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Autore: Smiry90    16/12/2008    1 recensioni
Camminava per i corridoi e la gente si scansava per farlo passare, entrava nella mensa e subito era libero di scegliere a quale tavolo sedersi, alzava un dito e tutti erano pronti ad eseguire ogni suo ordine. Perché? Per paura. Per rispetto. Per semplice imitazione di chi diceva che con lui non si scherzava. Eppure… quanti amici aveva avuto? Seguaci, tanti. Ma amici? Uno, forse. Quanti amori? Molti… ma quanti di essi erano veri? Eccoci con una nuova yaoi! Sta volta AxelXDemyx!!
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta c'è per tutti

La prima volta c'è per tutti

 

Spero stiate continuando a leggere... giuro che tra poco inizia a diventare più interessante! Continuate!

 

 

“allora, hai capito tutto Roxas?”

“sono otto volte che me lo ripeti Sora, certo che ho capito! Mica sono stupido!”

“ma su questo non ci metterei la mano sul fuoco…”

“ma vaffa! Vuoi forse che dica alla mamma dove andate sta sera??”

“non lo farai…” ironizzò Riku, appoggiato alla finestra, con una gamba che ne penzolava fuori. Zexion era seduto sul letto di Sora, e tanto per cambiare leggeva, e Demyx era forse mezzora che era chiuso in bagno.

Finalmente ne uscì, con fare teatrale, e si presentò ai suoi compagni completamente vestito di nero, con tanto di cappellino da poco di buono. Inutile dire che i presenti lo guardarono esterrefatti.

“allora, che ne dite? Perfetto no? Mimetismo assicurato!” rise il biondino

“tu sei pazzo! Io non ci vengo in giro vestito così! Diglielo anche te, Sora!” ma quando Riku si voltò verso l’amico lo trovò che già si stava infilando i pantaloni neri “ci rinuncio…”

“allora Roxy mi raccomando se…”

“se bussa la mamma o chiunque altro” fece Roxas con gli occhi al cielo in segno di rassegnazione, interrompendo Demyx “gli dico che deve andarsene e lasciarci in pace, perché i nostri discorsi non la riguardano, tengo la musica accesa e cerco di imitare la voce di Sora e le vostre… si ma perché devo fare tutto io?!”

“ma come tutto te? C’è Zeku con te!” rise Riku, ammiccando verso Zexion, che nemmeno lo calcolò

“si, se forse tornasse dal suo mondo dei sogni… Zexion, ci sei??” Roxas gli sventolò davanti una mano; lui non distolse gli occhi dal libro, ma rispose imitando la voce di Riku

“ si sono qui…”

Riku sbarrò gli occhi “da quando tu sai imitare la mia voce?”

“più o meno da sempre…” Zexion fece spallucce, senza trovarci niente di speciale, e si tuffò di nuovo nella sua lettura. Roxas sbuffò

“uff.. che bella serata che mi aspetta…!!”

“dai su Roxy non fare così! Saprò come ricompensarti dai! Ti compro un gelato, ti va?” Demyx gli fece l’occhiolino, scatenando solo la sua ira

“ti ho detto di non trattarmi come un bambino!! E poi è fine novembre idiota!”

Mentre lui ancora sbraitava, ridendo, Demyx Riku e Sora scavalcarono la finestra e scesero arrampicandosi sull’albero sotto di essa.

“ed ora…” disse Demyx con un sorriso inquietante “si dia inizio all’operazione Axales!!”

Dall’albero si staccò una foglia, portata via dal vento freddo di novembre, che sembrava preannunciare neve.

 

Dalla finestra aperta della camera di Axel l’aria gelida entrava a ondate, ma lui sembrava nemmeno sentirsele passare sulla pelle, steso e mezzo addormentato come era sul letto; si scosse solo quando una foglia cadde sulla sua bocca, portata dal vento, e si decise ad andare a chiudere la finestra.

Si alzò dal letto, e quando fu in piedi davanti alla finestra fece per chiuderla, ma si fermò nel vedere Larxene seduta sul muretto del suo cancello, che lo guardava ridendo.

“da quanto è che sei lì?” gli fece lui urlando quasi

“sono arrivata adesso”

“Sali dai”

“sei solo?”

“come se non lo sapessi” sbuffò Axel, chiudendosi dietro la finestra, mentre si avviava alla porta per andare ad aprire a Larxene.

Quando le aprì, la trovò appoggiata allo stipite in posizione provocante

“potevo anche arrampicarmi” fece lei, sorridendo

“se ci tieni tanto puoi farlo, non ho problemi a richiudere” Axel non sorrise, continuando a tenere saldamente la porta

“no, no, mi va bene così” lei lo superò, passandogli una mano sotto il mento, e buttandosi poi a sedere sul divano “dai vieni qui” gli fece, battendo la mano sul posto accanto a lei. Axel chiuse la porta e si gettò sfinito sul divano, poggiando la testa sulle gambe della ragazza, che prese a carezzargli i capelli

“che schifo, sono pieni di gel!”

“lo sai da una vita che metto il gel nei capelli stupida”

“siamo nervosi sta sera?”

Axel non rispose, fissando un punto indeterminato nel vuoto “io sono sempre nervoso” disse poi

“qualcosa non va?”

“come se non lo sapessi Larxene… la mia vita fa schifo, lo sai benissimo no? Qui c’è sempre ogni cosa che non va” fece una lunga pausa, stropicciandosi gli occhi con la mano destra “e poi quel ragazzino sta mattina mi ha reso nervoso”

“ma chi quel biondino? Avanti, è solo un mingherlino che cercava di farsi grande con gli amici… domani gli diamo una lezione e vedrai che non ci proverà più!”

“non è per quello”

“e allora per cos’è?”

“non lo so…” Axel allungò la mano fin dietro la testa di Larxene e la spinse leggermente a chinarsi su di lui; la baciò come fosse stata una routine, riversando in lei tutta la tensione che accumulava durante il giorno. Sembrava che lei avesse il potere di calmarlo, che i suoi baci umidi, la sua lingua sinuosa, avessero il potere di fargli dimenticare ogni sua preoccupazione. Eppure Larxene non era la sua ragazza; e non aveva mai avuto la pretesa di esserlo. Diceva di non essere innamorata di lui, di volergli bene si, ma non di amarlo. Le andava bene così, le piaceva saltuariamente scappare da casa sua da una finestra per intrufolarsi in camera di Axel, o aspettarlo nella notte per farci sesso con l’adrenalina di essere scoperta dai suoi genitori.

Larxene spostò la sua mano dai capelli al petto di Axel, coperto solo da una maglietta a maniche corte che evidenziava il suo dorso scolpito, ed iniziò a scendere lentamente, con tocco lieve.

Gli accarezzò delicata il cavallo dei pantaloni, poi vi posò sopra la mano energicamente, sentendo Axel scattare per il gesto improvviso.

“lo sai che qui è scomodo” ironizzò lui, staccandosi da lei.

“ti conosco troppo bene. So che riusciresti a farlo anche in uno sgabuzzino…” fece lei maliziosa, mordendogli il lobo dell’orecchio; Axel si lasciò scappare un risolino, mentre sollevando Larxene, con le braccia energiche, la faceva accomodare sopra di lui. La guardò un istante: jeans stretti e un giacchetto di pelle nera allacciato per metà che lasciava intravedere un maglioncino rosso attillato, con tre bottoni slacciati

“te l’ha comprato la mammina questo?” rise Axel, giocando con uno dei bottoni ancora allacciati

“spiritoso… fosse per mia madre mi manderebbe in giro vestita come una bambolina di porcellana… è questo che vorrebbe che io fossi… Almeno dovrebbe solo spolverarmi di tanto in tanto, dato che non ha tempo neanche di incazzarsi per le cazzate che faccio. Alle volte vorrei che entrasse in camera mentre lo stiamo facendo”

“e così io sarei una cazzata, eh?!”

Larxene si chinò sulle sue labbra “si… ma per lo meno sei divertente” e gli leccò il labbro inferiore con fare malizioso; Axel la afferrò saldamente per i glutei e la baciò di nuovo, spingendosela addosso con forza. Larxene si alzò a sedere su di lui, ridendo “ei calmo” poi si passò una mano sui jeans, tirando giù la zip in modo provocante “ se non mi tolgo questi non ce la fai ad entrarmi dentro, sai?”

Axel sorrise malizioso, alzandosi quello che bastò che raggiungerle di nuovo le labbra, e le prese le mani portandogliele dietro la sua schiena; e mentre Larxene si divertiva ad accarezzare la schiena di Axel, insinuandosi nella sua maglietta, lui prese a slacciargli il cappotto, poi il maglione, e gli palpò un seno spostandole il reggiseno agilmente.

Ad un tratto il campanello suonò. Larxene si staccò da lui, sbuffando annoiata, e si tolse da sopra ad Axel riallacciandosi i pantaloni, mentre lui andava ad aprire la porta

“che cazzo vuoi Marluxia??”

“come facevi a sapere che ero io?”

“chi diavolo vuoi che venga a casa mia a quest’ora? Lo sai che mia madre rientra la mattina e Larxene è già qui, quindi o tu o Luxord! Ma visto che te hai un talento naturale per interrompere nei momenti sbagliati…”

“oh lo stavate facendo! Scusami, dai finisci pure!”

“ma fottiti! Muoviti entra!” Axel lo tirò letteralmente dentro per la maglietta, facendo cenno di entrare anche a Luxord, che era in macchina.

“scusa Larxy, non volevo interrompervi!” fece Marluxia, dando delle piccole gomitate a Larxene “se lo sapesse la tua mammina!”

“magari si ricorderebbe che ha una figlia…” Larxene stava riabbottonando il maglione, e nemmeno alzò lo sguardo verso Marluxia.

“si può sapere che volete a quest’ora?” Axel si accese una sigaretta, rovistando in un cassetto per trovare un accendino

“abbiamo un affare” iniziò Luxord “un tipo vuole vederti, Axel”

“di che si tratta?”

“solita roba… droga… vuole che gliela consegniamo a dei tizi, credo si caghi sotto all’idea di incontrarli. Pensa, è uno di quasi 60 anni, mi sa che è la prima volta che si trova in mezzo a questo giro! Questo lo spenniamo come ci pare!”

Axel rise, e senza pensare oltre prese una giacca e fece cenno agli altri di uscire “andiamo”

“ma sei scemo! Non vorrai mica uscire così! Si muore fuori!” lo riprese Larxene

“adesso sei diventata mia madre?”

“fa come ti pare! Ma se ti prendi qualcosa scordatelo di avvicinarti a me!”

Una risata generale accompagnò il gruppo fuori casa, ed il rombo dell’auto pose fine ai pochi rumori che riempivano l’aria di quel quartiere.

 

“ma guarda che opera d’arte che sta venendo! Domani gli prende un colpo a quel bastardo!” Demyx se la rideva mentre passava colpi sicuri di bomboletta sul muro; Sora se ne stava seduto appoggiato al medesimo muro, contemplando il cielo stellato e Riku tentava di dare una mano a Demyx, per finire il più presto possibile quella follia.

Ad un tratto Sora, parlando con la voce di chi è impastato di sonno, chiese a Demyx

“perché è una cosa che devi fare?”

“eh?” fece il biondino di risposta

“già!” sobbalzò Riku, ricordando di volergli fare la stessa domanda “oggi hai detto che questa è una cosa che devi fare… Perché?”

“ah.. eh eh” la risatina di Demyx divenne più fioca, come avesse timore a parlare “diciamo che voglio dare una svegliata ad Axel”

“cioè? Più sveglio di così quello!” rise Sora, battendo la testa sul muro “aia!!”

“non ne sono sicuro, ma credo di dover risvegliare in lui dei ricordi…”

“ma che stai dicendo Demy?” Riku lo fissava con occhi confusi, vedendolo con un’espressione che non era da lui “che ricordi?”

“be ecco… tu lo sai che io sono stato adottato, vero?”

“si, certo che lo so…”

“be, quando ero in orfanotrofio conobbi un ragazzino di nome Axel… era più grande di me, e se andò prima dall’orfanotrofio e da allora non l’ho più visto”

“e tu credi che il nostro Axel, il bulletto più terribile di questa città sia quel ragazzino??”

“be in effetti quello era molto diverso da Axel… però voglio provarci!” e spalancò un sorriso idiotissimo

“e tu mi sta dicendo che stiamo disegnando Axel con un vestitino rosa sul muro della scuola e rischiamo non solo di essere denunciati, ma anche di essere trascinati per tutta la città attaccati sulla sua moto, solo perché  tu credi che quello sia un ragazzino che hai conosciuto all’orfanotrofio e che in realtà potrebbe non essere??!”

“esatto Riku!” sorrise Demyx ancora più idiotamente.

Sora rise, forse per non mettersi a piangere dopo quella rivelazione, e maledisse se stesso per aver porto quella domanda.

Demyx scese dalla scala su cui si era arrampicato e contemplò il suo dipinto finito “voilà! Un’opera d’arte!”

“questo è il nostro biglietto diretto per l’inferno…” fece Riku rassegnato, mentre Sora contemplava insieme a Demyx il murales.

“però devi ammettere che è bello!” sentenziò alla fine Sora, dando una pacca sulla spalla di un Riku sconfitto.

“avanti ora torniamo a casa! Prima che qualcuno ci veda!” per la prima volta d’accordo con le parole di Demyx, Riku prese la scala sotto braccio e la ripose nella zona lavori lì vicino, da cui l’avevano presa in prestito; poi i tre si avviarono verso casa, ridendo come matti.

 

“uff”

Roxas se ne stava seduto a terra, il viso incrociato nelle mani, e sbuffava annoiato, mentre Zexion era ancora nel suo cantuccio sul letto di Sora. Ad un tratto il ragazzo dai capelli blu scorse sul comodino un qualcosa che sbucava dal cassettino mezzo aperto, qualcosa che rassomigliava vagamente ad una foto, così si sporse e la sfilò dal cassetto, senza che Roxas se ne accorgesse, e la guardò: si vedeva una ragazza bionda, gli occhi azzurri come il cielo, in mezzo a tanti ragazzi e ragazze.

“ma questa è Naminè dell’altra sezione alla gita scolastica!” esclamò Zexion, attirando l’attenzione di Roxas, che si fiondò su di lui per togliergli di mano la foto

“da qua! Fatti gli affari tuoi Zeku!!”

“ah, allora ti piace Naminè eh? E non mi dici niente?”

“non ti impicciare! Dammi la foto! Ci ho messo una vita a fargliela!”

“wow” fece Zexion, porgendogli la foto e osservandolo mentre la coccolava come fosse stato il suo più grande tesoro “devi esserne proprio cotto…”

Roxas arrossì.

Zexion sorrise nel vedere il rossore sulle gote dell’amico “le hai mai chiesto di uscire?”

“ma sei matto!!” Roxas per poco non buttò giù tutte le coperte del letto, scosso dalla domanda “non vorrà mai uscire con me! Non hai visto che seguito di ragazzi che ha? Non si filerà mai uno come me!”

“non puoi saperlo…” Zexion guardava fisso a terra, poi spostò lo sguardo su Roxas “… se non ci provi!”

“ma dai… suo padre è ricco sfondato, ti pare che mi farà mai uscire con sua figlia?”

“tu preoccupati di Naminè. Non di suo padre! Avanti, domani proviamo a parlarci!”

“proviamo?”

“si, io ti accompagno! Mi metto da una parte con il mio libro, nessuno penserà che ti sto accompagnando come una mammina!”

Lì per lì Roxas rimase stupito; chi l’avrebbe detto. In tutto il tempo che lo conosceva non gli era mai sembrato che a Zexion importasse molto di lui, anzi sembrava piuttosto che la sua presenza, per lui, fosse indifferente. Si rallegrò della sua scoperta, poi però sbuffò

“se non dobbiamo assistere Demyx in ospedale per la sua trovata…”

“qualcuno mi ha nominato?” Roxas sobbalzò alle parole di Demyx, che aveva appena scavalcato la finestra, mentre Zexion era già sprofondato di nuovo nel suo libro, ed metteva qualche sommesso risolino.

“avete finito?” fece Roxas, riprendendosi dal colpo di pochi secondi prima

“si! E devi vedere che spettacolo!” mentre parlava, Demyx ricevette una spinta da parte di Riku

“e muoviti! Non sei l’unico qui fuori, sto morendo di freddo!”

“scusa! Un attimo!”

Quando tutti furono rientrati l’unico argomento di conversazione sembrava essere l’indomani, le facce dei loro compagni, la reazione di Axel…

Poi finalmente Sora spense la luce, ed il sonno colpì tutti e cinque.

 

 

 

 

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