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Autore: bapchin    27/03/2015    1 recensioni
[Nine Muses]
Kyungri ha venticinque anni ed è una ragazza come un'altra, vive una vita come un'altra, o almeno questo è quello che pensa fino a che non inizia a ricevere chiamate strane. Spaventata, chiede l'aiuto di un vecchio amico, purtroppo però lui non sarà in grado di aiutarla a trovare la persona che la sta tormentando.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo per Kyungri fu come se non avesse dormito per niente durante la notte. Era felice di aver rivisto i suoi amici, ma allo stesso tempo non sapeva cosa pensare di quello che le aveva detto Jaehwan, ci aveva perso il sonno. Poteva essersi confuso? E se non si fosse confuso, cosa stava facendo lì Seungho? E se lo avessero costretto? Jaehwan se ne sarebbe accorto sicuramente. Oppure no.
Si preparò per andare al lavoro in fretta, ma non mancò di vestirsi bene come al solito. Aveva deciso di aggiungere tutte le informazioni che aveva appreso il giorno prima al fascicolo sulla scomparsa di Seungho, doveva quindi andare a interrogare i suoi genitori, anche se non voleva né interrogarli, né coinvolgerli.
Quando arrivò in ufficio si mise direttamente sulla scrivania per aggiornare il fascicolo che ormai si portava dappertutto, lo teneva accanto a sé anche mentre dormiva, sempre se ci riusciva. Informò Sera degli sviluppi, se così si possono chiamare, e lei le accordò il permesso di uscire per andare a fare qualche domanda ai signori Park.
Kyungri infilò un taccuino e il fascicolo nella sua borsa, uscendo poi dall'edificio accompagnata da Minha, dovevano essere almeno in due a raccogliere le testimonianze.
Durante il tragitto Minha lesse e studiò gli appunti aggiunti quella mattina dalla più grande, che aveva mandato un messaggio a Jaehwan per avvisarlo che sarebbe arrivata nel quartiere di lì a poco e che, dopo aver parlato con i suoi genitori, lo avrebbe incontrato nello stesso posto del giorno prima.
Dopo poco più di mezz'ora di macchina le due ragazze raggiunsero la loro destinazione; Kyungri sbuffò scendendo dall'auto e guardò la sua vecchia casa. Minha le si avvicinò e le diede un colpo leggero sulla spalla, come per farle forza. La più grande annuì, più a se stessa che a Minha, e suonò il campanello di casa. Qualche secondo dopo, una donna poco oltre la cinquantina aprì la porta. Alla vista di Kyungri, il viso della donna si illuminò e sul suo viso si formò un ampio sorriso.
«Kyungri, tesoro! Ogni tanto ti fai rivedere, eh?» ridacchiò la donna, rivolta alla figlia.
«Già, ma non penso che potrò trattenermi per molto» disse Kyungri, mentre lo sguardo della madre scivolava su Minha, in quel momento sembrò capire la situazione.
«Sei qui per lavoro, quindi?» chiese la signora Park.
«Esatto» rispose Kyungri. Minha in quel momento fece un passo avanti.
«È un piacere conoscerla, signora. Sono Minha Park, un'amica e collega di sua figlia. Mi dispiace doverla conoscere proprio in questa situazione» Minha parlò con il tono più cortese possibile e si chinò in segno di rispetto di fronte alla donna.
«Il piacere è mio -la donna sorrise alla ragazza- perché non venite dentro e mi raccontate cosa succede?»
Le due ragazze annuirono insieme e si lasciarono condurre all'interno della casa dalla signora che le fece accomodare sul comodo divano del salotto e offrì loro del tè caldo, sedendosi poi sulla poltrona vicino al divano.
Kyungri si sfilò il fascicolo dalla borsa e, facendo attenzione a non far cadere nulla, fece vedere la foto di Seungho alla madre, porgendogliela.
«Lo hai mai visto qui in giro?» chiese la ragazza. Sua madre sapeva che lei aveva avito una relazione con un certo “Seungho”, ma non si erano mai visto e la donna non aveva collegato le due cose. Per fortuna?
«Non ne sono sicura» disse la signora Park, dopo aver guardato la foto.
«Un testimone ci ha detto di averlo visto nei pressi di questa casa qualche giorno fa» aggiunse Minha.
«Ma questo non è il ragazzo scomparso che hanno fatto vedere in TV?» chiese poi la madre, dando un'altra occhiata attenta alla foto.
«Sì, è lui. Lo hai mai visto?» chiese di nuovo Kyungri.
«No» rispose la donna.
«Dov'è suo marito, signora?» chiese Minha.
«È al lavoro, ma dovrebbe tornare a minuti, perché non lo aspettate? Kyungri, gli farebbe piacere vederti»
«E va bene» acconsentì la ragazza, appoggiandosi allo schienale del divano e sorseggiando il suo tè.
Passarono una decina di minuti, durante i quali la signora Park cercò di fare la conoscenza di Minha, come una qualsiasi madre vorrebbe conoscere gli amici della figlia. Lei ne sembrava felice, e rispondeva a tutte le domande della madre dell'amica.
Dopo quei minuti, sembrati interminabili a Kyungri, si sentì la porta aprirsi, richiudersi e la voce di un uomo.
«Sono a casa!» queste furono le parole.
«Ecco, è arrivato! -disse la signora Park, rivolta alle ragazze- tesoro, vieni qui, abbiamo ospiti!»
«Se mi avessi avvisato sarei uscito prima dal lavoro! -rispose l'uomo, la cui figura si presentò poi nella stanza- Kyungri!» sul volto dell'uomo si formò un sorriso, simile a quello che aveva la madre della ragazza alla sua vista, e subito andò ad abbracciare la figlia.
«Ciao papà!» disse Kyungri, abbracciando il padre, il cui sguardo scivolò poi su Minha.
«E lei chi è? La tua ragazza?» chiese scherzoso l'uomo, provocando una leggera risata a tutte le presenti.
«No, -rispose la più piccola- sono Minha Park, una collega di sua figlia» l'uomo annuì e lasciò che la figlia tornasse a sedersi.
«Sono qui per farci delle domande sul ragazzo della TV, quello scomparso!» spiegò la donna.
«Esatto, -Kyungri riprese la foto di Seungho e la porse al padre- lo hai mai visto in giro da queste parti? Magari negli ultimi giorni?» l'uomo prese la foto e la osservò per qualche secondo, alzando poi lo sguardo verso la figlia.
«Non ne sono sicuro -l'uomo guardò nuovamente la foto- mi sembra di averlo visto qui in giro»
«Quando?» chiese Kyungri.
«Non lo so, qualche giorno fa»
«Può essere più preciso?» domandò Minha.
«Lasciatemi pensare... -ci fu un attimo di silenzio- oggi è lunedì, giusto? -un'altra pausa- l'ho visto venerdì!» disse l'uomo con sicurezza.
«Sei sicuro, papà?» lo guardò Kyungri, pronta a segnarsi tutto.
«Sicurissimo» annuì nuovamente il signor Park.
La ragazza si segnò tutto e ringraziò il padre per la preziosa informazione. Insieme a Minha si alzò dal divano e tutte e due salutarono i signori Park, uscendo poi di casa, soddisfatte dal successo che avevano ottenuto nella loro ricerca.
«Minha, va bene se ti lascio alla stazione? Io devo andare in un posto» chiese Kyungri.
«Se poi mi dici dove vai e con chi, sì» rispose la più piccola, salendo sull'auto.
«Lo farò» acconsentì Kyungri, ridendo e salendo anche lei in auto, mettendosi al volante.
Accompagnò Minha dove accordato e le lasciò i soldi per il biglietto, era ancora pomeriggio quindi non era preoccupata, e anche se fosse stata notte, Minha sapeva bene come difendersi.
Quando la più piccola scese dall'auto, Kyungri prese il cellulare per inviare un messaggio a Jaehwan.
Jaehwan! Sto arrivando, ci vediamo nello stesso posto di ieri!”
Dopo neanche un paio di minuti il ragazzo rispose con un “Ok”.
Neanche cinque minuti di macchina e Kyungri arrivò alla scuola superiore, parcheggiò e scese dall'auto, dirigendosi subito alla panchina su cui si erano seduti il giorno prima. Jaehwan era già lì.
«Ehi, ti ho fatto aspettare tanto?» chiese Kyungri, salutando il ragazzo con un bacio su una guancia.
«Sono qui da un sacco che ti aspetto -scherzò il ragazzo, ma vedendo la reazione dispiaciuta della ragazza, cercò di rimediare- stavo scherzando, sono appena arrivato
anche io!» Kyungri gli pizzicò un braccio e si mise a ridere, sedendosi sulla panchina.

«Allora, cosa mi dirai oggi?» chiese lei.
«Prima tu -rispose Jaehwan, riprendendo poi- sei stata dai tuoi? Era per quello che ti ho detto ieri? Cosa hanno detto?»
«Mia madre ha detto di non averlo mai visto, se non al telegiornale e mio padre ha detto di averlo visto venerdì» rispose Kyungri.
«Visto? Avevo ragione» ridacchiò Jaehwan.
«Solo per caso» ridacchiò la ragazza, dandogli un altro pizzicotto.
«Convinta tu» il ragazzo si scansò per non farsi pizzicare e ridacchiò.
«Adesso tocca a te, cosa mi devi dire oggi?» chiese Kyungri, curiosa.
«Ah, già. Comunque oggi ti chiedo se un giorno di questi mi concederesti l'onore di uscire insieme a te, se vuoi» il ragazzo parlò lentamente, scandendo bene le parole. Kyungri lo guardò, trattenendo una risata, non voleva ridere di lui, era il modo in cui le era stata fatta la proposta che la faceva ridere. Era davvero così sicuro di sé? Poi si ricordò che era anche questo che le piaceva di lui, la sua sicurezza.
Finalmente Kyungri riuscì a reprimere la sua risata.
«Va bene, ma perché aspettare “un giorno”? Usciamo domani, così mi dirai anche tutte le altre cose che mi devi dire» propose Kyungri, sorridendo al ragazzo.
«Sempre la solita frettolosa, eh? -ridacchiò il ragazzo- va bene, ma non hai da fare con tutto questo caso?»
«Beh, al massimo ti avverto, ma fino a prova contrario io sono libera domani»
«Perfetto, -annuì lui- ora però va' a casa e riposa»
«È tardi?» chiese lei.
«Nah»
«E allora perché dovrei andare a casa?»
«Beh, è semplice: non ho più niente da dire, quindi ti mando a casa per evitare silenzi imbarazzanti» spiegò il ragazzo, con una serietà disarmante.
«Certo che sei scemo -disse Kyungri, scoppiando a ridere e contagiando anche Jaehwan con la sua risata- facciamo che per questa volta te la lascio passare e ti risparmio l'imbarazzo»
I due si alzarono dalla panchina e Jaehwan accompagnò la ragazza fino alla macchina. Raggiunta l'auto, Kyungri prese dalla borsa le chiavi della macchina per aprire lo sportello, non riuscì neanche ad aprirlo del tutto che Jaehwan la intrappolò in un caldo abbraccio. Lei non poté che sorridere e rispondere alla stretta, poggiando le mani sulla schiena del ragazzo.
L'abbraccio durò qualche istante, dopodiché Jaehwan posò un delicato e dolce bacio sulla fronte della ragazza, che sorrise e in risposta gli prese entrambe le mani, lasciandole poi andare quando salì sull'auto. Agitò la mano da dentro l'abitacolo per salutare il ragazzo, per poi partire, lasciandosi Jaehwan e il quartiere alle spalle. Le guance le stavano andando a fuoco, ma era abbastanza sicura che Jaehwan non se ne fosse accorto, ed era meglio così, forse.

   
 
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