Author’s
note.- Ciao a tutti! Ho giusto un paio di
cose da dirvi prima di lasciarvi alla lettura. Con questo capitolo
entriamo nel
vivo dei Giochi, ma proprio per questo succedono un po’ di
cose e, per evitare
che il capitolo venisse troppo lungo, ho deciso di parlare bene dei
Tributi del
Distretto Due nel prossimo capitolo. Preferisco aspettare e dargli
più spazio
piuttosto che fare una cosa veloce e fatta male :)
Poi,
in questo capitolo scoprirete qualcosa in più
su Sapphire (c’è anche un flashback), ma i ricordi
dei suoi Giochi saranno nel
prossimo capitolo. Ho voluto introdurre prima il Sapphire giovane come
personaggio in modo da poterne scrivere meglio quando si
parlerà dei suoi
Hunger Games.
Visto
che vi ho già annoiato abbastanza, passo e
chiudo, augurandovi buona lettura e ringraziandovi sempre per essere
qui a
leggere questa storia :3
The
Golden Girl
Capitolo
6 – Il giorno più brutto
Al
Centro di Controllo nessuno si aspetta granché da questa
giornata. I Mentori
convengono che, dopo il caos e la morte violenta di quella ragazza il
giorno
prima, oggi sarà una giornata tranquilla. Ma Sapphire si
è accorto che ci sono
equilibri che stanno cambiando. Sam, il ragazzo del Quattro a cui
Stella è
tanto affezionata, si è messo in cammino, forse alla ricerca
di acqua. E il
ragazzo del Distretto Sette, di cui non riesce proprio a ricordarsi il
nome, è
stato costretto da uno sciame di insetti velenosi a lasciare il suo
nascondiglio. Il fatto che entrambi vadano nella stessa direzione non
gli
piace. Soprattutto perché stanno andando dritti verso
l'accampamento del suo
Tributo.
Mi
sveglio solo perché mi picchia in testa il sole. Dopo il
sostanzioso pranzo di
ieri e un pezzo di pagnotta imbottita con carne secca per cena ho
dormito
decisamente bene. Mi stiracchio e quando alzo la testa noto che il sole
è già abbastanza
alto. Mi chiedo che succederà oggi, qui ogni giorno
è un grande punto
interrogativo. Mi rinfresco il viso col panno magico e mi lego i
capelli:
pronta per i riflettori.
Ho
appena finito di sgranocchiare un biscotto e sto riflettendo se
mangiarne un
altro, quando sento dei rumori provenire dal punto da cui sbucano la
maggior
parte dei miei guai. Scatto in piedi col coltello pronto al lancio e...
Non ci
posso credere, è Sam. Vedo la sorpresa passare sul suo viso
per poi lasciare il
posto ad un'espressione fintamente spaventata.
"Ehi
ehi ehi, attenta con quello, so dove li punti di solito!"
Abbasso
il coltello e sorridente gli vado incontro e lo abbraccio. Lo trovo
dimagrito,
ma penso che anche lui abbia la stessa impressione su di me. Quando ci
stacchiamo lui mi rivolge il suo solito sorrisetto che crede essere
seducente.
"Sei
sexy con i capelli raccolti, lo sai?"
"Sam!
Non ci provare!" lo rimprovero ridendo mentre gli prendo la mano e lo
trascino a sedere sotto l'albero. "Benvenuto nella mia umile dimora,
mettiti a tuo agio" lo invito ridendo.
"Ti
sei sistemata bene, vedo..." mi prende in giro lui.
"Mah,
non c'è male... Ogni tanto capita qualche bestia assassina,
ma per il resto è un
posto tranquillo..." ridiamo tutti e due e noto che ha una ferita sul
braccio non ancora cicatrizzata. Allora prendo la crema dallo zaino e
inizio ad
applicargliela.
"Come
te la sei fatta questa?"
"Delle
iguane carnivore, ieri... Non avrei mai pensato tu potessi essere una
brava
infermiera..." mi prende in giro mentre controllo se ha altre ferite.
"Io
ho avuto quattro mandrilli... E prima mi avevano mandato un giaguaro e
dei
moscerini malefici" ricapitolo e anche io stento a credere di essere
sopravvissuta a tutti.
"Stai
antipatica a qualcuno là fuori" mi dice ridacchiando. "Con
me sono
stati meno cattivi, ho solo uno scontro con un serpente gigante da
aggiungere
al mio elenco."
"Quindi
non hai ancora ucciso nessuno?" gli chiedo mentre gli offro un biscotto.
"No,
sono un tipo tranquillo, lo sai" mi risponde facendomi l'occhiolino.
"E tu?"
Sento
i muscoli irrigidirsi e abbasso lo sguardo. "Uno sì..."
rispondo
soltanto, non riuscendo più a guardarlo in faccia. "Il
ragazzo
dell'Undici."
Lui
mi abbraccia e mi posa un bacio sulla fronte. "Lo sai che funziona
così...
Non è colpa tua, è quello che dobbiamo fare, per
forza. Sinceramente sono
contento che lo abbia ucciso tu e non viceversa, almeno ho potuto
rivederti" mi consola, stringendomi di più e regalandomi uno
dei suoi rari
veri sorrisi. Ricambio il sorriso e gli accarezzo il viso un po' stanco.
"Posso
baciarti?" mi chiede facendosi più vicino. Penso per un
attimo di dire di
no, non mi va che tutti vedano un momento così intimo.
Però potrebbe essere
l'ultima volta che lo vedo, quindi offriamo pure questo colpo di scena
al
pubblico, chissenefrega. Annuisco e mentre mi bacia gli passo una mano
tra i
capelli ed è come se per un attimo il tempo si fermasse e
l'arena smettesse di
essere un brutto posto. Sento la sua mano sulla mia schiena al di sotto
della
canotta e gli blocco il braccio. "Toglitelo dalla testa
perché non lo
faremo in tv, è fuori discussione" lo fermo senza riuscire a
trattenere un
sorrisetto divertito. Lui alza le mani in segno di resa ma mi lancia
un'occhiataccia sibilando qualcosa tipo 'bacchettona'.
Cerco
un argomento per sviare il discorso prima che lui ci riprovi e noto che
si
porta dietro una spada che penso abbia preso alla Cornucopia. "Bella la
tua spada..." gli dico mentre passo un dito sull'elsa cromata.
"Sì,
ricordo quanto ti piacesse la mia spada..." mi
risponde con un
sorrisetto ammiccante e io alzo gli occhi al cielo e faccio un sospiro
rassegnato. Ci rinuncio, questo ragazzo ha un chiodo fisso.
"Come
mai passavi da queste parti?" gli chiedo per sviare il discorso.
"Sto
finendo l'acqua e ho pensato di cercare un fiume. Credo ce ne sia uno
qui
vicino" mi dice e io penso che in effetti avevo sentito gracidare delle
rane qualche giorno fa. Gli porgo la mia borraccia e lui ne beve un
paio di
sorsi ringraziandomi con un bacio sulla guancia.
"Credo
dovresti continuare la tua ricerca" gli dico, anche se a malincuore.
"Se rimani troppo a lungo poi non so se riuscirò a lasciarti
andare..."
"Lasciami
solo godere questo momento per un altro po' " mi sussurra per poi
chinarsi
a baciarmi. Ed è allora che lo sento. Un fruscio dell'erba
alta davanti a noi,
un rametto che si spezza e il sibilo di una freccia. La mia mano scatta
a
bloccarla ma arriva tardi: quando la afferro ha già trafitto
il corpo di Sam.
Mi volto verso il punto da cui è partita e vedo Timothy, il
ragazzo del Sette,
che ne sta già incoccando un'altra. Ma io sono
più veloce di lui. Prendo il
coltello e lo lancio nella sua direzione, dritto al cuore. Lui cade a
terra e
non si muove più. Ma sta volta non provo rimorso o dubbi.
Solo tanta rabbia. E
sento un cannone che spara.
Subito
mi volto verso Sam e vedo con orrore che ha una macchia di sangue che
si
allarga sempre di più. "Non temere, adesso ti tolgo questa
freccia... L'ho
visto fare qualche volta... Poi ti metto la crema... E starai bene..."
sto
cercando di pensare in fretta e ricordarmi i passaggi per estrarre una
freccia
quando lui mi blocca la mano.
"No..."
dice soltanto.
"Come
sarebbe a dire no?! Adesso ti curo."
"No.
Stella, non è una ferita che si cura, questa" la sua voce
è debole ma sul
viso ha un'espressione serena. Sento le lacrime spingere agli angoli
degli
occhi per venire fuori. "Tu puoi vincere, so che puoi farlo... Quindi
fallo per me, ok?"
L'unica
cosa che riesco a fare è annuire mentre le lacrime iniziano
a scendere. "Posso
avere un bacio, almeno?" mi chiede con un sorriso incerto. Gli poso un
bacio sulle labbra, passando parte delle mie lacrime sul suo viso.
"Non
mi dimenticare..." mi sussurra prima di chiudere gli occhi con il
sorriso
ancora sul viso.
Sapphire
ha visto tutta la scena, mentre un senso di impotenza cresceva dentro
di lui.
Il parlottare per la novità della storia tra due Tributi si
è spento quando le
telecamere si sono spostate su Timothy, ora si ricorda come si chiama,
che
avanza verso il posto dove si trovano gli altri due. Il ragazzo ha un
arco e
Sapphire sente il Mentore del Distretto Sette vantarsi di come Timothy
non
avesse mai usato un arco prima. Ha imparato durante il training, un
vero
talento naturale. Vorrebbe urlare a Stella di stare all'erta, ma lei
è
distratta o forse il ragazzo si sta muovendo più
silenziosamente del previsto.
Quando
Stella si accorge dell'attacco è troppo tardi. Riesce ad
uccidere Timothy, ma
ormai per Sam è troppo tardi. E Sapphire lo sa che questo
per lei sarà il colpo
più brutto di tutti. Perché a
quell'età, per quanto cerchi di restare coi piedi
per terra, pensi che tutto sia per sempre e che riuscirai sempre a
venirne
fuori. Ma non puoi venire fuori dai Giochi. Puoi al massimo
sopravvivere e
cercare di raccogliere i pezzi una volta tornato a casa. E lui questo
lo sa
bene.
"Me
lo dici di nuovo?"
"Ti
amo" le rivolge un sorrisetto.
"Non
quello" sbuffa lei.
"Cosa
allora?"
"Perché
vuoi proporti come volontario" risponde, senza nascondere che l'idea
non
le piace neanche un po'.
"Te
l'ho già detto un milione di volte."
"Dimmelo
di nuovo."
"Non
è questa gran cosa. Vado lì dentro, uccido tutti
gli altri, torno qui e non
dovremo più preoccuparci di niente. Vincere gli Hunger Games
significa fama,
significa soldi, significa fare la vita che abbiamo sempre desiderato!"
"Sei
tu che desideri questa vita, Sapphire! A me basta averti qui, non
voglio che
rischi di morire per avere una casa nel Villaggio dei Vincitori, non ci
serve!"
"Senti,
non è così brutto, ok? Tra un paio di settimane
sarà di sicuro tutto finito.
Potrebbero durare solo pochi giorni se mi impegno! Smettiamola di
parlarne, non
mi va di litigare" aveva tagliato corto, baciandola. Sapeva di essere
ambizioso, ma che c'era di male? Era cresciuto allenandosi per i
Giochi, ora
voleva la fama che gli avevano promesso. E per ottenerla doveva solo
andare li,
vincere e tornare a casa, dove Eve lo stava aspettando.
E
in effetti era tornato. Aveva fatto quello che aveva promesso, aveva
vinto ed
era tornato da lei. Ma non era più lo stesso di quando era
partito. L'arena ti
cambia, quando sei lì dentro capisci che non è
solo un gioco, come ti ripetono
sempre, è un inferno. Eve gli era stata accanto, lo aveva
aiutato quando aveva
gli incubi, quando rivedeva quelle immagini e si chiudeva in se stesso.
Non
aveva voluto avere figli però, sospettava che le
possibilità che il figlio di
un Vincitore venisse sorteggiato per i Giochi fossero molto alte. Era
un colpo
di scena che doveva far gola agli Strateghi. Eve aveva capito.
Probabilmente
perché neanche lei avrebbe potuto sopportare quell'attesa
una seconda volta.
Poco
dopo il colpo di cannone per Sam, un hovercraft è sceso a
prendere il corpo di
Timothy e con lui il mio coltello, ancora conficcato nel suo petto. So
che
avrei dovuto recuperarlo perché sarebbe potuto essermi utile
in futuro, ma in
questo momento non mi importa. Sono ancora abbracciata al corpo di Sam
a
piangere e non intendo lasciarlo andare, non ancora almeno.
Quando
scende la sera mi rassegno che è giunto il momento, che non
posso tenerlo con
me per sempre. Così me lo carico in spalla e lo adagio
abbastanza lontano dal
mio albero, posandogli un bacio in fronte prima di andarmene. "Ciao,
Quattro..." gli sussurro prima di tornare al mio posto. Dopo poco
arriva
l'hovercraft a prelevare Sam e io lo guardo andarsene finché
non diventa un
puntino minuscolo che poi sparisce definitivamente alla mia vista.
A
sera torna la pioggia e io mi rintano di nuovo nel sacco a pelo.
Continuo a
pensare a Sam. Anche se sapevo che prima o poi sarebbe potuto
succedere, non mi
rassegno che sia successo proprio così. Non posso fare a
meno di pensare che se
solo fossi stata più pronta avrei potuto fermare quella
freccia e lui ora
sarebbe ancora qui. Almeno non sarebbe morto in un modo così
stupido. Le mie
lacrime continuano a scendere confondendosi con la pioggia.
Non
riesco a dispiacermi per Timothy, se l'è cercata. Avrebbe
potuto continuare per
la sua strada e invece ha voluto attaccare due Favoriti. E un coltello
nel
petto è una delle cose meno brutte che possono capitarti
quando ti metti contro
i Favoriti. È più forte di me, posso sentire la
rabbia montarmi dentro e vorrei
prendere a pugni tutto. Invece mi limito a rannicchiarmi nel mio sacco
a pelo e
a costringermi a mangiare un po' di pane per sostentarmi.
Ha
piovuto per due giorni e non c'è stato nessun colpo di
cannone. Quindi, tirando
le somme, siamo ancora in cinque e questo è il decimo giorno
di Giochi. A volte
mi sembra di impazzire a non sapere mai con certezza che ore sono o che
giorno è.
È incredibilmente frustrante, sembra di stare sospesi fuori
dal mondo. Questi
due giorni sono stati i più pesanti da quando sono qui,
anche se non è successo
niente. Li ho praticamente passati a piangere e a chiedermi se potevo
fare
davvero qualcosa per salvare Sam. Ma la risposta la sapevamo bene
entrambi: da
qui solo uno esce vivo. E se non ha potuto essere lui allora
dovrò cercare di
essere io.
Con
lo spuntare del sole e il diradarsi dei nuvoloni temporaleschi cerco di
far
tornare il mio buon umore. Di sicuro Sam non vorrebbe che io passassi i
miei
giorni a piangere, lui che sorrideva sempre. Mi passo il panno sulla
faccia
arrossata dal pianto e bevo un po' d'acqua. Sorrido all'idea che in
qualche
modo questa borraccia ha ancora il sapore di Sam e spero che me la
facciano
tenere, una volta finiti i Giochi.
Mentre
sento lo stomaco che brontola, sento anche dei versi di uccelli sopra
di me. E
se c'è una cosa che ho capito da quando sono qui
è che questi rumori non
portano mai niente di buono. D'istinto afferro il bastone e mi metto in
piedi,
in attesa di vedere cosa succederà.
Mentre
guardo verso l'alto, un pappagallo colorato scende in picchiata verso
di me e
mi becca sulla fronte. Ecco, mi odiano anche i pennuti adesso. Un altro
lo
segue a ruota e mi sfreccia accanto, graffiandomi il braccio. In pochi
minuti
sono attorniata da una ventina di pappagalli colorati tanto belli
quanto
letali. Fendo l'aria col bastone sperando di colpirne qualcuno alla
cieca perché
nel tripudio di colori non riesco a distinguere bene niente. Ma non
posso farmi
uccidere da questi uccellacci. Non so per quanto lottiamo, ma quando
infilzo
l'ultimo mi sento le braccia pesanti e indolenzite e sono coperta di
graffi.
Qualche pennuto si muove ancora e io provvedo a finirli infilzandoli
con bastone.
Se solo accendere un fuoco non fosse terribilmente imprudente avrei
pollo
arrosto per settimane.
Sto
pensando che sia finita quando una specie di tacchino gigantesco e
variopinto
mi plana davanti. Voglio piangere. Ha le sembianze di un uccello del
paradiso
ma le dimensioni sono molto, molto maggiori. Mi carica e inizia a
correre verso
di me. Poco prima di raggiungermi spicca il volo e mi afferra con le
zampe,
lanciandomi verso un albero neanche fossi una bambola di pezza. Mentre
provo a
rialzarmi quello inizia a prendermi a beccate e a staccarmi pezzetti di
pelle.
Forse questo coso non ha ben chiaro che non sono il suo pranzo. Gli do
un
calcio in un occhio e rotolo di lato, appena in tempo per vederlo
alzarsi in
volo e puntarmi di nuovo. Ma sta volta raccolgo le forze e gli scaglio
contro
il bastone, trapassandogli la testa. Cade a terra con un verso stridulo
e
agghiacciante e la prima cosa che faccio è correre a
recuperare il mio bastone,
non posso permettermi di perdere un'altra arma.
Dopo
essermi assicurata di averlo ucciso, vado a ripulirmi dalla terra e dal
fango e
a cospargermi di pomata. Se continuano a mandarmi contro tutti questi
animali,
Sapphire dovrà provvedere a farmi avere un altro vasetto di
questa roba. Ormai
non faccio più neanche caso a tutte le cicatrici che ho sul
corpo, sembro una
specie di colabrodo. Decido di fare un po' di pulizia e infilzando i
pappagalli
a quattro a quattro riesco a portarli lontano e li ricopro col fango
che c'è in
giro a causa dei due giorni di pioggia. Ora devo occuparmi del grosso
tacchino.
Lo trascino più lontano che posso tirandolo per la coda e
spero che non attiri
qualche predatore. Mentre torno al mio albero sento un cannone e
suppongo che
gli Strateghi si stiano divertendo un po' con tutti.
A
sera aspetto di scoprire chi è morto oggi. L'ultima volta
che c'è stato un
riepilogo ho visto proiettato in cielo il sorriso beffardo di Sam e non
è stato
facile da sopportare. La vittima di oggi è stata la ragazza
del Tre, quindi
avevo avuto ragione a sospettare che sarebbe riuscita a cavarsela
abbastanza
bene. Questo significa che siamo rimasti in quattro, io contro i
Favoriti. E
sospetto che gli Strateghi faranno di tutto per rendere la nostra
permanenza
interessante.
Quando
torna alla sua stanza al primo piano della Torre, la prima cosa che
Sapphire fa
automaticamente è accendere la televisione. La situazione
sembra tornata calma
nell'arena e Stella si sta preparando a passare la notte. Calcia via le
scarpe
e si mette a letto. Spera che il giorno dopo non accada nulla. Ora che
sono
rimasti solo i Favoriti e che dovranno scontrarsi tra loro, spera di
avere
almeno un giorno per organizzarsi. Stella è da sola contro
tre, non prevede
giornate facili. Dà un'occhiata al suo orologio da taschino
e toglie l'audio
alla trasmissione in tv. Dopo
un paio di
minuti squilla il telefono. Eve è puntuale come sempre.
Appena alza la cornetta
e sente la sua voce si sente subito più tranquillo.
"Come
stai? Hai dormito bene?" Gli fa sempre la solita domanda quando
è lontano
da casa.
"Abbastanza"
risponde lui, vago.
"Brutti
sogni?"
"Come
sempre quando sono lontano da te" le dice sornione, mentre butta un
occhio
alla televisione.
"Mi
pare che il Distretto Uno stia andando bene quest'anno..."
"Noi
ce la caviamo sempre bene" le risponde col suo miglior tono da mentore
e
lei ridacchia.
"Pensi
davvero che Stella abbia qualche possibilità? È
da sola contro gli
altri..."
"È
più in gamba di loro tre messi insieme. Sono quasi
completamente sicuro che
vincerà."
"Quasi?"
"Beh
non sai mai al cento per cento cosa passa nella testa bacata di quella
pazza!" Entrambi scoppiano a ridere e Sapphire nota che al primo piano
si
sente la mancanza dello scompiglio che portava quella ragazzina.
"Ti
sei affezionato a lei, non è vero?"
"Preferisco
affezionarmi a lei quando sarà tornata qui."
"Ah-ah
certo... Fingiti pure uno stronzo calcolatore, ma a me non la dai a
bere"
lo prende in giro lei, felice del rapporto che suo marito sta
costruendo con la
ragazza, lui che si è sempre negato sentimenti paterni.
Rimangono
un altro po' a chiacchierare del più e del meno
finché Eve non sbadiglia e
Sapphire la invita ad andare a riposare.
"Chiamami
per qualsiasi cosa" gli ripete, come ogni sera, prima di ricordargli
che
lo ama.
"Buonanotte,
Eve. Ti amo anch'io" le risponde prima di chiudere e spegnere
finalmente
la televisione, sperando che anche gli Strateghi si prendano una pausa.
Dopo
la fatica di ieri devo aver dormito parecchio. Ormai il mio primo
pensiero
quando mi sveglio è controllare lo stato delle ferite.
Quelle che mi hanno
inferto ieri i pennuti cattivi sono guarite quindi rimetto la pomata
solo su
qualcuna che era più profonda, giusto per stare tranquilla.
Devo centellinarmi
questo medicinale.
Controllo
anche le mie provviste, che ormai sono molto esigue: un pacco di
biscotti da
cui ne manca qualcuno e mezza borraccia d'acqua. Mi chiedo per quanto
ancora
resteremo qui. E di conseguenza penso agli altri tre là
fuori. Cosa dovrei
fare? Cercare di scovarli e ucciderli? Un conto è uccidere
per difendersi, ma dare
la caccia a qualcuno, braccarli come se fossero animali? Non penso di
poterlo
fare.
Il
mio pensiero va automaticamente a Trevor. Abbiamo vissuto sotto lo
stesso
tetto. Non eravamo amici, è vero, ma puoi uccidere qualcuno
con cui hai fatto
colazione? Spero segretamente che si azzuffino tra di loro e si
facciano fuori
a vicenda. Per me sarebbe il modo più facile e meno crudo
per tornare a casa.
La
giornata sta trascorrendo tranquilla, forse gli Strateghi devono
riorganizzarsi
dopo i colpi di scena di ieri. Quando sta per calare la sera mi piomba
un
paracadute sulla testa. Ciao anche a te, Sapphire. Mi chiedo cosa sia,
è una
scatola abbastanza sottile e allungata, non penso sia qualcosa da
mangiare.
Quando lo apro non posso fare a meno di sorridere: è un
coltello, ma molto più bello
e maneggevole di quello che ho perso. Me lo rigiro tra le mani, esamino
la lama
e lo agito un po'. In realtà non ne capisco molto di
coltelli ma voglio far
capire ai miei Sponsor che guardano che l'ho apprezzato. Anche
perché mi sarà davvero
utile se voglio difendermi da tre Favoriti. Saluto la telecamera
agitando il
coltello felice. Era da un po' che non mostravo il mio sorriso ebete,
gli sarà mancato.
Mi
preparo per andare a dormire senza che ci siano stati altri avvenimenti
e non
posso fare a meno di essere preoccupata. Solitamente agli Strateghi non
piacciono le giornate troppo piatte. Mi addormento contro l'albero,
avvolta nel
sacco a pelo, ma quando mi sveglio è ancora buio. Penso
manchino ancora un paio
d'ore all'alba. Ma allora perché mi sono svegliata? Mi
guardo attorno ma non
vedo nulla, così mi rimetto a dormire. Eppure lo sento di
nuovo, sta volta più chiaro.
Un rumore tra l'erba, un fruscio provocato da qualcosa che si sta
muovendo. Sta
volta rimango con gli occhi chiusi e stringo la mano attorno al
coltello.
Qualcosa si sta avvicinando e devo stare attenta ad ogni singolo
rumore. Mi
sembrano passi umani ma non saprei dire se è un maschio o
una femmina. Anche
perché la ragazza del Due è grande quanto un
armadio, quindi non so quanto mi
servirebbe sapere chi è, a conti fatti. Adesso avverto la
sua presenza. È davanti
a me e pensa che io stia dormendo. Posso sfruttare questa cosa a mio
vantaggio.
Aspetto
che si avvicini fino a poter sentire il suo respiro e una strana
sensazione
allo stomaco mi fa presagire che sia armato. Faccio scattare in avanti
la mano
col coltello e sento che questo affonda nel mio avversario. Apro gli
occhi per
vedere chi è e dove l'ho colpito e non posso crederci.
È Trevor. D'istinto
ritraggo la mano e vedo la sorpresa nei suoi occhi sbarrati. Ovvio,
pensava
stessi dormendo. Il machete che teneva in mano, pronto probabilmente a
tagliarmi la gola, cade a terra, mentre una macchia di sangue si
allarga sul
suo stomaco. Sento altri rumori e alzo gli occhi verso la parte di
giungla da
cui probabilmente è arrivato Trevor e vedo i ragazzi del
Due. Ci guardiamo un
attimo e da entrambe le parti non sappiamo che fare. Io non mi
aspettavo che
sarebbero venuti a cercarmi e loro non si aspettavano che io fossi
sveglia.
Decidono loro per primi, voltandomi le spalle e correndo via. Forse
avrei
potuto fermarli con una freccia ma sono ancora troppo sconvolta per
avere i
riflessi pronti.
Tutto
mi sarei aspettata tranne questo. Avrei potuto capire che avrebbero
deciso di
eliminare me prima di giocarsela tra loro e avrei potuto capire che
Trevor
mandasse uno di loro ad uccidermi. Ma mai avrei pensato che ci provasse
lui,
sopratutto in un modo così vile. Veniamo dallo stesso
Distretto, abbiamo
condiviso il tetto, come ha potuto escogitare una cosa così
brutta? Non mi
interessa se mi vedranno come un mostro insensibile, non ho intenzione
di
andare da lui a consolarlo e a dirgli che andrà tutto bene,
che non farà male.
Voglio che gli faccia male, è quello che lui voleva per me.
Mi rannicchio in un
angolo e aspetto che il cannone spari. Voglio che se lo portino via in
fretta,
non lo voglio qui. Sapevo perfettamente che non eravamo amici ma non mi
sarei
mai aspettata un colpo così basso.
Sapphire
ha assistito a tutta la scena e, anche avendo visto molte edizioni, ha
pensato
fino all'ultimo che non poteva essere come appariva, che Trevor avesse
in mente
qualcosa. Ma quando ha capito che tutto era esattamente come sembrava
ha
mandato il suo bicchiere a frantumarsi per terra e ha iniziato ad
urlare contro
Ruby.
"È
così che l'avevate pianificata? Abbi le palle di ammetterlo
almeno! Non avete
proprio nessun rispetto per chi viene dal vostro stesso Distretto,
siete a tal
punto dei mostri?!"
Lei
aveva cercato di rispondere che era stata tutta un'idea di Trevor presa
nell'arena e che lei non ne sapeva niente, ma il Mentore non aveva
voluto
sentir ragioni e dei Pacificatori avevano dovuto allontanarlo prima che
la
situazione degenerasse.
Ora
è nella sua stanza, che cerca di trattenersi dal distruggere
tutto. Si sente
tradito, si sente deluso. Gli abitanti di un Distretto dovrebbero
sostenersi a
vicenda. Lo sa bene lui, il Vincitore della Prima Edizione della
Memoria,
quando ogni Distretto aveva dovuto decidere chi mandare nell'arena per
ricordare ai ribelli che era a causa loro che esistevano i Giochi. Era
stata la
cosa peggiore che a Capitol City potessero pensare.
E
ora si era trovato di fronte ad un Tributo che, ancor prima di aver
ucciso gli
altri rimasti, si scaglia contro il suo compagno di Distretto, con un
piano
subdolo per giunta. Ancora non riesce a capacitarsi. Si versa del
whisky ma non
lo beve, butta il bicchiere contro una parete, mandandolo in frantumi.
Eve
glielo dice sempre che deve imparare a controllarsi. Sono quasi
quarantacinque
anni che glielo dice ormai, praticamente da quando si sono conosciuti.
E lui ci
proverà, a controllarsi. Ma a Ruby conviene stare alla larga
da lui, oggi.
L'hovercraft
è venuto pochi minuti dopo il colpo di cannone. Una volta
che il corpo di
Trevor è stato portato via sono tornata al mio posto e ho
cercato di coprire
come potevo la macchia di sangue a pochi passi da me.
Cosa
dovrei fare adesso? Sanno dove mi trovo, non è
più prudente rimanere qui. Dopo
tutto ho passato quasi due settimane qui senza essere trovata, avrei
dovuto
immaginare che prima o poi avrei dovuto spostarmi. Ma per andare dove,
poi?
Cercare un altro nascondiglio e sperare che si scannino tra di loro
prima di
scoprire dove sono? O andare alla Cornucopia per mettere finalmente
fine a
questa storia? Non ho molti dubbi che ormai è solo questione
di tempo, gli
Strateghi proveranno a farci incontrare di nuovo, non ha senso
nascondersi.
Mi
pulisco il viso per schiarirmi le idee e l'odore di lavanda sembra
ritemprarmi.
Mangio qualche biscotto, bevo un po' d'acqua e mi raccolgo i capelli.
Poi mi
cospargo di spray repellente e metto ordine nello zaino, mettendoci
dentro
anche il giacchetto, visto che al momento fa troppo caldo per
indossarlo. Mi
isso tutti i miei averi in spalla e saluto con lo sguardo quella che
praticamente è stata la mia casa finora. Passo una mano
sull'albero contro il
quale ho dormito ogni notte e mi assicuro di non aver lasciato nulla.
Mi
avvio per la direzione da cui sono venuti gli altri, sperando di
trovare la
strada per la Cornucopia. È ora di andare a caccia.