(Nota
dell’Autrice: un grazie a coloro che hanno letto e recensito il
primo capitolo di questa storia a cui tengo particolarmente. Non posso
svelare subito i particolari della trama, ma nei prossimi capitoli ogni
mistero verrà svelato.)
CAP.2 Tenebra
Arrancava
nel buio e nel fango, l’odore era insopportabile, ma doveva fare
in fretta; poteva sentirli, erano dappertutto. Se fossero arrivati,
sarebbe stata la fine.
La luce era in fondo al tunnel, poteva vederla, ma aveva gli occhiali appannati ed era troppo buio.
Poteva toglierli, ma non poteva vedere bene senza, ed era buio. Cosa
poteva fare? Li avrebbe tolti ma poi avrebbe potuto perderli.
Ancora minuti preziosi trascorsi a riflettere, loro erano nel tunnel e
non poteva nascondersi; doveva raggiungere la luce, poteva farcela.
Caddero gli occhiali, difficile vederli nel buio e nella melma puzzolente; troppo tempo perso ancora per recuperarli.
Erano già arrivati…
Era troppo tardi…
La luce scomparve…
Quando
il messaggio arrivò al destinatario, Sakura, Sai e Choji erano
già partiti da almeno due giorni; ce ne sarebbero voluti almeno
4 in tutto, da Konoha al Villaggio della Notte, un villaggio moderno e
piuttosto caratteristico, con alti palazzi e come unica via di accesso
un canale che percorreva il centro cittadino. I lati del canale erano
percorsi da due larghi marciapiedi, barche di ogni forma e dimensione
passavano per quel canale; barche di contadini, barche di ricchi
mercanti o nobili cittadini, ce n’era per tutti i gusti.
Locali, ristoranti e negozi erano aperti fino a tardi, l’intero
villaggio era illuminato a giorno per più di 20 ore al giorno.
Il sorge sorgeva alle 11 di mattina e tramontava alle 14 del
pomeriggio; questo deficit aveva dato al villaggio l’insolito
nome di Villaggio della Notte, ma non aveva intaccato gravemente la sua
economia.
Sakura ed i suoi amici si guardavano intorno, osservando ogni minimo
dettaglio, la gente sembrava cordiale e di indole pacifica; da una
prima visita insomma, non c’era da preoccuparsi molto riguardo a
questo villaggio.
Quando raggiunsero il palazzo del capo, Sai rimase fuori, approfittando
per andare in ricognizione e trovare un posto tranquillo dove inviare
un dispaccio all’Hokage con le prime notizie.
Choji entrò insieme a Sakura ma fu invitato ad accomodarsi in un
salotto adiacente la Sala Consigliare; Sakura doveva entrare da sola.
La giovane assicurò il compagno che non c’era nulla da
temere, in ogni caso lo avrebbe chiamato se avesse avuto dei problemi.
Quando varcò la soglia dell’immensa stanza, si
trovò davanti un piccolo gruppo di cinque persone, riunite
intorno ad un tavolo rettangolare, tutti e cinque seduti rivolti verso
di lei; l’uomo al centro non era coperto dalla penombra, a dire
il vero tutta la stanza era avvolta da una luce soffusa, i pochi
lampadari accesi erano regolati apposta per non emettere troppa luce,
cosa alquanto strana.
Le altre quattro persone, tre uomini ed una donna, erano abbastanza
illuminati ed erano piuttosto avanti con l’età; non troppo
vecchi ma neppure giovanissimi. Il capo Villaggio si profuse in una
valanga di complimenti, inclusi anche gli altri membri; non finivano
più di elogiare Konoha per la sua temperanza, forza, dotava del
migliore sistema medico esistente, del migliore programma di
addestramento ninja, i suoi ninja erano i migliori del mondo…
bla bla bla… andarono avanti per almeno 20 minuti.
Sakura dovette dare fondo a tutto il suo autocontrollo, alla sua
pacatezza, imponendosi di sorridere sempre ogni qualvolta le
rivolgevano la parola; ma stava iniziando a venirle l’emicrania
con tutte quelle sviolinate, anche se erano indubbiamente gradite, ma
un po’ troppo eccessive a suo parere.
Finalmente, il Capo si decise a chiedere in consegna il rotolo che
Sakura aveva con sé; si scusò con lei per la poca luce
presente nella stanza, ma soffriva di una rara forma di disturbo alla
vista per cui non gli era concesso l’eccessiva esposizione alla
luce, sia a quella del sole che a quella artificiale.
Aprì e lesse il rotolo velocemente e lo richiuse, invitando
Sakura e i suo compagni di viaggi ad alloggiare nella più
rinomata locanda del villaggio, naturalmente le spese erano a carico
del Consiglio; in qualità di ospiti non avrebbero dovuto
preoccuparsi di alcuna spesa.
Sakura ringraziò per la gentile offerta, ricordando a sé
stessa di fare aggiungere da Sai anche quel particolare nel suo
rapporto; era alquanto inusuale per un piccolo Villaggio costiero,
farsi a carico di ospitare tre ninja stranieri per due giorni ed
occuparsi di tutte le spese.
Sapevano che era un Villaggio fiorente, ma vantava così tanta
ricchezza da accollarsi ogni loro esigenza e necessità?
“Forse è il loro modo di essere gentili”
Sentenziò
Choji, ma Sakura non si sentiva del tutto tranquilla; forse dopo un
bagno, una buona cena ed una sana dormita avrebbe avuto una visione
più chiara.
Stava piovendo a di rotto quella sera, le stanze della locanda messe a
disposizione per loro erano accoglienti, e il ristorante al pian
terreno era molto grande e quel giorno era abbastanza affollato.
In ogni caso quando anche Sai li raggiunse, trovarono subito un tavolo
libero dove accomodarsi ed ordinare qualcosa di buono; erano affamati,
Choji specialmente, per cui si fecero portare un po’ di tutto dal
menù, così da accontentare gli appetiti di tutti.
Sakura però non aveva particolarmente fame, cos’
lasciò Choji ad ingozzarsi e Sai a godersi la sua parte; era da
tanto che non partecipava ad una missione, dopo la crisi della luna
contro la terra aveva dovuto occuparsi di altro e non le erano state
più affidate.
Sentiva la mancanza di Naruto, sperava di poter tornare in tempo per
assistere Hinata la parto come medico; non poteva credere che quella
testa quadra stesse per diventare padre, ne era felice, ma allo stesso
tempo si sentiva triste.
Sakura in fondo aveva solo la sua carriera lavorativa, ed un forte
attaccamento ad un uomo che non aveva la più pallida idea di
dove fosse; la notte sarebbe stata davvero lunga in quel posto, fu il
barista a farle una proposta che le avrebbe risollevato il morale.
“Ha davvero l’aria di una che ha bisogno di un sakè caldo. Che ne dice, le andrebbe un bicchiere?”
Sakurà
lo guardò con espressione interrogativa, non aveva mai bevuto
alcolici e di certo non era intenzionata ad iniziare proprio quella
sera in un luogo sconosciuto, ma non se la sentì di rifiutare
l’offerta.
“Ma
sì perché no. Non ho mai bevuto il sakè, magari un
sorso, tanto per provare. Di certo non mi farà male.”
Il
cameriere arrivò immediatamente con un piccolo bicchiere ed una
bottiglia di sakè fumante; Sakura ingurgitò il primo
sorso alla goccia, abbandonandosi al tepore del liquido caldo che le
invase le viscere.
“Alla tua salute Sakura. Ed anche a te Sasuke!”
***
“Quanto
sei stupida, credi davvero che tutto questo basti a farti stare meglio?
Tanto vale strapparsi via il cuore e serviglielo su un vassoio per
cena. Lo gusterebbe meglio!”
“Chi ha parlato!!”
Sakura
si svegliò di soprassalto, il rombo di un tuono e la pioggia
incessante le martellava in testa così forte che era convinta di
aver sentito una voce nella stanza, eppure osservando meglio
nell’oscurità capì che era completamente sola,
forse era stato soltanto un brutto sogno; fuori dalla finestra lampi e
vento imperversavano sulla città, Sakura dovette alzarsi per
andare a controllare che tutte le porte e finestre fossero
completamente chiuse, pareva una tempesta in piena regola.
Non potè fare altro che tornarsene a letto, ficcandosi sotto le fredde coperte, cercando di dormire ancora un po’, fino alla sveglia del mattino.
Quando si addormentò di nuovo, la pioggia cadeva incessante e in quella stanza non era completamente sola…