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Autore: Jenny Ramone    30/01/2015    8 recensioni
STORIA SOSPESA.
U.S.A, anni Sessanta.
Infuria la guerra nel Sud-Est asiatico,contemporaneamente alle proteste giovanili e il movimento Hippy.
Delilah è una ragazza ribelle e pacifista che combatte per i diritti civili, David è un giovane uomo molto "inquadrato", proviene da una famiglia della middle-class benestante con alle spalle una lunga tradizione militare, basata sul senso del dovere e l'amore per la patria.
I loro destini si incroceranno, in quegli anni unici, drammaticamente divisi tra gli U.S.A e il Vietnam.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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“Signorina, abbiamo bisogno i suoi documenti”-un militare sulla cinquantina fissava Delilah con disprezzo.
La ragazza tirò fuori da un piccolo portafoglio di stoffa arancione e gialla la carta di identità, malconcia,e, con mano tremante, la porse all’uomo che si affrettò a leggere.
”Delilah Taylor, diciotto anni,incensurata. Arrestata per disordini e disturbo della quiete pubblica. Ha scritto tenente?-domandò a un altro soldato che trascriveva le informazioni su un registro.
Quando le procedure furono completate, il comandante ordinò a David di condurre la ragazza in cella, dopo essersi congratulato con lui:”Soldato Mitchell, ha fatto un ottimo lavoro. Eh si, lei è portato per la disciplina, vedrà, vedrà, quando manderemo voi ragazzi a combattere i musi gialli. Sono sicuro che farà molta strada,riuscirà ad ottenere una medaglia al valore e a salire di grado alla fine della guerra”.
David, fiero,ringraziò dei complimenti il suo supriore poi prese la giovane per un braccio e la condusse lungo un corridoio umido e sporco.
Altre detenute li guardavano passare e gridavano attraverso le sbarre, cercando di colpire Delilah con vari oggetti.
Lei da parte sua era terrorizzata, si era veramente cacciata in una brutta situazione, non ne aveva mai dovute affrontare di così gravi in vita sua.
David, vedendola preoccupata, cercò di calmarla, anche se si sentiva un misto di rabbia e compassione nella sua voce.
“Ho cercato di farti capire che era pericoloso ma tu niente, hai fatto di testa tua. Stai tranquilla comunque, di solito la gente come te non rimane per molto qua dentro,abbiamo di meglio da fare, la fuori ci sono persone più pericolose di un gruppo di ragazzi esaltati…”
“Non ti preoccupare per me, non ho bisogno del tuo aiuto. Ho intenzione di affrontare tutto a testa alta, voglio perseguire i miei ideali fino in fondo, non mi farò certo intimorire da gente come te”-rispose spavalda.
Nel frattempo erano arrivati alla cella:”Su, forza, entra!-urlò il militare, fingendo di maltrattarla e chiuse la porta sbattendola.
Prima di andarsene però le sussurrò:”Può darsi che ci vediamo in questi giorni. Non permetterò che ti accada nulla di male”.
Delailah appoggiò la sua roba sul pavimento impolverato e ricoperto di sporcizia e si sedette su una brandina scassata, sospirando.
Dalla parte opposta e più buia della cella si fece avanti una figura:un’altra ragazza alta, capelli e occhi castani, jeans e ampia camicia colorata,simile a quelle portate da Janis Joplin. Completavano l’abbigliamento spille, gioielli vistosi e un cerchietto di corda tra i capelli. Era una di loro, un’hippie, che condivideva la sua stessa sorte.
“Hey, ciao! Che bello, ero così stufa di stare da sola!-iniziò la sconosciuta.
Delilah si voltò verso di lei:”Adesso siamo in due-disse con sarcasmo-sei anche tu qua per la manifestazione di Washington?”
“Si. Ma non è la prima volta che mi arrestano per “disordini e disturbo alla quiete pubblica”-come dicono loro. Solitamente dopo un paio di giorni ci rilasciano. Oh, non ci siamo nemmeno presentate! Io mi chiamo Marylou”.
“Delilah”-le porse la mano. “Quando uscirai di qui cosa hai intenzione di fare?”-domandò.
“Mah, sai, credo che continuerò a combattere per far cessare la guerra. Ho intenzione di girare gli U.S.A in autostop e partecipare a ogni protesta e manifestazione. Se vuoi unirti, tanto combattiamo per un obiettivo comune, non ci sono problemi per me”.
La ragazza ci pensò un attimo:perchè no? Non aveva niente da perdere.
“Mi farebbe piacere, tanto non ho nessun posto dove andare e sono sola”.
Delilah appoggiò la testa al muro, pensierosa e cominciò a cantare a mezzavoce:
 
"Come gather 'round people
Wherever you roam
And admit that the waters
Around you have grown
And accept it that soon
You'll be drenched to the bone.
If your time to you
Is worth savin'
Then you better start swimmin'
Or you'll sink like a stone
For the times they are a-changin' ".


I tempi stavano cambiando, dovevano cambiare per forza.
Un nuovo decennio era iniziato, gli anni Cinquanta, con la loro perfezione, le casa linde e ordinate, la figura della donna unicamente vista  come madre e moglie perfetta che aspetta il marito, quella figura doveva essere rivoluzionata, faceva ormai parte del passato.
Adesso le donne sarebbero dovute scendere in piazza per far valere i propri diritti, le ragazze erano stufe di essere considerate inferiori agli uomini, come era successo alle loro madri e come, d’altra parte, era accaduto a lei stessa con David.

"Come writers and critics
Who prophesize with your pen
And keep your eyes wide
The chance won't come again
And don't speak too soon
For the wheel's still in spin
And there's no tellin' who
That it's namin'.
For the loser now
Will be later to win
For the times they are a-changin' ".


I giornali, l’opinione pubblica, la tv...tutti sostenevano quella guerra, tutti la appoggiavano...presto si sarebbero dovuti rendere conto dei loro errori, Delilah ne era convinta.
Criticavano chi, come lei, si opponeva ma non avevano nemmeno un’idea di cosa ne avrebbero ricavato alla fine, di che disastro immane avrebbero ottenuto.
Gli Hippie erano i perdenti per ora ma presto l’America intera avrebbe capito che in realtà erano gli unici ad aver compreso la situazione dall’inizio.

“Come senators, congressmen
Please heed the call
Don't stand in the doorway
Don't block up the hall
For he that gets hurt
Will be he who has stalled
There's a battle outside
And it is ragin'.
It'll soon shake your windows
And rattle your walls
For the times they are a-changin'.”


D’altra parte i giovani innanzitutto avevano proprio il Governo  stesso che mirava a contrastarli, il Presidente Johnson continuava a mandare truppe in Vietnam, la guerra era scoppiata da poco ma si preannunciava già più lunga di quanto si fosse creduto inizialmente.
Li temevano in fondo, temevano che la gente si svegliasse e cominciasse a capire di essere stata presa in giro.
Altrimenti perché avrebbero speso tante energie ad arrestarli?

"Come mothers and fathers
Throughout the land
And don't criticize
What you can't understand
Your sons and your daughters
Are beyond your command
Your old road is
Rapidly agin'.
Please get out of the new one
If you can't lend your hand
For the times they are a-changin' ".


Sua madre aveva cercato di convincerla a rimanere a casa ma lei non si era fatta ingannare.
Erano così ancorati al passato i suoi genitori!
Gli adulti in generale, venivano proprio da un altro secolo…ma anche loro forse avrebbero capito un giorno, quando man mano avrebbero visto i loro “eroici” figli,i loro “campioni” tornare a casa senza gambe, sfigurati, paralizzati…o non tornare affatto.
Solo il pensiero che ci dovesse andare anche una persona che aveva conosciuto, che la guerra non fosse più un’idea ma diventasse terribile realtà nella sua vita, la faceva impazzire, brividi le scorrevano lungo la schiena.

"The line it is drawn
The curse it is cast
The slow one now
Will later be fast
As the present now
Will later be past
The order is
Rapidly fadin'.
And the first one now
Will later be last
For the times they are a-changin' ".


Non voleva che David ci andasse. Ma non poteva fermarlo, lo sapeva.
Ormai era troppo tardi per cambiare le cose.
La maledizione era stata lanciata, i giochi erano fatti.
Doveva smettere di pensarci, in fondo non conosceva quasi quel ragazzo.
Che facesse quello che voleva, lei non se ne doveva preoccupare, non erano affari suoi…o forse si?
Strinse le sbarre e osservò il tetro corridoio della prigione, con le guardie che camminavano su e giù…perché non potevano vivere in pace? Perché non si poteva avere il diritto di opinione senza essere perseguitati?.
Questo si domandava Delilah Taylor quella fredda notte di Ottobre in prigione…ancora non aveva idea che "i tempi sarebbero cambiati", soprattutto per lei.

ANGOLO AUTRICE:Ciao! :) Innanzitutto vi ringrazio, ho visto che già in tre seguite la storia e avete recensito, questo mi rende molto felice.
Delilah in prigione ci è finita davvero però almeno ha trovato un’amica, Marylou la aiuterà molto in seguito…David non sembra così maldisposto nei suoi confronti dai!
Questo capitolo è volutamente introspettivo, per cercare di far emergere l’interiorità della nostra protagonista.
La canzone che ho utilizzato è un testo di protesta appunto del 1964, una delle più grandi canzoni contro la Guerra in Vietnam,nonché una delle mie preferite,
The times they’re a Changin’ “ di Bob Dylan.
Nel corso della storia userò molto spesso canzoni, a parer mio aiutano il lettore ad immedesimarsi meglio e poi a me piacciono le song-fic.
Che dire, grazie e alla prossima!
Jenny
PS:
Comincio a presentarvi Delilah e Marylou, David arriverà nei capitoli che lo vedranno protagonista.
 

 

Delilah: Image and video hosting by TinyPic Marylou: Image and video hosting by TinyPic
  
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