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Autore: Xenebe    08/03/2015    1 recensioni
"Nothing Personal" (Niente di personale): Coulson e Skye stanno scappando dal Pulmino a bordo di Lola...
"E proprio mentre si volta per tornare nella cabina di pilotaggio, lo vede. La mano di Skye che, a causa della grossa forza di resistenza dell'aria, scivola via da quella di Coulson.
Non ci pensa nemmeno, è automatico indossare il paracadute e lanciarsi; talmente automatico da non pensare che Skye non vorrà il suo aiuto, che si divincolerà, che proverà a toglierselo di dosso in ogni modo. È talmente automatico che non pensa alle conseguenze."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Jemma Simmons, Leo Fitz, Skye, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Shield_BML_00 Sono imperdonabile, ma tra influenza, esami e un mega blocco che non voleva essere superato...
Ho riscritto e cambiato questo capitolo quindici volte, questa versione non mi convince al 100%, ma ho deciso che era meglio postare questa che nulla! 
Un mega grazie a chi ha recensito, messo la storia nelle preferite, le seguite e le ricorate.
Vi lascio alla lettura!














Capitolo 7
“Always confusing the thoughts in my head
so I can't trust myself anymore” *







L'enorme casa in cui Ward mi aveva portata era nella bocca di un vulcano spento, coperta da una cupola progettata per nasconderla ed allo stesso tempo allontanare gli uccelli. Opera di Fitz a quanto pare, come sua era stata la progettazione di Jeleis, un assistente-coscienza integrato nella casa super tecnologica. Una sorta di omaggio allo Jarvis di Stark, a quanto pare. L'arredamento della casa e delle camere invece era merito di Jemma. Così come la presenza dei miei vecchi vestiti in questa cabina armadio, del mio vecchio portatile e del mio tablet.
Tutte informazioni  che mi erano state fornite da Jeleis ovviamente, perché Ward non sembrava in vena di chiacchierare. Come se fossimo stati estranei. E lo eravamo in realtà, ora che non stava recitando, o stava recitando una nuova parte.
Appena entrata nella mia stanza, dopo aver seguito un percorso illuminato di azzurro tramite i corridoi della casa, ero stata accolta dalla voce di Leo.

Benvenuta Skye, ho progettato all'interno di Jeleis una serie di protocolli segreti rivolti a te, a cui non può accedere nemmeno Ward, sono di vari tipi e li scoprirai un po' alla volta. Per prima cosa ci dispiace di non averti detto nulla del reintegramento di Ward. All'interno di questa stanza Jemma ha raccolto tutte le tue cose e tutto quello che può esserti utile. Jeleis è programmato per esserti d'aiuto. Ma c'è una cosa in cui non può aiutarti...a capire. Jemma ha lasciato nascosti in un baule nella cabina armadio una serie di diari. Grant non ne sa nulla, a te la scelta di leggerli o meno. Ad ogni modo Jeleis è programmato per contattarci automaticamente in casi prestabiliti in cui potresti aver bisogno di noi... e non preoccuparti, sai meglio di chiunque altro che Grant non ti farebbe mai del male.


Ero ferma, immobile. Seduta a gambe incrociate nell'armadio di legno all'interno della cabina armadio. Da non so quanto tempo.
Accanto a me un piccolo bauletto di legno pieno zeppo di lettere, ben ordinate in ordine cronologico. In grembo, abbandonata, la prima.
Mi ero rifugiata qui per permettermi, almeno per un momento di essere solo me stessa, solo Skye che legge le parole scritte dalla sua migliore amica. Ora mi rendevo conto che era stato un bene.
Non avrei dovuto permettere a nessuno di vedermi così. Non avrei dovuto dare nemmeno la possibilità a Ward di scorgermi così. Indifesa.
Ricordavo fin troppo bene cosa fosse successo il giorno dopo quello a cui Jemma accennava in quelle poche righe. Quello stesso giorno invece era ancora avvolto da un alone di incertezza. Di irrazionalità.


Eravamo riusciti ad isolare molte cellule Hydra grazie ai suggerimenti di Ward e ad informazioni che avevo fatto pervenire direttamente nel computer di Talbot, facendogli ben capire che erano opera nostra ovviamente e questo aveva fatto sì che riguadagnassimo punti agli occhi dell'opinione pubblica: potevano finalmente riprendere possesso delle vecchie basi. Era ora di tornare al Fulcro, una base importante sia dal punto di vista tattico che dal punto di vista ufficiale, d'immagine. Ovviamente avremmo portato Ward con noi, nonostante molti di noi avessero suggerito di lasciarlo da solo chiuso nel vault D, con poche provviste di cibo e acqua, per qualche tempo. Così da non rivedere la sua faccia... Almeno per qualche mese. Ma il Direttore non era stato d'accordo.
In segno di amicizia l'esercito si era offerto di accompagnare personalmente il direttore e qualche altro agente, viaggiando via terra. May non era molto entusiasta della proposta, ma Il nuovo direttore non poteva negare questa concessione al nuovamente benevolo governo americano. Aveva quindi deciso di creare una piccola squadra, un estratto del vecchio team, per affrontare quel viaggio. Io, lui, Fitzsimmons e il prigioniero Ward: Coulson sembrava intenzionato a non perderlo d'occhio, soprattutto con May occupata ad aiutare Koening nel coordinamento delle operazioni di ridistribuzione all'interno delle vecchie basi e Hunter, Morse e Trip in giro ad essere l'equivalente di tassisti per recuperare gran parte delle risorse sparse per il mondo. Inoltre ci sarebbero stati uomini extra in quel furgone militare e, quando si trattava di sorvegliare Il mio ex AS, delle braccia in più non potevano che far comodo.
Il viaggio procedeva abbastanza bene. Non c'erano risate, come c'è ne sarebbero state poco più di un anno prima, ma da allora era tutto cambiato.
Fu un momento. Il furgone si arrestò inchiodando e si sentirono boato di bombe esplose e fischio di proiettili. Immediatamente i militari uscirono per capire cosa stesse accadendo. Coulson era pronto a raggiungerli quando si sentirono delle voci urlare un insieme di numeri e lettere. I miei occhi non avevano mai abbandonato il viso del prigioniero che sedeva di fronte a me, accanto al direttore, tanto da riuscire a notare i suoi lineamenti contrarsi in una espressione tesa e preoccupata. Un'espressione così veloce e fugace che mi costrinsi di averla immaginata. Un'espressione così tipica della maschera che era stato Grant Ward, agente dello S.H.I.E.L.D.
- Mi liberi.- aveva detto Ward ad AC con un'espressione  seria e concentrata, come se mesi prima non ci avesse tradito.
- Non siamo stupidi Ward!- avevo sputato quasi automaticamente, intromettendomi, ma quegli occhi color nocciola non avevano abbandonato il viso del Direttore.
- Signore quelle urla indicavano che hanno ucciso tutti i militari e sono pronti a prendere in consegna il loro obiettivo. Sono agenti Hydra.-, Coulson ci pensò attentamente per qualche istante, mentre sentivamo gli agenti accerchiarci.
- Non ho bisogno di liberarti Ward...-, disse criptico mentre il nostro prigioniero annuiva.
-No... Ma avrò bisogno di un'arma.-
-No!- avevamo urlato io e Jemma.
- Prendi l'ICER di Fitz-
- Ne è certo, signore?- chiese il mio dolce amico, mentre sentivamo lo stesso rumore che ci aveva spiazzato mentre eravamo legati nel Pulmino durante la seconda missione del team: un polso che si rompeva per liberare le mani.
-Non abbiamo scelta.-
In quel momento un agente dell'Hydra aprì il portellone e intimò a tutti e cinque di uscire. Ward finse di avere ancora le manette mentre Fitz gli faceva scivolare la pistola tra le mani.
Nel momento in cui tutti fummo fuori, iniziarono a volare pallottole. C'erano dodici agenti. Io, Coulson e Ward stavamo sparando e, grazie alla sorpresa dalla collaborazione di Ward con lo Shield, i soldati dell'HYDRA cadevano a terra morti o svenuti, uno dopo l'altro.
Fu un attimo, un agente riuscì ad agirarmi e arrivare alle spalle di Fitz, Ward si buttò a terra trascinando con se l'ingegnere, facendogli scudo.
Dopo questo era stato come spegnere il cervello. Non sapevo cosa fosse accaduto, ma era scattato qualcosa nella mia testa. Come se stessi rivedendo la scena di mesi prima: Fitz aggredito dal suo rapitore. Mi ero voltata e mentre Coulson faceva fuoco sull'ultimo agente Hydra avevo sparato alla schiena di Ward. Con proiettili veri, non ICER.


Non ricordavo come, ma eravamo riusciti a raggiungere il Fulcro e, mentre Simmons medicava la ferita di Ward e qualche graffio di Fitz, avevo sentito Coulson e May discutere tra di loro. Quando due ore dopo erano usciti da quello che era il nuovo ufficio di Coulson mi avevano comunicato di aver deciso di mandarmi al Triskelion ad occuparmi dei possibili problemi informatici e della creazione di un archivio. Lì, con il tempo ero riuscita a creare un'ottima squadra informatica e a progettare i protocolli di sicurezza.
Quando il giorno dopo Trip era venuto a prendermi, un attimo prima di partire, mentre mi voltavo a salutare tutti, avevo visto Simmons controllare il cercapersone ed assumere un'espressione allarmata, poi era corsa verso di me e mi aveva abbracciato.
-Scusa, devo andare.-
Avevo annuito ed ero salita sull'aereo mentre lei correva via.
Sarebbero passati mesi prima che avessi rivisto quella che era diventata la mia famiglia.
Anche di questo avevo incolpato Ward.












* Going Under, Evanescence






Ed eccoci alla fine di questo capitolo... ora sappiamo cosa è successo ai nistri personaggi e a cosa si riferisse Grant parlando con Lucas.
I prossimi capitoli potrebbero essere più brevi. Nel capiolo 8 leggeremo la lettera che Skye ha appena finito di leggere. Cosa ci sarà scritto da averla colpita tanto?

   
 
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