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Autore: Miss_Sunshine    13/03/2015    2 recensioni
67th Hunger Games
Distretto Uno. Tutti pensano che i Favoriti abbiano la vittoria in tasca e siano anche un po' cattivi. Ma non sempre le cose vanno come devono e anche tra i Favoriti può esserci una ragazza un po' particolare. Questa è la storia di Stella. Una Favorita che tutto si sente tranne che questo.
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Dal testo
Guardo fuori dal finestrino e mi godo il tramonto sul mio Distretto, che diventa sempre più piccolo. Mi trovo a pensare che potrebbe essere l'ultima volta che vedo il posto dove sono nata. L'ultima volta che ho visto le persone a me care. Potrebbero essere i miei ultimi giorni di vita. Ma poi penso a quello che ho detto ad Ariel. Io ho le carte in regola per farcela. Voglio e posso vincere questi Giochi.
È ora che il Distretto Uno abbia di nuovo un vincitore.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate, Un po' tutti, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author’s note.- Ciao a tutti! Ho giusto un paio di cose da dirvi prima di lasciarvi alla lettura. Con questo capitolo entriamo nel vivo dei Giochi, ma proprio per questo succedono un po’ di cose e, per evitare che il capitolo venisse troppo lungo, ho deciso di parlare bene dei Tributi del Distretto Due nel prossimo capitolo. Preferisco aspettare e dargli più spazio piuttosto che fare una cosa veloce e fatta male :)

Poi, in questo capitolo scoprirete qualcosa in più su Sapphire (c’è anche un flashback), ma i ricordi dei suoi Giochi saranno nel prossimo capitolo. Ho voluto introdurre prima il Sapphire giovane come personaggio in modo da poterne scrivere meglio quando si parlerà dei suoi Hunger Games.

Visto che vi ho già annoiato abbastanza, passo e chiudo, augurandovi buona lettura e ringraziandovi sempre per essere qui a leggere questa storia :3

 

The Golden Girl

 

Capitolo 6 – Il giorno più brutto

 

 

Al Centro di Controllo nessuno si aspetta granché da questa giornata. I Mentori convengono che, dopo il caos e la morte violenta di quella ragazza il giorno prima, oggi sarà una giornata tranquilla. Ma Sapphire si è accorto che ci sono equilibri che stanno cambiando. Sam, il ragazzo del Quattro a cui Stella è tanto affezionata, si è messo in cammino, forse alla ricerca di acqua. E il ragazzo del Distretto Sette, di cui non riesce proprio a ricordarsi il nome, è stato costretto da uno sciame di insetti velenosi a lasciare il suo nascondiglio. Il fatto che entrambi vadano nella stessa direzione non gli piace. Soprattutto perché stanno andando dritti verso l'accampamento del suo Tributo.

 

Mi sveglio solo perché mi picchia in testa il sole. Dopo il sostanzioso pranzo di ieri e un pezzo di pagnotta imbottita con carne secca per cena ho dormito decisamente bene. Mi stiracchio e quando alzo la testa noto che il sole è già abbastanza alto. Mi chiedo che succederà oggi, qui ogni giorno è un grande punto interrogativo. Mi rinfresco il viso col panno magico e mi lego i capelli: pronta per i riflettori.

Ho appena finito di sgranocchiare un biscotto e sto riflettendo se mangiarne un altro, quando sento dei rumori provenire dal punto da cui sbucano la maggior parte dei miei guai. Scatto in piedi col coltello pronto al lancio e... Non ci posso credere, è Sam. Vedo la sorpresa passare sul suo viso per poi lasciare il posto ad un'espressione fintamente spaventata.

"Ehi ehi ehi, attenta con quello, so dove li punti di solito!"

Abbasso il coltello e sorridente gli vado incontro e lo abbraccio. Lo trovo dimagrito, ma penso che anche lui abbia la stessa impressione su di me. Quando ci stacchiamo lui mi rivolge il suo solito sorrisetto che crede essere seducente.

"Sei sexy con i capelli raccolti, lo sai?"

"Sam! Non ci provare!" lo rimprovero ridendo mentre gli prendo la mano e lo trascino a sedere sotto l'albero. "Benvenuto nella mia umile dimora, mettiti a tuo agio" lo invito ridendo.

"Ti sei sistemata bene, vedo..." mi prende in giro lui.

"Mah, non c'è male... Ogni tanto capita qualche bestia assassina, ma per il resto è un posto tranquillo..." ridiamo tutti e due e noto che ha una ferita sul braccio non ancora cicatrizzata. Allora prendo la crema dallo zaino e inizio ad applicargliela.

"Come te la sei fatta questa?"

"Delle iguane carnivore, ieri... Non avrei mai pensato tu potessi essere una brava infermiera..." mi prende in giro mentre controllo se ha altre ferite.

"Io ho avuto quattro mandrilli... E prima mi avevano mandato un giaguaro e dei moscerini malefici" ricapitolo e anche io stento a credere di essere sopravvissuta a tutti.

"Stai antipatica a qualcuno là fuori" mi dice ridacchiando. "Con me sono stati meno cattivi, ho solo uno scontro con un serpente gigante da aggiungere al mio elenco."

"Quindi non hai ancora ucciso nessuno?" gli chiedo mentre gli offro un biscotto.

"No, sono un tipo tranquillo, lo sai" mi risponde facendomi l'occhiolino. "E tu?"

Sento i muscoli irrigidirsi e abbasso lo sguardo. "Uno sì..." rispondo soltanto, non riuscendo più a guardarlo in faccia. "Il ragazzo dell'Undici."

Lui mi abbraccia e mi posa un bacio sulla fronte. "Lo sai che funziona così... Non è colpa tua, è quello che dobbiamo fare, per forza. Sinceramente sono contento che lo abbia ucciso tu e non viceversa, almeno ho potuto rivederti" mi consola, stringendomi di più e regalandomi uno dei suoi rari veri sorrisi. Ricambio il sorriso e gli accarezzo il viso un po' stanco.

"Posso baciarti?" mi chiede facendosi più vicino. Penso per un attimo di dire di no, non mi va che tutti vedano un momento così intimo. Però potrebbe essere l'ultima volta che lo vedo, quindi offriamo pure questo colpo di scena al pubblico, chissenefrega. Annuisco e mentre mi bacia gli passo una mano tra i capelli ed è come se per un attimo il tempo si fermasse e l'arena smettesse di essere un brutto posto. Sento la sua mano sulla mia schiena al di sotto della canotta e gli blocco il braccio. "Toglitelo dalla testa perché non lo faremo in tv, è fuori discussione" lo fermo senza riuscire a trattenere un sorrisetto divertito. Lui alza le mani in segno di resa ma mi lancia un'occhiataccia sibilando qualcosa tipo 'bacchettona'.

Cerco un argomento per sviare il discorso prima che lui ci riprovi e noto che si porta dietro una spada che penso abbia preso alla Cornucopia. "Bella la tua spada..." gli dico mentre passo un dito sull'elsa cromata.

"Sì, ricordo quanto ti piacesse la mia spada..." mi risponde con un sorrisetto ammiccante e io alzo gli occhi al cielo e faccio un sospiro rassegnato. Ci rinuncio, questo ragazzo ha un chiodo fisso.   

"Come mai passavi da queste parti?" gli chiedo per sviare il discorso.

"Sto finendo l'acqua e ho pensato di cercare un fiume. Credo ce ne sia uno qui vicino" mi dice e io penso che in effetti avevo sentito gracidare delle rane qualche giorno fa. Gli porgo la mia borraccia e lui ne beve un paio di sorsi ringraziandomi con un bacio sulla guancia.

"Credo dovresti continuare la tua ricerca" gli dico, anche se a malincuore. "Se rimani troppo a lungo poi non so se riuscirò a lasciarti andare..."

"Lasciami solo godere questo momento per un altro po' " mi sussurra per poi chinarsi a baciarmi. Ed è allora che lo sento. Un fruscio dell'erba alta davanti a noi, un rametto che si spezza e il sibilo di una freccia. La mia mano scatta a bloccarla ma arriva tardi: quando la afferro ha già trafitto il corpo di Sam. Mi volto verso il punto da cui è partita e vedo Timothy, il ragazzo del Sette, che ne sta già incoccando un'altra. Ma io sono più veloce di lui. Prendo il coltello e lo lancio nella sua direzione, dritto al cuore. Lui cade a terra e non si muove più. Ma sta volta non provo rimorso o dubbi. Solo tanta rabbia. E sento un cannone che spara.

Subito mi volto verso Sam e vedo con orrore che ha una macchia di sangue che si allarga sempre di più. "Non temere, adesso ti tolgo questa freccia... L'ho visto fare qualche volta... Poi ti metto la crema... E starai bene..." sto cercando di pensare in fretta e ricordarmi i passaggi per estrarre una freccia quando lui mi blocca la mano.

"No..." dice soltanto.

"Come sarebbe a dire no?! Adesso ti curo."

"No. Stella, non è una ferita che si cura, questa" la sua voce è debole ma sul viso ha un'espressione serena. Sento le lacrime spingere agli angoli degli occhi per venire fuori. "Tu puoi vincere, so che puoi farlo... Quindi fallo per me, ok?"

L'unica cosa che riesco a fare è annuire mentre le lacrime iniziano a scendere. "Posso avere un bacio, almeno?" mi chiede con un sorriso incerto. Gli poso un bacio sulle labbra, passando parte delle mie lacrime sul suo viso.

"Non mi dimenticare..." mi sussurra prima di chiudere gli occhi con il sorriso ancora sul viso.

 

Sapphire ha visto tutta la scena, mentre un senso di impotenza cresceva dentro di lui. Il parlottare per la novità della storia tra due Tributi si è spento quando le telecamere si sono spostate su Timothy, ora si ricorda come si chiama, che avanza verso il posto dove si trovano gli altri due. Il ragazzo ha un arco e Sapphire sente il Mentore del Distretto Sette vantarsi di come Timothy non avesse mai usato un arco prima. Ha imparato durante il training, un vero talento naturale. Vorrebbe urlare a Stella di stare all'erta, ma lei è distratta o forse il ragazzo si sta muovendo più silenziosamente del previsto.

Quando Stella si accorge dell'attacco è troppo tardi. Riesce ad uccidere Timothy, ma ormai per Sam è troppo tardi. E Sapphire lo sa che questo per lei sarà il colpo più brutto di tutti. Perché a quell'età, per quanto cerchi di restare coi piedi per terra, pensi che tutto sia per sempre e che riuscirai sempre a venirne fuori. Ma non puoi venire fuori dai Giochi. Puoi al massimo sopravvivere e cercare di raccogliere i pezzi una volta tornato a casa. E lui questo lo sa bene.

 

"Me lo dici di nuovo?"

"Ti amo" le rivolge un sorrisetto.

"Non quello" sbuffa lei.

"Cosa allora?"

"Perché vuoi proporti come volontario" risponde, senza nascondere che l'idea non le piace neanche un po'.

"Te l'ho già detto un milione di volte."

"Dimmelo di nuovo."

"Non è questa gran cosa. Vado lì dentro, uccido tutti gli altri, torno qui e non dovremo più preoccuparci di niente. Vincere gli Hunger Games significa fama, significa soldi, significa fare la vita che abbiamo sempre desiderato!"

"Sei tu che desideri questa vita, Sapphire! A me basta averti qui, non voglio che rischi di morire per avere una casa nel Villaggio dei Vincitori, non ci serve!"

"Senti, non è così brutto, ok? Tra un paio di settimane sarà di sicuro tutto finito. Potrebbero durare solo pochi giorni se mi impegno! Smettiamola di parlarne, non mi va di litigare" aveva tagliato corto, baciandola. Sapeva di essere ambizioso, ma che c'era di male? Era cresciuto allenandosi per i Giochi, ora voleva la fama che gli avevano promesso. E per ottenerla doveva solo andare li, vincere e tornare a casa, dove Eve lo stava aspettando.

E in effetti era tornato. Aveva fatto quello che aveva promesso, aveva vinto ed era tornato da lei. Ma non era più lo stesso di quando era partito. L'arena ti cambia, quando sei lì dentro capisci che non è solo un gioco, come ti ripetono sempre, è un inferno. Eve gli era stata accanto, lo aveva aiutato quando aveva gli incubi, quando rivedeva quelle immagini e si chiudeva in se stesso.

Non aveva voluto avere figli però, sospettava che le possibilità che il figlio di un Vincitore venisse sorteggiato per i Giochi fossero molto alte. Era un colpo di scena che doveva far gola agli Strateghi. Eve aveva capito. Probabilmente perché neanche lei avrebbe potuto sopportare quell'attesa una seconda volta.

 

Poco dopo il colpo di cannone per Sam, un hovercraft è sceso a prendere il corpo di Timothy e con lui il mio coltello, ancora conficcato nel suo petto. So che avrei dovuto recuperarlo perché sarebbe potuto essermi utile in futuro, ma in questo momento non mi importa. Sono ancora abbracciata al corpo di Sam a piangere e non intendo lasciarlo andare, non ancora almeno.

Quando scende la sera mi rassegno che è giunto il momento, che non posso tenerlo con me per sempre. Così me lo carico in spalla e lo adagio abbastanza lontano dal mio albero, posandogli un bacio in fronte prima di andarmene. "Ciao, Quattro..." gli sussurro prima di tornare al mio posto. Dopo poco arriva l'hovercraft a prelevare Sam e io lo guardo andarsene finché non diventa un puntino minuscolo che poi sparisce definitivamente alla mia vista.

A sera torna la pioggia e io mi rintano di nuovo nel sacco a pelo. Continuo a pensare a Sam. Anche se sapevo che prima o poi sarebbe potuto succedere, non mi rassegno che sia successo proprio così. Non posso fare a meno di pensare che se solo fossi stata più pronta avrei potuto fermare quella freccia e lui ora sarebbe ancora qui. Almeno non sarebbe morto in un modo così stupido. Le mie lacrime continuano a scendere confondendosi con la pioggia.

Non riesco a dispiacermi per Timothy, se l'è cercata. Avrebbe potuto continuare per la sua strada e invece ha voluto attaccare due Favoriti. E un coltello nel petto è una delle cose meno brutte che possono capitarti quando ti metti contro i Favoriti. È più forte di me, posso sentire la rabbia montarmi dentro e vorrei prendere a pugni tutto. Invece mi limito a rannicchiarmi nel mio sacco a pelo e a costringermi a mangiare un po' di pane per sostentarmi.

 

Ha piovuto per due giorni e non c'è stato nessun colpo di cannone. Quindi, tirando le somme, siamo ancora in cinque e questo è il decimo giorno di Giochi. A volte mi sembra di impazzire a non sapere mai con certezza che ore sono o che giorno è. È incredibilmente frustrante, sembra di stare sospesi fuori dal mondo. Questi due giorni sono stati i più pesanti da quando sono qui, anche se non è successo niente. Li ho praticamente passati a piangere e a chiedermi se potevo fare davvero qualcosa per salvare Sam. Ma la risposta la sapevamo bene entrambi: da qui solo uno esce vivo. E se non ha potuto essere lui allora dovrò cercare di essere io.

Con lo spuntare del sole e il diradarsi dei nuvoloni temporaleschi cerco di far tornare il mio buon umore. Di sicuro Sam non vorrebbe che io passassi i miei giorni a piangere, lui che sorrideva sempre. Mi passo il panno sulla faccia arrossata dal pianto e bevo un po' d'acqua. Sorrido all'idea che in qualche modo questa borraccia ha ancora il sapore di Sam e spero che me la facciano tenere, una volta finiti i Giochi.

Mentre sento lo stomaco che brontola, sento anche dei versi di uccelli sopra di me. E se c'è una cosa che ho capito da quando sono qui è che questi rumori non portano mai niente di buono. D'istinto afferro il bastone e mi metto in piedi, in attesa di vedere cosa succederà.

Mentre guardo verso l'alto, un pappagallo colorato scende in picchiata verso di me e mi becca sulla fronte. Ecco, mi odiano anche i pennuti adesso. Un altro lo segue a ruota e mi sfreccia accanto, graffiandomi il braccio. In pochi minuti sono attorniata da una ventina di pappagalli colorati tanto belli quanto letali. Fendo l'aria col bastone sperando di colpirne qualcuno alla cieca perché nel tripudio di colori non riesco a distinguere bene niente. Ma non posso farmi uccidere da questi uccellacci. Non so per quanto lottiamo, ma quando infilzo l'ultimo mi sento le braccia pesanti e indolenzite e sono coperta di graffi. Qualche pennuto si muove ancora e io provvedo a finirli infilzandoli con bastone. Se solo accendere un fuoco non fosse terribilmente imprudente avrei pollo arrosto per settimane.

Sto pensando che sia finita quando una specie di tacchino gigantesco e variopinto mi plana davanti. Voglio piangere. Ha le sembianze di un uccello del paradiso ma le dimensioni sono molto, molto maggiori. Mi carica e inizia a correre verso di me. Poco prima di raggiungermi spicca il volo e mi afferra con le zampe, lanciandomi verso un albero neanche fossi una bambola di pezza. Mentre provo a rialzarmi quello inizia a prendermi a beccate e a staccarmi pezzetti di pelle. Forse questo coso non ha ben chiaro che non sono il suo pranzo. Gli do un calcio in un occhio e rotolo di lato, appena in tempo per vederlo alzarsi in volo e puntarmi di nuovo. Ma sta volta raccolgo le forze e gli scaglio contro il bastone, trapassandogli la testa. Cade a terra con un verso stridulo e agghiacciante e la prima cosa che faccio è correre a recuperare il mio bastone, non posso permettermi di perdere un'altra arma.

Dopo essermi assicurata di averlo ucciso, vado a ripulirmi dalla terra e dal fango e a cospargermi di pomata. Se continuano a mandarmi contro tutti questi animali, Sapphire dovrà provvedere a farmi avere un altro vasetto di questa roba. Ormai non faccio più neanche caso a tutte le cicatrici che ho sul corpo, sembro una specie di colabrodo. Decido di fare un po' di pulizia e infilzando i pappagalli a quattro a quattro riesco a portarli lontano e li ricopro col fango che c'è in giro a causa dei due giorni di pioggia. Ora devo occuparmi del grosso tacchino. Lo trascino più lontano che posso tirandolo per la coda e spero che non attiri qualche predatore. Mentre torno al mio albero sento un cannone e suppongo che gli Strateghi si stiano divertendo un po' con tutti.

 

A sera aspetto di scoprire chi è morto oggi. L'ultima volta che c'è stato un riepilogo ho visto proiettato in cielo il sorriso beffardo di Sam e non è stato facile da sopportare. La vittima di oggi è stata la ragazza del Tre, quindi avevo avuto ragione a sospettare che sarebbe riuscita a cavarsela abbastanza bene. Questo significa che siamo rimasti in quattro, io contro i Favoriti. E sospetto che gli Strateghi faranno di tutto per rendere la nostra permanenza interessante.

 

Quando torna alla sua stanza al primo piano della Torre, la prima cosa che Sapphire fa automaticamente è accendere la televisione. La situazione sembra tornata calma nell'arena e Stella si sta preparando a passare la notte. Calcia via le scarpe e si mette a letto. Spera che il giorno dopo non accada nulla. Ora che sono rimasti solo i Favoriti e che dovranno scontrarsi tra loro, spera di avere almeno un giorno per organizzarsi. Stella è da sola contro tre, non prevede giornate facili. Dà un'occhiata al suo orologio da taschino e toglie l'audio alla trasmissione in tv.  Dopo un paio di minuti squilla il telefono. Eve è puntuale come sempre. Appena alza la cornetta e sente la sua voce si sente subito più tranquillo.

"Come stai? Hai dormito bene?" Gli fa sempre la solita domanda quando è lontano da casa.

"Abbastanza" risponde lui, vago.

"Brutti sogni?"

"Come sempre quando sono lontano da te" le dice sornione, mentre butta un occhio alla televisione.

"Mi pare che il Distretto Uno stia andando bene quest'anno..."

"Noi ce la caviamo sempre bene" le risponde col suo miglior tono da mentore e lei ridacchia.

"Pensi davvero che Stella abbia qualche possibilità? È da sola contro gli altri..."

"È più in gamba di loro tre messi insieme. Sono quasi completamente sicuro che vincerà."

"Quasi?"

"Beh non sai mai al cento per cento cosa passa nella testa bacata di quella pazza!" Entrambi scoppiano a ridere e Sapphire nota che al primo piano si sente la mancanza dello scompiglio che portava quella ragazzina.

"Ti sei affezionato a lei, non è vero?"

"Preferisco affezionarmi a lei quando sarà tornata qui."

"Ah-ah certo... Fingiti pure uno stronzo calcolatore, ma a me non la dai a bere" lo prende in giro lei, felice del rapporto che suo marito sta costruendo con la ragazza, lui che si è sempre negato sentimenti paterni.

Rimangono un altro po' a chiacchierare del più e del meno finché Eve non sbadiglia e Sapphire la invita ad andare a riposare.

"Chiamami per qualsiasi cosa" gli ripete, come ogni sera, prima di ricordargli che lo ama.

"Buonanotte, Eve. Ti amo anch'io" le risponde prima di chiudere e spegnere finalmente la televisione, sperando che anche gli Strateghi si prendano una pausa.

 

Dopo la fatica di ieri devo aver dormito parecchio. Ormai il mio primo pensiero quando mi sveglio è controllare lo stato delle ferite. Quelle che mi hanno inferto ieri i pennuti cattivi sono guarite quindi rimetto la pomata solo su qualcuna che era più profonda, giusto per stare tranquilla. Devo centellinarmi questo medicinale.

Controllo anche le mie provviste, che ormai sono molto esigue: un pacco di biscotti da cui ne manca qualcuno e mezza borraccia d'acqua. Mi chiedo per quanto ancora resteremo qui. E di conseguenza penso agli altri tre là fuori. Cosa dovrei fare? Cercare di scovarli e ucciderli? Un conto è uccidere per difendersi, ma dare la caccia a qualcuno, braccarli come se fossero animali? Non penso di poterlo fare.

Il mio pensiero va automaticamente a Trevor. Abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto. Non eravamo amici, è vero, ma puoi uccidere qualcuno con cui hai fatto colazione? Spero segretamente che si azzuffino tra di loro e si facciano fuori a vicenda. Per me sarebbe il modo più facile e meno crudo per tornare a casa.

La giornata sta trascorrendo tranquilla, forse gli Strateghi devono riorganizzarsi dopo i colpi di scena di ieri. Quando sta per calare la sera mi piomba un paracadute sulla testa. Ciao anche a te, Sapphire. Mi chiedo cosa sia, è una scatola abbastanza sottile e allungata, non penso sia qualcosa da mangiare. Quando lo apro non posso fare a meno di sorridere: è un coltello, ma molto più bello e maneggevole di quello che ho perso. Me lo rigiro tra le mani, esamino la lama e lo agito un po'. In realtà non ne capisco molto di coltelli ma voglio far capire ai miei Sponsor che guardano che l'ho apprezzato. Anche perché mi sarà davvero utile se voglio difendermi da tre Favoriti. Saluto la telecamera agitando il coltello felice. Era da un po' che non mostravo il mio sorriso ebete, gli sarà mancato.

Mi preparo per andare a dormire senza che ci siano stati altri avvenimenti e non posso fare a meno di essere preoccupata. Solitamente agli Strateghi non piacciono le giornate troppo piatte. Mi addormento contro l'albero, avvolta nel sacco a pelo, ma quando mi sveglio è ancora buio. Penso manchino ancora un paio d'ore all'alba. Ma allora perché mi sono svegliata? Mi guardo attorno ma non vedo nulla, così mi rimetto a dormire. Eppure lo sento di nuovo, sta volta più chiaro. Un rumore tra l'erba, un fruscio provocato da qualcosa che si sta muovendo. Sta volta rimango con gli occhi chiusi e stringo la mano attorno al coltello. Qualcosa si sta avvicinando e devo stare attenta ad ogni singolo rumore. Mi sembrano passi umani ma non saprei dire se è un maschio o una femmina. Anche perché la ragazza del Due è grande quanto un armadio, quindi non so quanto mi servirebbe sapere chi è, a conti fatti. Adesso avverto la sua presenza. È davanti a me e pensa che io stia dormendo. Posso sfruttare questa cosa a mio vantaggio.

Aspetto che si avvicini fino a poter sentire il suo respiro e una strana sensazione allo stomaco mi fa presagire che sia armato. Faccio scattare in avanti la mano col coltello e sento che questo affonda nel mio avversario. Apro gli occhi per vedere chi è e dove l'ho colpito e non posso crederci. È Trevor. D'istinto ritraggo la mano e vedo la sorpresa nei suoi occhi sbarrati. Ovvio, pensava stessi dormendo. Il machete che teneva in mano, pronto probabilmente a tagliarmi la gola, cade a terra, mentre una macchia di sangue si allarga sul suo stomaco. Sento altri rumori e alzo gli occhi verso la parte di giungla da cui probabilmente è arrivato Trevor e vedo i ragazzi del Due. Ci guardiamo un attimo e da entrambe le parti non sappiamo che fare. Io non mi aspettavo che sarebbero venuti a cercarmi e loro non si aspettavano che io fossi sveglia. Decidono loro per primi, voltandomi le spalle e correndo via. Forse avrei potuto fermarli con una freccia ma sono ancora troppo sconvolta per avere i riflessi pronti.

Tutto mi sarei aspettata tranne questo. Avrei potuto capire che avrebbero deciso di eliminare me prima di giocarsela tra loro e avrei potuto capire che Trevor mandasse uno di loro ad uccidermi. Ma mai avrei pensato che ci provasse lui, sopratutto in un modo così vile. Veniamo dallo stesso Distretto, abbiamo condiviso il tetto, come ha potuto escogitare una cosa così brutta? Non mi interessa se mi vedranno come un mostro insensibile, non ho intenzione di andare da lui a consolarlo e a dirgli che andrà tutto bene, che non farà male. Voglio che gli faccia male, è quello che lui voleva per me. Mi rannicchio in un angolo e aspetto che il cannone spari. Voglio che se lo portino via in fretta, non lo voglio qui. Sapevo perfettamente che non eravamo amici ma non mi sarei mai aspettata un colpo così basso.

 

Sapphire ha assistito a tutta la scena e, anche avendo visto molte edizioni, ha pensato fino all'ultimo che non poteva essere come appariva, che Trevor avesse in mente qualcosa. Ma quando ha capito che tutto era esattamente come sembrava ha mandato il suo bicchiere a frantumarsi per terra e ha iniziato ad urlare contro Ruby.

"È così che l'avevate pianificata? Abbi le palle di ammetterlo almeno! Non avete proprio nessun rispetto per chi viene dal vostro stesso Distretto, siete a tal punto dei mostri?!"

Lei aveva cercato di rispondere che era stata tutta un'idea di Trevor presa nell'arena e che lei non ne sapeva niente, ma il Mentore non aveva voluto sentir ragioni e dei Pacificatori avevano dovuto allontanarlo prima che la situazione degenerasse.

Ora è nella sua stanza, che cerca di trattenersi dal distruggere tutto. Si sente tradito, si sente deluso. Gli abitanti di un Distretto dovrebbero sostenersi a vicenda. Lo sa bene lui, il Vincitore della Prima Edizione della Memoria, quando ogni Distretto aveva dovuto decidere chi mandare nell'arena per ricordare ai ribelli che era a causa loro che esistevano i Giochi. Era stata la cosa peggiore che a Capitol City potessero pensare.

E ora si era trovato di fronte ad un Tributo che, ancor prima di aver ucciso gli altri rimasti, si scaglia contro il suo compagno di Distretto, con un piano subdolo per giunta. Ancora non riesce a capacitarsi. Si versa del whisky ma non lo beve, butta il bicchiere contro una parete, mandandolo in frantumi. Eve glielo dice sempre che deve imparare a controllarsi. Sono quasi quarantacinque anni che glielo dice ormai, praticamente da quando si sono conosciuti. E lui ci proverà, a controllarsi. Ma a Ruby conviene stare alla larga da lui, oggi.

 

L'hovercraft è venuto pochi minuti dopo il colpo di cannone. Una volta che il corpo di Trevor è stato portato via sono tornata al mio posto e ho cercato di coprire come potevo la macchia di sangue a pochi passi da me.

Cosa dovrei fare adesso? Sanno dove mi trovo, non è più prudente rimanere qui. Dopo tutto ho passato quasi due settimane qui senza essere trovata, avrei dovuto immaginare che prima o poi avrei dovuto spostarmi. Ma per andare dove, poi? Cercare un altro nascondiglio e sperare che si scannino tra di loro prima di scoprire dove sono? O andare alla Cornucopia per mettere finalmente fine a questa storia? Non ho molti dubbi che ormai è solo questione di tempo, gli Strateghi proveranno a farci incontrare di nuovo, non ha senso nascondersi.

Mi pulisco il viso per schiarirmi le idee e l'odore di lavanda sembra ritemprarmi. Mangio qualche biscotto, bevo un po' d'acqua e mi raccolgo i capelli. Poi mi cospargo di spray repellente e metto ordine nello zaino, mettendoci dentro anche il giacchetto, visto che al momento fa troppo caldo per indossarlo. Mi isso tutti i miei averi in spalla e saluto con lo sguardo quella che praticamente è stata la mia casa finora. Passo una mano sull'albero contro il quale ho dormito ogni notte e mi assicuro di non aver lasciato nulla.

Mi avvio per la direzione da cui sono venuti gli altri, sperando di trovare la strada per la Cornucopia. È ora di andare a caccia.

  
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