[Nota
dell’Autrice: eccomi di nuovo, non mi sono persa, ovviamente ci vuole un po’ di
tempo per elaborare ogni capitolo inoltre ho anche l’altra storia in corso per
cui mi devo districare tra uno e l’altro. Tranquilli fedeli lettori, da ora in
avanti vi terrò con il fiato sospeso. Piccola precisazione: da questo capitolo
in poi inizierà il conto alla rovescia delle 24 ore, quindi a metà strada di
ogni capitolo troverete una specie di sub capitolo che racconterà gli
avvenimenti di quell’ora. Baci baci!]
Cap. 3 – 22
Aprì gli
occhi con fatica, non riconoscendo il luogo dove si trovasse; tutto era offuscato,
confuso, si sentiva dolorante in ogni parte del corpo, non ricordava con
chiarezza cosa fosse accaduto, per quale ragione si trovasse sdraiato sul
fretto pavimento del salotto.
La bocca
era impastata, sentiva un amaro sapore di sangue e cercò di inumidire le labbra
ma quel sapore metallico si percepiva ancora più forte di prima, aveva un
taglio al labbro e lo percepiva dalle fitte di dolore quando cercava di muovere
la bocca.
Cercò di
alzarsi e di mettere a fuoco l’ambiente circostante e capì che si trovava
ancora nella casa sulla spiaggia ma i suoi ricordi erano terribilmente confusi;
vide qualcuno accanto a lui, la figura di un uomo distesa a terra privo di conoscenza,
l’istinto lo spinse a reagire riconoscendo con dolore la persona ferita sul
pavimento.
“Itachi…”
Sasuke
cercò di chiamarlo, ma il suono delle sue parole era troppo debole perché il
fratello potesse sentirlo. Lentamente iniziò a ricordare, erano stati aggrediti
da degli sconosciuti e l’ultima immagine che rammentava era il volto di Kabuto.
Si
avvicinò a Itachi a carponi e si accorse delle terribili ferite che gli avevano
inferto; li avevano pestati a sangue, ma il fratello ancora più di lui, ma perché?
Sasuke
non aveva mai pianto in vita sua, nemmeno da bambino, ma quando vide l’amato
fratello privo di sensi e in quelle condizioni lacrime amare scesero
prepotentemente senza che potesse fare nulla per impedirlo.
“Mi dispiace…Itachi…”
Cercò di
alzarsi in piedi, ma anche lui non era messo molto bene, nonostante tutto si
mise alla ricerca del suo telefono e lo trovò dove lo aveva lasciato, vicino al
lavandino della cucina; lo prese ed inviò un messaggio numerico ad un numero
che solo lui conosceva e che tutti i sicari dell’Organizzazione usavano quando
necessitavano di aiuto e cure mediche.
Si
guardò intorno in cerca della cassetta di pronto soccorso, almeno così nell’attesa
avrebbe prestato le prime cure a Itachi; andò in garage per vedere se ce ne
fosse una nell’armadietto degli attrezzi, la porta era ancora aperta e si
accorse in quel momento che la serranda del garage era stata forzata.
La
fresca brezza dell’oceano di notte entrava indisturbata riempiendo lo spazio
vuoto vicino alla macchina di Itachi; il SUV era stato danneggiato con una
mazza da baseball, i vetri dei finestrini erano in frantumi sia dentro che
fuori l’auto, per sfregio avevano spaccato il parabrezza lasciando un buco nel
vetro con la mazza inserita dentro.
La
Mustang Sharingan era sparita, rimanevano solo le tracce dei pneumatici sul
pavimento di cemento.
La rabbia
pervase Sasuke, ancora di più dopo ciò che avevano fatto a lui e a suo
fratello, ma quello era decisamente l’errore più grave che avevano commesso e
che lui non avrebbe dimenticato facilmente.
- 21
Sakura e
Naruto risalirono in macchina, dopo aver fatto visita al Loto Night Club;
Sakura sapeva che, Ino la barista del locale, era indubbiamente la civetta più
esperta in amore e corteggiamenti di tutta la città e che avrebbe istruito a
dovere Naruto su come andava instaurata una relazione.
“Era per questo dunque
che siamo venuti qui? Grazie di cuore Sakura, mi ritengo ufficialmente lo
zimbello più ridicolo della centrale. Lo sai che tutti gli agenti della KCI
vengono qui a rilassarsi, quanto ci impiegherà quell’oca a spifferare tutto. Per
cosa poi, per qualche dritta su come corteggiare una donna? Andiamo, sono un
uomo fatto e finito, lo saprò bene come gestirmi con l’altro sesso”
“Certo Naruto, sei un
grande esperto in materia, avevi una fila di donne che faceva il giro dell’isolato.
Fammi il piacere! Hinata è una ragazza troppo dolce e a modo per meritarsi una
ciotola di Ramen. Ti ho fatto un favore!”
“Bel favore da amica.
Servirebbero dei consigli anche a te, a quanto mi risulta nemmeno la tua fila
fa esattamente il giro dell’isolato”
Sakura
preferì non rispondere, quello era un tasto che era meglio evitare di toccare
al momento, i suoi problemi sentimentali non avevano nulla a che vedere con
Naruto e soprattutto con il lavoro. Quello veniva prima di tutto il resto.
Però, in
fondo, dovette ammettere che un po’ Naruto aveva ragione: chi era lei per
mettere bocca nelle relazioni altrui? L’unica giustificazione che aveva era che
non sopportava l’idea che lui, o Hinata stessa, prendessero una bastonata, come
era successo a lei.
Spinse
sull’acceleratore, cambiando percorso ogni tanto ignorando il navigatore,
voleva evitare le strade troppo trafficate, erano già abbastanza in ritardo.
Trovarono
Jiraya ad aspettarli in un vicolo, tra
agglomerati industriali vicino al porto; era un tipo singolare, vestiti logori
e sporchi, capelli lunghi e spettinati, unghie incrostate di grasso e l’immancabile
spinello tra le dita, il classico barbone hyppie di strada che tutti evitano,
ma che in realtà era il migliore informatore della KCI. Un agente infiltrato a
vita, nei corridoi della malavita e della criminalità di strada, lui sapeva
tutto di tutta la feccia che avvelenava la città.
Ovviamente
era anche uno di quelli con cui era meglio rigare dritto: come nascondeva i
cadaveri Jiraya non era capace nessuno.
“Vi sembra questa l’ora
di arrivare? E’ più di mezz’ora che aspetto. Ho quasi finito la mia scorta di
fumo. Siete gli agenti migliori che Kakashi poteva mandarmi? Bell’affare, hanno
dimenticato come si fa ad addestrare i veri poliziotti sul camp? Tsè, sempre
colpa della politica… ci si deve adeguare alle regole di ingaggio moderne…
quante balle!”
Sakura e
Naruto si guardarono dubbiosi, non avevano fatto in tempo a parcheggiare e a
scendere dall’auto che il loro “superiore” inveiva contro di loro su argomenti
senza senso.
“Ci scusi capo,
abbiamo avuto un piccolo imprevisto!”
Sakura
si affrettò a rispondere in maniera cordiale, Naruto alzò gli occhi al cielo,
ripensando il motivo vero per cui rischiavano una vera e propria lavata di
testa da Kakashi. Inoltre con Jiraya non era il caso di scherzarci troppo.
“Hai detto bene
dolcezza, io qui sono il capo e come tale farete quello che vi dirò senza
battere ciglio; se vi dico di non respirare, voi smettete di farlo e se state
per crepare perché vi manca il fiato,poco mi interessa. Qui non siamo in una qualche
bella strada di lusso del centro. Qui siamo all’inferno e se non conoscete le
regole del gioco, meglio che vi prenotiate subito la bara. Vi è entrata bene in
testa la regola numero uno?”
Sakura e
Naruto annuirono con il capo all’unisono, non avevano la benché minima
intenzione di contraddirlo, avevano un lavoro da svolgere, meglio dimostrare
che erano in grado di eseguirlo.
“Dunque per cominciare,
tu biondino, cambiati i vestiti ed indossa questi; devi entrare nel magazzino
numero 9, ma dovrai farlo come un qualunque teppista in cerca di roba da
spacciare. Non inventarti il nome di una banda qualunque, usane uno conosciuto
e soprattutto vedi di comportarti come uno di loro. Quella è gente che li fiuta
le trappole. Fatti dare qualche informazione su qualche altro traffico, magari
qualche nome importante da collegare alla criminalità di Orochimaru. Tu
ragazza, indossa questa tuta nera e copriti i capelli con la cuffia; so che sei
brava a sparare, eccoti un bel fucile Sniper MTS-116M con mirino ad alta
precisione, piazzati sul tetto del magazzino di fronte. Attualmente è vuoto.
Copri le spalle al nostro amico. Mettetevi questi auricolari alle orecchie;
sono semplici tappi invisibili ma altamente potenti, sarete in contatto con me
e con la centrale. Diamoci da fare!”
- 20
I due
ragazzi entrarono con Jiraya in un piccolo magazzino adiacente agli altri
disposti lungo la banchina; attraverso una parete blindate si accedeva ad una
camera segreta dove dentro c’era di tutto, un vero arsenale degno della Guerra
Fredda, attrezzature elettroniche ad alta tecnologia ma soprattutto armi,
vestiti, denaro contante e documenti falsi: passaporti e visti di ogni nazione,
c’era solo l’imbarazzo della scelta.
Naruto
prese la borsa che Jiraya gli aveva praticamente lanciato addosso e si chiuse
in uno sgabuzzino per cambiarsi i vestiti; vane erano le sue proteste su quanto
detestasse quel tipo di abbigliamento, inoltre erano anche di un odore
sgradevole.
“Cavolo che puzza tremenda,
ma dove li hai presi questi vestiti, li hai forse rubati ad un cadavere?”
“Hai indovinato
biondino. Facci sapere quando hai finito, noi stiamo aspettando!”
Sakura
non aveva alcun luogo di fatto dove potersi cambiare, dovette accontentarsi di un
armadietto che la riparava da sguardi indiscreti; fu molto rapida ad infilarsi
la tuta aderente nera, la cuffia in testa le consentiva di non mostrare la sua
capigliatura rosa appariscente.
Controllò
attentamente il fucile da cecchino che le aveva fornito Jiraya, era
assolutamente perfetto ed il mirino era ben calibrato.
Una
volta fissato l’auricolare all’orecchio, Sakura si diresse immediatamente alla
sua postazione; come da indicazioni di Jiraya, era uno stabile deserto ed una
scala di metallo conduceva direttamente al tetto, e da dove aveva libera
visuale sul magazzino di fronte, il magazzino 9.
Jiraya
consegnò a Naruto anche le chiavi di una macchina parcheggiata nel vicolo
adiacente; non poteva usare la loro, un modello troppo riconducibile a quella
dei poliziotti, serviva all’occasione una macchina tipica da banda di
quartiere; una macchina sportiva con motore truccato, di importazione
americana, con fiamme di fuoco disegnate sui fianchi ed il muso di una volpe
rabbiosa sul cofano ben lucidato.
Una
delle tante macchine sequestrate di recente e messe a gentile disposizione per
la KCI; quando Naruto la vide non potè fare a meno di innamorarsene all’istante
e si promise di farsene una uguale la settimana seguente. Avrebbe fatto
sicuramente colpo su Hinata, ne era certo.
Dagli
auricolari arrivò una voce conosciuta che li avrebbe guidati ad ogni passo.
“Buonasera ragazzi, è
il capitano dell’Enterprise che vi parla”
“Shikamaru, se davvero
tu?”
“No sono la Fata
Turchina del Web. Certo che sono io dobe che non sei altro. Vi vedo chiaramente
sullo schermo, sono in collegamento con le telecamere dei docks. Cercate di non
fare troppi danni. Specialmente tu Naruto!”
“Ma insomma si può
sapere perché ce l’avete tanto con me? Sono un asso nel mio lavoro, magari non
seguo alla lettera i piani, ma alla fine la missione è portata a termine con
successo.”
“Dacci un taglio
Naruto e concentrati, non possiamo certo stare qui tutta la notte”
Sakura
era in contatto sulla stessa frequenza e diede un taglio a quella inutile
conversazione, avevano una missione da compiere ed era meglio non sfidare le
disposizioni di Jiraya; Naruto si diresse con la macchina verso l’ingresso del
magazzino, in quel momento era aperto e potè entrare tranquillamente.
All’interno
era allestito un vero e proprio laboratorio per la produzione di droga ed
Anfetamine, un giovane dirigeva tutte le operazioni e si assicurava che i vari
passaggi fossero seguiti alla perfezione.
Quando
Naruto arrivò, il giovane si diresse verso di lui con aria sospettosa.
“Hey bro! Come butta?
Che bel laboratorio avete messo su qui, state facendo esperimenti di Scienze?”
“Chi sei bamboccio che
cosa vuoi?”
“Calma amico, stavo
solo scherzando. Non hai riconosciuto la macchina?”
“Certo, sei della banda Jinchuriki, cosa ti
porta da queste parti?”
“Ci serve della roba
da distribuire nella nostra zona. Cos’hai nel sacco al momento e a quanto?”
“Anfetamine ed
ecstasi. Ma non saranno pronti però prima di domani a mezzogiorno: 300$ a
pacco!”
“Mi prendi in giro?
Non hai mezze misure sul prezzo. 10 kili per 20.000$”
“Ehi bello, non siete
certo gli unici clienti qui. Io ci devo guadagnare o il mio capo mi seppellisce
in fondo all’oceano, credi forse di essere al mercato?”
“Posso darti un extra
per il disturbo. Non ci piace molto la concorrenza.”
“Fattela piacere
amico. Se proprio non ti sta bene vai a parlare con il contabile. Dovresti
conoscerlo, è il proprietario dell’Isola della Felicità, lo strip club che si
trova vicino all’ Empire Kage Building.!”
Shikamaru
non perse tempo e trovò in mezzo secondo tutte le informazioni al computer che
poteva su quel locale; un luogo molto conosciuto in città, non era solo un club
di spogliarelliste, fornivano anche giovani prostitute ai clienti più
facoltosi; alcuni avevano agganci con l’Organizzazione di Orochimaru.
“Sta bene, domani a
mezzogiorno. Avrai il denaro contato al centesimo.”
Dall’auricolare
la voce di Jiraya dettava nuovi ordini.
“Leva le tende
biondino. Domani a mezzogiorno la KCI gli farà una bella sorpresa. Per il
momento basta e avanza.”
“Aspettate! C’è
qualcosa sulla scrivania, sembrano dei documenti, non riesco a vedere bene vedo
un’immagine, sembra un simbolo, una specie di ventaglio bianco e rosso.
Dobbiamo vedere di cosa si tratta!”
Sakura
aveva la visuale limpida e pulita, ma il mirino ad infrarossi, per quanto
nitido, non le permetteva di vedere cosa c’era scritto sulle carte. Spostò il
mirino verso un angolo del magazzino, dove c’erano delle bombole di azoto
liquido o qualcosa del genere.
Nell’istante
in cui prese la mira, passò proprio lì vicino uno degli addetti con un
carrellino e grazie al silenziatore nessuno si sarebbe accorto del trucco:
sparò un colpo preciso verso il beccuccio che teneva sigillata la manopola
della bombola e questa saltò via sprigionando fumo ovunque, per effetto della
pressione cadde sbattendo contro un tavolo e rompendo alcuni vasetti di vetro.
“Ehi tu! Ma che
diavolo stai combinando, fa più attenzione idiota!”
Il capo
del laboratorio venne distratto dal trambusto e tutti gli addetti si diressero
verso il punto dell’incidente; Naruto colse al volo l’occasione e senza farsi
notare si avvicinò alla scrivania e raccolse una cartella con dentro i
documenti che aveva notato Sakura. Poi di corsa salì sull’auto sportiva e partì
in retromarcia a tutto gas verso il punto di incontro con Jiraya.
Sakura
soddisfatta del suo lavoro si ritirò nella notte, raggiungendo anche lei il
compagno; non appena si furono riuniti, Jiraya fece sparire la macchina dentro
ad un garage e con Shikamaru ancora in linea iniziarono a dettargli quanto
riportato sui documenti che, con grande astuzia, erano riusciti a sottrarre al
laboratorio. Erano documenti scritti in linguaggio binario, quindi in codice,
ma per l’esperto hacker informatico era un gioco da ragazzi decifrarlo.
“Devo ammettere che
non siete poi così inetti come pensavo. Ma la prossima volta che prendete delle
iniziative, io vi seppellisco.”
Sakura
sorrise tra sé, avevano raggiunto lo scopo
e lo avevano fatto insieme, poco importava il come; anche se il vecchio Jiraya
protestava, Kakashi non avrebbe avuto nulla da che ridire al riguardo.
“Ragazzi, il simbolo
sulle carte è qualcosa di veramente
importante: una certa Organizzazione Luna Rossa. Il laboratorio è sotto il nome di Kabuto, il
rampollo di Orochimaru, ha messo insieme una sua piccola attività criminale, ma
il contabile di cui parlava il tizio prima è lo stesso che gestisce le finanze
dell’intera organizzazione criminale del padre. Qualche giorno fa,Kabuto è
stato vittima di un agguato ma sembra che ne sia uscito illeso. Il simbolo del
ventaglio sembra sia collegato ad Orochimaru, ma mi ci vorrà tempo per tutti i
dettagli e soprattutto mi servono quei documenti.”
“Bene giovanotti il
vostro compito qui sembra sia terminato. A buon rendere e spero di non avervi
più tra i piedi!”
Jiraya
chiuse i battenti e li congedò, non prima però di aver restituito i loro
vestiti e ripreso l’attrezzatura in prestito.
Sakura
iniziò a riflettere, c’era qualcosa di molto strano, ma forse era una sua
sensazione: non sapeva spiegarsi il motivo, ma aveva come il presentimento, che
se avessero indagato più a fondo avrebbero scoperto qualcosa che avrebbe
collegato Orochimaru non soltanto all’Organizzazione Luna Rossa, ma anche alla
morte dei suoi genitori.