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Autore: Cocconut_N    14/02/2015    2 recensioni
Durante la WW2, ci sono state molte storie che poche persone conoscono, qui vi racconto una storia di un gruppo di giovani partigiani proveniente da tutta l'Europa.
E tutto ciò dobbiamo iniziare dal Marzo di 1939, sul punto di fine della guerra civile spagnola, quando le Brigate Internazionali e gli spagnoli stessi sono obbligati ad abbandonare la Spagna. Alcuni ritornano alla patria, alcuni immigrarono in una delle poche nazioni non in guerra, e ci sono altri che poi divennero uno dei partigiani in Italia.
E uno di loro, un ragazzo di nome Antonio fece parte della prima brigata "Garibaldi", e proprio dei membri di questa brigata parleremo, il ragazzo italiano Lovino, il "filosofo" tedesco Gilbert, la zingara Elizabeta, il vide comandante francese della brigata Francis, il misterioso Robinson Arthur e la bellissima russa Natalia.
coppie: SpaMano, PruHungary, FrUk.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Diciassettesimo Capitolo

I raggi del sole di questa mattina, sembra uno scout astuto ed audace della brigata, alza la testa dalle lontane colline, e guarda con orgoglio i campi coltivati dal popolo. Ma subito dopo, i raggi di color porpora occupa i piedi delle colline come quei gruppi venuti dalle montagne. La nebbia che inizialmente era bianca latte inizia a diventare trasparente, e abbraccia tutte le terre d’intorno.
Dall’altra parte dei campi appare l’ombra di un ragazzo, era solo, come uno di quei uccelli che vogliono raggiungere i compagni che erano già partiti per sud in autunno. Già da lontano, Gilbert non fa altro che notare i vesti da studente di quel ragazzo. Sorrise tristemente, pensando a quei familiari ma passati giorni di Università; quei giorni pieno di riflessioni e discussioni.
Subito dopo, salta giù dal carro, e alza il fucile contro la testa del ragazzo.
“Non muoverti!”
Guarda indifferentemente Lovino Vargas chesi è arrabbiato per tutto ciò che accade senza capire il motivo. Più i vesti di questo moccioso sono puliti e ordinati, più fa arrabbiare Gilbert per il proprio giubbino strappato per la battaglia, che in questo momento si trova su Antonio che sta ancora sul carro.
“Chi è che ti ha vestito così bene? Per caso i cari signori gendarmi?”
“Sì certo, con undici proiettili.” Lovino rispose, “Spero che un giorno, anche tu cadi in quella prigione di Parma, e non dimenticare di vedere quel muro della sala interrogatoria, è un mio vecchio amico.”
“Io non ho tempo di visitare tutti i tuoi parenti ed amici, chi sa con che gente sei stato in questi giorni? Se hai fatti la Giuda, sarò io a mandarti in paradiso.” Si avvicina l’indice al grilletto, “In quel momento, devi inginocchiarti per chiedere scusa a tutti ventuno fratelli, e il generale che si sono sacrificati!”
Gilbert sente tutte le parole che pronunciò bruciarsi nella sua gola, e guarda minacciosa il viso pallido di Lovino.
“Vieni qua! Dammi una mano! Porta questo stupido pomodoro spagnolo sulla collina, dobbiamo fare subito l’operazione dalla dottoressa Carlotta! Poi ci sarà Bonnefoy e Richie a interrogarti!”
Ma Lovino ignorò le parole di Gilbert, e anche la museruola del suo fucile. Cammina a grandi passi verso il carro, e mette lentamente la sua mano abbronzata sulla fronte del ferito.
In questi giorni, tutti e due sono più magri e pallidi. In quella lontana infanzia, la Spagna e l’Italia li diede quel viso d’oro, e la pelle abbronzata e forte che il tedesco Gilbert ha sempre invidiato. Ma il tempo cambiò tutto, solo quei capelli castani rimasero scombinati come prima, come quando i due entrarono in questo mondo crudele dalle due teneri case.
“Così prenderai la sua vita.” Lovino disse a bassa voce, rimanendo lo sguardo sulla fronte di Antonio, “Il carro non si può salire fino sopra, lo vuoi prendere in braccio?”
“Che come dovrei fare?!”
“Portalo in qualche villaggio, la gente di là lo cureranno…Victoria! Portiamolo a Victoria! Victoria!”
“Vic-to-ri-a-?” Gilbert allunga di proposito il tono, fischiando anche alla fine della parola, “Sei proprio un tiranno locale! Non dirmi che ci andrai anche tu…”
“Lui non può andare da nessun altro posto, posso stare io vicino a lui.”
“Le parole sono belle, anche più del colore dei funghi avvelenati. Per quale motivo dovrei darlo nelle tue mani? Spiegami, chi sei veramente?”
Lovino si butta su Gilbert prendendo il collare della sua camicia.
“Un frase in più parlo con una bestia come te, più tempo perdo per curarlo! Sei una donna? Così insicuro! Allora portalo tu a Victoria! Io vado su a chiarire con loro, se veramente ho fatto qualcosa contro la coscienza, puoi bruciare tutti i nomi della famiglia dei Vargas! In modo che sarò maledetta da tutto il mondo insieme ai nonni e Victoria!”
Gilbert prese in mano la caviglia di Lovino in silenzio, e lo butta a terra.
“Portalo tu, per quando devi tornare nelle colline, sono affari tuoi. Io torno da solo nel quartier generale, senza ostacolo di voi incapaci, riesco pure a correre più velocemente. Fare la relazione, nessuno riesce a fare meglio di me. Poi porterò la dottoressa Carlotta per fare l’operazione, hmm…porterò anche le ragazze per badarlo…”
“Non servono le ragazze! Mia nonna ed io lo baderemo bene…”
Gilbert non gli risponde, ma urlò al ferito sul farro:
“Alla prossima, sorprendente eroe Don Chisciotte! Quella strada da Milano con te, e questa per portarti fuori dal mondo dei morti…valgono!”
 
Non ha mai riferire le notizie ai superiori più dolorosamente di questa volta, e non ha mai alzato la testa per guardare gli occhi del vice generale e dell’ufficiale. Il primo professore di filosofia gli aveva detto che, la forza e il potere non porta solo l’orgoglio e felicità, un giorno porterà anche dolori.
“La gloria apparterrà per sempre al nostro generale, Giovanni Zavattini!” Nicola sembra disperato dal suo tono,  “Il gruppo di comando dei tre siamo rimasti solo noi due, Francis, dobbiamo subito parlare dei progetti futur…”
Francis alza una mano, dicendo all’ufficiale di parlarne poi, e trascina i pesanti passi verso il terrazzo sul tetto, si stende a terra, non avendo più voglia di rialzarsi. Un dolore mai provato prima gli sta stracciando il cuore.
Oh, grandissimi Robespierre e Marat, perdonate il vostro discendente! Infine non ha potuto prevedere prima di quel maledetto diciannove ottobre, che questo eroico impresa sarebbe stata una tragedia. Se non ci fosse l’accordo dei tre del gruppo di comando, l’operazione sarebbe nullo, ma infine ha usato solo quella maledetta firma e lo sguardo a portare via la prima brigata, ripensandoci sembra di aver portato Robespierre sulla ghigliottina. General Zavattini, che sei tanto astuto e coraggioso come Robespierre, il tuo vice ti ricorderà per sempre…
“I Giacobini sono sempre quelli che usano la vendetta più crudele contro i traditori e spie. D’ora in poi, io sarò Robespierre, io sarò Marat.” Francis alza la testa verso il cielo, e pensa, “Però io vivrò più a lungo di loro, vivrò per altri cent’anni…e ritornerò al glorioso Parigi.”
Quest’anno è già un trentenne. I capelli biondi lunghi fino alle spalle e gli occhi cerulei, gli fanno sembrare il cavalier Roland dei poemi epici.
Un piagnucolare che gli fa sottofondo interrompo i suoi pensieri. Francis si gira la testa, e vede una piccola e magra figura all’angolo del terrazzo a pulirsi le lacrime.
“Tutto è permesso sul questo terrazzo, vedere le stelle, dire stronzate, innamorarsi e compreso anche piangere.” Il vice generale sospira, “Ma se scendi giù, non puoi più piagnucolare così!”
“Vieni qua, caro.” Francis invita il ragazzo inglese, Peter Kirkland a sedersi vicino a lui. Quegli occhi sono a tal punto rossi da non far notare Francis. 
“Perché Zavattini si è sacrificato? Lui era il generale…”
“Migliaia di gente si stanno sacrificando, lui non è il primo, e non sarà l’ultimo. Devi capire bene questo, caro, poi sarai più tranquillo. A proposito, anche Arthur piagnucola come te?”
“Lui non ha un cuore. L’ultima volta che l’ho visto piangere era nove anni fa, quando Liverpool aveva perso otto a uno contro Arsenal, era stato una partita di merda, persino io avevo pianto.” Peter afferra improvvisamente il braccio di Francis, “Perché non mi fate più andare a trovarlo? Mi potete dare anche un altro lavoro!”
“Devi crescere un altro po’…”
“Mi state disprezzando, vero? Ma io non ho paura di niente! Non mi interessa niente!”
“Ma Arthur interessa di te.”
“Pff, se non se ne frega nemmeno di se stesso.”
“Ma c’è qualcun’altro che se ne frega di lui.”
 
Note:

1)Maximilien de Robespierre e Jean Paul Marat erano due rivoluzionari francesi che si sacrificarono uno a 36 anni e l’altro a 50 anni.
2)Arsenal fu il campionato del 1934-35, il primo settembre del 1934, Arsenal vinse 8:1 contro Liverpool.
Angolo della traduzione:
Ecco a voi anche il diciassettesimo capitolo, se vi sia piaciuto lasciate una bella recensione, anche per il conforto visto che sto aggiornando così spesso, non sono una bambina così brava? 

 
  
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