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Autore: Liberty89    13/03/2015    3 recensioni
Infine, con la paura e l'ansia che banchettavano nei loro cuori come ingordi diavoli delle roventi cerchie infernali, custodi e Ritornanti, affiancati dal mago di corte e il capitano dei cavalieri, erano giunti di fronte a ciò che restava della gloriosa e candida sede degli antichi sovrani del Regno della Luce. La Sacra Reggia, imponente e incontenibile in un singolo sguardo, si mostrò nera e silenziosa, come una triste vedova abbandonata al suo dolore e alla sua solitudine. Soggetto di quella cupa e vecchia fotografia smangiata agli angoli, che non rappresentava più la realtà, l'edificio era reso ancor più inquietante dai freddi raggi della luna a forma di cuore, che sovrastava quella briciola di universo come un'indifferente dea, che con eterna pazienza attende il momento in cui le creature sotto di lei si saranno distrutte a vicenda, riportando tutto alla pace originale.
Tratto dalla fic, capitolo ancora da scrivere.
Seguito della fic "Sclero di una notte di mezza estate".
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Sclero di una notte di mezza estate'
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Salve a tutti! ...da quant'è che non aggiorno? Agosto dell'anno scorso! Eh... eh... *crolla in ginocchio* Vi prego non uccidetemi çWç Purtroppo sono caduta nel solito tranello dell'ispirazione che va e viene quando e dove vuole... Infatti, come avrete notato, anziché aggiornare qui ho scritto tantissime altre cose. E l'università non ha aiutato. Decisamente no. Sono una brutta persona, lo so çWç
Quindi... scusatemi. Non vi faccio promesse che potrei non mantenere, quindi non vi prometto che il prossimo capitolo arriverà presto, anche perché ho altre fic su cui lavorare. Tuttavia, mi impegnerò a continuare, quello sicuramente perché le mie storie non restano incomplete. Giammai.
Ringraziamenti vari li rimando a fondo pagina per oggi insieme ad altre cose ù.ù Tranne uno, che va per forza qui: grazie a Frenzi perché sì x3
Detto questo, vi auguro una buona lettura!



Capitolo VII: Doppia congiunzione

Tutto si erano aspettati tranne una traversata in traghetto. Nonostante l’incontro turbolento, quella specie di soldati avevano agito sì con fermezza, ma anche con calma, guidandoli tra le strade della cittadina fino al molo dove si erano imbarcati. Li avevano fatti salire in fila indiana e poi fatti disporre in quattro punti diversi e ben distanti l’uno dall’altro, quindi erano partiti.
Fu dopo pochi minuti che Jessie iniziò a risentire del leggero rollio del battello, che la costrinse a piegarsi in avanti con le mani premute sullo stomaco. Normalmente un viaggio simile non l’avrebbe disturbata, ma nel buio di quella cecità a cui ancora doveva abituarsi, le sembrava di trovarsi in balia del mare in tempesta su un guscio di noce pronto a ribaltarsi. Tutto questo, unito alla presenza del bambino, le provocò una forte ondata di nausea, che minacciava di farla rimettere da un momento all’altro.
A nessuno dei suoi compagni fu concesso di avvicinarsi per tentare di aiutarla in qualche modo, solo Riku osò alzarsi in piedi, fissando con rabbia il soldato che gli stava di fronte e che lo teneva continuamente sotto tiro. A nulla valsero le sue parole, grida e suppliche, l’unica risposta che ricevette fu di avere pazienza, perché presto sarebbero sbarcati. La custode del Tramonto non poté fare altro che sopportare in silenzio il proprio malessere e pregare che almeno l’Emissario non la disturbasse con la visione di un ricordo doloroso. Si chiuse ancora di più su se stessa, sottraendosi alla mano che le si era posata sulla spalla e senza rispondere allo sconosciuto che voleva darle qualcosa da bere.

Adrian Von Ziegler - World Music - Bone Temple

Quando finalmente rimise i piedi sulla terraferma Jessie crollò sulle proprie ginocchia, sorda al resto del mondo, con il fiato corto e le braccia tremanti, che le reggevano a malapena il busto. Passarono cinque lunghi minuti, infine il suo respiro tornò normale e l’agitarsi del suo stomaco si placò, concedendole un sospiro di sollievo. Si mosse per tornare in piedi, ma due uomini la precedettero, prendendola dalle braccia e sollevandola con attenzione, quindi la guidarono verso la prossima tappa, tenendola stretta per evitare che cadesse. Non si oppose a quel trattamento, anzi ne approfittò per studiare i dintorni con l’udito. Davanti a lei si stagliavano le luci dei suoi amici e quelle dei loro accompagnatori, muovendosi in sincrono con i loro passi, che sembravano rimbombare sulle pareti dell’ambiente circostante. Sembrava tutto tranquillo, non sentì rumori strani o qualcosa che indicasse la presenza di altre persone, solo dopo aver preso un rapido ascensore cominciò ad avvertire e “vedere” gli altri abitanti di quel luogo. Scorse tantissime luci, alcune grandi e altre più piccole, di colori e intensità diverse, ma capì immediatamente che dovevano appartenere a soggetti speciali, simili ai custodi del keyblade. Erano sparse un po’ dappertutto, la maggior parte lontane dal percorso che stavano seguendo, mentre un gruppo, in cui spiccava un trio luci ancora più particolare delle altre, pareva essere proprio la loro meta.
Gli altri tre custodi, invece, osservarono con stupore misto a curiosità quell’enorme struttura di cemento grigio incredibilmente alta, su cui risaltava quella che doveva trattarsi di una rampa di lancio, attorniata da cerchi di energia azzurra, e di cui notarono subito l’imponente muro crollato per più di metà, che un tempo sembrava servire a dividerla in due. Tutto questo, però, passò in secondo piano, quando si videro ammanettare gli avambracci.
-Ehi!- protestò Sora, sollevando i polsi per esaminare i lunghi bracciali neri. -Che significa questo?!-
-Anche se è stato il Comandante a ordinarmi di portarvi qui alla base, preferisco prendere delle precauzioni.- spiegò con gelida calma il capo della truppa. -Di voi non mi fido. Ora andiamo.- ordinò, per poi farli incamminare in fila indiana con un soldato a separarli l’uno dall’altro.
Riku ebbe l’ennesimo déjà vu di quando erano stati ad Amestris, ma accettò quell’imposizione, sollevato che alla sua compagna non fosse toccato lo stesso trattamento. Ben presto si ritrovarono a percorrere gli ampi corridoi di quell’edificio, che a ogni stanza in cui gli capitava di gettare uno sguardo gli sembrava sempre di più una scuola. Ne vide i banchi sistemati a scaloni, ma non gli studenti che avrebbero dovuto occuparli. Si chiese se quella non fosse un’accademia militare, ma non si azzardò a fare domande al loro severo sequestratore, che gli stava proprio davanti.
La principessa della Luce continuava, invece, a guardare alle proprie spalle, preoccupata per le condizioni dell’amica, che lentamente stava riprendendo colore in viso. A un tratto, la vide farsi attenta e scrutare tutt’attorno con gli occhi schiusi, come se fosse attratta da qualcosa, ma non poteva chiederle nulla. In più, non avrebbe avuto senso poiché erano giunti di fronte a una porta di metallo, che attutiva leggermente un brusio di voci.

Con un sottile fruscio, le ante scorsero lateralmente, aprendosi ai nuovi arrivati, che avanzarono sotto gli sguardi incuriositi dei presenti all’interno di quella che aveva tutta l’aria di essere una sala di comando.
Il custode del Giorno fece scorrere gli occhi azzurri su tutte le persone che aveva davanti, ragazzi per la maggior parte, forse suoi coetanei o poco più giovani di lui, distribuiti tra maschie e femmine, ognuno a una diversa postazione di controllo, ma a differenza di ciò che pensava, queste si trovavano più in basso rispetto a loro e sostenute da colonne lunghe decine di metri, che svanivano nel fondo buio della stanza. Di fronte a lui e ai suoi compagni e alla loro scorta, infatti, si trovava la postazione centrale occupata da quattro persone. Le prime due, ai lati della struttura, erano un uomo e una donna: il primo, vestito come un soldato, esattamente come il ragazzo che li aveva portati fin laggiù, con in aggiunta un berretto nero sui corti capelli castani, li stava fissando con occhi gelidi, come se li stesse studiando per capire come distruggerli in caso di bisogno ma fu soprattutto la sua mascella squadrata a catturare l’attenzione dei tre keybladers, perché sembrava fatta di metallo; la seconda, invece, vestita con una lunga camicia bianca e giacca e gonna blu, dalla forma simile alla coda di una sirena, e le mani congiunte sul petto, li guardava con timore da dietro le lenti tonde degli occhiali. Tuttavia, i due personaggi nel mezzo erano forse ancora più curiosi. La prima, alla loro destra, sembrava una ragazzina: elegantemente vestita, li osservava dalla poltrona su cui era seduta, con espressione neutra e le braccia incrociate, che non le impedivano di giocherellare con una ciocca dei suoi lunghissimi capelli color lillà su cui era posato un cappellino nero. Al suo fianco, c’era un uomo alto e slanciato, con una benda nera sull’occhio destro, attraversato da una cicatrice che dalla fronte si portava fin sotto la guancia, e i capelli castano scuro che si posavano sulle spalline della lunga giacca viola, bordata con un motivo dorato e stretta da una corda verde in vita. Lo sguardo del suo unico occhio visibile, seppur celato da alcune ciocche della frangia, ebbe il potere di far mettere in guardia i tre ragazzi, perché era talmente intenso da farli sentire deboli e indifesi come poveri cuccioli spauriti.
-Cayenne, quelle manette non sono necessarie.- disse con autorità la ragazzina, alzandosi in piedi. -Gli ordini dicevano solo di condurli qui, non di trattarli da prigionieri.-
Il ragazzo armato di fucile mitragliatore scattò sull’attenti, facendo ondeggiare la giacca che teneva sulle spalle. -Le mie scuse Presidentessa, ma ho preferito non correre rischi dopo che il loro compagno è fuggito attraverso una specie di varco dimensionale.-
Lei inarcò un sopracciglio, mostrando una lieve curiosità, poi rivolse un’occhiata veloce all’uomo che aveva accanto senza però ottenere risposte o indicazioni. -Non c’è pericolo, Cayenne, quindi rimuovi le manette.-
In breve, i tre stranieri furono liberati dai loro vincoli e poterono ricongiungersi con la loro silenziosa compagna, che nemmeno per un momento aveva smesso di puntare le iridi opache sull’uomo con la giacca viola.
-Possiamo sapere dove ci troviamo e perché?- domandò Sora, fissando gli occhi rossi della ragazzina che pareva essere al comando.
-Vi chiedo scusa per il trattamento che avete ricevuto, come ho già detto, dovevate solo essere condotti qui alla Neo-DEAVA, ma come al solito, Cayenne è sempre molto zelante quando si tratta di eseguire gli ordini.- spiegò lei. -Io sono la Presidentessa Crea Dorosera, mentre l’uomo al mio fianco è il Comandante Zen Fudo, lui mi ha detto di trovarvi.- proseguì, indicando con un cenno della mano la persona al suo fianco.
-E così, voi siete i nuovi custodi del keyblade, l’arma leggendaria, la più potente di tutte.- esordì l’uomo, mostrando un sorriso inaspettatamente soddisfatto di fronte allo smarrimento dei loro ospiti. -Benvenuti.-

***

NieR Soundtrack - The Dark Colossus Destroys All

La rosa fissò con puro odio i tre nuovi arrivati, mentre tentava di liberare i propri rami da quelli fasulli creati dal Burattinaio Mascherato, che subdolamente si era infiltrato tra le sue spire. Puntò su di lui gli occhi celesti, continuando a forzare la presa sulle sue illusioni e con difficoltà riuscì a trattenere la sua soddisfazione nel sentire che il Ritornante non era riuscito a intrappolarla completamente. Lei ormai era penetrata in tutto il giardino, le sue radici più sottili e lontane erano libere. Le richiamò in fretta a sé, giocando alla stessa maniera del suo avversario, imitando i movimenti che aveva compiuto lui, però aveva bisogno di tempo e i suoi quattro avversari non sembravano intenzionati a dargliene.
-Potete provarci anche tutti insieme, ma prima dovrete prendermi.- ghignò, scavando velocemente nel terreno sotto di sé, poi, sforzandosi, mosse i suoi rami più grossi, ponendoli a difesa del suo corpo di carne.
-Tu non vai da nessuna parte!- sentenziò Xigbar, lanciando cinque dadi verso la pianta per poi spararle con la propria pistola.
L’esplosione dei dadi generò una potente onda d’urto che costrinse il Numero VI a indietreggiare di un paio di passi, mentre la pianta gridava la sua sofferenza per la perdita di alcune ampie compagini e per i danni subiti da altre. Nonostante questo continuò il lavoro per aprirsi una via di fuga senza perdere un istante. Quando però un’incandescente lama rossa le passò accanto, tagliandole via la mano destra, precedentemente ustionata, urlò di dolore e rabbia.
-Mi spiace, ma come ha detto il mio compagno, tu non vai da nessuna parte.- dichiarò Xemnas, roteando la spada doppia davanti a sé per liberarsi la strada dalla vegetazione.
Furente, Scarlet ringhiò e contro ogni aspettativa tornò a spingersi in avanti, agguantando la maglia bianca del Ritornante con l’unica mano rimastale per tirarlo verso di sé e piantare i denti nella sottile pelle scura del collo. Colto di sorpresa, Xemnas si lasciò sfuggire un grido di dolore, ma non cedette e sollevò la propria arma per affondarla nel grosso ramo che aveva accanto. La rosa sgranò gli occhi chiari e indietreggiò con un urlo, inorridendo l’attimo dopo: la Claymore di Saix si abbatté su di lei, strappandole ciò che restava dell’arto destro. Il dolore che le attraversò l’intero corpo la fece fremere e la lasciò senza fiato, ma non indifesa. I suoi rami più sottili le avevano risposto e si erano arrampicati lungo le gambe dei suoi due avversari: rapidi come serpenti avvolsero le loro spire attorno ai loro arti, preparandosi a cibarsi della luce che pulsava sotto la loro pelle.
A quel punto, Xigbar corse in avanti, lanciando quattro carte con la mano libera e sparando con la propria pistola, mentre gridava ai compagni di spostarsi. Il numero VII indietreggiò immediatamente, strappandosi di dosso i viticci rimasti, mentre il Superiore faceva lo stesso con la sua spada rossa, per poi alzarla ancora una volta sopra la testa della rosa per infliggerle il colpo finale.
All’improvviso, però, Zexion crollò in ginocchio, reggendosi al terreno con una mano, mentre l’altra, tremante, era aperta sopra il Lexicon, per non interromperne l’operato. Ansante, il numero VI non distolse mai lo sguardo dal combattimento, sforzandosi di mantenere la concentrazione che stava scivolando via, come sabbia al vento. I rami illusori che aveva attorno, infatti, si accasciarono insieme a lui e scomparvero un poco alla volta, esattamente come molti altri che invece si trovavano nel sottosuolo.
-L-Lexaeus…- chiamò, attirando su di sé lo sguardo dell’alto compagno. -Prova adesso, sbrigati…-
Il castano annuì, posando il Tomahawk sul suolo e chiudendo gli occhi per richiamare il proprio potere e prendere il controllo sull’elemento, che la rosa rossa gli aveva proibito.
-No!- urlò Scarlet, liberandosi sempre più facilmente dalla presa che il Burattinaio Mascherato aveva sui suoi arti vegetali. -Non vi permetterò di fermarmi!- aggiunse, celandosi fra i suoi rami spinosi per poi farsi sollevare, così da guardare dall’alto i suoi cinque avversari.
Nel frattempo, un gruppo di quattro viticci si era accalcato sul moncherino che le era rimasto al lato destro del corpo, coprendolo al meglio per fermare l’emorragia. Emise un sibilo acuto per poi gridare quando la punta di un suo ramo le penetrò nella carne lacerata per tirare fuori subito dopo un braccio nuovo e sano.
Aprì e chiuse le dita della sua nuova mano destra, quindi Scarlet puntò gli occhi chiari in basso, fulminando i suoi avversari, che ricambiarono l’occhiata senza remore. Ignorando il proprio affanno, per quanto lieve, la rosa rossa spalancò gli arti superiori per poi abbassarli in direzione del terreno e scatenando il proprio inferno. I rami più sottili schizzarono in superficie dal sottosuolo e dal cielo piovvero petali scarlatti, affilati come lame. E alla vista dei Ritornanti che scattavano da una parte all’altra come topolini impazziti chiusi in una scatola, la donna-fiore rise sguaiatamente.
Quando, però, un proiettile le attraversò la schiena, uscendo dal centro esatto del petto, la rosa si ritrovò ancora una volta priva del respiro e con gli occhi sgranati, pieni di incredulità. Tossendo, si girò per trovarsi faccia a faccia con il Tiratore Libero, che sospeso a testa in giù e con la metà inferiore del corpo nascosta in un varco luminoso, le rivolgeva un ghigno sfacciato.
-Credo che tu abbia sbagliato a fare i conti, fiorellino.- disse Xigbar, sparando un altro dardo.
Con un ringhio soffocato, Scarlet fece per muoversi e schivare l’attacco, ma si scoprì incapace di farlo. Il proiettile rosso le trapassò la spalla appena rigenerata e nello stesso momento, si rese conto di non avere più il controllo della maggior parte delle sue appendici. Il silenzioso possessore del Tomahawk aveva ripreso il comando su gran parte del giardino, dove si annidavano i suoi viticci più piccoli.
-Maledetti!- sputò, gli occhi larghi e la pupilla ridotta a un puntino nero in mezzo all’iride. -Male- Ah!- gridò poi, interrompendosi e guardando in basso dove Saix e Lexaeus stavano distruggendo i suoi rami, ora incapaci di rispondere agli attacchi, uno dopo l’altro.
-È finita.- dichiarò una voce calma alle sue spalle, che la fece voltare di nuovo.
Il capo dei Ritornanti era lì davanti a lei, immobile, sospeso in aria da un intricato gruppo di saette bianche, che svanivano e ricomparivano in pochi secondi. L’attimo dopo, però, il Superiore era scomparso e quelle candide strali si erano allungate per percorrere la distanza che le separava dal numero II. E fu proprio lì che l’uomo dagli occhi color ambra si palesò, con la mano stretta sull’elsa metallica delle due spade rosse, ancora unite.
Scarlet, con il fiato corto e i lunghi capelli scarmigliati, fissò Xemnas e ciò che lo circondava con bramosia. Luce. Ce n’era talmente tanta che avrebbe potuto riprendere il controllo di ogni parte del suo corpo, e sentiva che doveva essere così pura che probabilmente non ne sarebbe mai stata sazia. Deglutì a vuoto. La desiderava ardentemente, tutta per sé.
Un nuovo attacco del Tiratore Libero però la distrasse e la costrinse a proteggersi con i rami più grossi e resistenti. L’esplosione dei dadi produsse una fitta nube di fumo scuro e il numero I con le sue saette bianche scomparvero dalla sua vista. Messa alle strette, la donna-fiore non aveva trovato altra soluzione se non nutrirsi. Si guardò attorno e si girò, mentre avvertiva la propria forza scemare sempre di più. Un fruscio alle sue spalle richiamò la sua attenzione, ma fu troppo lenta. L’unica cosa che vide fu la lama rossa di Xemnas che le passava diagonalmente davanti agli occhi chiari per aprirle una ferita profonda dalla spalla sinistra al fianco opposto. Allo stesso tempo, Xigbar le sparò alla schiena, lasciandola senza fiato ancora una volta.
Scarlet tossì, sporcandosi il mento di sangue, che andò a mescolarsi con quello versato dalla lama rossa e dal foro lasciato dal proiettile che le aveva trapassato il petto poco prima. Un sorriso amaro le incurvò le labbra sottili, ma ancora non si dichiarava sconfitta.
Con i pensieri che si spegnevano uno dietro l’altro, come petali che cadevano dalla corolla di un fiore appassito, Scarlet reagì puramente d’istinto, comportandosi come sua sorella Sophia, che aveva tentato di vendicarsi della persona che le stava strappando la vita. E Scarlet ci riuscì, perché poco prima che la sua mente si spegnesse del tutto, uno dei suoi rami si era arrampicato su una bianca saetta come un infido serpente e si era nutrito della sua luce, fino ad arrivare al corpo di Xemnas.

***

A quelle parole, i quattro custodi gelarono sul posto, sgranando gli occhi. Tutt’intorno a loro, invece, il resto dei presenti s’incuriosì e si fece più attento al discorso portato avanti dal loro Comandante.
-Come fai a sapere dei keyblade?- domandò Riku, puntando le iridi acquamarina nell’unica visibile di Fudo.
-Quella dei custodi è una storia molto antica, come quella dei mondi stessi, che è stata dimenticata, ma non da tutti.- rispose lui, compiendo qualche passo senza che nessuno dei keybladers lo perdesse di vista.
Nemmeno Jessie riuscì a staccargli gli occhi ciechi di dosso, perché la sua luce era diversa da tutte le altre. Proprio come era accaduto con Yen Sid, la ragazza scorse qualcosa di totalmente inatteso: una nube luminosa e calda come i raggi del sole, che vorticava lentamente su se stessa, espandendosi qua e là. Oltre all’aspetto, curiose erano anche le sensazioni che provocava, le parve di essere in presenza di un’entità saggia e antica, forse quanto l’universo stesso, che la fece sentire piccola e insignificante, come se fosse al cospetto di un enorme gigante. Fu quella strana vista a spingerla a muoversi verso il loro leader per comunicargli le sue impressioni. Allungò un braccio in direzione della luce di Sora, attirando la sua attenzione con un tocco delle dita sulla schiena.
Il ragazzo reagì immediatamente, indietreggiando finché non sentì l’intero palmo dell’amica tra le scapole, senza mai voltarsi indietro. -Dimmi tutto.- bisbigliò, muovendo al minimo le labbra.
-Non sembra avere cattive intenzioni, però è meglio stare attenti.- mormorò Jessie, abbassando lo sguardo. -La sua luce… è diversa dalle altre, somiglia molto a ciò che ho visto dal Maestro, ma non mi convince.-
Il castano assentì a labbra chiuse, avanzando di nuovo. -Ripeto la mia domanda: perché ci troviamo qui?-
Zen Fudo si fermò a pochi passi dai quattro giovani e li osservò tutti con un’espressione indecifrabile. -Perché questo sarà il vostro ultimo baluardo luminoso prima della battaglia conclusiva, ma vedo che manca un custode all’appello: ci sono cinque chiavi e quattro prescelti. La sesta chiave non è con voi?-
-Il nostro compagno è al sicuro.- ribatté Jessie dopo qualche istante di silenzio, puntando di nuovo gli occhi ciechi sul Comandante. -Come fai a sapere che ci sono cinque keyblade?-
L’uomo si limitò a sollevare il braccio destro e a ruotarne la mano, in cui comparve la carta dell’asso di picche. -Perché l’oscurità del tuo braccio sinistro è chiaramente visibile, esattamente come la luce fiammeggiante del destro.- spiegò, facendo comparire anche l’asso di cuori. -Perché sei tu l’erede delle chiavi oscure.-
Di fronte a quell’affermazione, decisa e imperativa, che non poteva in alcun modo essere controbattuta, i guerrieri della Luce si fecero ancora più all’erta. Kairi osservò con attenzione i ragazzi presenti, notando con facilità le loro occhiate dubbiose e intimorite, tra cui quelle della donna vestita di blu e del soldato, che si scambiarono uno sguardo preoccupato, per poi rivolgersi alla Presidentessa, che al contrario, non aveva fatto una piega.
Anche Sora non mancò di osservare le reazioni della platea e fece di nuovo un passo indietro, ponendosi di fronte alla custode del Tramonto, mentre Riku faceva lo stesso al suo fianco. -Continuo a non comprendere il motivo della nostra presenza qui.- riprese, distogliendo l’attenzione dall’amica. -Noi ci troviamo qui perché abbiamo rilevato la presenza dell’Oscurità, se così non fosse stato, avremmo proseguito verso la nostra meta finale. Che cosa volete da noi?- domandò infine.
Fudo fece sparire le carte esattamente com’erano apparse, ma quando riaprì la mano comparve una pallina blu tenuta tra l’indice e il medio. -Il compito dei custodi del keyblade è quello di sigillare la Serratura che conduce al cuore del mondo. Nel nostro caso, però, i mondi sono due.- disse, chiudendo la mano a pugno per poi riaprirla e mostrare una pallina rossa tra il medio e l’anulare. -Quindi le Serrature sono due. Voi siete qui, perché solo grazie a noi potete sperare di raggiungere la seconda Serratura.-
-Spiegati meglio.- intervenne Riku, guadagnandosi un’occhiataccia da Cayenne e dall’altro soldato. -In che rapporti siete con questo secondo mondo?-
-Il nostro mondo è in guerra con Altair, vicino ma irraggiungibile, perché situato in una dimensione diversa da quella in cui ci troviamo.- spiegò la Presidentessa. -Il nostro nemico è in grado di raggiungerci tramite dei varchi dimensionali, che noi non siamo in grado di aprire, e quando giungono qui rapiscono le persone sfruttando delle creature chiamate Bestie Mietitrici. La Neo-DEAVA si oppone a questa invasione.-
-Un’altra guerra…- mormorò Jessie.
-Questo però non vi riguarda.- sentenziò Fudo.
-Ma Comandante!- esclamò il soldato con impeto, avanzando di un passo. -Se sono davvero in possesso di un’arma così potente, non dovremmo-
-Donar.- chiamò Crea con voce ferma, fissandolo con gli occhi rossi. -Loro non possono aiutarci nella nostra battaglia.-
-Come sarebbe a dire?- replicò l’uomo, interdetto.
-I prescelti del keyblade devono vigilare sull’ordine dei mondi, impedendo che l’equilibrio tra Luce e Oscurità venga spezzato, ma non devono in alcun modo interferire con la loro storia.- rispose Zen Fudo. -Loro sono dei guardiani che vanno e vengono, normalmente nessuno è a conoscenza del loro passaggio.-
-Tu invece lo sapevi molto bene.- s’intromise Jessie. -Come facevi a saperlo? Non abbiamo ancora usato i keyblade, da quando siamo arrivati.-
Il Comandante sorrise, mostrando una nuova carta nella propria mano: un jolly nero. -Vi ho notati, come ho notato la presenza e la natura delle cinque chiavi. Anche tu hai visto qualcosa d’interessante entrando qui, o mi sbaglio, custode del Tramonto?- chiese, allargando appena le dita per rivelare la presenza di un jolly rosso dietro il primo.
All’improvviso, un allarme cominciò a suonare all’impazzata e l’intera sala parve risvegliarsi da quella sorta di stasi in cui era caduta a causa della tensione portata dalla discussione.
-Siamo sotto attacco!- urlò una ragazza con gli occhiali e una lunga treccia bionda. -Rivelata la presenza di entità sconosciute nel territorio della Neo-DEAVA!- aggiunse, muovendo rapidamente le dita sulla tastiera che aveva davanti. -Ecco le immagini del- Oh mio…- si zittì, quando vide le creature che avevano invaso il cortile interno della base.
-Cosa diavolo sono quelle cose?- domandò un ragazzo, sistemandosi il berretto che aveva in testa.
-Heartless.- rispose Sora, guardando il grande monitor alla sua sinistra, che stava mostrando l’ampio giardino da cui erano passati al loro arrivo ora pullulante di Heartless di tipo Neo Shadow, Soldato e Soldato Aereo. -Quanti sono?-
-Rilevo cento unità… ma continuano ad aumentare!- rispose la stessa ragazza di prima. -Comandante! I Vector possono-
-No.- la interruppe Riku. -Voi non potete combattere gli Heartless, ce ne occuperemo noi.-
Alle sue spalle, Cayenne quasi ringhiò. -Come ti permetti, tu-
-Ma sono troppi! Come pensate- protestò allo stesso tempo la bionda.
-MIX, Cayenne, calmatevi.- intervenne la Presidentessa, rivolgendosi ai due ragazzi. -Ha ragione, solo loro possono combattere queste creature.- disse con tono neutro. -Seguite il corridoio da cui siete arrivati e raggiungerete il cortile. Noi ci occuperemo di richiamare in questa zona della base tutti gli Element.-
Senza perdere tempo a scoprire cosa fossero Vector ed Element, Sora annuì per poi guardare i suoi tre compagni, concentrandosi su uno in particolare. -Jessie, io credo che tu debba restare qui.-
La castana concordò con un sospiro. -Temo che tu abbia ragione… L’idea di restare indietro mi secca, terribilmente, ma mi rendo conto di non essere ancora pronta…- commentò, stringendo la mano destra lungo il fianco. -Vi sarei solamente d’impiccio.-
-Non preoccuparti, tu resta qui e aspettaci.- disse Kairi.
-Torneremo prima di quanto pensi.- aggiunse l’argenteo, lasciandole un bacio sulla guancia. -Possiamo fidarci a lasciarla nelle vostre mani?- chiese con tono grave, fissando duramente le persone che aveva di fronte.
-Non devi temere nulla, la vostra compagna sarà al sicuro qui con noi. Non le accadrà nulla di male.- assicurò la Presidentessa.
-State attenti…- mormorò Jessie, seguendo il rumore dei loro passi che svaniva oltre la porta insieme alla luce dei loro cuori, che si allontanò sempre di più fino a sparire nel buio della sua cecità.







Eccoci qua di nuovo. Capitolo forse un po' più corto degli altri, ma spero che vi sia piaciuto ugualmente :3
Parliamo prima della questione più veloce: la fine dello scontro con Scarlet. La rosa è stata finalmente sconfitta, ma non tutti i Ritornanti ne sono usciti indenni. Inaspettatamente, questa è stata la parte più difficile da scrivere. Il resto del capitolo è venuto abbastanza velocemente, mentre con il combattimento ho avuto davvero molte difficoltà, non so nemmeno io perché e proprio per questo non mi convince fino alla fine. A voi lettori il giudizio finale, come sempre.
Poi, il mondo in cui sono atterrati i nostri eroi è preso dall'anime Aquarion EVOL (per i dettagli sulla trama e sui personaggi vi rimando a Santa Wikipedia, che sempre veglia su di noi) , che forse pochi di voi conosceranno, ma forse qualcuno in più ha almeno sentito parlare della serie precedente a questa: Sousei no Aquarion (Santa Wikipedia vi guiderà verso la conoscenza).
Ho scelto questo mondo per un motivo che ancora non posso svelarvi, ma presto (?) sarà tutto più chiaro ù.ù Spero comunque che la scelta vi sia piaciuta. Inizialmente c'erano altri due anime in lista: Katekyo Hitman Reborn e Fairy Tail, ma non li ho scelti per i seguenti motivi. Il primo perché sarebbe stato ambientato ancora una volta su un'altra versione della Terra, i personaggi importanti da tirare in ballo sarebbero stati eccessivi e poi ci sarebbe stato un problema di organizzazione e gestione delle descrizioni (chi conosce questo anime sa che Gokudera Hayato ha occhi verdi e capelli argentei e non è un personaggio che si può lasciare in disparte xD e si sarebbe confuso con Riku, o comunque sarei caduta nel baratro delle ripetizioni); il secondo invece mi intrigava molto, però non andava bene con i progetti che ho in mente e poi sarebbe stato un casino colossale xD
Ora, i ringraziamenti! Ringrazio aleex_ilmagnifico96, Fireslot, Hikaru_Tsuki e pagos per aver messo la storia tra le preferite; poi ringrazio Hikaru_Tsuki, milky98 e pagos per averla inserita tra le seguite. Ovviamente ringrazio sempre e comunque anche chi legge e commenta (qui e in altra sede) e anche chi legge soltanto. Vi adoVo tutti quanti *3*
Al prossimo capitolo!
See ya!
  
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