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Autore: The_BlackRose    06/03/2015    4 recensioni
Una raccolta di racconti sul giorno di San Valentino dei nostri amati amici ambientati poco dopo gli avvenimenti di Città del Fuoco Celeste. Ogni capitolo sarà dedicato ad una coppia diversa.
#1: JacexClary
#2: MagnusxAlec
#3: SimonxIsabelle
#4: JemxTessa
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Izzy Lightwood, Jace Lightwood, James Carstairs, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo stregone se ne stava in piedi davanti alla finestra con le mani appoggiate sul davanzale e la testa incassata nelle spalle. Guardava per terra malinconicamente ripensando agli ultimi avvenimenti.
Era la sera di San Valentino, sarebbe potuto essere fuori a festeggiare con il suo splendido ragazzo dagli occhi color del mare e invece se ne stava rintanato in casa sua con un gatto che non faceva altro che fare le fusa sulle sue gambe tentando invano di attirare la sua attenzione.
Come aveva fatto a ridursi così?
Il giorno prima lui e Alec avevano passato una "movimentata" giornata nel loft di Magnus e mentre se ne stavano accucciati sotto alle coperte, non sapeva nemmeno lui come, si erano ritrovati a parlare di come Alec mesi prima avesse tentato di privare lo stregone della propria immortalità per poter condurre con lui una vita normale. Magnus aveva fatto di tutto nelle settimane che avevano seguito la loro riappacificazione per evitare quell'argomento; era un punto debole della loro relazione, il motivo per cui tempo prima lui aveva voluto interrompere il loro rapporto. E ora che la questione era saltata fuori di nuovo, Magnus non voleva di certo finire a litigare.
Beh, così avrebbe voluto.
Il ripensare a quello che Alec aveva tentato di compiere con l'aiuto di Camille, anche se era stato inteso solo come un gesto d'amore, gli fece tornare in mente tutte le sensazioni opprimenti che aveva provato.
Finirono a sbraitare l'uno contro l'altro, urlandosi insulti e spaventando il povero Chairman Meow, che si rifugiò sotto a un divano sbrilluccicante. Dalle le dita di Magnus scoccavano scintille azzurre, sebbene la rabbia non fosse il sentimento che provava. Era piuttosto frustrazione, poiché tutto ciò che aveva tentato di evitare nelle ultime settimane ad un tratto era rispuntato a galla dal nulla. Alec si era pentito di quello che aveva cercato di fare ed era il fatto che pensava che Magnus non credesse veramente a ciò a farlo infuriare, lui era stato sincero.
La lite si concluse con Alec in pieno attacco di nervi che raccattò i suoi vestiti e scomparì dalla porta d'ingresso, richiudendola pesantemente e rumorosamente dietro alla sue spalle.
Da quel momento non si erano più sentiti. Né un messaggio, né una telefonata. Perciò in quel momento Magnus si ritrovava a fissare la strada buia al di fuori della finestra. Si chiedeva se non fosse stato troppo duro con il suo fiorellino, se avesse lasciato prendere troppo il sopravvento alle orribili emozioni che aveva provato. Avrebbe potuto chiamarlo, tentare di chiarire le cose, ma probabilmente sarebbe stato tutto inutile e avrebbero litigato di nuovo.
Le note di "I put a spell on you" fuoriuscivano dall'impianto stereo e si propagavano per l'intero loft, soffocando qualsiasi altro rumore che provenisse dalla strada o dall'appartamento stesso. Ma Magnus non prestava la minima attenzione alla canzone.
Ad un tratto sentì qualcosa avvolgergli la vita. Abbassò lo sguardo e vide un paio di braccia marchiate che lo stringevano. La testa di Alec si posò sulla sua schiena.
"Cosa ci fai qui?" chiese Magnus mentre da un dito faceva scaturire una scintilla blu che, andando a colpire lo stereo, abbassò il volume della musica.
"Mi dispiace di averti urlato contro," ripose lui stringendolo ancora di più e inspirando il suo profumo. "Ho esagerato... abbiamo esagerato."
Lo stregone voltò la testa di lato per guardare con la coda dell'occhio il ragazzo. "Anche a me dispiace, ma sai come questo argomento mi faccia reagire. È un tasto dolente e preferirei non parlarne più."
"Non ne parleremo più allora, ma ora voglio solo fare pace. Non sopporto litigare con te, ho paura di perderti come è successo l'ultima volta."
Magnus poteva percepire la paura nella sua voce, il timore di essere abbandonato dalla persona a cui teneva di più al mondo. Non avrebbe mai voluto che si sentisse così.
"Tu non mi perderai mai, fiorellino." Magnus ridacchiò lievemente. "Mi avrai intorno ancora per un bel po' di tempo. E anche quando lascerai questo mondo la mia presenza continuerà a starti alle calcagna, qualsiasi cosa ci sia dopo la morte."
Alec ridacchiò a sua volta. "Penso di aver recepito il messaggio."
A quel punto Magnus si voltò verso il Cacciatore e gli avvolse le braccia attorno al corpo stringendolo a sé. Gli depositò un lento e semplice bacio sulle labbra e un sorriso tornò ad illuminargli il viso dopo due interi giorni di preoccupazione, poiché anche lui, come Alec, aveva avuto paura di perdere ciò che più era stato importante nella sua intera vita da ultracentenario.
"Sai, abbiamo sprecato il nostro primo giorno di San Valentino insieme," mormorò staccandosi appena dalle sue labbra.
"San Valentino?" domandò Alec confuso.
"È una festa mondana. In pratica, le coppiette d'innamorati fanno gli smielati per tutto il giorno.
"Quindi mi stai dicendo che vorresti che ci comportassimo da giovani fidanzatini per tutto il resto della serata?" Il ragazzo sollevò un sopracciglio.
"Una cosa del genere." Lo stregone allungò di nuovo un dito e una scintilla uguale alla precedente tornò a colpire lo stereo alzando il volume della musica. Dopodiché, porse una mano al suo ragazzo. "Balla con me."
Alec guardò la sua mano riluttante. "Io non so ballare."
Magnus lo avvicinò a sé e gli strinse la vita con le braccia. "Non serve saper ballare, basta che tu segua me," gli sussurrò all'orecchio.
A quel punto il ragazzo si strinse a sua volta a Magnus e insieme cominciarono a muoversi su quella pista da ballo improvvisata.
Alec tentava di seguire impacciato i passi dello stregone, cercando in tutti i modi di non pestargli i piedi. Magnus invece ci sapeva fare con il ballo. In tutti quei secoli aveva provato centinaia di danze diverse e in ognuna di loro era sempre riuscito a dare il massimo. Il ritmo scorreva nelle sue vene.
"Lasciati andare, lascia che il ritmo ti filtri attraverso la pelle e si insinui nel tuo sangue. Ascolta la musica," gli sussurrò Magnus all'orecchio.
Alec non era mai stato un grande ballerino. Lui uccideva demoni, il suo ultimo pensiero era frequentare corsi di danza. Nonostante ciò, provò a fare come gli aveva consigliato Magnus. Chiuse gli occhi e allentò la presa sulle spalle del suo ragazzo; lasciò che la musica si impossessasse di lui, che gli si insinuasse nella mente sospingendolo lungo la pista da ballo.
Quando la musica si spense, i due smisero di muoversi ma senza lasciarsi. Erano l'uno tra le braccia dell'altro, sostenendo a vicenda il peso delle proprie vite.
Rimasero abbracciati per secondi o forse minuti, nessuno ne tenne il conto, e quando si staccarono, sentirono una mancanza dentro di loro. Una mancanza così forte che già solo dopo pochi istanti era di nuovo avvinghiati e si dirigevano verso la camera da letto.
Varcata la soglia si lasciarono cadere sul letto matrimoniale dalle lenzuola giallo canarino e sentirono un forte miagolio provenire da sotto di loro. Magnus sollevò la schiena e Chairman Meow schizzò giù dal materasso soffiando e miagolando sommessamente per poi rifugiarsi da qualche parte in salotto.
"Stupido gatto," mormorò Alec guardando la figura che correva via. Poi si gettò sulle labbra del ragazzo sotto di sé e prese a mordicchiargli il labbro inferiore.
E continuarono a baciarsi anche quando rimasero pelle contro pelle, senza nemmeno uno strato di stoffa a intralciare il contatto tra le loro anime.

"Non voglio che succeda mai più." Alec accarezzava delicatamente le ciocche scure di Magnus stringendolo al proprio corpo.
"Tanto meno io," replicò lo stregone percorrendo con le lunghe dita affusolate il petto del Cacciatore. "Odio litigare con te, fiorellino."
Alec ridacchiò: quei nomignoli lo facevano sempre sorridere. "Non vorrei riaprire l'argomento," iniziò lui tornando serio. "Ma voglio che tu sappia che sono veramente pentito e dispiaciuto per quello che ho tentato di fare. Tentare di prendere la tua immortalità solo per riuscire ad avere una vita più normale... Che stupido che sono stato."
Magnus si voltò per guardarlo in viso e gli posò i palmi delle mani sulle guance. "Non serve che ti scusi, ho capito perché l'hai fatto. Le tue intenzioni non erano cattive, tentavi di compiere un gesto d'amore. Non preoccuparti, ti ho perdonato ormai." Uno sbadiglio lo interruppe nel suo discorso. "È tardi, Alexander, penso che sia ora di dormire."
I due si accoccolarono tra le coperte.
"Mi dispiace di non aver potuto festeggiare con te questo... Come si chiama? San Martino?"
Magnus ridacchiò. "San Valentino. Non preoccuparti." Gli accarezzò il volto guardandolo negli occhi. "L'importante è che tu ci sia, il resto non conta niente."
Alec sorrise e piano piano sentì il sonno afferrarlo e trascinarlo giù nel mondo dei sogni. "Ti amo Magnus Bane."
"Ti amo Alexander Lightwood."
E con ciò scivolarono tra le braccia di Morfeo sognando una pista da ballo, lenzuola giallo canarino e un cielo stellato.


Note dell'autrice:
Eccomi qui con il secondo racconto di questa raccolta di San Valentino, sebbene questa festa sia già passata da un po'. Questa è la mia prima Malec, quindi spero che anche ai fan più accaniti di questo pairing la storia sia piaciuta. Ora torno a scrivere il terzo racconto ;) (Come sempre le recensioni sono molto bene accette).

  
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