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Autore: Fenrir_23    25/02/2015    2 recensioni
Storia ambientata 25 anni dopo la partenza di Ash da casa. Il protagonista è il figlio di Ash.
"Qual era il Pokèmon migliore per lui? ... Quello che sicuramente l’attirava di più era Charmander."
La pokéball non ebbe nemmeno bisogno di dondolare. Si chiuse al primo tocco. La ragazza misteriosa la raccolse da terra e si avvicinò a Mat, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Piacere, io mi chiamo Maky. E tu?”
Ash osservò il microscopico apparecchio nella mano del professore.
“Un microchip…” Sussurrò, leggendo la piccolissima scritta incisa su di esso. “Team Rocket, fabbrica Dark Pokémon.”
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Delia Ketchum, Gary, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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                         IL PESO DI UN NOME




                                                         

 

Matthew ingurgitò velocemente un gigantesco boccone del suo panino, rischiando di strozzarsi.

“Dovresti mangiare piano, quante volte te lo devo dire?” Gli ricordò Delia, al suo fianco.

“Scusa Nonna, hai ragione ...” Si trovavano ai loro posti sulle tribune, in attesa che Maky entrasse in campo, dopo il combattimento appena concluso, dove due allenatori niente male avevano dato prova delle loro abilità, concludendo la sfida con la vittoria di un Quilava che aveva combattuto contro un Geodude.

Mat era impaziente, non vedeva l'ora di vedere Maky in campo, il suo avversario era un tipo piuttosto in gamba, originario di Kanto ma molto inesperto: in pratica non aveva speranza, pensò Matthew.

“Diamo il via alla sfida, signore e signori!” Urlò il giudice al pubblico. “Che i contendenti entrino in campo!”

Abbondanti applausi e incitazioni accolsero l'entrata sul ring di Maky: il suo Curriculum, d'altronde, era piuttosto noto.

“Dalla parte destra del ring abbiamo Maky Rainblack!” Spiegò il giudice, entusiasta.”La nostra Maestra di Pokémon, campionessa attuale di Johto, quest'anno è venuta qui proprio per sfidare l'attuale Campione. Riuscirà nel suo intento?”

Lo sfidante di Maky aveva una faccia tutt'altro che allegra, Matthew riuscì ad intuire la sua agitazione persino dalla distanza a cui si trovava. Del resto, non lo invidiava. Forse c'era solo un'altra persona in grado di reggere il confronto con Maky, in tutto il Torneo, Mat l'aveva visto combattere quel mattino ed era rimasto stupito.

“Dall'altra parte del ring, abbiamo Jimmy Danan! Originario di Vermilion City … ha iniziato quest'anno la sua carriera di allenatore di Pokémon e fin'ora ha combattuto molto bene nel torneo.”

Mat si trovò a comprendere il povero Jimmy, un ragazzino smilzo e piuttosto basso dai capelli biondissimi e gli occhi verdi. Decisamente, non lo invidiava. Finire contro Maky così presto era davvero una sfortuna.

L'arbitro diede il via alla sfida e, almeno quello, il destino volle che fosse Maky a scegliere il suo primo Pokémon.

“Onix, vai!”

Il grosso Pokèmon roccia entrò in campo in tutta la sua maestosità e tranquillità, quasi rassicurante.

Jimmy schierò in campo un Vaporeon. Se si fosse trattato di qualcun altro Mat avrebbe scommesso sulla vittoria di Vaporeon, ma con Maky in campo, decisamente le probabilità di cavarsela di Jimmy, non si alzavano nemmeno con un tipo efficace su Onix.

“Bollaraggio, Vaporeon!”

“Onix, fossa!”

Il Pokémon di roccia sfondò il ring di combattimento in erba come se fosse stato fatto di carta pesta, sprofondando nel terreno e scatenando un tremore che scosse tutto lo stadio.

“Fa attenzione!” Urlò Jimmy al suo Pokémon: troppo tardi, Onix sbucò alle spalle di Vaporeon, attaccandolo con la coda. Il Pokémon d'acqua però era veloce: rispose con un altro bollaraggio colpendo in pieno il suo nemico.

“Di nuovo sotto terra, Onix.” Ordinò Maky.

Matthew pensò per un attimo che lei stesse cercando di dare a Jimmy un minimo di vantaggio ma conoscendola bene sapeva che in verità non era vero: Maky non era decisamente tipo da compatire il suo avversario.

“Attacco terremoto!”

Una crepa si aprì al centro del ring di combattimento, facendo tremare l'arena. Onix sbucò fuori dalla terra con un ruggito, colpendo in pieno Vaporeon, poi lo strinse con il suo corpo fatto di pietre, talmente forte da impedirgli di usare qualsiasi attacco acquatico.

La vittoria del match andava chiaramente a Maky.

Jimmy richiamò il suo Pokémon nella sfera, amareggiato.

“Jynx, tocca a te!”

Mat rimase sorpreso di vedere sul ring di combattimento un Pokémon così raro: la sfida si faceva davvero interessante. Notò che Onix era stato messo alla prova dall'attacco acquatico di prima: dopotutto, per quanto Maky fosse un'allenatrice in gamba, Onix era con lei da poco, rispetto a tutti gli anni che Maky aveva trascorso in viaggio, e il suo livello non era più alto di quello dei Pokémon di Mat.

“Jinx, gelopugno!”

“Rispondi con un codacciaio!” Ordinò Maky. L'impatto fra i due attacchi fu tremendo, tanto che Jinx venne sbalzato dalla parte opposta del ring, incassando un brutto colpo. Anche Onix comunque non ne era uscito indenne, la sua coda era completamente congelata e, per un Pokémon di quel tipo, il danno era grave.

“Jinx, attacco geloraggio!”

Jimmy era davvero in gamba per avere così poca esperienza, Matthew era sicuro che se ci fosse stato lui al posto di Maky, quel suo coetaneo gli avrebbe dato parecchio filo da torcere.

L'attacco di ghiaccio colpì in pieno Onix, che a causa del congelamento non riuscì a spostarsi.

“Onix, rafforzatore!” Con grande stupore del pubblico però, il Pokémon di Maky si liberò del ghiaccio indurendo il proprio corpo – per farlo sgretolare in schegge sottili, che sembravano vetro - e ripartì all'attacco, scagliandosi addosso a Jinx con tutto il suo peso e sollevando un polverone.

Quando la visuale tornò sul ring di combattimento, entrambi i Pokémon erano esausti: l'arbitro decretò il pareggio.

Maky richiamò il suo Onix con una certa calma, a differenza di Jimmy che appariva molto teso, e mandò in campo il Pokémon successivo.

“Growlithe, tocca a te!”

Il cagnolino di fuoco era obbediente e pronto a combattere, come consueto; il suo avversario era un Nidorino.

L'ultimo match aveva inizio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Pikachu, pensi che ce la faremo?”

Ash era sdraiato all'ombra di un albero, lo sguardo rivolto verso l'alto, inquieto. Entro poche ore, avrebbe combattuto la sfida più importante della sua vita: quella contro il Campione di Kanto. Era riuscito a realizzare il suo sogno di vincere il Torneo per poter concorrere al tanto agognato titolo, ma non si sentiva per niente tranquillo. Non era mai stato un tipo pessimista ma in quel momento, tutta la fiducia che aveva nelle sue abilità di allenatore – fiducia che l'aveva portato fin lì – sembrava scomparsa.

Pika pika piika!”

Pikachu gli tirò un pizzicotto per cercare di farlo rinsavire, ma era inutile. Si mise seduto a braccia conserte indignandosi quando Ash, in tutta risposta, si calò il berretto sulla fronte.

Il ragazzo sospirò nell'udire dei passi alle proprie spalle e non ebbe certo bisogno di voltarsi per intuire di chi fossero.

Pikachu pi!”

Ciao, Pikachu … è proprio uno stupido quello zuccone che fa finta di dormire sotto l'albero, non trovi?”

Ad Ash sfuggì un mezzo sorriso.

Signor Ketchum, manca un'ora alla sua sfida, non pensa di doversi preparare invece di stare qui a poltrire? PIGRONE!”

Misty gli si mise seduta accanto.

Mi hai sentito?” Gli sussurrò nell'orecchio.”MUOVITI!”

Ash si tirò su di scatto, spaventato.”Mi hai sfondato un timpano, c'è bisogno di urlare in quel modo?”

Decisamente sì!” Rispose la ragazza, piccata, strappandogli il cappello di dosso. Ash non poté fare a meno di incrociare i grandi occhi verde acqua di lei e, quando anche il profumo di mare che Misty si portava appresso gli arrivò addosso, iniziò a non essere molto lucido. Come al solito.

Sei sempre la solita isterica.” Commentò, pentendosene subito dopo. Un sonoro pugnò in testa gli arrivò, decisamente non una novità, facendolo lamentare per l'ennesima volta. A seguire, però, un abbraccio inaspettato.

Ash avvampò. Raramente Misty si lasciava andare a quel lato di sé particolarmente dolce e gentile e lo faceva solo quando era realmente preoccupata per lui.

Sono sicura che ce la farai.”Mormorò la ragazza, in un soffio.” Realizzerai il tuo sogno, non ne ho dubbi.”

Lui annuì, piano. Sì, decisamente poteva farcela.

 

 

 

 

 

 

 

“E così quella è la tua allieva.”Commentò Sarah, pacata.

“Ash.”

Nessuna risposta.

“Ash!”

Il Campione scosse la testa, ritornando alla realtà. “Scusa, stavo pensando.” Disse, ancora sovrappensiero. A distanza di anni, i ricordi non lo abbandonavano. A volte gli sembravano così vividi da essere reali, come se Misty fosse ancora viva.

“Comunque Maky non è mia allieva … cioè sì ma lo è stata per poco. L'ho allenata per un paio di mesi, niente di più.”

“è in gamba.”Commentò Sarah, squadrandolo con sospetto. “Ti darà del filo da torcere.”

“Sì...” Lui rispose vagamente.

“Ash, cosa c'è?” Tentò di chiedergli la Superquattro.”Non stai bene, ti si vede in faccia.”

“Nulla che ti riguardi.”Rispose lui bruscamente, pentendosi un istante dopo della risposta che le aveva dato seguendo l'istinto. Lo sguardo ferito che gli rivolse lei fu sufficiente a farlo sentire ancora peggio, ma non riuscì a fare nulla per cambiare la situazione. Non voleva raccontarle di Misty, non a lei almeno. Non perché non si fidasse, ma perché sapeva che dalle sue parole sarebbe traspirato quello che provava ancora per la mamma di suo figlio, cosa che avrebbe ferito Sarah ancora più della risposta sgarbata che le aveva dato. O forse no … forse lei l'avrebbe capito. Sbuffò, frustrato. Possibile che a quasi trentasei anni ancora non era in grado di darsi una risposta?

La voce di Misty gli rimbombò in testa: “Sei proprio uno stupido, Ash Ketchum.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un lanciafiamme parecchio potente, colpì in pieno il Nidorino di Jimmy, che fino a quel momento aveva combattuto abilmente, mandandolo definitivamente K.O.

“La vittoria va a Maky Rainblack!” Annunciò l'arbitro.

Matthew, dagli spalti, si lasciò sfuggire un'espressione amara. Gli dispiaceva davvero per quel Jimmy, tanto da non riuscire a godersi la vittoria della sua amica. Lo vide mentre le stringeva la mano e, senza alzare lo sguardo, si allontanava dal ring di combattimento, uscendo definitivamente dal Torneo.

L'arbitrò si preparò a chiamare in campo gli allenatori successivi; Mat decise di andare in sala d'attesa. Dopo il combattimento che stava per iniziare, sarebbe stato il suo turno.

 

 

 

“Sei tu Matthew Ketchum, giusto?”

Mat, seduto su una delle scomode sedie della sala d'attesa, alzò lo sguardo verso la persona che gli aveva parlato: era una ragazza sui quindici anni, dagli occhi affilati, color verde acido e i capelli rossi, raccolti in una coda. Se ne stava davanti a lui, a braccia conserte, un'espressione mista fra il disprezzo e lo scherno dipinta in faccia.

“Sì … “Rispose, esitante. “Perché?”

La voce del cronista rimbombò nella piccola stanza: “Matthew Ketchum e Diana Shapner sono invitati a presentarsi sul campo di combattimento!”

La ragazza gli sorrise malignamente. “Anche se sei un rivoltante raccomandato, non vincerai.” Gli disse in un soffio, prima di voltarsi di scatto e dirigersi al corridoio che portava all'interno dello stadio.

Matthew la scrutò per diversi secondi, mentre si allontanava, poi la seguì a passo sostenuto. Quel disprezzo negli occhi della sua sfidante gli aveva lasciato l'amaro in bocca.

La luce del giorno lo invase, assieme ai tanti applausi degli spettatori che stavano per assistere al suo combattimento. Mat percepì la tensione che s'impadroniva del suo corpo, mista ad adrenalina, ma si sentiva già molto più a suo agio lì in quel campo di battaglia, rispetto al giorno precedente.

“Se vuoi diventare un Maestro di Pokémon dovrai farci l'abitudine.”

Diana continuava a guardarlo con disprezzo, dalla parte opposta del ring di combattimento.

“A sinistra abbiamo Matthew Ketchum, un esordiente che, proprio ieri, si è fatto valere per la sua grande performance!” Spiegò il cronista. “ E a destra, Diana Shapner, che ha partecipato al Torneo di Jotho dell'anno scorso, piazzandosi fra i primi sedici!”

Mat si fece serio: la sua avversaria non era da sottovalutare e, oltretutto, lui non era al pieno della sua potenza. Aveva dovuto rivedere il Team, perché gli altri suoi Pokémon erano ancora stanchi dalla lotta del giorno precedente.

Il tabellone elettronico si illuminò, decidendo che sarebbe toccato a Matthew fare la sua prima mossa.

“Voltorb, ora!”

La sfera elettrica entrò in campo in un tripudio di scintille: Mat si chiese se far partecipare quel suo Pokémon al torneo fosse stata una mossa giusta, in qualunque caso, ormai, era fatta.

“Meganium, vai!”

L'evoluzione finale dello Starter di tipo d'erba di Jotho sembrava davvero forte.

“Attacco foglielama!” Urlò Diana al suo Pokémon, furiosa.

“Voltorb- tuonos-”

“VOOOOOOOOOLT!”

Matthew strabuzzò gli occhi. Voltorb come al solito si era fatto prendere fin troppo dall'euforia della lotta: si illuminò, poi un'esplosione tremenda scosse lo stadio da cima a fondo, facendone tremare le fondamenta. L'attacco esplosione di quel Voltorb era almeno cinque volte più potente del normale, abbastanza da sollevare un cappa di fumo che impedì a chiunque di vedere qualcosa di quello che era successo sul ring di combattimento.

Quando il fumo si dissolse, l'arbitro alzò entrambe le bandiere, con grande stupore di tutti.

“Credo che questo possa definirsi come il match più veloce della storia di questo torneo.” Commentò, sbalordito. “Sia Voltorb che Meganium non sono più in grado di combattere … una strategia davvero … esplosiva.”

Matthew si grattò la testa, con disappunto. Non era decisamente quello il modo in cui aveva pensato di agire ma andava bene lo stesso. Alzò lo sguardo quando sentì la voce della sua avversaria, parecchio distante.

“Maledetto moccioso raccomandato!” Urlò Diana, isterica. “Ora ti faccio vedere io: vai, Raticate!”

Mat non riuscì a resistere alla provocazione. “Fossi in te non farei tanto la sbruffona” Le urlò in tutta risposta.

“Persian, pensaci tu a quel topastro!”

“Puuuurrrsiaaaan”

Il Pokémon felino entrò in campo in tutta la sua classe, muovendo la coda eccitato quando vide il suo avversario dalla parte opposta del ring.

“Raticate, iperzanna!”

“Persian, attacco morso!”

Il Pokémon di Diana si spaventò a morte quando vide la bocca del suo predatore naturale spalancata proprio davanti a sé. Si guardò rapidamente intorno, per cercare un punto di rifugio, ma l'esplosione di prima aveva spazzato via qualsiasi nascondiglio, rendendo il campo di combattimento una distesa di terra piatta.

Raticate, istintivamente, si fiondò sotto terra, utilizzando l'attacco fossa.

“Prendilo Persian!” Il Pokémon di Mat spiccò un agilissimo balzo quando Raticate sbucò dalla parte opposta, afferrandolo con le unghie.

“Attacco sfuriate!”

Prima che Persian avesse il tempo di attaccare, Raticate, spaventato a morte, lo morse con le sue potenti zanne, facendogli mollare la presa per il dolore.

Il Pokémon di Mat si leccò la zampa, poi lanciò uno sguardo storto al suo avversario, incapace di mandare giù quell'affronto. La coda si gonfiò, facendolo sembrare enorme.

“Peeeeeeerrrrrsiaaaan!”

“Attacco palla ombra, Persian, massima potenza!” Lo incitò Matthew. Una sfera viola fatta di energia si materializzò vicino all'amuleto del felino, poi venne scagliata verso Raticate a tutta forza, investendolo in pieno.

Il Pokémon di Diana non poté fare molto contro quell'attacco.

L'arbitro alzò bandiera verde per Matthew, l'esito di quel match andava a lui.

L'avversaria, richiamò malamente il suo Pokémon nella sfera, guardando Mat con odio. Lui si sentì a disagio per l'ennesima volta: non aveva fatto niente di male a quella ragazza, perché lei ce l'aveva così tanto con lui? Lo sapeva benissimo, non era la prima volta che gli capitava. Anche da piccolo era stato vittima di qualche episodio analogo: la gente lo aveva sempre odiato molto, senza un vero motivo, solo per il fatto di essere il figlio di due Maestri di Pokémon molto famosi. Erano gelosi della sua posizione, ma non erano a conoscenza di tutto quello che lui aveva dovuto passare proprio a causa di quello. L'invidia scatenava negli altri odio, antipatia, preconcetti. In tanti credevano che lui fosse il solito figlio di papà che andava bene in qualsiasi cosa solo perché aveva qualcuno a spianargli la strada.

Non era così, Mat era deciso a dimostrarlo a tutti i costi. Non era il motivo principale per cui aveva deciso di partecipare a quel Torneo, ma sicuramente era una cosa a cui teneva molto.

“Stantler, tocca a te! Attacco riduttore!”

Il cervo di Jotho entrò in campo già in corsa, diretto a massima velocità verso Persian.

“Attacco rapido!” Consigliò Matthew al suo Pokémon.

Persian schivò senza difficoltà la carica di Stantler, era davvero agile e veloce.

“Lacerazione, vai!”

Con un balzo saltò sulla schiena del nemico, colpendolo con gli artigli spessi. Stantler scalciò per tutta risposta, riuscendo a colpire il nemico e facendolo volare verso l'alto.

“Incornata, ora!”

Matthew si morse le labbra: quello Stantler era davvero ben allenato. Persian gli cadde proprio addosso, impigliandosi fra le sue corna.

“Ora Stantler!”Urlò Diana, in tono che non ammetteva fallimenti.”Riduttore, vai!”

Persian si dimenò per cercare di liberarsi, ma era completamente bloccato nell'incavo fra le due corna del suo avversario.
Matthew si ricordò delle mosse che Persian gli aveva mostrato la sera prima:”Attacco fulmine, ora!”

La scarica elettrica si riversò in pieno su Stantler, che fu costretto ad arrestare la sua carica verso la parete del ring di combattimento e cadde a terra, privato delle sue forze a causa della potenza della scossa.

Persian ebbe tutto il tempo liberarsi, ma non infierì ulteriormente sull'avversario.

“La vittoria del match va a Persian.”Decretò l'arbitro, dopo aver atteso diversi secondi. “Vince la sfida Matthew Ketchum, di Pallet!”

Gli applausi arrivarono numerosi, ma a Mat parve di non udirli. Diana lo fulminò con un'occhiataccia, come a voler ingiustamente dargli colpa della sua sconfitta, e se ne andò senza nemmeno stringergli la mano per commemorare la fine della sfida.

Matthew rimase ad osservarla che si allontanava, incapace di gioire della sua splendida vittoria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Durante il suo viaggio, Matthew aveva scoperto di essere un amante del mare. Il suo delle onde che s'infrangevano sulla riva gli metteva una tranquillità indescrivibile, forse perché gli facevano venire in mente sua madre. Se chiudeva gli occhi, l'immagine di lei che si era fatto combaciava perfettamente a quella della donna che aveva visto diverse volte in foto: grandi occhi verde acqua, capelli lunghi di un arancione vivo, uguale ai suoi, pelle chiara e sorriso dolce. Quello era il particolare che gli piaceva di più di sua mamma …

Cenere gli sfiorò una spalla con il muso, delicata, mentre un borbottio basso le usciva dalla gola.

Matthew si strinse a lei, per proteggersi dal fresco di quella nottata primaverile.

“Secondo te cosa avrebbe detto la mamma, in questo caso?” Le domandò, lasciandosi scivolare contro la sua pancia. Mat si riempì le narici dell'odore che emanava il suo Pokémon: un odore di fumo e bruciato, ben percettibile ma delicato allo stesso tempo, che tuttavia non risultava sgradevole, tutt'altro.

Charizard si voltò di scatto, ma dal ruggito che le uscì dalla gola, Matthew capì che si trattava di qualcuno che conoscevano.

“Che ci fai qui a quest'ora della notte?”

“Maky!” Esclamò lui, in un soffio. Per un attimo aveva creduto che si trattasse di suo padre; ringraziò di essersi sbagliato, non gli andava di parlare di quella cosa proprio con lui.

“Ho un po' di pensieri che mi girano per la testa.” Ammise.

Maky finì di grattare Cenere sotto al collo, con sommo dispiacere di quest'ultima e andò a sedersi accanto a Matthew, osservando il mare.

Si era lasciata crescere i capelli – che di solito amava tenere corti – che ora le arrivavano fino alle spalle e li aveva legati in una coda alta.

Per un attimo, Mat pensò che non gli sarebbe affatto dispiaciuto avere una sorella come lei.

“Ti va di parlarne?” Chiese la ragazza.

Matthew introdusse l'argomento goffamente: Oggi, quella Diana … mi ha detto che vinco solo perché sono il figlio del Campione. Mi odiava, anche se io non le ho mai fatto niente.”

Maky si fece seria tutto d'un tratto.”Sai Mat, a volte le persone tentano a considerare le persone per categorie, invece di valutarle una ad una.”

“Che intendi?”

“Intendo che quella ragazza probabilmente aveva incontrato tanti allenatori spocchiosi solo perché figli o amici di qualcuno di importante, e poi abbia iniziato a generalizzare.”

A Mat venne subito in mente Lily. Nell'ultimo periodo aveva imparato in parte ad apprezzarla, ma doveva ammettere che lei si vantava fin troppo di essere la figlia di Gary Oak.

“Oppure ...” Aggiunse Maky, esitando.” Altri ancora tendono a cercare qualsiasi pretesto negli altri che serva come valvola di sfogo per la propria incapacità.”

Mat la guardò rimanendo in silenzio.

“Matthew....” Maky gli sfilò il cappellino con un gesto veloce. “Non tormentarti per quello che è accaduto oggi.”Gli disse lei, la voce che era un sussurro. “Ognuno ha le sue sfide personali: chi non è nessuno dovrà combattere ogni giorno per affermarsi, chi ha già un nome, invece, dovrà lottare altrettanto per costruirsi la propria identità e scrollarsi di dosso ciò che ne consegue. In ogni caso, tutti sono soggetti ai pregiudizi e ai giudizi degli altri … sta a noi decidere cosa ascoltare, non abbatterti per così poco.”

Mat annuì, piano.

“Non è la prima volta che ti succede una cosa simile, lo so.” Continuò la ragazza.”E non sarà nemmeno l'ultima … hai dimostrato di essere davvero in gamba, non hai nulla di cui sentirti in colpa.”

Lui le rispose con un sorriso. Maky aveva tremendamente ragione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi qui con un altro capitolo, la storia continua! Capitolo di sfide, ma anche di profonda riflessione XD grazie a chi mi segue, davvero grazie mille!

   
 
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