La prima volta c'è per tutti
Ed ecco anche il numero sei! Che però non è Zexion, siaben chiaro! (battuta di merda, davvero... me lo dico da sola...)
Ormai il tempo era prossimo alla
neve. Mancava circa una settimana al Natale, le strade erano illuminate, le
vetrine sfavillanti; mentre camminava, Demyx pensò che non avevano organizzato
nulla con i suoi amici. Con tutti i casini che gli stavano succedendo non ne
aveva nemmeno la minima voglia; la realtà era che avrebbe voluto passare quel
Natale con Axel, magari insieme a tutti gli altri. Ma come faceva a dirglielo,
visto che lui nemmeno si degnava di considerarlo, che lo cerava solo per farsi
fare qualche lavoretto e poi lo lasciava andare come una puttana?
Sospirò, osservando il fiato bianco
uscire dalla sua bocca; alzando lo sguardo, poco distante da lui, vide Larxene,
poggiata ad un palo della luce, che lo fissava spazientita. Si avvicinò
rapidamente.
“era ora… ci hai messo una vita”
fece lei, indicando l’orologio che ticchettava su una
vetrina
“scusami… ero assorto nei miei
pensieri e non mi sono accorto che fosse così tardi…”
“vieni, siediti” Larxene gli fece
cenno con la testa, e gli porse un bicchiere con del caffè
caldo
“oh grazie…non dovevi
disturbarti”
“veniamo a noi” tagliò corto lei,
sedendosi accavallando le gambe “ tu e Axel vi
frequentate?”
A Demyx andò di traverso il
caffè
“suppongo di si” si rispose da sola
la bionda, senza mutare la sua espressione “lascialo
perdere!”
A quelle parole, Demyx si sollevò a
guardarla, e prima che potesse dire un “perché?”, lei riprese a
parlare
“io non sono né la sua ragazza né
lo amo… Ma non voglio che tu lo rammollisca! Axel è un tipo strano, che a modo
suo è riuscito però a ridare speranza anche a una come me. Ma questi giorni lo
vedo assente, come se pensasse sempre a tutt’altra cosa, e questo non va bene
per la sua vita! Nel nostro giro, una piccola distrazione può farti rimettere le
penne! Lo capisci questo, vero?”
“è per questo che voglio stargli
accanto… Non voglio che stia ancora in questo giro…”
“ma sentitelo!” Larxene scoppiò a
ridere “ e dimmi principe azzurro, cosa ne sai tu di Axel? Pensi davvero di
poter arrivare da un giorno all’altro e riportarlo nella retta
via?”
“voglio provarci almeno! Insomma,
tutti possono riuscire se vogliono, no?”
“mpf” Larxene sogghignò,
incrociando le dita e poggiandovi sopra il mento “ voglio raccontarti una
storia, ragazzino.”
Demyx la guardò curioso,
consapevole che quella che avrebbe sentito non sarebbe stata una
favoletta
“Anni e anni fa, ero una ragazzina
trattata da mia madre come una bambolina. Vestivo sempre da principessina, avevo
mille cose attorno a me, tutto ciò che desiderassi. Ma, non ostante tutto, io
non ricordo di aver mai ricevuto una carezza, o un abbraccio. Mia madre amava
sfoggiarmi con le sue amiche, mi faceva fare la bambolina, e poi mi lasciava da
sola a casa, con una fila di servi che non facevano altro che correre su e giù
per i corridoi. Mio padre non c’era mai a casa, sempre in giro a lavorare, e
lei, pensava non lo sapessi, si divertiva ad andare a trovare quei signorotti
che conosceva per gli affari di mio padre, a placare la noia di una casa troppo
grande e di una vita vuota, la definiva lei.
Mi sentivo sola, abbandonata da una
famiglia che però vedevo ogni giorno sotto i miei occhi e che si allontanava
sempre di più da me… Sai parecchie volte arrivai all’idea di ammazzarmi… Un paio
ci provai pure… Avevo dieci anni…
Un giorno mi stufai di starmene
chiusa lì, ed uscii di casa, di nascosto. Da perfetta bimba ingenua capitai nel
quartiere più malfamato della città. Non ci volle molto perché qualche tipo
losco mi prendesse di mira. E fu lì che incontrai Axel. Lui mi prese per mano e
mi fece scappare. Mi disse di non tornare mai lì, che era un luogo pericoloso
per me. Gli chiesi che ci facesse lui. Mi disse che spacciava droga, per conto
di suo padre. Che poi non era nemmeno il suo vero padre; era uno schifoso, che
per non sporcarsi le mani si era preso un ragazzino che spacciasse per lui, da
mandare nei quartieri più malfamati, da solo. Era pieno di lividi, aveva anche
il labbro spaccato. Tornai a trovarlo, anche se non voleva dirmi dove abitasse,
andavo ogni giorno in quel quartiere, così fu costretto a portarmi a casa sua.
Un giorno, quando tornai per
l’ennesima volta da lui, mi arrampicai come di solito sull’albero vicino alla
sua finestra, e sentii dei singhiozzi. Mi sporsi e lo vidi. Era vestito in modo
osceno, piegato sul letto, mentre quello schifoso del padre lo fotteva ridendo;
davanti c’era una telecamera… Corsi a chiamare la polizia, senza pensarci due
volte. Capii d’improvviso da dove venissero tutti quei lividi che aveva… Suo
padre fu arrestato.
Ci ritrovammo io e lui, senza saper
cosa fare delle nostre vite. Io gli proposi di venire da me, lo avrei aiutato,
ma Axel rifiutò. Disse che voleva farcela da solo, non voleva pesare a nessuno.
Decisi di stargli accanto.
Un giorno mi propose di mettere su
un gruppo, di diventare i migliori malviventi della città, così che nessuno ci
avrebbe più calpestato. Non ci pensai due volte a dirgli di si. Mi sentivo
apprezzata, parte di una famiglia che non avevo mai realmente avuto. Fu così che
iniziammo, io e lui. Ora capisci?”
Demyx faticò a trattenere le
lacrime, stringendo forte il bicchiere di carta che aveva in mano; gli occhi
erano fissi su Larxene, nella sua testa c’era solo l’immagine di Axel nel giorno
in cui lo avevano strappato da lui per gettarlo tra le fiamme dell’inferno, nel
suo animo solo il desiderio di aiutarlo.
“io voglio aiutarlo…” sussurrò,
strozzando in gola i singhiozzi
“davvero? Allora stagli
lontano!”
“no!” Demyx mutò di scatto la sua
espressione, assumendone una seria e ferma “ no… non posso… L’ho lasciato andare
una volta, e non posso farlo ancora…”
“e cosa vorresti fare,
eh?!”
“tutto il possibile!”
Larxene smise di respirare. Non
poteva credere davvero che quel ragazzino volesse entrare in un mondo come
quello solo per tendere una mano ad Axel; i suoi occhi verdi tremarono, per poi
assumere un’espressione di compassione “Axel non accetterà
mai…”
“perché?”
“lui ha chiuso con il passato,
Demyx” per la prima volta Demyx si sentì chiamare per nome da lei, e sentì un
certo senso di soddisfazione “ non vuole avere più nulla a che fare con i
ricordi… teme di soffrire ancora. Il suo passato lo conosciamo solo io e lui. Me
ne parlò una volta, e quando decidemmo di fondare il gruppo mi disse che non
avremmo mai più dovuto parlarne, che il suo passato era morto, che tutto il
passato lo era. Non ti dirà mai che si ricorda di te”
Demyx sbarrò gli occhioni cerulei
“allora lo sai?!”
“certo che lo so… L’ho capito
subito, da quando hai fatto quella scenata quella mattina… Axel ti aveva notato
da tempo, era sicuro che fossi tu, ma non voleva tornare da
te.”
“ma perché? Io l’ho fatto
soffrire?”
“aveva paura. Paura di farti
entrare in questo giro. Demyx, lui non è più il ragazzino che hai conosciuto
all’orfanotrofio, fattene una ragione! Non accetterà mai il tuo aiuto, non ti
farà mai entrare a far parte della sua vita!”
“io ci voglio provare” le parole di
Demyx non ammettevano deroga. Larxene ne rimase piacevolmente soddisfatta.
Quando sentì le mani fredde del ragazzo sovrapporsi alle sue sobbalzò “grazie
Larxene. Adesso che so, posso davvero fare qualcosa per
lui”
“sai, forse non sei davvero un
ragazzino… mpf, sei davvero testardo…” Larxene scoppiò in una risata argentina,
fresca, e Demyx la vide sotto una luce che non avrebbe mai immaginato; era
dolce, in un qualche modo, una principessa chiusa in un involucro di spine. Il
biondino sorrise, tirandosi in piedi.
“torni a casa?” gli fece Larxene,
sbadigliando
“no” disse lui fissando le foglie
che cadevano leggere dagli alberi “ vado da Axel”.
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