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Autore: Smiry90    17/12/2008    1 recensioni
Camminava per i corridoi e la gente si scansava per farlo passare, entrava nella mensa e subito era libero di scegliere a quale tavolo sedersi, alzava un dito e tutti erano pronti ad eseguire ogni suo ordine. Perché? Per paura. Per rispetto. Per semplice imitazione di chi diceva che con lui non si scherzava. Eppure… quanti amici aveva avuto? Seguaci, tanti. Ma amici? Uno, forse. Quanti amori? Molti… ma quanti di essi erano veri? Eccoci con una nuova yaoi! Sta volta AxelXDemyx!!
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta c'è per tutti

La prima volta c'è per tutti

E per la vostra gioia (o sfortuna, questo è relativo!) il quarto capitolo tutto per voi!!

 

Erano ormai due ore che si sentivano urli dal piano inferiore; e se non fosse che ci era abituato, forse Demyx sarebbe corso a chiamare la polizia. Spingeva il cuscino nelle orecchie, sperando di ovattare quelle urla il più possibile: era già così difficile pensare che quelli erano i suoi genitori adottivi, e sentirli litigare a quel modo non gli rendeva la vita facile. Erano ormai mesi che andavano avanti così, litigi su litigi, anche ora che erano in fase di separazione; Demyx rientrava a casa e sentiva le loro urla, i loro insulti, e ogni volta non sapeva mai da che parte stare… Sua madre? Suo padre? Infondo nessuno dei due era realmente un suo genitore. Anzi… suo padre sembrava ignorarlo: rientrava e non lo guardava, scendeva in salotto e lui restava incollato alla televisione; non ricordava di aver mai passato del tempo con lui, non ricordava che lui gli avesse mai insegnato ad andare in bicicletta o a tirare un pallone in porta.

Ma infondo lo sapeva.

Sapeva che suo padre non aveva mai avuto intenzione di adottarlo; lo aveva fatto per sua moglie, che non poteva avere bambini e sembrava essere caduta in una qualche depressione. Quando quella donna lo aveva visto, così dolce, dai capelli d’oro, lo aveva voluto assolutamente, come fosse stato un peluche; e così si era sentito per tutti quegli anni: un peluche. Coccolato da sua madre finchè era piccolo e grazioso e poi lasciato ad impolverare in angolo remoto della sua memoria.

Demyx morse il lenzuolo, cercando di trattenere le lacrime che volevano scendergli, desideroso di urlare per sfogare tutto quello che reprimeva durante il giorno, mentre sorrideva a tutti.

Ad un trattò sentì un vaso infrangersi. Si stavano tirando di nuovo la mobilia. L’ultima volta che Demyx aveva tentato di fermarli aveva ricevuto un ceffone talmente forte da suo padre che il labbro gli aveva sanguinato per ore; quella volta dovette inventarsi di essere scivolato nella doccia, buttandola come una barzelletta. Si alzò stanco dal letto, si infilò una giacca, la prima che trovò, ed uscì dalla finestra, come faceva sempre ormai.

 

Sembrava voler nevicare; le previsioni avevano detto così. Forse avrebbero passato un natale con la neve.

Non che a Riku dispiacesse, certo era, però, che quel freddo non era piacevole. Non ostante tutto, se ne stava fuori, nel giardino di casa sua, seduto fuori della porta, a giocare con un bastoncino.

Ricordava che da bambino amava la neve; ma non poteva mai giocarci con nessuno. Sora si ammalava facilmente da piccolo, e sua madre non voleva che andasse a bagnarsi tutto con la neve, e Roxas odiava sentirsi tutto umidiccio per giocare con dell’acqua congelata; Zexion ogni tanto capitava a giocare con lui, ma spesso era fuori con i suoi genitori per le feste natalizie.

Poi un giorno arrivò lui: Demyx! Riku stava come al solito nel giardino di casa sua, a rotolare una palla di neve per costruire un pupazzo, sbuffando per la solitudine; quando la vocina fresca di Demyx lo raggiunse: il bambino, forse sugli otto anni come lui, era fermo davanti al cancello, una busta della spesa in mano, che lo osservava stupito e gli faceva i complimenti per il pupazzo di neve. Riku non ci pensò due volte ad invitarlo ad entrare, ed insieme giocarono tutto il giorno! Solo dopo Riku scoprì che Demyx si era trasferito lì da poco e ancora non conosceva nessuno, così lo fece entrare nel suo gruppo; Demyx andava ogni giorno a giocare con lui, ogni momento libero, e i due in breve divennero inseparabili.

Era ancora assorto in quei ricordi, quando un sassolino gli arrivò in testa

“Demyx finiscitela!” esclamò Riku, rendendosi conto poi che non si trattava di Demyx: era Zexion.

“non mi sembra di somigliarli molto…” fece il ragazzo, alzando le spalle

“oh scusa Zeku…”

“lo vedi che ci pensi sempre?”

“a cosa?”
“a Demyx! Ma perché non ci fai pace? Infondo avete discusso per una cavolata”

“lui deve sempre fare così! È da quando abbiamo cominciato il liceo che ce l’ha con Axel, ma prima sembrava essere solo divertito dal suo comportamento… Poi è diventato come ossessionato! Axel di qua, Axel di là! Se si vuole far ammazzare faccia pure, ma non può pretendere che stia qui a guardarlo morire!”

Zexion si sedette accanto a lui, guardando il cielo ricolmo di stelle “sei geloso?” fece poi, senza mutare di poco la sua espressione vaga

“eh?!” Riku sobbalzò “ma che dici? Come geloso!? Ma no, che diavolo hai pensato??”

“io non ho pensato proprio nulla…” Zexion spostò lo sguardo su di lui, mentre Riku arrossiva leggermente “avrei dovuto?”

Riku non rispose, scuotendo leggermente la testa “non credo…” disse poi

“non credi?” Zexion incorniciò il viso con le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia “perché credi? Non ne sei sicuro?”

“smettila Zexion! Io sono solo preoccupato!” Riku abbassò lo sguardo, fissando il bastoncino che aveva in mano “non vorrei vederlo ridotto male da Axel…”

Calò il silenzio per qualche minuto; Zexion lo fissava, poi rise “e allora diglielo!”

“ma se non mi sta a sentire…”

“certo, lo hai aggredito oggi! Provaci con calma, come lo stai dicendo a me! Sono sicuro che anche Demyx ha bisogno di sentirsi dire queste cose”

“hai ragione! Vado a dirglielo subito!”

“fallo domani”

“e perché?”

“lascialo calmare un po’… domattina sarete tutti e due più riposati e parlerete meglio!”

Riku annuì, alzandosi in piedi; fece cenno a Zexion di entrare “ti offro una cioccolata calda, ti va?”

Zexion sorrise all’idea, e si tirò su entrando in casa.

 

Le luci illuminavano le strade a giorno, con i loro danzanti intervalli colorati. A Demyx erano sempre piaciute le luci natalizie, ma in quel momento non riusciva a sorridere guardandole…

Camminava triste, sentendosi un vuoto dentro; ricordava che quando era in orfanotrofio, se si sentiva triste andava a rintanarsi nell’angoletto tra il letto e il muro, e rimaneva con la testa sprofondata nelle ginocchia. Una volta, poi, un ragazzino dai capelli rossicci era sgusciato sotto il letto e gli aveva fatto prendere un colpo; da allora quel ragazzino andava sempre a stanarlo, quando si rifugiava triste nel suo angoletto, e da quello che ricordava, furono sempre meno le volte che sentì il bisogno di andarsi a nascondere lì.

Si scosse, accorgendosi di aver portato le mani alle labbra fredde, ripensando a quello che aveva fatto la mattina nel laboratorio… Ancora si chiedeva per quale strano motivo avesse baciato Axel…

Poi si ricordò.

Quel giorno con la pioggia, squallido, grigio, quando quel tizio era venuto a portarsi via il suo migliore ed unico amico, quando si era rintanato nel suo cantuccio sperando di vederlo sgusciare sotto il letto come faceva sempre, e vi era rimasto tutto il giorno invece, solo, a piangere. Ricordò il buffetto che gli aveva dato lui sulla guancia, dicendogli di non piangere perché si sarebbero rivisti; e poi… ricordò quel bacio. Infantile, casto, un semplice “grazie” che aveva voluto stampargli per sempre sulle labbra prima che se ne fosse andato.

Era Axel? Di questo non poteva esserne sicuro. Quello di cui era sicuro era che lo aveva baciato istintivamente, sperando che anche in lui scattasse il ricordo di quel giorno lontano.

Ma quello che lo scosse di più fu altro: la strana sensazione che aveva provato nel sentire il suo fiato caldo sulle labbra. E lì gli tornarono in mente le parole di Riku “ma perché per te è tanto importante Demyx??”

Era sicuro che all’inizio provasse solo il gran desiderio di farlo scendere dal suo piedistallo, poi si era insinuata in lui l’idea che Axel potesse essere il ragazzino che aveva conosciuto all’orfanotrofio, ma ora? Ora sentiva il chiaro desiderio di vederlo. Pensava forse che lui lo avrebbe potuto aiutare come in passato, pensava che gli avrebbe fatto tornare il sorriso, un vero sorriso, non quella sua solita maschera che indossava prima di uscire di casa. Pensava tutto e niente. Pensava solo che voleva andare da lui.

Confuso e stordito dall’intricata matassa di emozioni dentro di lui, continuò a camminare con una meta precisa: sapeva dove abitava Axel, una volta con Sora lo avevano seguito per addobbargli la moto; poi quando avevano scoperto che Axel rimetteva la moto nel garage se ne erano andati sconfitti, terrorizzati all’idea di entrare in quel giardino.

Ed ora era lì, davanti al cancello, che aspettava che tornasse, dato che ogni luce era spenta.

Si appoggiò al muretto, stringendosi nel cappotto, e attese; tanto nessuno a casa si sarebbe accorto che mancava, di questo ne era sicuro.

 

“stai fumando come una ciminiera, sta sera” e tanto per non dare ragione a Larxene, Axel si accese una nuova sigaretta, aspirando pesantemente il fumo; lo sputò con un rumoroso soffio, assorto in mille pensieri.

Erano seduti in un vicoletto, avevano appena finito di parlare con quel tizio, che erano sicuri essere proprio quello coinvolto nel giro: Axel lo aveva capito subito, era uno che non aveva mai praticato giri di droga e probabilmente era un altro straricco entrato in quei giri per salvare la sua economia e quella della sua famiglia, uno di quelli che pronunciava la parola droga sotto voce, quasi per timore che qualcuno potesse sentirlo. L’accordo era fatto: avrebbero portato loro la droga ai committenti nel luogo stabilito e tutto si sarebbe risolto; loro avrebbero riscosso i loro bei 100.000 munny e il bel signorotto avrebbe salvato la faccia.

Sembrava tutto perfetto. Eppure Axel non era calmo come al solito; e non se ne era accorta solo Larxene, ma anche Marluxia e Luxord

“si può sapere che hai?” Marluxia gli girava attorno come una mosca curiosa “ non hai spiccicato una parola!”

“Marly ha ragione!” Larxene gli mise una mano sulla fronte “non è che hai la febbre, eh?” 

“no, sto bene…” fece Axel svogliatamente, poggiando la testa al muro. Aveva solo voglia di tornarsene a casa e dormire… e dimenticare… Pensava che dopo una bella dormita anche i ricordi di quel giorno sarebbero andati a fare compagnia a tutti gli altri nella sua memoria, in quell’angolo recondito che non rispolverava mai. Da quando era arrivato nella sua nuova casa faceva così: dimenticava. Alla fine, per lui, mettere da parte tutto era diventato così naturale che lo faceva automaticamente.

Sputò quello che gli era rimasto del fumo, e gettò a terra il mozzicone, mettendo in moto.

“te ne vai?” fece Larxene, fissandolo

“si”

“e chi mi riporta a casa?”

Axel sbuffò “allora ti lascio la moto… me la faccio a piedi. Domattina vedi di passarmi a prendere, ok?” e le sfiorò le labbra con le proprie, lasciandola perplessa. Axel non si era mai comportato a quel modo, ed era evidente che c’era qualcosa che non andasse; ma per quella sera decise di lasciar correre, tanto lui non le avrebbe mai detto cosa lo affliggesse.

Mentre camminava verso casa, il rosso ripensava alla mattina, e a quello strano incontro con quel ragazzino, che lui aveva giudicato tanto stupido e che ora si ritrovava a pensare ogni minuto; avrebbe voluto forse provare ad andare ad esplorare quella parte della memoria in cui erano chiusi i loro ricordi, ma era così tanto il tempo che non rispolverava ricordi, che aveva quasi dimenticato come si facesse…

Si strinse le spalle, cacciandosi in bocca una nuova sigaretta, l’ultima del pacchetto, quando, alzando lo sguardo, vide quello che non si sarebbe mai aspettato di vedere: Demyx era seduto davanti al cancello di casa sua! Tremava dal freddo, la testa sprofondata nelle ginocchia, ed involontariamente la sua mente si tuffò in un ricordo da sola: aveva già vissuto quella scena, aveva già visto quel ragazzino in quel modo.

Si avvicinò a lui con fare disinteressato, e quando aprì il cancello cigolante Demyx si scosse, alzando gli occhi verso di lui

“be… vuoi fissarmi tutta la notte o entri?” fece Axel, mostrandosi spazientito. Demyx non rispose, ma si alzò e lo seguì in casa, senza dire una parola.

“si può sapere…” disse Axel una volta entrati in casa “che diavolo ci fai qui?”

“non lo so… in realtà non lo so” Demyx guardava a terra, gli occhi spenti, misti di sonno e malinconia

“dov’è finito quel tuo sorrisino eh?” rise Axel, ma vedendo che la sua espressione non mutava tornò serio, quasi rivedendo se stesso in quell’espressione “casini in famiglia?”

“e tu come lo sai?” Demyx alzò gli occhi stupiti verso di lui; Axel abbozzò un sorrisetto

“perché anche io avevo sempre quell’espressione prima… e credimi, la mia famiglia è un vero casino”

“mai come la mia…” Demyx abbassò di nuovo gli occhi, fermandosi a fissare il tappeto

“ah davvero eh? Mpf” Axel si gettò a sedere sul divano “ mi chiedo se anche tuo padre sia in galera per spaccio, pedofilia e chi più ne ha più ne metta e tua madre vada ogni notte con uno diverso”

Demyx si scosse. Tornò a fissare un Axel che aveva detto tutte quelle cose come fossero le più naturali del mondo, senza lasciar trapelare la minima emozione, pensando di essersi messo al centro di ogni problema senza pensare che c’era chi ne avesse più di lui

“mi dispiace…” disse rammaricato

“e di che? Non mi pare che sia tu a costringere mia madre a darla via no? Di che ti deve dispiacere?”

Calò il silenzio. Demyx non sapeva più cosa dire, non sapeva perché si trovasse lì, non sapeva più nulla. Ebbe il desiderio di fuggire, di tornare alla sua vita che sembrava normale in confronto a quella di Axel, quando il rosso parlò di nuovo, fissando il soffitto

“lo sai che ti ho pensato tutto il giorno?” Demyx lo guardò ed incontrò lo sguardo che Axel aveva spostato su di lui “ e la cosa è parecchio irritante”

Demyx deglutì a vuoto, temendo di incassare un pugno ancora più forte di quello ricevuto la mattina, ma allo stesso tempo sentì crescere dentro di lui un certo piacere nel sapere che Axel lo avesse pensato tutto il giorno. Il rosso si alzò dal divano, gli si impose davanti e lo fece indietreggiare finchè non trovò la parete dietro di lui; i loro visi erano così vicini, il respiro di Axel accarezzava leggero le labbra di Demyx, la mano posta vicino al suo orecchio poggiata al muro facevano sentire il biondino in trappola, in bilico tra la paura e l’eccitazione. Era confuso, non capiva se quella situazione gli piacesse o meno, e sentì appena le parole di Axel “perché diavolo mi stai perseguitando? Cosa vuoi da me?”

Cosa voleva da lui? Ora come ora non lo sapeva più nemmeno lui. Sentiva solo il desiderio, sempre più grande, di porre le sue labbra sulle sue; era spaventato a quell’idea che gli ronzava in testa, ma la bramosia di quelle labbra era sempre più forte, lo tirava sempre più verso di lui.

Demyx chiuse gli occhi, cercando di reprimere tutte quelle emozioni che stava provando, non poteva abbassarsi a tanto, lui, il latin lover della scuola! E tanto meno non poteva farsi vedere così da Axel! Prese fiato e assumendo un’espressione strafottente gli fece “te l’ho detto! Voglio che ricordi! Di me!”

Axel sogghignò, fissando gli occhi di quel ragazzino, che tentavano di essere strafottenti e seri, ma che conservavano sempre la loro dolcezza; in breve il ricordo della mattina si insinuò in lui, cogliendolo impreparato. Il rosso passò una mano sul mento di Demyx, alzandosi poco dopo da lui “sei sempre un ragazzino… i tuoi occhi non mentono… tornatene a casa” e detto ciò fece per salire le scale

“come? Ei aspetta un attimo! Adesso non puoi lasciarmi andare così, Axel!”

“ah no? E che dovrei fare tesoro?” ridendo Axel salì le scale, lasciandolo lì a fissarlo. Demyx non aveva alcuna intenzione di andarsene, anche se non sapeva esattamente perché, sapeva solo che non avrebbe lasciato andare Axel! Gli corse dietro sulle scale, ritrovandosi in un piccolo corridoio, senza sapere quale fosse la sua camera; ad un tratto si sentì afferrare per la maglietta, fu trascinato di peso in una camera e sbattuto di nuovo ad una parete… Axel si chinò su di lui e lo baciò, lasciandolo senza fiato! Demyx rimase sorpreso, ma piacevolmente appagato dalla situazione: il bacio di Axel era diverso da quello che gli aveva dato la mattina, era umido, avido, violento; Demyx si abbandonò in quella danza senza fine, che invece finì prima di quanto non sperasse. Quando Axel si staccò da lui, Demyx lo fissò ansimante, mentre il rosso si passava un dito sulle labbra per asciugarle “adesso sei contento? Bada che non avrai altro da me, quindi sparisci!”

“tu credi che io sia venuto qui per… fare quello? Guarda che ti sbagli!”

“e allora perché mi fissavi voglioso prima? E cmq non mi pare che ti sia dispiaciuto tanto”

“hai frainteso, io non sono qui per quello! Mica sono come una di quelle scolarette che ti corrono dietro!”

“davvero..?” Axel tornò ad imporsi su di lui, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra; Demyx fu percorso da una fila di brividi fortissimi, e pregò di avere di nuovo un bacio da Axel. Ma quando il rosso gli fu abbastanza vicino, tanto che le loro labbra potevano quasi toccarsi, quel contatto fu spezzato dalle sue parole “lo vedi… stai ansimando come una puttanella!”

Demyx avrebbe voluto replicare, ma cosa poteva dire? Era vero! Stava ansimando! Senza rendersene conto, poi! La sua testa era un covo di aggrovigliati pensieri, la confusione nella sua mente aumentava ad ogni battito di ciglia! Ma cosa stava facendo? Lui non aveva mai avuto di quelle tendenze! Le ragazze gli morivano dietro, e lui cosa faceva adesso? Si eccitava per un ragazzo!

Axel gli passò una mano sul petto “o forse mi sbaglio?” e si sporse verso di lui, lasciandolo senza scampo. Demyx pensò di essere senza via d’uscita, perfetto l’indomani tutti avrebbero saputo che si era eccitato per Axel e la sua vita sarebbe stata rovinata per sempre. Poi si scosse: sentì distintamente che Axel era eccitato tanto quanto lui! Non poteva sbagliarsi, gli stava spingendo contro! Sorrise maliziosamente e passando un dito sul cavallo dei suoi pantaloni disse in tono provocante “ mi sa che non sono l’unico, eh?”

Axel sobbalzò, sentendo le dita delicate di Demyx sui suoi pantaloni; non era possibile! Eppure si stava eccitando anche lui! Aveva avuto in testa quel ragazzino tutto il giorno, ed ora sembrava desideroso di averlo! Non aveva mai desiderato qualcuno, gli altri avevano sempre fatto la parte di entrambi, ed ora si trovava spiazzato. Che fare? Si staccò da lui, passandosi una mano tra i capelli ingellati.

“non capisco di cosa stai parlando”

“certo, adesso fai l’indifferente! Di la verità, tu mi vuoi!”

“ma lo sai con chi parli, vero? Non farmi ridere!”

Demyx audacemente si avvicinò a lui, cingendogli il collo con le braccia e avvicinandosi alle sue labbra gli fece provocante “allora perché non mi mandi via?”

Forse non era poi tanto un ragazzino, pensò Axel, quando bramosamente lo prese per i fianchi e se lo stese sotto gettandolo sul letto; Demyx gli stringeva i capelli, immerso nel suo nuovo bacio, mentre la mano di Axel si insinuava sicura nella sua maglietta.

Dopo una mezzora circa che si baciavano su quel letto, Axel pose saldamente una mano sull’erezione di Demyx, che si sentì, finalmente, a disagio! Infondo quella era la sua prima volta con un uomo, e non gli sembrava il caso di farlo proprio nella prima sera in cui aveva scoperto di essere attratto da Axel! Si alzò di scatto a sedere e quasi urlò un “ devo andare a casa!”

“mpf… hai paura ragazzino?” Axel si mise a ridere al broncio che Demyx gli mise per la battuta

“tu forse ci sarai anche abituato a farti tutti e tutte, ma io no! Sai com’è, non ho mai pensato all’eventualità di farlo con un uomo!”

“fa come ti pare” Axel non disse altro, gli aprì la porta della camera e lo invitò ad uscire. Demyx scese le scale silenzioso, sentendo la sua presenza dietro di lui, e quando fu davanti alla porta si voltò

“però è stato divertente” fece Demyx, alzandosi per baciarlo di nuovo; Axel lo prese per le spalle, sbattendolo contro lo stipite della porta, tornando a baciarlo avidamente. Poi lo lasciò andare, chiudendosi la porta dietro.

Demyx si riavviò verso casa. Si rallegrò nel constatare che gli era tornato il sorriso.

 

   
 
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