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Autore: Nami93_Calypso    06/03/2015    4 recensioni
Law e Robin, due persone dal carattere e dal passato molto simile.
La storia della loro amicizia che dura per tutta una vita, analizzata in ogni fase di essa, dall'infanzia all'età adulta
(Law e Robin protagonisti accompagnati da molti altri personaggi secondari)
.
"Sette colori per un fandom [Anime e Manga] Challenge indetta da DoctorChi sul forum di EFP"
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO PER IL FANDOM DI ONE PIECE
Ciao a tutti!
È da un po’ di tempo che mi vaga per la mente l’idea di creare un gruppo su facebook per raccogliere tutti gli autori e lettori del fandom e dopo aver sentito il parere di alcuni mi sono convinta a farlo.
Sarebbe un modo per conoscersi meglio, confrontarsi, unirsi.
Chiunque fosse interessato a partecipare o volesse maggiori informazioni mi contatti in privato :)
-Nami93-






Angolo dell’autrice:
Hola a tutti! Prima del capitolo un po’ di avvisi:
-Questa storia l’ho scritta e avevo programmato di pubblicarla prima del capitolo di ieri…. Farò finta che tale capitolo non esista nelle prossime due settimane!
-Ho ripreso le lezioni e ho un paio di giorni infernali (sono a casa solo quando dormo!) quindi sono un po’ indietro nel leggere le altre FF ma non temete che nel weekend recupero!! :D
-Ho deciso di inserire alla fine di ogni mia storia/capitolo l’immagine che troverete in basso: è una sorta di campagna pro-recensioni (che una mia amica ha creato per me perchè io e la grafica siamo due sconosciute :3) rivolta non solo alle mie storie ma a tutte quelle del fandom. Ultimamente ho notato un calo di recensioni in generale, vedo storie bellissime con solo un paio di recensioni quando invece meriterebbero molto di più. Non metto in dubbio il fatto che scriviamo prevalentemente per noi stessi ma se le pubblichiamo significa che ci teniamo a conoscere il parere altrui e credo che nessuno di noi (soprattutto se autore!) possa affermare che una recensione non faccia piacere! Perciò una mano sul cuore e una alla tastiera :)
Passando ora alla storia… Law e Robin, due personaggi dal carattere e dal passato molto simili. Tutto questo mi porta a vederli come degli ottimi amici. Chi mi conosce almeno un po’ sa che spesso nelle storie inserisco parti di me ed è anche questo il caso :)
Come ogni volta ho fatto le NdA più lunghe del capitolo quindi mi fermo qui. Buona lettura!
 



 

Buio

La piccola Robin correva senza fiato per le via della città: stava scappando. Voleva mettere più distanza possibile tra sé e quei bambini che non facevano altro che infastidirla.
Suo zio Sauro le aveva spiegato quanto importante fosse socializzare e giocare con gli altri bambini e lei ci aveva provato ma non aveva mai avuto successo.
Tutti i bambini del paese la reputavano strana perché ancor prima di iniziare la scuola elementare sapeva leggere e preferiva la compagnia di un libro a quella di un pupazzo o una bambola o perché quando si ritrovavano a narrarsi delle storie le sue erano sempre un po’ macabre e inquietanti. I più si tenevano alla larga da lei: non le rivolgevano la parola o la additavano da lontano terrorizzati come faceva, ad esempio, Perona che amava circondarsi dei suoi giocattoli di pezza e temeva che potesse usarli per chissà quale bizzarro gioco.
Ma alcuni non perdevano mai occasione di importunarla e farla sentire strana, diversa. Lucci e Califa, in particolare, trovavano divertente ricordarle costantemente che lei era un’orfana: suo padre era morto quando lei era molto piccola e sua madre era partita per chissà quale posto per chissà quale motivo, non le era permesso saperlo, lasciandola in custodia al fratello di suo padre. Sauro non le aveva mai fatto mancare nulla ma non sarebbe mai riuscito a sostituirsi ai suoi genitori.
Per questo, ora, con le lacrime a rigarle il viso correva nelle stradine secondarie per allontanarsi da Lucci e la sua combriccola.
Mancava ormai poco al crepuscolo ma a lei non importava, anzi, non attendeva altro. Amava il buoi. Lo amava perché poteva passeggiare a testa alta inosservata, perché amava le stelle che brillavano nel manto nero del cielo, amava il silenzio della notte.
Quando era giù di morale a causa delle prese in giro o perché pensava ai suoi genitori c’era un posto in cui amava andare. Era un piccolo parco ormai abbandonato composto solo da quattro alberi situato al di fuori delle mura della città che ne costeggiavano uno dei lati. Questa posizione faceva sì che fosse sempre all’ombra, anche di giorno. Perciò, al tramonto, lì era già buio. Ormai veniva usato come discarica e non era raro trovarvi qualche vecchio mobile o elettrodomestico non più funzionante.
Rallentò la sua corsa e si asciugò le lacrime dal viso una volta giunta sul luogo.
Silenziosa si avvicinò ad uno degli alberi per potersi sedere tra le sue radici e adagiarsi contro il suo tronco ma dopo alcuni passi si fermò: a pochi metri da lei c’era un bambino seduto per terra, con la schiena appoggiata al muro di cinta e le gambe incrociate al petto che la osservava inespressivo.
Robin lo scrutò qualche attimo finchè non lo riconobbe: era Trafalgar Law, il figlio dei due dottori più rinomati della città. Non lo si vedeva spesso in giro.
La bimba rimase immobile qualche attimo, interdetta, a ricambiare il suo sguardo. Era combattuta: cosa ci faceva lì? Quello era il suo luogo segreto dove poteva sentirsi sicura e tranquilla. Aveva cattive intenzioni? O era capitato lì per caso?
Osservando i suoi modi seriosi, che poco si addicevano ad un bambino di cinque anni, come del resto anche i suoi, e la sua espressione impassibile decise di fidarsi.
-Ciao- lo salutò con un sorriso tirato sedendosi vicino a lui nella medesima posizione.
-Ciao- ricambiò lui scrutandola di sbieco.
-Perché sei qui?- decise di domandargli schietta. Era quello che voleva sapere.
Il bambino puntò lo sguardo di fronte a sé e impiegò qualche secondo per rispondere, cosa che Robin non si fece sfuggire.
-Mi piace il buio- disse, semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Era una bugia. O meglio, un’omissione di verità. Il buio gli piaceva sul serio ma non era quello il principale motivo per cui si trovava lì.
Stava scappando da Doflamingo, il suo padrino, con il quale era costretto a stare quando i suoi genitori stavano tutto il giorno in ospedale o in ambulatorio, cosa che accadeva troppo spesso. Non gli stava molto simpatico: lo costringeva sempre a fare cose che a lui non piacevano come ad esempio andare per negozi a provare boa piumati di tutte le tonalità di rosa presenti in città. Solitamente c’era anche il fratello, Corazon, con cui si divertiva ma quella settimana era in viaggio per lavoro. E quando il suo baby sitter aveva deciso di portarlo nell’ennesimo negozio non ci aveva più visto ed era scappato in un suo attimo di distrazione.
Non che la cosa fosse preoccupante. Non era la prima volta che fuggiva e l’uomo sapeva che con il suo intelletto smisurato poteva cavarsela anche da solo in quella città così piccola e il più delle volte lo attendeva semplicemente a casa.
-Hai ragione, è bellissimo- quel sussurro lo fece voltare. Robin aveva gli occhi puntati sul cielo che stava lentamente imbrunendo con un sorriso ad incresparle le labbra, un’espressione ben diversa da quella che aveva quando l’aveva vista arrivare.
-E tu perché sei qui?- domandò incapace di trattenere la curiosità che provava verso quella bambina che spesso vedeva aggirarsi da sola con immensi libri sotto braccio.
-Sto scappando da qualcuno che mi sta antipatico- rispose sinceramente portando i suoi occhi azzurri su di lui.
Law sgranò gli occhi spiazzato: con tanto candore, con tanta semplicità, con tanta innocenza aveva appena riconosciuto una sua debolezza, cosa che lui non era riuscito a fare. Odiava mostrarsi un debole, odiava esprimere le proprie emozioni positive o negative che avrebbero potuto lasciarlo in balia degli altri, se poi “gli altri” era qualcuno come Doflamingo…
-Robin! Sei qui?- la voce squillante di una bambina li fece voltare in direzione dell’ingresso del parco.
-Tashigi!- rispose lei sollevandosi di slancio.
Tashigi era l’unica bambina che l’aveva presa in simpatia e che la difendeva quando qualcuno se la prendeva con lei. Conosceva l’ubicazione del suo posto segreto e quando non la vedeva per troppo tempo andava a cercarla.
La nuova arrivata si avvicinò.
-Meno male! Sauro sarà in pensiero! Dai, andiamo- le disse prendendola per mano donando a Law, ancora seduto per terra, solo una rapida occhiata.
Prima di avviarsi Robin si voltò verso il bambino.
-Ciao, ci vediamo- lo salutò agitando la mano e sorridendogli radiosa. Sembrava che ormai avesse dimenticato i suoi problemi.
-Ciao…- sussurrò lui impercettibilmente quando ormai le due bimbe furono lontane.
Quella bambina che tutti consideravano strana lo aveva colpito: così simile a lui eppure così diversa.
Sperava davvero di poterla rincontrare.
 
   
 
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