Un
nuovo Inizio
Prima
accetti che le cose non torneranno più come una volta e prima ricominci
a vivere.
Edward mosse il 'nuovo' braccio in
avanti, tenendo la mano rigida e tesa verso la alto. Lentamente ritirò
il gomito fino a portarsi la mano sulla spalla. E rabbrividì di freddo.
Edward sospirò frustrato:
dubitava che un giorno si sarebbe abituato a portare quell'Automail. Quello
alla gamba non gli dava molto fastidio visto che per il più delle ore
era 'fasciato' dalla stoffa dei pantaloni, ma quello al braccio... ancora non
riusciva ad abituarsi al fatto di non poter sentire nulla, usando la mano
destra. Aveva provato varie volte a prendere in mano un oggetto con la mano
destra ed era come se il suo cervello
si rifiutasse di accettare il fatto che nonostante effettivamente la
mano stringeva qualcosa, tecnicamente
la sensibilità tattile non recepiva nulla. Era quello che più
gli dava fastidio, il fatto di non avere più la sensibilità
tattile e di non riuscire a capire quale oggetto stringesse nella mano senza
dover obbligatoriamente guardare. I primi giorni quella sensazione era ancora
più intensa e fastidiosa e la avvertiva anche alla gamba sinistra, ma
poi aveva iniziato a non accorgersene nemmeno più. Tranne la notte
ovviamente, quando la sua vera gamba andava inevitabilmente a toccare quella
congelata dell'Automail. Tuttavia il portare Automail in un certo senso lo
faceva sentire più vicino ad Al, ravvivando anche il suo senso di colpa.
Era così che doveva sentirsi Alphonse, visto che neanche lui aveva il
suo vero corpo. Ma presto tutto sarebbe cambiato. Il giorno dopo lui e Alphonse
sarebbero andati alla stazione e avrebbero preso il primo treno per Central
City, diretti al mistico QG - quartier generale - degli Alchimisti di Stato.
Winry era giusto andata a casa loro per prendere a Edward i vestiti necessari
per riempire la valigia, e come al solito ultimamente, gli mancava. Era come se
Edward cercasse di passare con Winry tutti i momenti della giornata in
prossimità della sua imminente partenza. Questo ovviamente sottintendeva
che Winry invece cercasse di passare tutti i momenti della sua giornata
con Alphonse che, sempre secondo lei, si sentiva più solo del povero
Den, il cane che durante quella burrascosa settimana avevano completamente
dimenticato - e che poi avevano riscoperto essere stato 'prelevato' da un loro
vecchio amico in attesa di poterglielo riportare-. Alphonse invece cercava di
imboscarsi da qualche parte per dare al povero Edward l'occasione di
dichiararsi a Winry, che imperterrita continuava a trovarlo anche nei posti
più impensabili, come nell'armadio di zia Pinako -avevano iniziato a
chiamarla zia per caso, per poi finire col non abbandonare più quel
nomignolo- o nella cantina. Quindi inevitabilmente passavano le loro giornate
loro tre insieme, parlando del più e del meno sempre evitando di lasciar
cadere l'argomento sull'imminente partenza dei due ragazzi.
Ultimamente Winry, si rese conto
Edward, stava giocando al gatto col topo con lui, come se in un certo senso le
piacesse mettergli il bastone tra le ruote trovando le scuse più assurde
per non passare troppo tempo da sola con lui - o almeno il tempo necessario per
permettergli di iniziare una conversazione degna di questo nome-.
Edward si alzò dal letto
della sua camera e si avvicinò alla sedia posta accanto alla porta per
prendere i suoi vestiti, che Winry - iniziava a credere che ultimamente stesse
cercando di mettergli il bastone tra le ruote in tutti i sensi - gli
lasciava di proposito lontano dal letto per costringerlo ad alzarsi. Sembrava
non aver ancora capito che lui aveva già imparato abbastanza bene a
muoversi con gli Automail.
Edward sbuffò in sincronia
col gorgoglio di fame del suo stomaco: come al solito in casa non era rimasto
nessuno. Alphonse si era sicuramente imboscato da qualche altra parte e
Pinako era scesa giù in paese a comprare qualche altro arnese infernale
per la sua collezione di strane torture-cinesi. Ah, e Winry era a casa loro,
ovviamente.
Quel pomeriggio sarebbe partito con
Alphonse e non sapeva quando avrebbe rivisto Winry, così quella era la
sua ultima occasione, l'ultimissima, di dirle che la amava.
Se lei l'avesse voluto, allora
sarebbe stato il ragazzo più felice della terra; era disposto persino a
darle tutto il tempo del mondo per pensarci, se fosse stato necessario.
Così il maggiore dei fratelli
Elric si apprestò alla soglia e prendendo velocemente la giacca nera
dall'appendi abiti uscì di casa, con il preciso intento di fare una
sorpresa a Winry.
Winry aveva appena finito di
chiudere la valigia di Edward quando le parve di sentire qualcuno chiamare il
suo nome. Uscì dalla camera dei fratelli mentre gli occhi le correvano
automaticamente verso la camera da cui le era sembrato provenire quel suono: la
camera di sua madre. Un brivido le corse su per la schiena e in quello stesso
istante, Winry capì che dopo che Edward e Alphonse avrebbero lasciato
Resembool lei non avrebbe mai più messo piede in quella casa. E se c'era
una cosa che voleva imprimersi ben nella mente prima di abbandonarla per chissà
quanto tempo, era proprio la camera di sua madre.
Percorse il corridoio fino alla
porta e, con mano tremante, girò la maniglia. La porta si aprì
con uno scatto e a Winry non servì neppure spingerla per aprire: la
porta si aprì da sola. Winry entrò lentamente, come se fosse ben
consapevole di star profanando qualcosa di preziosissimo per lei.
Inspirò a pieni polmoni l'odore che c'era in quella stanza: lì il
tempo sembrava essersi fermato e l'aria profumava ancora come sua madre, di
vaniglia. Fece scorrere lo sguardo per tutta la camera: dall'imponente mobile
color noce dove Trishia teneva i propri vestiti alla specchiera dove la donna
era solita sedersi la mattina una volta svegliata e la sera prima di
addormentarsi a pettinarsi i capelli. Si avvicinò proprio a quel
mobiletto in legno pitturato di rosa con un grande specchio posato al muro:
sulla superficie del legno vi era la spazzola, i profumi, il portagioie... Gli
occhi di Winry si soffermarono particolarmente sul piccolo oggetto, sempre in
legno, che da piccola aveva sempre alimentato le sue fantasie: ricordò
con un sorriso quando da bambina immaginava di sedersi a quel mobiletto come
faceva sua madre e di pettinarsi i capelli e adornarsi con i gioielli del
portagioie diventando bella come una principessa. Con le mani, lentamente,
aprì il portagioie: all'improvviso nella camera si udì il suono
metallico ma al contempo dolce del congegno carillon che era installato nel
piccolo cassettino. Winry si era quasi dimenticata di quella melodia dolce e
malinconica che nel silenzio della sua camera riusciva a sentire e seguire,
immaginandosi Trishia davanti a quello stesso specchio a pettinarsi i capelli e
cantare in sincronia con il carillon. Nel portagioie vi erano molti oggetti: da
braccialetti a spille e da anelli a orecchini, ma la prima cosa che
attirò sua attenzione fu una catenina dorata, semplice. La tentazione
era troppo forte...
Winry si scostò i capelli
dalla nuca legandosi quella catenina al collo e specchiandosi. Era come se con
quella catenina fosse sempre lei, ma allo stesso tempo avesse qualcosa di...
<< Sei bellissima. >> le
disse una voce calda e senza dubbio sincera, provenire dalla soglia della
porta. Winry non ebbe bisogno di voltarsi per capire che era lui, d'altronde
riusciva a vedere la sua immagine riflessa nello specchio. Anche lui la stava
osservando dallo specchio e senza neanche accorgersene Winry si ritrovò
a sorridergli dolcemente. Edward si avvicinò e la abbracciò da
dietro, posando il mento sulla sua spalla e portando a contatto le loro guance.
Winry rise, posando le braccia su quelle di lui, che la tenevano ancorata a se
dalla vita. << Che cosa ci fai qui? >> gli chiese Winry
accarezzandogli la mano buona e intrecciando le dita con le sue in un gesto
tanto innocente da lasciar sorpreso persino lui. Edward le sorrise dallo
specchio << Cos'è, non posso neanche entrare in casa mia, adesso?
>> le chiese con una nota canzonatoria nella voce. Nonostante in quella
stanza aleggiasse ancora il ricordo della perdita che avevano subito, nei loro
cuori non c'erano più ombre, ma solo felicità, per quello che
inconsciamente avevano capito di aver ottenuto.
Fu in quel momento che Edward
tornò serio, liberando Winry dall'abbraccio costringendola però a
girarsi e guardarlo negli occhi.
<< Che cosa c'è, Ed?
>> gli chiese Winry un po' presa alla sprovvista dall'intensità
dello sguardo del ragazzo. Lui le prese le mani, guidandola con se al letto
della loro madre, facendola sedere su di se. << Winry, c'è una
cosa che voglio dirti. >> iniziò lui, cercando di non perdersi
nemmeno una minima espressione del volto di Winry.
Winry lo guardò arrossendo,
mentre il cuore iniziava a batterle forte. << S-sì? >> lo
incitò la ragazza prendendogli la mano e stringendola tra le proprie, in
attesa.
<< Come sai, domani
partirò con Al. Non ci vedremo per un po' di tempo e io... Ho bisogno di
sapere una cosa, prima di partire. >> Edward deglutì, adesso
veniva la parte difficile: << Quando tornerò, io vorrei...
voglio... >> ecco, stava inciampando nelle sue stesse parole: doveva
dirglielo, dannazione! Non poteva permettersi di sbagliare, non adesso, c'erano
troppe cose in gioco. << Voglio avere la certezza che sarai da sola.
Che... che aspetterai me. Io non voglio tornare e scoprire... che durante la
mia assenza hai trovato qualcuno... mi capisci? Quello che sto cercando di
dirti è che io... ti voglio per me, Winry. Per me e per nessun altro. Io
ti amo. >> Nello stesso tempo in cui pronunciò queste ultime tre
parole, Edward sentì il suo cuore cessare di battere. Sì, non lo
sentiva più. Era come se gli fosse sprofondato. Non era esattamente
così che si era immaginato la sensazione di essersi appena dichiarato...
No, decisamente non era così. E capì subito qual'era il problema.
Winry. Winry non aveva ancora risposto. Sembrava che stesse... cercando le
parole. Non poteva sopportare di essere compatito dalla persona che amava,
no... << Io volevo solo dirti questo. Sapevo che tu n-n-on... >> ma
le parole gli morirono in gola quando lei gli posò una dito sulle
labbra, come a zittirlo. << Ti amo anch'io. >> gli disse, con gli
occhi leggermente lucidi e le guance decisamente rosse. Il suo cuore parve
rianimarsi tutto un tratto e avere l'intenzione di fare in quel secondo tutti i
battiti che si era perso in quei pochi attimi in cui aveva creduto di non
essere corrisposto. Questa volta erano entrambi più consapevoli di
quello che facevano: Edward le lasciò la mano per accarezzarle il
braccio e poi salire con la punta delle dita fino al collo e poi alla guancia,
accarezzandola lentamente. Poi, con delicatezza, fece scorrere le dita alla
base delle labbra di lei, come a volerle preparare e mettere a conoscenza di
quello che di lì a pochissimi secondi sarebbe successo. Winry gli
sorrise dolcemente posando la mano sulla sua spalla e schiudendo leggermente le
labbra, avvicinandosi di più al suo viso....
<< WINRY, FRATELLONE?!?!?!?!
SIETE QUI???? RISPONDETE!!!
Edward e Winry sobbalzarono insieme,
mentre tutto il romanticismo presente in quell'attimo sfumava all'istante.
<< Se non fosse mio fratello,
lo ammazzerei... >> si lasciò sfuggire Edward, chiudendo gli occhi
con aria esasperata. Winry rise della sua espressione e si alzò da sopra
di lui, senza lasciargli la mano. << Dai, poverino... lo sai che se ti
sentisse ci rimarrebbe molto male? >> gli chiese ironicamente Winry, ben
consapevole che lui non stesse dicendo sul serio. Edward la fulminò con
lo sguardo: << Non potresti smetterla di difenderlo, almeno adesso?
>> le chiese imbronciato. Lei rise << Almeno adesso? Perchè
'almeno adesso'? >> gli chiese con finta aria innocente, battendo le
palpebre più volte chinando la testa di lato. Edward la tirò a
se, sussurrandole all'orecchio con aria suadente: << Dobbiamo andare per
forza? >>. << E poi chi la sente Pinako? >> gli
ricordò lei, facendo però correre le braccia intorno alle spalle
e accarezzandogli la nuca con la mano, spingendolo impercettibilmente e
delicatamente verso di se. Edward sorrise e i loro nasi si sfiorarono...
riusciva a sentire il respiro di lei sulle labbra...
<< WINRY, FRATELLONE, MI AVETE
SENTITO?!!??! SCENDETE! >> gridò ancora Alphonse, inconsapevole di
aver appena messo in serio pericolo la propria incolumità.
Nella stazione di Resembool non
c'era mai stata molta gente. Né che veniva né che andava. Il
più delle volte la gente partiva alla ricerca di fortuna e, suo
malgrado, non faceva più ritorno. Anche quel giorno non c'era molto
gente in stazione il che aumentava le possibilità di Edward e Alphonse
di trovare uno scompartimento tutto per loro. Mancavano ancora cinque minuti
alla partenza del treno, e l'altoparlante stava già chiamando i
passeggeri: << I passeggeri del treno delle 2:15 sono pregati di salire
sul treno, grazie. >> Winry, Edward e Alphonse stano inevitabilmente
correndo per cercare di arrivare in tempo e non perdere il treno. Come al
solito la colpa era di Edward, ovviamente, che aveva preferito dormire 'un
pochino' prima di uscire di casa. Ma Alphonse non credeva alla versione che gli
aveva raccontato suo fratello mentre si affrettavano ad uscire di casa; ad
accrescere i suoi sospetti c'erano il fatto che Winry non avesse infierito
sull'eterna pigrizia di Edward e la strana posizione in cui li aveva trovati in
camera quando era entrato per avvertirli che erano in ritardo. Se avesse avuto
il suo vero corpo e qualche minuto in più a disposizione probabilmente
avrebbe vomitato.
Alphonse aprì la porta della
camera di Edward senza neppure bussare; d'altronde, perchè avrebbe
dovuto? Di certo non si sarebbe aspettato di vedere quello che aveva visto:
Edward steso accanto a Winry che si stava chinando a darle un bacio. Bleah.
Eppure suo fratello sembrava ancora
nervosetto per quell'improvvisata....
<< Dannazione, Al, non lo sai
che si bussa alla porta?! >> gli urlò contro Edward saltando
indietro come una molla mentre Winry cercava in tutti i modi di evitare il suo
sguardo. << Ma io... non credevo certo che avrei interrotto qualcosa!
>> Alphonse era a dir poco scandalizzato, e il fatto che suo fratello non
facesse altro che urlargli contro ovviamente non gli serviva poi a molto. Winry
si alzò in fretta dal letto uscendo dalla stanza in tutta fretta, ormai
troppo consapevole di quello che sarebbe successo di lì a poco. Edward
si corrucciò ancor di più nel sentire quella frase,
afferrò il cuscino e glielo tirò addosso. Alphonse si
chinò appena in tempo per evitarlo, sorpreso. << Sei ancora qui?!
>> sbraitò Edward con le mani tese verso di lui come a volergli
saltare addosso come un gatto arrabbiato. << Ma che cosa ho fatto di
male?! >> si lamentò Alphonse sorpreso dal tono tanto arrabbiato
di Edward. Il ragazzo si alzò definitivamente dal letto e prese a
rincorrerlo per tutta la casa, gridando: << Te la insegno io,
l'educazione! >> << Ma io sono già educato! >>
<< Al, fermati immediatamente! >> << Non voglio! >>
<< Al, ti do due scelte: ho ti fermi o ti lasci prendere! >>
<< Non riesco a decidere! >>
E così via per altri dieci minuti buoni.
Finalmente raggiunsero i binari del
treno che avrebbero dovuto prendere e, sempre per via della loro buona stella,
il treno era ancora lì. L'altoparlante parlò ancora: <<
Ultima chiamata per i passeggeri del treno delle 2:15, che sono pregati di
prendere posto nei loro scomparti...>>
Winry e Edward si fermarono ansanti
per la corsa, e Alphonse approfittò dell'attimo per 'rubare' la valigia
dalle mani del fratello e salire sul treno con la scusa: << Vado a
prendere i posti, Fratellone! Ciao, Winry! >> e sparì.
Edward lo seguì con lo
sguardo fino a vederlo scomparire nel treno; se pensava di sfuggirgli in quel
modo si sbagliava di grosso...
Winry rise al suo fianco: <<
Non vuoi proprio dargliela vinta, eh? >> gli chiese lei notando il suo sguardo
ancora accigliato. Edward mutò totalmente espressione, sorridendole:
<< Ci hanno interrotti. Per ben tre volte. >> le ricordò lui
con una nota di disappunto ben udibile nella voce. Winry rise: << Quattro
volte - puntualizzò lei - Quando la nonna mi ha chiamato per andare a
sparecchiare. >>. Edward la guardò confuso: << Quella volta
non stavo cercando di baciarti. >>. Winry rise: << Infatti ci stavo
provando io >> Disse la ragazza sorridendo mentre lui scuoteva la testa
totalmente incredulo. << Ultima chiamata per i passeggeri... >>
L'altoparlante aveva ripreso a chiamarli. Edward dovette avvicinarsi a Winry
per sentire quello che lei le stava dicendo: << Quando ci rivedremo?
>> chiese lei ansiosa. Lui scosse la testa: << Non lo so! >>
esclamò contrariato. Winry lo guardò negli occhi: sembrava
indeciso. << Ed, devi andare è il tuo tr... >> Edward la
interruppe posando finalmente le labbra su quelle di lei, attirandola a se di
slancio. Winry si irrigidì sorpresa, ma poi sorrise e ricambiò il
bacio con passione, schiudendo le labbra e permettendo alla loro lingue di
incontrarsi. << Ti amo. >> soffiò Edward sulle sue labbra,
prima di baciarla un ultima volta. Winry sorrise e fece incontrare nuovamente
le loro lingue in un perfetto gioco di sincronia. Le sembrava di volare: era
come se la stazione, l'Altoparlante e persino il treno fossero scomparsi.
C'erano solamente loro due, lei e Edward, e non importava nient'altro. Edward
si separò nuovamente da lei, richiamato alla realtà
dall'altoparlante, ancora una volta. << Ti prego, dimmi un altra volta
che mi aspetterai. >> mormorò Edward posando la fronte su quella
di Winry cercando di imprimersi ben in mente il sapore delle sue labbra e la
sensazione che gli provocava averla così vicina. << Io ti
aspetterò, Edward Elric, perché sono follemente innamorata di te,
e di te soltanto. >> gli disse Winry con un tono solenne che la faceva
apparire più grande di quello che era. Edward sorrise e posò le
labbra sulle sue un ultima volta, in un semplice incontrarsi di labbra.
<< Ti amo, Winry. >> le ripeté un ultima volta Edward, prima
di voltarsi e correre sul treno. Winry lo guardò allontanarsi toccandosi
le labbra, dove ancora conservava il sapore del loro ultimo bacio. Un bacio
carico di promesse future e puro. Puro come un Giglio.
******************************************My Space
Ok, è la fine. Beh, considerando
che su questo capitolo ci ho sudato sette camice e non
dimenticando che non mi è comunque piaciuto molto, direi che questo mio
senso di soddisfazione sia del tutto ingiustificato. Non pare anche a voi? Non
so, completare questa storia in un certo senso mi ha fatto sentire strana. Sarà
che adesso non passerò più pomeriggi (anche se sinceramente era
da molto tempo che non passavo più pomeriggi così) con la testa
fra le mani nella più completa disperazione ‘perché mi sono
bloccata in quel punto lì’ o ‘perché non mi piace
quella cosa là’. Tuttavia c’è
anche da dire che questo non è proprio un addio, e che questa storia non è affatto morta: anzi, prevedo che per l’inizio
di Gennaio dovrei iniziare a pubblicare il Sequel. E quello sarà tutta
farina del mio sacco, senza nessuno spunto preso dall’anime
o dal manga (anche se ancora non lo so con certezza, diciamo che ho solo un
idea ‘generale’ di quello che dovrà accadere).
Bene, adesso ringrazio tutti, tutti
quelli che mi hanno recensito, vale a dire: Talpina Pensierosa, Kekkuccia, Aki13,MellyVegeta, Diamontpearlvoiceinu,
WinryRockbellTheQueen, Siyah,
Emily the strange, Maryku,
e Ukkya!
Grazie ragazzi, siete
stati fantastici! E ora un ringraziamento anche a quelli che hanno inserito la ff nei preferiti:
1 - Akemichan
2 - arx
3 - elie84
4 - giagiotta
5 - GiulyWNejixTen
6 - Goddes of Water
7 - gryffindor_ery
8 - hinayuki
9 - inufan4ever
10 - Irene Adler
11 - keiko 93
12 - kekkuccia
13 - kogarashi
14 - linkarella
15 - noemi_878993
16 - Suzuna
17 - tak10
18 - Talpina Pensierosa
19 - tullia89