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Autore: innominetuo    01/02/2015    8 recensioni
Secondo voi cosa potrebbe mai accadere al Grande Tempio se dovesse arrivare la “dolce” Pollon? State a vedere. Tutta colpa del merlot trangugiato stasera a cena.
Demenziale post Oav de: “La leggenda dei guerrieri scarlatti”
Dichiaro che i personaggi della seguente fan fiction non mi appartengono, dato che i Saint Seiya sono di di Masami Kurumada e che Pollon è di Azumi Hideo, autori di cui rispetto i diritti di autore e la proprietà intellettuale. La storia è stata scritta senza fini di lucro.
CROSSOVER con POLLON
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite, Saori Kido
Note: Nonsense, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un bel dì, com’è come non è, il Dio del Sole decise di farla a pagare alla sorellina Athena per l’ennesimo smacco… subito al cospetto di tutti i divinissimi Dèi.

“Bambina mia, che ne pensi di andare a trovare la tua zietta? Ora la puoi trovare al Grande Tempio di Atene. Le ho già scritto e ti sta aspettando! Sarà taaaanto felice di passare qualche giorno insieme a te!!”. 

“Che bello! Papino, papino: posso portare con me Eros?”. 

“Ma certo, piccola mia! E mi raccomando: la zietta vuole tanto sentirti suonare la cetra! Non te lo dimenticare: canta la tua bella canzone, quella che noi qui all’Olimpo amiamo tanto!”. 

“Sììììì canterò per la zia! La allieterò con la mia voce soave!”. 

E quindi la piccola, paffuta Pollon si accinse a suonare il suo dolce canto “Io sono la figlia di Apollo…” traendo “delicatissimi” accordi “sdeleng sdeleng “ (ergo: suoni onomatopeici) riducendo il padre in stato di coma profondo (“Oooh la mia voce è così bella che il mio papino ora fa la nanna!”): e meno male che sarebbe un dio… tzé.

In groppa alla sua papera ed in compagnia del fido Eros (“Dove andiamo, poppante?” “A trovare la mia ziettaaaaaa!”) la piccola Pollon scese giù dall’Olimpo fino al Grande Tempio, puntando il becco del suo mezzo di locomozione direttamente alla Tredicesima (che, in questo caso, non è una retribuzione, non illudetevi!).

Povera Saori Kido: neppure tu ti meritavi una simile punizione. Meglio finire di nuovo infilzata, assiderata, pucciata nell’acqua, oppure dentro la boccia ciuccia-sangue…

“ZIETTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!! ECCOMIIIIII!” evocò Pollon, con delicatissimo timbro, facendo vergognare Eros fino alle pudenda (del resto, è sempre ignudo…).

“Ohibò, chi mi chiama?” declamò, elegantemente assisa sul suo trono, l’ineffabile Saori Kido, quale incarnazione della sempre vergine Athena (chissà perché… eppure la fauna maschile intorno non le mancherebbe… boh: io, personalmente, con tutta ‘sta grazia degli Dèi a disposizione, che come ti giri piovono gnocchi peggio che coriandoli a Carnevale, buonina non me ne starei… fate vobis), con la nivea mano poggiata suaviter sulla fronte, si vide gettare tra le sue eburnee braccia (trad.: fiondarle addosso a mo’ di catapulta) una meteora biondo-chiomata che le fece quasi salire su la prima colazione non ancora digerita. Gravata dal “dolce” peso della nipotina, Saori ebbe bisogno di qualche minuto per ricominciare a fare funzionare le sinapsi del cervello. “Ordunque, sei arrivata, dolce Pollon… ti stavo aspettando con somma gioia…”.

“Zietta, zietta, zietta posso farti una domanda?”. 

“Sì cara: fammi tutte le domande che vuoi” le sussurrò Athena.

“Zietta, perché c’hai i capelli lilla?”. 

“Non sono cattiva è che mi disegnano così…” (cit.: Jessica Rabbit).

“Aaaaaaaaah, ho capito! Ma non ti preoccupare: te li tingo io, ti faccio lo shatush bicolore!!!!! ora mi prenderò IO cura di te, ziettaaaaaaa!!!”. 

Una delicata, sottile vena blu cominciò a percettibilmente pulsare sulla tempia della Divina… Povera, povera Saori… è stato bello conoscerti…

“Poppante, cosa fai? Metti in imbarazzo quella povera crista? Non ti basta collezionare figure di emme su all’Olimpo? Pure qua devi farti conoscere?” intervenne Eros, in allarme per la povera Athena.

“Stai zitto, mostriciattolo! Tu non puoi capire, queste sono cose da donne!” berciò ‘a criatura.

“Chi è il tuo amico? Me lo presenti?” riuscì a domandare Saori, la quale aveva ripreso miracolosamente il possesso delle sue facoltà intellettive.

“ Lui è Eros, io Dio dell’Ammmmore!”.

O_O: questa fu l’espressione di Athena, nel “mirare” la bellezza del putto alato. Null’altro più riuscì a profferire: se ne rimase in stato catatonico a fissare la malefica marmocchia che la salutava con la paffuta manina mentre le comunicava “…che se ne andava a fare un giro per il Santuario!”, promettendole che più tardi le avrebbe fatto trucco e parrucco, per giocare “alle Signore”. Non appena mocciosa e putto alato sparirono dal suo cospetto, Saori si riscosse repentinamente e, tratto fuori dalla scollatura del chitone (sì: proprio quella scollatura, quella ove il prode Seiya ci lascia le cornee tutte le volte) il suo smartphone, contattò il suo pilota personale. Chissà come mai, Saori aveva deciso di tornarsene a Nuova Luxor. Proprio strano, eh.

“OOOOOOOOOOOHHHHHH, ma che bei templiiii!! Neppure su all’Olimpo li abbiamo così! Eros, cominciamo da quello lì…. OOOOOOOOOOHHHHHH!!! Ci sono i fiorellini!! Adesso mi faccio un bel bouquet! Lalalalalalalalala”.

“Che sta succedendo qui? Chi profana le mie rose sacre?”.

“OOOOOOOOH ma c’è Lady Oscar!!! Che belloooooo! Dov’è Maria Antonietta?”.

“Come osi, mocciosa, rivolgerti a me in siffatta maniera? Io sono Aphrodite, il Saint dei Pesci!” disse, stizzito, il bellissimo cavaliere della Dodicesima Casa: egli era furibondo, dato che l’arrivo improvviso della marmocchia sconosciuta lo aveva distolto dalla contemplazione mistica della sua bellezza.

“Io sono Pollooon, la figlia di Apollo: adesso ti canto una bella canzone!”.

“Noooo, poppante, non lo fare!” strillò Eros, disperato… Macché.

“Io sono la figlia di Apollo… Io sono la figlia di Apollo, la figlia del Dio Sol… io sono Pollon!” sdeleng sdeleng sdeleng. Il bellissimo, perfetto volto di Aphrodite, la cui grazia di solito rimane inscalfibile pure nelle lotte più cruente, cominciò a riempirsi di brufoli e di pustole purulente: il cavaliere, sentendosi pizzicare la pelle, estrasse uno specchietto dal suo cloth. Mai urlo più lugubre echeggiò prima di allora per le sacre vestigia. Oddèi: che giorno fu quello…

“Aphrodite! Ci attaccano? Dov’è il Nemico???” dissero Camus e Shura giungendo alla velocità della luce: i prodi cavalieri rimasero inorriditi di fronte allo scempio della bellezza del loro compagno! “CHI ha osato farti questo? Ti vendicheremo!” declamarono, all'unisono.

“Costei! Costei mi ridusse in cotal guisa!” pigolò il Bellissimo (ormai ex…).

“Ma è solo una bimba indifesa! Una creatura innocente! Noi non ammazziamo bambini!” pontificò Camus.

“Chiamate Death Mask, che ci pensa luiiiiii! Ha giusto giusto due posti liberi sul lato ovest del pavimento!” strillò isterico il Gold dei Pesci.

“Eccomi, AHAHAHAHAHAHAHAHAH!! Che min@hia succede?” ringhiò il Gold Siculo.

“Fai fuori quella lì! Guarda cosa mi ha fattooooooo!” piagnucolò Fish.

“Vedo, vedo, Principessa Aurora… ci penso io a sistemarla!” disse Death “SEKISHIKI…” principiò… ma non finì…

“Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria! Se l’assaggi o la respiri, ti dà subito l’allegriaaaaaaaaa!!! Kolo Kolo Pollooooooonnnn!!!”.

La polverina magggggica (moh si chiama così… ehmmm) si diffuse nell’aere…

“OOOOOOOH ma cosa mi succede… com’è bello il cielo, com’è azzurro… e ci sono pure le roselline… orsù, datemi la manina ed andiamo a fare le vispe Terese sull’erbetta” declamò il Granchione, prendendo con le sue chele, uno a destra ed uno a sinistra, Camus e Shura, mentre tuuuuuutto il bellissimo corpo statuario di Fish si riempiva di pustole, al pari del viso… il poveretto non poté che correre a farsi un bagno nell’amido di riso…

“Visto come sono tutti felici grazie a meeeeeeeee??? Chissà come sarà contenta la zietta, quando le racconterò le belle cose che sto facendo qui per lei!”

“Tu dici, poppante?” chiese Eros, seriamente dubbioso…

Superate le Case sino alla Sesta, ecco che la nostra eroina baby “Mary Sue”, in compagnia del cesso alato, si imbatté in Shaka che faceva meditazione zen, essendo in comunicazione perenne con Buddha l’Illuminato.

“Che bello: la Barbie in formato gigante!! Voglio portarmela su all’Olimpo! La pettinerò, la spoglierò, la rivestirò con i vestitini che ho cucito io personalmente, la farò sposare con Ken e le comprerò degli altri accessori, pure quelle maledette scarpe che le cadono sempre! Vabbè: al massimo ci metto il super Attack. Ma come mai tiene gli occhi chiusi? Ehiiiiii Barbie, apri gli occhiiiiiii!”

“Ohmmmmmm ohmmm ohmmmmmmm “ continuava ossessivamente a pregare Shaka, tapino lui. Che pena che mi fa.

“Ma poppante, ma sei sicura che quella sia la Barbie?” chiese Eros, esprimendo il suo fondatissimo dubbio.

“Ma certo che è la Barbie! Tu non capisci niente!” chiosò Pollon, sprezzante.

“Buddha, ti prego: salvami”: così invocava lo ieratico Shaka.

“Vabbè: intanto la Barbie la lasciamo qua, così continuiamo il giro. Poi però ce la prendiamo e ce la portiamo alla Tredicesima, alla bella cameretta che sicuramente la zia ci ha messo a disposizione. Dopo le voglio fare una bella acconciatura con le trecce e con i fiocchi rosa: chissà come sarà bella! Tutte le amichette dell’Olimpo me la invidieranno!” .


… il delirio continua ….
  
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