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Autore: marvel_ous    01/02/2015    2 recensioni
A Dublino le vite di tre ragazze verranno sconvolte dall'amore e impareranno che un cuore spezzato può tornare ad amare con l'aiuto dell'uomo giusto.
“Stai scherzando? Davvero tu non sai chi siano Colin ed i suoi amici o mi stai prendendo in giro?”
“Come scusa? Tu li conosci? Sono dei tipi da cui dovrei stare alla larga?”
“Non ci credo! Quel Colin è Colin Farrell ed i suoi amici sono Tom Hiddleston e Robert Downey Jr!!"
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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5
I’ll be drunk, again
POV ANDREA
Domenica mattina h8:30. Marker Hotel – Dublin
 
La testa mi fa male. Come se avessi un martello pneumatico piantato nel cervello. Ho sonno, sete e mi sembra di aver dormito solo 5 minuti. Un fottutissimo raggio di sole mi punta dritto in faccia. Dovrò per forza alzarmi a chiudere le tende, così ne approfitterò per bere un goccio d’acqua. Ecco i veri problemi dell’alcool; i postumi la mattina dopo. Mi costringo a aprire gli occhi, li sfrego per vederci meglio e… realizzo che non mi trovo in camera mia.
Mi guardo intorno spaesata. Sembrerebbe che mi trovi in una stanza d’albergo, una di quelle da 1200 euro a notte, ma pur sempre una stanza d’albergo. Una vetrata enorme si affaccia sulla città; nemmeno da casa mia ho una vista così mozzafiato. Sento qualcuno respirare accanto a me. Mi volto molto lentamente, ho quasi paura di sapere con chi sono andata a letto la scorsa notte…
“Cosa cazzo è successo ieri sera?” sussurro a me stessa mentre osservo sbalordita Robert Downey Jr. dormire nudo accanto a me. Tento di far mente locare e in pochi secondi inizio a ricordare…
 
“Mi stai chiedendo se voglio scopare?”
“Si.”
 
Un taxi, labbra fameliche…
 
Una stanza d’albergo, mani che esplorano…
 
Denti che mordono…
 
Vestiti gettati sul pavimento…
 
Pelle nuda che si accarezza…
 
Bacini che si scontrano…
 
Gemiti che provengono dal profondo dell’anima…
 
Unghie che graffiano…
 
Odore di sesso e libertà.
 
Rimango immobile a fissarlo, ancora incredula. Un istante dopo il mio cervello si riattiva. Devo assolutamente andarmene.
Cercando di fare il meno rumore possibile raccolgo i miei vestiti, li infilo velocemente e, mentre sto per uscire, lancio un ultimo sguardo all’uomo nel letto ancora per qualche secondo… sbatto la porta e scappo.
 
Chiamo un taxi e in meno di 10 minuti sono a casa. Salgo al mio piano e mi avviò verso la porta dell’appartamento preparandomi già mentalmente ad affrontare Mat e le sue scenate. Apro la porta con cautela, entro e mi guardo in giro. Non c’è nessuno –“ molto probabilmente sta ancora dormendo” – penso avviandomi verso la nostra camera, ma il letto è vuoto e intonso. “Questo significa che non è tornato questa notte” borbotto a me stessa mentre mi dirigo verso il telefono di casa con l’intenzione di chiamarlo, ma improvvisamente mi blocco. “No! Sono stanca di corrergli dietro e preoccuparmi sempre per lui. Che si arrangi da solo una volta ogni tanto, io mi riprendo la mia vita”. Mi spoglio, getto i vestiti a lavare e mi faccio una doccia veloce. Indosso poi la mia tenuta da casa composta da pantaloni della tuta grigi, rigorosamente di sei taglie più grandi, una maglietta di Star Wars e una felpa nera, anch’essa più grande di un paio di taglie. Chiudo tutte le tende e mi lancio sul letto. Ho assolutamente bisogno di dormire.
 
Due ore più tardi…
 
La fastidiosissima suoneria del telefono di casa mi squilla nel cervello, costringendomi ad alzarmi per rispondere.
“Pronto?” rispondo biasciando e sbadigliando ancora mezza addormentata.
“Andrea ma dove sei? Ti stiamo aspettando da più di venti minuti!” mi chiede Lily dall’altro capo del telefono.
“Aspettando dove?” sono così assonnata che non sono neanche sicura di essere in casa mia.
“Come dove? In caffetteria! È domenica… il nostro abituale brunch… dai datti una mossa e raggiungici. Ci sono anche Colin e i suoi amici” risponde lei.
 - “cavolo mi ero dimenticata che Hanna doveva presentarci il suo nuovo amico ieri sera” – realizzo un secondo dopo.
“Ok arrivo!” e riaggancio il telefono.
Non ho la minima intenzione di cambiarmi per andare in caffetteria, mi vedono quasi tutte le mattine in pigiama quando vado a comprare la colazione per Mat. Infilo il primo paio di sneakers che trovo, prendo gli occhiali da sole, mi accendo una sigaretta ed esco di casa. Mentre esco da portone saluto Patrick, il portiere, giro a destra e dopo trenta passi esatti sono davanti alla California Bakery. Entro con la sigaretta ancora accesa.
“Andrea! Lo sai che non puoi fumare qua dentro!” mi rimprovera Katherine, la cameriera che odio, per la sei milionesima volta.
“Dannato XXI° secolo!!” getto la sigaretta a terra e mi avvio verso il tavolo dove ho intravisto sedute Hanna e Lily.
Non guardo nemmeno gli altri presenti, mi siedo, butto la testa sul tavolo e chiudo gli occhi.
“Perché cazzo mi hai svegliata? Sono in post sbronza e questa notte ho fatto del gran sesso con uno, più volte… e non potete nemmeno immaginare chi fosse” dico piagnucolando come faccio di solito quando sono stanca.
“Ehm… forse potremmo” replicò Hanna.
“No no fidatevi! Non potete capitre…” ma non riesco a terminare la frase perché qualcuno mi interrompe.
“Oh si che possono capire!” dice una voce, quella voce… alzo la testa e incontro lo sguardo dello stesso uomo da cui sono fuggita circa due ore fa. Spaesata mi guardo intorno e noto che accanto a lui sono seduti Colin Farrell e Tom Hiddleston.. –“ Ma cosa diavolo mi sono persa ieri sera?” – mi chiedo.
“Quello che invece IO non riesco a capire è…” – continua quell’uomo – “se il sesso è stato così favoloso, perché te ne sei andata di corsa dalla mia stanza senza lasciare nemmeno un bigliettino di ringraziamento?” chiede Robert scherzando e ammiccando.
Continuo a fissarlo senza parole.
Riappoggio la testa sul tavolo.
“Lo sapevo io che devo smetterla di bere!!” mormoro facendo scoppiare tutti a ridere.
E la prima figura di merda della giornata è andata. Ora cerchiamo di recuperare. Chiamo la cameriera per farmi portare un litro d’acqua e un espresso doppio… meglio triplo. Cerco di riprendermi e far vedere che, alla fine, non sono suonata del tutto.
“Comunque, ragazzi mi dispiace non essermi presentata ieri sera ma… ecco diciamo che ho avuto altri impegni” – dissi guardando Robert – “io sono Andy, è veramente un piacere conoscervi. Tutti e tre.” Strinsi la mano a Colin e Tom, e poi anche quella di Rob visto che ieri sera non ci siamo esattamente presentati.
“Hanna, però non mi avevi detto che Colin è Colin Farrell!! Come hai potuto omettere un’informazione così importante?” chiesi ad Hanna indignata.
“In realtà non sapevo nemmeno che aspetto avesse Colin Farrell fino a ieri sera, e nemmeno loro due” mi rispose lei mortificata evitando gli sguardi dei ragazzi.
“Ma mi spieghi su quale pianeta vivi? Abbiamo visto Parnassus e Avengers almeno un milione di volte e non li hai riconosciuti? Hai pure comprato il profumo che pubblicizza Colin! Come si chiama…” Lui mi venne incontro dicendomi “Intenso”
“Ecco! Intenso! Grazie. Ragazza, mi stupisci ogni giorno di più”.
Più parlavo e più Hanna sembrava volesse sprofondare nella sua sedia, con uno sguardo che diceva ‘vi prego perdonatemi, non lo faccio più”; ci mettemmo tutti a ridere.
“Non fare quella faccia Hanna, ti abbiamo già perdonata” intervenne Tom per risollevarle il morale.
“Non c’è bisogno che ti senta in colpa, la normalità ci rende più felici di qualsiasi altra cosa di questi tempi” disse Colin.
“Hanna, tesoro, non tenere il broncio che poi ti vengono le rughe intorno alla bocca” le consigliò Lily scherzando. E poi fu il mio turno.
“Andy hai poco da ridere! Ti sei vista come sei vestita? Lo so che è la tua tuta da casa, ma potresti benissimo essere in pigiama! Ti scongiuro, dammi retta ogni tanto e vestiti un po’ più carina” mi disse esasperata. Sono anni che lotta per rendermi presentabile e, a dirla tutta, non credo che ce la farà mai.
“Ma io stavo dormendo, mamma! Ero già in ritardo, non avevo tempo di vestirmi. Inoltre ieri ho passato tutta la serata con indosso i pantaloni di pelle strettissimi, lasciami respirare almeno oggi che è domenica!” le risposi con tono piagnucoloso.
“Beh… non credo tu li abbia indossati per tutta la sera. Sono più che sicura che Robert te li abbia tolti ad un certo punto. Quindi la tua scusa non regge” e mentre lo disse guardò Rob che le fece l’occhiolino come per darle ragione.
La solita Lily, sempre con la battuta pronta.
 
Passammo così tutto il resto del brunch, a chiacchierare del più e del meno. Fortunatamente tra me e Rob non ci fu nessun tipo di imbarazzo e riuscimmo a parlare tranquillamente.
Tutto andò liscio finché Robert non mi chiese del mio fidanzato: Cosa fa? Quanti anni ha? Da quanto stiamo insieme e perché stiamo ancora insieme se non lo amo?
“Io non ho mai detto di non amarlo!” risposi scontrosa all’ultima domanda di Rob.
“Beh, se sei venuta a letto con me la scorsa notte significa che un problema di fondo c’è. Se tu lo amassi veramente non saremmo qui a fare questo discorso” mi ‘accusò’ Robert.
“La situazione è più complicata di quanto pensi; non parlare se non sai le cose, per favore. Perché, se non sbaglio, qui non sono l’unica peccatrice. Non sei tu quello sposato che ha appena avuto una figlia? Vuole continuare a professare la parabola del vero amore Signor Cupido? E vorrei ricordarti che non sono stata io ad essermi approfittata di una ragazza ubriaca” sbottai con cattiveria, forse troppa, ma ero stanca e arrabbiata. Inoltre odio quelli che vengono a farmi la morale. Rob non rispose. Andy 1 – Downey 0.
Tra i presenti calò il silenzio e l’imbarazzo.
“Però questa mattina Mat come l’ha presa? Non mi sembra abbiate litigato, sei arrivata qui abbastanza tranquilla” domandò Lily nel tentativo di rompere il silenzio. “Non l’ho visto, in effetti. Quando sono tornata lui non c’era. Deve essere stato fuori tutta la notte, ma non so dove sia. Ho perso il telefono quindi non so nemmeno se mi ha mandato qualche messaggio” le risposi con tono preoccupato.
Robert frugò in una tasca della giacca e ne estrasse il mio cellulare.
“Tieni, l’hai dimenticato nella mia stanza” disse sconsolato.
“Grazie!!”. Iniziai a controllare il telefono, nessuna chiamata o messaggio da Mat; solo messaggi di amici e due chiamate da un numero privato, se è importante richiameranno.
“Si farà vivo prima o poi. Ragazzi, non vi ho ancora chiesto come è andata ieri sera. Vi siete divertiti? Piaciuto il concerto?” chiesi curiosa di sapere cosa ne pensavano della mia musica.
Uno alla volta mi dissero i loro pareri; Tom mi stava raccontando il motivo per il quale gli era piaciuta particolarmente una canzone quando il mio telefono iniziò a squillare. Era un numero privato, risposi.
“Oh scusami un attimo Tom. Pronto?” tutti si misero a fissarmi incuriositi ascoltando la mia conversazione.
“Buongiorno. Parlo con la signorina Andrea Price?”
“Si, sono io.”
“Chiamo dal 12° dipartimento di polizia di Dublino. Dovrebbe presentarsi in centrale per pagare la cauzione ad un tizio di nome Matthew Adams che dice di essere il suo ragazzo” – non ci posso credere. Cosa cazzo avrà combinato ancora? –
“Potrei sapere cosa è successo agente?” e non appena pronuncio la parola agente i miei amici iniziano a guardarsi tra loro, per poi tornare a guardare me per capire cosa stesse succedendo.
“Stanotte vagava per un parco pubblico, sotto l’effetto di alcool e stupefacenti. Lo abbiamo arrestato per possesso di droga” mi disse con serietà il poliziotto.
“Grazie agente. Arrivo il prima possibile” e riattaccai.
Guardai il telefono incredula. Si è fatto arrestare ancora e, per l’ennesima volta, dovrò pagargli la cauzione di tasca mia sapendo che non mi restituirà mai i soldi e sapendo che dovrò rifarlo altre volte perché non lo convincerò mai a disintossicarsi. Mi venne quasi da piangere.
“Era per Mat?” mi chiese Hanna preoccupata.
“Si” le risposi secca con un filo di voce. Non so per quanto ancora sarò in grado di trattenere le lacrime.
Rimisi gli occhiali da sole e mi alzai per andarmene.
“Andy stai bene? Cosa è successo” mi chiese Lilian preoccupata prendendomi una mano, le feci un mezzo sorriso e le strinsi la mano.
“Tutto ok! Come al solito!” – le risposi prendendo una sigaretta – “scusatemi ma devo andare, spero di rivedervi ancora. Buona giornata a tutti” non aspettai una risposta da loro e inforcai la porta.
Ero così nervosa che non aspettai nemmeno di uscire dal locale per accendermi la sigaretta.
“Andrea, quante volte…” tentò di dire Katherine.
“Si dai, mi rimproveri la prossima volta” non la lasciai nemmeno finire di parlare. Sapevo di sbagliare ma non era questo il momento per le paternali. Mentre cercavo di fermare un taxi, con la coda dell’occhio vidi Robert uscire dalla porta e raggiungermi.
“Scusa, posso parlarti un secondo?”
“No, non è questo il momento Robert. Devo andare”.
“Solo un secondo, promesso. Volevo scusarmi per aver detto quelle cose e volevo sapere se pensi veramente ciò che mi hai detto riguardo all’essermi approfittato di te…” – merda non è il momento per questi discorsi, ho altro a cui pensare – dissi a me stessa.
“No, non lo penso veramente! Penso che sarei venuta a letto con te anche se fossi stata sobria, ma è stato un errore che non devo ripetere mai più” ammisi, continuando a cercare uno stramaledetto taxi.
“Andrea non mi pento di quello che abbiamo fatto. È stata una bellissima serata e, come hai detto tu, il sesso è stato fantastico; anzi, non mi dispiacerebbe rifarlo qualche volta” mi disse ammiccando, poi continuò “e so che non ricordi praticamente nulla, ma sono stato così bene con te come non mi sentivo con nessun altro da parecchio tempo. Ho sentito un legame tra noi ieri sera, dal primo momento che ti ho guardata negli occhi”.
“Senti Robert! È un casino, ok? La mia vita è un totale casino. Non ci conosciamo nemmeno e tu mi vieni a dire queste cose? Sei sposato, hai appena avuto una bambina, hai più del doppio dei miei anni e sei famoso; mentre io non sono nessuno. Sono solo una ragazzina di 22 anni che ha solo la sua musica, il suo ragazzo e le sue amiche. Se davvero senti questo legame così speciale allora perfetto, possiamo essere amici ma niente di più. Quello che è successo la scorsa notte, per quanto magnifico sia stato, devi cercare di dimenticarlo. E ora scusami ma devo andare a pagare la cauzione al mio fidanzato, di nuovo!” conclusi voltandomi ed aprendo la portiera del taxi che, finalmente, ero riuscita a fermare. Robert ricominciò a parlare mentre stavo salendo “Sappi che non mi sarà facile dimenticare visti i segni che mi hai lasciato” finì di parlare nell’esatto momento in cui chiusi la portiera del taxi e partì.
“Dove la porto signorina?” mi chiese il tassista.
“12° distretto di polizia, per favore”.
 
Durante tutto il tragitto pensai a Robert e alle sue parole, pensai a Matthew e a quello che dovevo fare con lui. Davvero non lo amo più come dice Robert? Dovrei lasciarlo? Dovrei abbandonarlo per poter inseguire i miei sogni e vivere la mia vita con tutto quello che ha da offrirmi? Troppe domande a cui non sono in grado di dare una risposta. Il taxì si fermò davanti al 12° distretto, pagai e mi avviai verso l’ingresso. Fortunatamente nel portafoglio avevo i soldi guadagnati ieri sera, o non avrei saputo come pagare la cauzione.
Una volta entrata mi rivolsi all’agente nell’atrio della stazione di polizia.
“Salve! Sono Andrea Price, mi avete chiamato poco fa; sono qui per pagare la cauzione a Matthew Adams.”
Il ragazzo dietro al bancone trafficò un po’, poi prese dei fogli e me li diede da firmare.
“Sono 500 euro”
Presi il portafogli dalla tasca, estrassi le banconote e gliele porsi.
“Perfetto! Mando subito qualcuno a prendere il signor Adams.”
 
Qualche minuto dopo si aprì una porta e vidi un poliziotto uscire con Mat al seguito che camminava con la testa bassa fissando il pavimento. Una volta tolte le manette gli dissero che era libero di andarsene.
Cercai di rimanere il più seria possibile, ma non appena mi guardò con quei suoi occhioni da cane bastonato mi corse in contro per abbracciarmi e scoppiò a piangere.
“Scusami scusami scusami scusami scusami! Sono una testa di cazzo! Come al solito ho fatto un casino, ma ti prego non lasciarmi. Non ho nessuno a parte te” riuscì a dirmi tra un singhiozzo e l’altro. Sentì una morsa stringermi lo stomaco.
“Non fa niente. Sono qui adesso e non ho intenzione di andarmene da nessuna parte. Ora cerca di calmarti e andiamo a casa”.



NDA
Ciao a tutti! Ecco a voi un nuovo capitolo un po' più lungo e corposo, d'ora in poi cercheremo di mantenerli sempre così.
Speriamo vi piaccia e mi raccomando fateci sapere cosa ne pensate!
Baci
Andrea, Lilian e Hanna
   
 
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