesse osservando piuttosto che a cosa stesse pensando, poi Marley incrociò il suo sguardo e accennò ad un sorriso.
“Non mi ero resa conto che New York fosse così grande”
Cosa aveva detto? E anche lui, che cosa si aspettava?!
Per evitarle ulteriore imbarazzo, quando entrarono nel palazzo, prese le scale. Non aveva comunque senso usare l’ascensore per un paio di piani! Arrivarono sul pianerottolo giusto per incrociare Mariko, che aveva deciso di andare a far pace col suo ragazzo; prima di entrare nell’ascensore asserì infatti che i loro bisticci non erano nulla rispetto ai problemi relazionali di Sebastian col suo compagno. Hunter rise, non potendole dare torto!
Santana li accolse con un sorriso compiaciuto, vedendoli arrivare insieme, ma per il momento non fece commenti e lui gliene fu grato.
“Se vuoi” disse, rivolto a Marley “più tardi puoi già riportare dentro le tue cose, non penso di uscire”
“Oh, va bene”
“Ti serve una mano?”
Lei scosse la testa e gli rivolse un incerto saluto con la mano, poi superò velocemente l’ispanica rifugiandosi nell’appartamento.
“Da zero a mille, Clarington” esclamò Santana, mentre lui tirava fuori le chiavi “Perché non sono sorpresa?!”
La ignorò, il suo unico desiderio al momento era buttarsi sotto la doccia.
Non si allarmò quando la porta tardò a sbattere, riconobbe i passi di Sebastian alle proprie spalle.
“Allora?”
“Allora cosa?” gli fece eco, spogliandosi lungo il tragitto verso il bagno.
Si chiuse la porta alle spalle, per abitudine non perché volesse fermarlo, infatti il francese entrò mentre lui apriva l’acqua e abbassata la tavoletta del water si sedette per continuare il discorso.
Hunter era abituato a quel genere di intrusioni, e non perché tra loro ci fossero particolari trascorsi. Non avevano torbidi precedenti, ormai sembravano lontanissimi i tempi della Dalton quando Smithe ci provava spudoratamente! Non fosse stato per la differenza d’età lui sarebbe anche stato tentato ma, dopo lo scandalo degli steroidi e tutto quello che ne era conseguito, la sua vita era andata a rotoli e quando s’erano rincontrati non gli era più sembrata un’idea così allettante.
C’era anche da dire che Sebastian nel frattempo aveva conosciuto Dave e Hunter doveva sforzarsi davvero tanto per ricordare l’ultima volta che aveva beccato il francese a fissargli il culo, cosa che invece era solito fare prima. Anche adesso, lui era completamente nudo sotto la doccia e il francese lo guardava dritto in faccia, senza lasciar vagare lo sguardo nemmeno per un secondo, parlandogli normalmente come se fosse vestito. Non l’avrebbe mai ammesso, e Hunter ben si guardava dal farglielo notare, ma era la prova di quanto tenesse alla sua storia con Dave.. anche se non voleva saperne di diventare il signor Karofsky-Smithe.
Se va bene il problema era tutto lì, non gli andava a genio che il cognome di Dave venisse prima del suo! Hunter era praticamente certo che i rifiuti e conseguenti litigi fossero dovuti a motivi futili come quello.
Quando quella stessa mattina l’amico aveva provato a parlargliene era stato tentato di urlargli in faccia però non l’aveva fatto. Non voleva sfogare su Sebastian la propria frustrazione. Non era colpa di nessuno se lui e Marley stavano vivendo quella brutta situazione, nemmeno dell’adolescente complessato che era entrato al Black Diamond con una pistola e ne era uscito in un sacco per cadaveri.
Le cose stavano così adesso, Hunter poteva solo prenderne atto e avere pazienza.
“Visto che sei qui, renditi utile e prendimi dei vestiti puliti!” l’interruppe, legandosi l’asciugamano in vita “E non dire che non sei la mia mogliettina, non sono in vena di battute simili..”
Sebastian però era già partito in missione, stranamente disponibile. Capì cosa aveva in mente quando lo raggiunse in camera da letto, aveva tirato fuori solo capi che gli aveva regalato Marley o che comunque avevano comprato insieme.
“Non basterà un pantalone per farle tornare la memoria” commentò.
“Ha bisogno di stimoli, Clarington!” ribatté il francese, lanciandogli un paio di boxer “Non ha ancora fatto progressi perché Santana la coccola troppo. E anche tu, devi riconoscerlo!”
Lo lasciò parlare, vestendosi in fretta. Non aveva intenzione di discutere. La corsa non l’aveva sfinito abbastanza, rischiava di dire qualcosa di brutto che non pensava davvero e Sebastian aveva messo la testa a posto riguardo un sacco di cose ma non era ancora incline al perdono.
Si rifiutò di indossare le scarpe e recuperò la bottiglia d’acqua vicino al comodino.
Aveva appena iniziato a bere quando suonarono il campanello: subito i cani dell’interno sette iniziarono ad abbaiare e dal pianerottolo giunse la voce di Santana ‘Bestiacce maledette! Anche tu, perché non hai usato la chiave di scorta? È lì, nell’angolo, sopra lo stipite’ così quando andrò ad aprire trovò Marley in punta di piedi che cercava invano di raggiungerla.
“Quanto tempo” commentò, cercando di smorzare il suo imbarazzo.
“Già, non riusciva a starti lontana!” commentò Santana.
Lei e la sua nuova fiamma erano sulla soglia dell’appartamento di fronte, a godersi la scena. Sebastian andò ad unirsi a loro, appoggiandosi allo stipite con un ghigno da faina.
“Non sono carini?!” intervenne Allegra.
Bien sûr!” disse il francese “È bellissimo vederli di nuovo insieme”
“Un attimo, noi non.. questo non significa che.. solo perché adesso vivremo insieme non vuol dire c-che.. ” esclamò Marley, nervosa come solo una liceale “Insomma, non possiamo.. non possiamo stare insieme insieme.. giusto?”
Anche se gli faceva male ammetterlo, Hunter sapeva che aveva ragione. Erano ben lontani dallo stare insieme.
“Non farci caso, si divertono a mettere in imbarazzo la gente” ammiccò, lanciando poi un’occhiata emblematica al trio “Giusto?!”
Sebastian annuì, scambiando subito dopo uno sguardo d’intesa con la Lopez. Quei due erano della stessa pasta! Fossero entrambi etero, eclisserebbero i Brangelina nel giro di un secondo. Fortunatamente l’ispanica era una convinta dea saffica, quanto al francese.. purtroppo per Vincent Smithe, suo figlio era proprio gay!
Tornò a guardare Marley e la trovò a fissare l’ascensore che proprio in quel momento s’era fermata al loro piano. Seguendo il suo sguardo vide una biondina uscire in tutta fretta dal ‘cubicolo di cemento’ spalancando la porta.
E così Kitty soffre ancora di claustrofobia!
Stava per fare una battuta a riguardo quando insieme a lei svoltò l’angolo  un giovane uomo il cui profumo muschiato e pungente invase  l’intero pianerottolo all’istante e Hunter strinse i pugni per resistere all’impulso di gettare Jake giù dalla tromba delle scale. La parte peggiore fu quando Marley corse verso di loro ed era fin troppo chiaro chi stava andando ad abbracciare.
Come una coltellata, ma Hunter poteva sopportare.
Se quel verme di Puckerman stava attento a quel che faceva, poteva sopportare. In caso contrario..
In caso contrario niente. L’ultima cosa che voleva era perdere Marley e fare a botte con Jake era il modo migliore perché accadesse. E sarebbe stata solo colpa sua.
Poteva solo stringere i denti e sopportare. Sperare.
‘Spera per il meglio, preparati al peggio’ e Peggio era il secondo nome di Jacob Puckerman.
 
 
 
-.-.- Angolino dell’Autrice -.-.-
Urge qualche piccola precisazione! In primis, se avete visto la 12x05 di Law & Order SVU potrete dedurre qualcosa sugli avvenimenti intorno alla fontana di Central Park (cadavere escluso, ovviamente).
Slake è il nome di una famosa discoteca newyorkese dove lavorano Mariko alias Karma Kitty e Jackie Allegra, trovate entrambe su Instagram o Facebook – non ho idea dell’orientamento sessuale della seconda, ma so per certo che Mariko ha un ragazzo!
Il Black Diamond invece si rifà ad uno studio di registrazione della mia città.
Quanto al seguito di Harry Potter.. visto che la storia è ambientata nel 2019, spero che per allora J.K. Rowling sia tornata a scrivere qualcosa in merito!
  
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