La prima volta c'è per tutti
Spero stiate continuando a leggere... giuro che tra poco inizia a diventare più interessante! Continuate!
“allora, hai capito tutto
Roxas?”
“sono otto volte che me lo ripeti
Sora, certo che ho capito! Mica sono stupido!”
“ma su questo non ci metterei la
mano sul fuoco…”
“ma vaffa! Vuoi forse che dica alla
mamma dove andate sta sera??”
“non lo farai…” ironizzò Riku,
appoggiato alla finestra, con una gamba che ne penzolava fuori. Zexion era
seduto sul letto di Sora, e tanto per cambiare leggeva, e Demyx era forse
mezzora che era chiuso in bagno.
Finalmente ne uscì, con fare
teatrale, e si presentò ai suoi compagni completamente vestito di nero, con
tanto di cappellino da poco di buono. Inutile dire che i presenti lo guardarono
esterrefatti.
“allora, che ne dite? Perfetto no?
Mimetismo assicurato!” rise il biondino
“tu sei pazzo! Io non ci vengo in
giro vestito così! Diglielo anche te, Sora!” ma quando Riku si voltò verso
l’amico lo trovò che già si stava infilando i pantaloni neri “ci
rinuncio…”
“allora Roxy mi raccomando
se…”
“se bussa la mamma o chiunque
altro” fece Roxas con gli occhi al cielo in segno di rassegnazione,
interrompendo Demyx “gli dico che deve andarsene e lasciarci in pace, perché i
nostri discorsi non la riguardano, tengo la musica accesa e cerco di imitare la
voce di Sora e le vostre… si ma perché devo fare tutto
io?!”
“ma come tutto te? C’è Zeku con
te!” rise Riku, ammiccando verso Zexion, che nemmeno lo
calcolò
“si, se forse tornasse dal suo
mondo dei sogni… Zexion, ci sei??” Roxas gli sventolò davanti una mano; lui non
distolse gli occhi dal libro, ma rispose imitando la voce di
Riku
“ si sono qui…”
Riku sbarrò gli occhi “da quando tu
sai imitare la mia voce?”
“più o meno da sempre…” Zexion fece
spallucce, senza trovarci niente di speciale, e si tuffò di nuovo nella sua
lettura. Roxas sbuffò
“uff.. che bella serata che mi
aspetta…!!”
“dai su Roxy non fare così! Saprò
come ricompensarti dai! Ti compro un gelato, ti va?” Demyx gli fece
l’occhiolino, scatenando solo la sua ira
“ti ho detto di non trattarmi come
un bambino!! E poi è fine novembre idiota!”
Mentre lui ancora sbraitava,
ridendo, Demyx Riku e Sora scavalcarono la finestra e scesero arrampicandosi
sull’albero sotto di essa.
“ed ora…” disse Demyx con un
sorriso inquietante “si dia inizio all’operazione Axales!!”
Dall’albero si staccò una foglia,
portata via dal vento freddo di novembre, che sembrava preannunciare
neve.
Dalla finestra aperta della camera
di Axel l’aria gelida entrava a ondate, ma lui sembrava nemmeno sentirsele
passare sulla pelle, steso e mezzo addormentato come era sul letto; si scosse
solo quando una foglia cadde sulla sua bocca, portata dal vento, e si decise ad
andare a chiudere la finestra.
Si alzò dal letto, e quando fu in
piedi davanti alla finestra fece per chiuderla, ma si fermò nel vedere Larxene
seduta sul muretto del suo cancello, che lo guardava
ridendo.
“da quanto è che sei lì?” gli fece
lui urlando quasi
“sono arrivata adesso”
“Sali dai”
“sei solo?”
“come se non lo sapessi” sbuffò
Axel, chiudendosi dietro la finestra, mentre si avviava alla porta per andare ad
aprire a Larxene.
Quando le aprì, la trovò appoggiata
allo stipite in posizione provocante
“potevo anche arrampicarmi” fece
lei, sorridendo
“se ci tieni tanto puoi farlo, non
ho problemi a richiudere” Axel non sorrise, continuando a tenere saldamente la
porta
“no, no, mi va bene così” lei lo
superò, passandogli una mano sotto il mento, e buttandosi poi a sedere sul
divano “dai vieni qui” gli fece, battendo la mano sul posto accanto a lei. Axel
chiuse la porta e si gettò sfinito sul divano, poggiando la testa sulle gambe
della ragazza, che prese a carezzargli i capelli
“che schifo, sono pieni di
gel!”
“lo sai da una vita che metto il
gel nei capelli stupida”
“siamo nervosi sta
sera?”
Axel non rispose, fissando un punto
indeterminato nel vuoto “io sono sempre nervoso” disse poi
“qualcosa non
va?”
“come se non lo sapessi Larxene… la
mia vita fa schifo, lo sai benissimo no? Qui c’è sempre ogni cosa che non va”
fece una lunga pausa, stropicciandosi gli occhi con la mano destra “e poi quel
ragazzino sta mattina mi ha reso nervoso”
“ma chi quel biondino? Avanti, è
solo un mingherlino che cercava di farsi grande con gli amici… domani gli diamo
una lezione e vedrai che non ci proverà più!”
“non è per
quello”
“e allora per
cos’è?”
“non lo so…” Axel allungò la mano
fin dietro la testa di Larxene e la spinse leggermente a chinarsi su di lui; la
baciò come fosse stata una routine, riversando in lei tutta la tensione che
accumulava durante il giorno. Sembrava che lei avesse il potere di calmarlo, che
i suoi baci umidi, la sua lingua sinuosa, avessero il potere di fargli
dimenticare ogni sua preoccupazione. Eppure Larxene non era la sua ragazza; e
non aveva mai avuto la pretesa di esserlo. Diceva di non essere innamorata di
lui, di volergli bene si, ma non di amarlo. Le andava bene così, le piaceva
saltuariamente scappare da casa sua da una finestra per intrufolarsi in camera
di Axel, o aspettarlo nella notte per farci sesso con l’adrenalina di essere
scoperta dai suoi genitori.
Larxene spostò la sua mano dai
capelli al petto di Axel, coperto solo da una maglietta a maniche corte che
evidenziava il suo dorso scolpito, ed iniziò a scendere lentamente, con tocco
lieve.
Gli accarezzò delicata il cavallo
dei pantaloni, poi vi posò sopra la mano energicamente, sentendo Axel scattare
per il gesto improvviso.
“lo sai che qui è scomodo” ironizzò
lui, staccandosi da lei.
“ti conosco troppo bene. So che
riusciresti a farlo anche in uno sgabuzzino…” fece lei maliziosa, mordendogli il
lobo dell’orecchio; Axel si lasciò scappare un risolino, mentre sollevando
Larxene, con le braccia energiche, la faceva accomodare sopra di lui. La guardò
un istante: jeans stretti e un giacchetto di pelle nera allacciato per metà che
lasciava intravedere un maglioncino rosso attillato, con tre bottoni
slacciati
“te l’ha comprato la mammina
questo?” rise Axel, giocando con uno dei bottoni ancora
allacciati
“spiritoso… fosse per mia madre mi
manderebbe in giro vestita come una bambolina di porcellana… è questo che
vorrebbe che io fossi… Almeno dovrebbe solo spolverarmi di tanto in tanto, dato
che non ha tempo neanche di incazzarsi per le cazzate che faccio. Alle volte
vorrei che entrasse in camera mentre lo stiamo facendo”
“e così io sarei una cazzata,
eh?!”
Larxene si chinò sulle sue labbra
“si… ma per lo meno sei divertente” e gli leccò il labbro inferiore con fare
malizioso; Axel la afferrò saldamente per i glutei e la baciò di nuovo,
spingendosela addosso con forza. Larxene si alzò a sedere su di lui, ridendo “ei
calmo” poi si passò una mano sui jeans, tirando giù la zip in modo provocante “
se non mi tolgo questi non ce la fai ad entrarmi dentro, sai?”
Axel sorrise malizioso, alzandosi
quello che bastò che raggiungerle di nuovo le labbra, e le prese le mani
portandogliele dietro la sua schiena; e mentre Larxene si divertiva ad
accarezzare la schiena di Axel, insinuandosi nella sua maglietta, lui prese a
slacciargli il cappotto, poi il maglione, e gli palpò un seno spostandole il
reggiseno agilmente.
Ad un tratto il campanello suonò.
Larxene si staccò da lui, sbuffando annoiata, e si tolse da sopra ad Axel
riallacciandosi i pantaloni, mentre lui andava ad aprire la
porta
“che cazzo vuoi
Marluxia??”
“come facevi a sapere che ero
io?”
“chi diavolo vuoi che venga a casa
mia a quest’ora? Lo sai che mia madre rientra la mattina e Larxene è già qui,
quindi o tu o Luxord! Ma visto che te hai un talento naturale per interrompere
nei momenti sbagliati…”
“oh lo stavate facendo! Scusami,
dai finisci pure!”
“ma fottiti! Muoviti entra!” Axel
lo tirò letteralmente dentro per la maglietta, facendo cenno di entrare anche a
Luxord, che era in macchina.
“scusa Larxy, non volevo
interrompervi!” fece Marluxia, dando delle piccole gomitate a Larxene “se lo
sapesse la tua mammina!”
“magari si ricorderebbe che ha una
figlia…” Larxene stava riabbottonando il maglione, e nemmeno alzò lo sguardo
verso Marluxia.
“si può sapere che volete a
quest’ora?” Axel si accese una sigaretta, rovistando in un cassetto per trovare
un accendino
“abbiamo un affare” iniziò Luxord
“un tipo vuole vederti, Axel”
“di che si
tratta?”
“solita roba… droga… vuole che
gliela consegniamo a dei tizi, credo si caghi sotto all’idea di incontrarli.
Pensa, è uno di quasi 60 anni, mi sa che è la prima volta che si trova in mezzo
a questo giro! Questo lo spenniamo come ci pare!”
Axel rise, e senza pensare oltre
prese una giacca e fece cenno agli altri di uscire
“andiamo”
“ma sei scemo! Non vorrai mica
uscire così! Si muore fuori!” lo riprese Larxene
“adesso sei diventata mia
madre?”
“fa come ti pare! Ma se ti prendi
qualcosa scordatelo di avvicinarti a me!”
Una risata generale accompagnò il
gruppo fuori casa, ed il rombo dell’auto pose fine ai pochi rumori che
riempivano l’aria di quel quartiere.
“ma guarda che opera d’arte che sta
venendo! Domani gli prende un colpo a quel bastardo!” Demyx se la rideva mentre
passava colpi sicuri di bomboletta sul muro; Sora se ne stava seduto appoggiato
al medesimo muro, contemplando il cielo stellato e Riku tentava di dare una mano
a Demyx, per finire il più presto possibile quella follia.
Ad un tratto Sora, parlando con la
voce di chi è impastato di sonno, chiese a Demyx
“perché è una cosa che devi
fare?”
“eh?” fece il biondino di
risposta
“già!” sobbalzò Riku, ricordando di
volergli fare la stessa domanda “oggi hai detto che questa è una cosa che devi
fare… Perché?”
“ah.. eh eh” la risatina di Demyx
divenne più fioca, come avesse timore a parlare “diciamo che voglio dare una
svegliata ad Axel”
“cioè? Più sveglio di così quello!”
rise Sora, battendo la testa sul muro “aia!!”
“non ne sono sicuro, ma credo di
dover risvegliare in lui dei ricordi…”
“ma che stai dicendo Demy?” Riku lo
fissava con occhi confusi, vedendolo con un’espressione che non era da lui “che
ricordi?”
“be ecco… tu lo sai che io sono
stato adottato, vero?”
“si, certo che lo
so…”
“be, quando ero in orfanotrofio
conobbi un ragazzino di nome Axel… era più grande di me, e se andò prima
dall’orfanotrofio e da allora non l’ho più visto”
“e tu credi che il nostro Axel, il
bulletto più terribile di questa città sia quel
ragazzino??”
“be in effetti quello era molto
diverso da Axel… però voglio provarci!” e spalancò un sorriso
idiotissimo
“e tu mi sta dicendo che stiamo
disegnando Axel con un vestitino rosa sul muro della scuola e rischiamo non solo
di essere denunciati, ma anche di essere trascinati per tutta la città attaccati
sulla sua moto, solo perché tu
credi che quello sia un ragazzino che hai conosciuto all’orfanotrofio e che in
realtà potrebbe non essere??!”
“esatto Riku!” sorrise Demyx ancora
più idiotamente.
Sora rise, forse per non mettersi a
piangere dopo quella rivelazione, e maledisse se stesso per aver porto quella
domanda.
Demyx scese dalla scala su cui si
era arrampicato e contemplò il suo dipinto finito “voilà! Un’opera d’arte!”
“questo è il nostro biglietto
diretto per l’inferno…” fece Riku rassegnato, mentre Sora contemplava insieme a
Demyx il murales.
“però devi ammettere che è bello!”
sentenziò alla fine Sora, dando una pacca sulla spalla di un Riku
sconfitto.
“avanti ora torniamo a casa! Prima
che qualcuno ci veda!” per la prima volta d’accordo con le parole di Demyx, Riku
prese la scala sotto braccio e la ripose nella zona lavori lì vicino, da cui
l’avevano presa in prestito; poi i tre si avviarono verso casa, ridendo come
matti.
“uff”
Roxas se ne stava seduto a terra,
il viso incrociato nelle mani, e sbuffava annoiato, mentre Zexion era ancora nel
suo cantuccio sul letto di Sora. Ad un tratto il ragazzo dai capelli blu scorse
sul comodino un qualcosa che sbucava dal cassettino mezzo aperto, qualcosa che
rassomigliava vagamente ad una foto, così si sporse e la sfilò dal cassetto,
senza che Roxas se ne accorgesse, e la guardò: si vedeva una ragazza bionda, gli
occhi azzurri come il cielo, in mezzo a tanti ragazzi e
ragazze.
“ma questa è Naminè dell’altra
sezione alla gita scolastica!” esclamò Zexion, attirando l’attenzione di Roxas,
che si fiondò su di lui per togliergli di mano la foto
“da qua! Fatti gli affari tuoi
Zeku!!”
“ah, allora ti piace Naminè eh? E
non mi dici niente?”
“non ti impicciare! Dammi la foto!
Ci ho messo una vita a fargliela!”
“wow” fece Zexion, porgendogli la
foto e osservandolo mentre la coccolava come fosse stato il suo più grande
tesoro “devi esserne proprio cotto…”
Roxas arrossì.
Zexion sorrise nel vedere il
rossore sulle gote dell’amico “le hai mai chiesto di
uscire?”
“ma sei matto!!” Roxas per poco non
buttò giù tutte le coperte del letto, scosso dalla domanda “non vorrà mai uscire
con me! Non hai visto che seguito di ragazzi che ha? Non si filerà mai uno come
me!”
“non puoi saperlo…” Zexion guardava
fisso a terra, poi spostò lo sguardo su Roxas “… se non ci provi!”
“ma dai… suo padre è ricco
sfondato, ti pare che mi farà mai uscire con sua figlia?”
“tu preoccupati di Naminè. Non di
suo padre! Avanti, domani proviamo a parlarci!”
“proviamo?”
“si, io ti accompagno! Mi metto da
una parte con il mio libro, nessuno penserà che ti sto accompagnando come una
mammina!”
Lì per lì Roxas rimase stupito; chi
l’avrebbe detto. In tutto il tempo che lo conosceva non gli era mai sembrato che
a Zexion importasse molto di lui, anzi sembrava piuttosto che la sua presenza,
per lui, fosse indifferente. Si rallegrò della sua scoperta, poi però
sbuffò
“se non dobbiamo assistere Demyx in
ospedale per la sua trovata…”
“qualcuno mi ha nominato?” Roxas
sobbalzò alle parole di Demyx, che aveva appena scavalcato la finestra, mentre
Zexion era già sprofondato di nuovo nel suo libro, ed metteva qualche sommesso
risolino.
“avete finito?” fece Roxas,
riprendendosi dal colpo di pochi secondi prima
“si! E devi vedere che spettacolo!”
mentre parlava, Demyx ricevette una spinta da parte di
Riku
“e muoviti! Non sei l’unico qui
fuori, sto morendo di freddo!”
“scusa! Un attimo!”
Quando tutti furono rientrati
l’unico argomento di conversazione sembrava essere l’indomani, le facce dei loro
compagni, la reazione di Axel…
Poi finalmente Sora spense la luce,
ed il sonno colpì tutti e cinque.
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