La prima volta c'è per tutti
Vedrete qui che Demyx coraggioso! Il mio piccolo adorabile biondino con il cuore da leone!! Continuo a volere bene a chi legge!
“Axel sono
tornato!”
A rispondergli fu solo il silenzio.
La luce era accesa, ma la casa era totalmente vuota. Axel non c’era. Demyx cercò
ovunque in camera sua, nella cucina, perfino nel garage, dove scoprì l’assenza
della moto.
“dannazione!” il biondo tirò un
calcio al divano “è uscito!”
“avanti calmati” intervenne Zexion
“non hai idea di dove possa essere andato?”
Demyx ci pensò un attimo, fissando
il tappeto. Poi alzò la testa “Larxene! Potrebbe essere da
lei!”
“si, e tu magari sai pure dove
abita!” fece del sarcasmo Sora, beccandosi un’atroce occhiata da parte di
Riku
Mentre tutti sembrava già
sprofondare nel buio più totale, Zexion aveva aperto un cassettino, ne aveva
estratto un agendina color mattone e aveva iniziato a leggere quello che sembrò
a tutti un indirizzo; e non un indirizzo qualunque, quello di
Larxene!
“Zeku!” esclamò Roxas “come facevi
a sapere che l’avresti trovato lì?”
“tutte le mamme che si rispettino
tengono un’agenda con i numeri nel cassetto sotto il telefono! La mia lo fa”
sorrise lui idiotamente, rimettendo l’agenda dove l’aveva
trovata
“bene, allora andiamo!” propose
Sora
“e come? Casa di Larxene non è
dietro l’angolo! E noi siamo a piedi!” sta volta fu Riku a subire le occhiatacce
di Sora
“prendiamo una macchina!” tagliò
corto Demyx, imboccando la porta. Gli altri lo seguirono confusi
“che vuoi dire con prendiamo una
macchina?” ma prima che Roxas potesse avere risposta, Demyx aveva già afferrato
una spranga dal bidone dei rifiuti e aveva sfondato il vetro di un’auto
parcheggiata lì vicino.
“ma che fai??” Riku sobbalzò al
gesto improvviso “sei scemo?”
“la prendiamo in prestito!” rise
Demyx, aprendo il cofano e facendo contatto con i fili per avviare il
motore
“e tu come fai a sapere come far
partire così una macchina?” continuò l’albino, portandosi le mani ai fianchi
come una domestica spazientita
“me lo ha insegnato Axel!” il
biondino si grattò la testa, esultando quando la macchina si accese “bene,
montate!”
“Demy, ma tu sai guidare?” chiese
Sora, guardandolo incerto e timoroso della risposta
“non esattamente! Axel mi ha
spiegato come si fa e una volta ha provato a farmi portare quella di sua madre…
penso di riuscirci..”
“allora facevate anche cose costruttive eh?” Riku si morse la lingua dopo quell’affermazione, ma Demyx sembrò non farci caso, o forse finse di non sentire, e premendo forte sull’acceleratore sfrecciò via, in direzione della casa di Larxene.
Dopo essersi persi sette volte,
aver quasi sradicato un palo e investito due pedoni, i cinque, ormai ladri di
auto, si ritrovarono davanti alla villetta della ragazza, giusto poco prima che
la macchina gli morisse sotto.
“ma che ha adesso?” sbraitò Demyx,
battendo sul volante
“è finita la benzina” gli fece
notare Zexion, indicando l’indicatore del carburante
“va be, intanto siamo arrivati!”
Roxas spalancò la portiera, fiondandosi fuori ed incitando gli altri a
seguirlo.
“dai suona Demy!” lo invitò
Sora
“ma perché devo farlo
io?”
“perché sei tu che la conosci tra
noi! Io non mi ci avvicino a quel cancello…”
Demyx si rassegnò e suonò il
campanello; gli rispose la voce di un domestico. Quando questi gli chiese chi
dovesse annunciare alla signorina, Demyx fece un sorrisetto sconfitto e rispose
“le dica che lo cerca il ragazzino!”
Pochi istanti dopo Larxene era in
giardino, gli occhi confusi e sbalorditi nel vedere Demyx davanti al suo
cancello
“ma che diavolo ci fai qui?” disse
con la sua solita grazia, mentre apriva il cancello si apriva automatico “
quando mi hanno detto che mi cercava un certo ragazzino non volevo crederci! Ma
si può sapere che vuoi?”
“dov’è Axel, Larxene?” chiese Demyx
frettoloso
“Axel? E io che ne so! È da oggi
che non lo sento!” poi vedendo gli occhi seri di Demyx si preoccupò “è successo
qualcosa?”
“si tratta di Naminè!” Roxas non si
trattenne
“Naminè? La figlia di quel
vecchio?”
“Larxene devi aiutarci a trovare
Axel! Dobbiamo salvarla, non possiamo abbandonarla al suo destino!” quello di
Demyx sembrava un ordine più che una richiesta “Axel non era a
casa…”
Demyx le parlò della discussione
che avevano avuto poco prima, e quando ebbe finito Larxene ebbe un piccolo
sussulto
“no, non può essere…” fece lei a
mezza bocca
“cosa Larxene? Sai dove potrebbe
essere?”
Larxene annuì, tremante “è andato
da loro…”
“loro?” fecero all’unisono i
cinque
“Axel ti ha cacciato per poter
andare da quei tipi senza di te Demyx!”
“ne sei sicura?” gli occhi di Demyx
si riempirono di nuovo di lacrime, il cuore iniziò a battergli forte al pensiero
di Axel nelle mani di quei tipi
“devi aver riaperto la ferita nel
suo cuore… è andato ad offrirgli uno scambio: potranno fare di lui quello che
vogliono a patto che lei sia lasciata stare. Accadde un’altra volta… fui così
stupida da lasciarmi prendere da certa gente e Axel fece la stessa identica cosa
per me… cacciò in malo modo perfino Marluxia… quella volta lo ridussero davvero
male, e per fortuna che Marly e Luxord riuscirono ad arrivare con i
rinforzi…”
“Larxene tu sai dove si trova il
loro covo??” Demyx pregò perché lei annuisse, le strinse forte la manica del
maglione sperando di non sentirsi dire di no, e quando lei annuì allargò un
sorriso speranzoso “bene! Dobbiamo andare a riprendere
entrambi!”
“ e come?” chiese Riku preoccupato
“hai un piano?”
“si…” Demyx fissò l’amico deciso,
poi guardò Larxene “possiamo entrare?”
“va bene, tanto i miei non ci sono” e voltandosi fece cenno a tutti con la mano di seguirla in casa.
Mentre fissava il sangue che avanti
a lui si era disposto a schizzi irregolari, Axel respirava con la bocca,
cercando di tamponarsi il rivolo che gli scendeva dal naso e che gli impediva di
respirare bene; Naminè sedeva vicino a lui, gli occhi impauriti e gonfi di
lacrime. Fissava Axel come fosse stato un qualche unico barlume di speranza a
cui attaccarsi, e anche se era tremendamente afflitta nel vederlo soffrire così
per lei, involontariamente sperava che non le avrebbero più messo le mani
addosso.
Fissandolo si rese conto di non
aver mai avuto a che fare con lui: lo conosceva, ma quello era normale, tutti
conoscevano Axel nella scuola; quello che era strano era il fatto che lui fosse
andato lì per salvarla, o cmq per sacrificarsi al posto suo. Strappò un lembo
del vestitino bianco, macchiato da chiazze di sangue, e si avvicinò a lui,
tamponandogli il naso alla meno peggio, dato che aveva le mani
legate.
“che stai facendo?” fece lui,
cercando di sembrare il solito strafottente di sempre
“ti ringrazio moltissimo per quello
che stai facendo per me…” Naminè era incerta sul chiedergli perché lo facesse,
ma non riusciva a rimanere nell’incertezza “perché lo
fai?”
“tu non hai idea del perché sei
qui, vero?”
Naminè negò con un cenno della
testa “mi hanno detto che devo pagare quello che mio padre gli ha fatto perdere…
ma cosa significa? Cosa c’entra mio padre con questi
tizi?”
Axel fece un sorrisetto “mpf… beata
la tua innocente ignoranza…” sospirò rumorosamente, per poi riprendere “tuo
padre c’è più dentro di quanto immagini. La tua famiglia stava declinando
economicamente, da quello che so, e lui ha cercato di risollevare le vostre
finanze entrando in un giro che non immaginava lontanamente essere così
pericoloso… Ma è stato fregato. Non ha consegnato tutta la droga, e quelli si
sono incazzati. Ecco perché sei qui”
“non è possibile…” gli occhioni
azzurri di Naminè traballavano, incapaci di trattenere oltre tutte le lacrime
che insistenti volevano scendergli; lei non le trattenne oltre, e mentre dei
rivoli argentei le rigavano le gote chiese ad Axel “e tu cosa
c’entri?”
“io gli ho consegnato la roba… è il
mio lavoro”
“e perché sei venuto
qui?”
“senti ragazzina ringrazia il cielo
che sono qui! Sei fortunata che ancora non ti si siano scopati uno dopo
l’altro!” le parole di Axel erano state dure, ma lui non conosceva altro modo
per metterla di fronte alla realtà. Non riusciva a raccontarle del suo passato,
non si sentiva di parlarle di Demyx e di nessun altra cosa. Chiuse gli occhi,
poggiando la testa al muro, e nella sua mente scorse le immagini della prima
volta che quel ragazzino era stato a casa sua, cercando di sentire ancora sulla
pelle il calore di Demyx; a Naminè sembrò strano, e Axel nemmeno se ne accorse,
ma in quel momento sorrise.
“venite, di qua”
Era immensa. La casa di Larxene era
immensa. Proprio come gli aveva raccontato lei, Demyx vide orde di camerieri
sfrecciare su e giù per i corridoi, chi con delle scope, chi con vassoi, chi con
della biancheria; sui mobili di antica fattura spiccavano molte foto di Larxene
da bambina, in posa per lo più, come una bambolina di porcellana. Demyx guardava
quelle foto e ripensava alla storia della ragazza, sentendosi un po’ vicino a
lei; poi, adagiato su una sedia, vide un giacchetto nero. Lo prese tra le mani,
quasi trascinato da un filo invisibile, e si immerse nel profumo che emanava:
non poteva sbagliarsi, era di Axel! Lo strinse, certo di sentire la consistenza
dei muscoli del rosso sotto le mani, e prima che potesse rendersi conto che
tutti lo stavano fissando, il suo mondo di sogni fu interrotto da
Larxene
“si, è di Axel quello…” sorrideva
leggermente, divertita, ma allo stesso tempo felice, per la
scena
“ti dispiace se lo prendo io?” gli
occhi di Demyx era tali e quali a quelli di un bambino che chiede una caramella;
Larxene fece spallucce
“io che me ne faccio tanto? Lo ha
lasciato qui qualche giorno fa”
Demyx sorrise, stringendosi forte
quel giacchetto al petto, e si sedette sul divano.
“bene, ora veniamo al piano” il
biondino tornò serio “ Larxene, quei tipi hanno rapito Naminè per ripagare
quello che suo padre non gli ha consegnato vero?”
Larxene annuì. Roxas scalpitava per
chiedere cosa significasse quel “ripagare”, ma il timore che la risposta che
avrebbe ricevuto sarebbe potuta essere la stessa che aveva in testa lo
bloccò.
Demyx proseguì “bene. Basterà
portargli quello che manca allora, no?”
“che intendi dire?” Riku e Larxene
si guardarono strano, per aver risposto contemporaneamente
“Larxene tu e i tuoi compagni
dovrete radunare tutti i vostri seguaci e irrompere nel loro covo. Nel frattempo
io li distrarrò portandogli una bella somma di denaro, dicendogli che mi manda
il padre di Naminè”
“ma sei pazzo??” Riku balzò in
piedi, spaventato dal piano “non mi piace per niente!”
“Riku ha ragione, è troppo
pericoloso” perfino Sora sembrava aver recuperato un senno mai
avuto
“Demy potrebbero farti molto male,
lo sai vero?” Zexion trovò appoggio nell’annuire di
Larxene
“lo stanno facendo anche ad Axel”
Demyx strinse forte il giacchetto che aveva tra le mani “ma lui non ha avuto
paura”
Gli occhi di Demyx erano decisi,
nulla gli avrebbe fatto cambiare idea; Riku lo guardava, quasi implorandolo di
tornare in sé, ma capendo che con o senza il loro aiuto lui sarebbe andato fino
in fondo, sospirò sconfitto e per l’ennesima volta asserì con un “allora vengo
con te”
“ma Riku!” Sora strabuzzò gli occhi
“siete ammattiti?”
“ne siete proprio sicuri?” Larxene
sapeva quale sarebbe stata la risposta, e gli bastò guardare gli occhi di Demyx
per averne conferma “bene. Allora prenderemo i soldi dalla cassaforte di mio
padre. Poi rintraccerò immediatamente gli altri”
“sei sicura di poter prendere quel
denaro?” Roxas avrebbe fatto tutto per salvare Naminè, ma non voleva che altri
ci andassero di mezzo
“mio padre ne ha così tanti che non
si accorge di nulla… e poi mia madre ne spende un casino per le sue compere,
quindi che problema c’è?” prima che qualcuno potesse dire qualche altra parola,
Larxene sparì dietro una porta, ricomparendo poco dopo con una valigetta piena
di munny; la lanciò a Demyx, e sorridendo in maniera di sfida gli fece
“dimostrami che non sei un ragazzino”
La porta si aprì.
Naminè si voltò impaurita verso gli
uomini che stavano entrando, e lanciò un grido di terrore quando uno di quelli
si avvicinò a lei deciso a prenderla per un braccio; Axel si fiondò tra loro,
dando una testata nello stomaco di quello che cercava di afferrare la ragazza
“ma che cazzo ti salta in testa,
eh?” gli fece un altro, prendendolo per i capelli
“i patti erano chiari” ringhiò
Axel, cercando di nascondere il dolore “lei la lasciate
stare!”
“già, ma abbiamo cambiato idea! Non
ci dispiace l’idea di farle girare un bel filmino! Con quel visetto da
angioletto sai che successo che avrà!”
“schifoso bastardo rispetta gli
accordi presi!”
Di risposta Axel non ebbe altro che
un pugno nello stomaco, talmente forte da farlo quasi
svenire
“tu non sei nella posizione di
comandare, mi sembra” il tipo che lo teneva per i capelli sembrava piuttosto
mingherlino, ma quello che lo stava riempiendo di pugni era massiccio e forte;
il sangue tornò a sgorgare a fiotti dalla bocca di Axel, che tossiva tra i
soffocati urli di dolore.
Naminè era paralizzata dalla paura,
le lacrime le scendevano come un fiume in piena; pregò che quello fosse soltanto
un incubo, un tremendo incubo e che tra poco si sarebbe svegliata, e lo avrebbe
dimenticato nel giro di qualche ora. Ma quando vide che nulla cessava di essere,
che quello era reale, strinse forte gli occhi urlando “basta vi prego!!”
“sentito?” fece il mingherlino
prendendo Axel per il mento “la principessina ha detto basta. Che facciamo Axel,
la accontentiamo? Adesso tu ti metti in un angoletto buono buono mentre noi
andiamo a girare qualche scenetta, ok?”
Axel gli sputò in
faccia
“sei davvero cocciuto brutto
stronzo!” il mingherlino fece cenno al colosso di riprendere da dove aveva
smesso; Axel stringeva i denti per non mettersi ad urlare come una scolaretta.
Per lo meno, sembrava si fossero dimenticati per un po’ di
Naminè.
Quando iniziò a sentire gli occhi
pesanti capì di essere arrivato al limite; forse sarebbe svenuto di lì a poco,
un altro pugno e non avrebbe retto.
Poi, come un miracolo dal cielo,
una voce richiamò l’attenzione del mingherlino e del colosso, che smise di
picchiare Axel; nella stanzetta entrò un altro tipo
“capo guarda chi ci è venuto a
trovare!” e fece cenno di portare dentro le loro prede; Axel sbarrò gli occhi
quando vide uno di quelli tenere Demyx per la collottola.
Il biondino non era ridotto proprio
bene, forse lo avevano aggredito: stringeva in mano una valigetta nera ed aveva
indosso il suo giacchetto. Se non si fossero trovati in quella situazione forse
Axel se lo sarebbe stretto forte, vederlo con il suo giacchetto gli piaceva
molto.
Il mingherlino lasciò andare Axel,
che cadde a terra sfinito e si mosse verso Demyx; il ragazzo, nel vedere il suo
Axel ridotto a quel modo sentì una gran rabbia crescergli dentro, ma
trattenendosi strinse forte il manico della valigetta, lottando contro se stesso
per non scaraventarla in faccia al tizio che gli stava
davanti.
“allora, si può sapere chi diavolo
siete?”
“ci manda il padre della ragazza”
esordì Demyx, indicando Naminè “ dice che questi possono risarcire la parte che
vi ha fatto perdere” e porse la valigetta al capo; quello la prese, e la aprì
inarcando le sopracciglia
“oh, capisco” fece ridendo piano,
poi sempre più forte “ e lui pensa che questo basti? Ah ah! Non imparerà mai la
lezione se bastassero quattro munny a salvargli il culo! E poi” avvicinandosi a
Demyx gli prese il mento avvicinandoglisi di parecchio “hai un bel visino
sai”
Axel strinse i denti e, se non
fosse che era stremato, sarebbe saltato addosso a quel tipo e lo avrebbe
riempito di pugni per aver sfiorato il viso di Demyx a quel
modo
“e con questo?” fece Demyx
tremante, la voce fioca. Riku bloccò il respiro, fissando Demyx
impaurito
“parecchi maniaci pagherebbero oro
per vederti… mm si credo che il vecchio ci abbia fatto proprio un bel regalino!
Anche il tuo compagno non è male davvero! Sarete la nostra miniera
d’oro!”
“non credo proprio!” Axel sbarrò
gli occhi alle parole di Demyx, che sembrava tranquillissimo ora; il mingherlino
lo guardò confuso, poi scoppiò a ridere
“ah davvero? E che faresti
eh?”
“spero ti piacciano le moto…” disse
solo questo Demyx, e mentre il tipo lo fissava ancora più confuso, un rombo
assordante fece tremare l’intero locale.
“ma che diavolo?”
Le moto iniziarono a scorrazzare
per tutto il locale, il rumore dei colpi sparati in aria spaccava le orecchie, e
in breve tutto l’ambiente fu pieno di fumi di scarico misti all’odore di polvere
da sparo.
Una moto nera con delle fiammate
fucsia si fermò davanti alla porta della stanzetta, e mentre ancora rombava
Larxene scese togliendosi il casco, dando una pacca a Marluxia che era rimasto
al posto di guida; la ragazza scosse la testa, e mostrando una radiolina fece
“no no… non si accetta mai una valigetta senza averla controllata
prima”
Il mingherlino aprì di scatto la
valigetta e lasciando cadere tutti i munny ne trasse un minuscolo microfono,
nascosto sotto le rifiniture di pelle, imprecando, mentre si vedeva puntata
addosso una pistola da Marluxia.
“adesso fa il bravo, ok?” gli fece
l’occhiolino il ragazzo dai capelli rosa, sorridendo come a prenderselo in
giro
Quando gli altri, alzando le mani
alla testa, liberarando Demyx dalla stretta, questo si catapultò su
Axel
“Axel!! Come stai?”
“dove hai… preso il … mio
giacchetto, ragazzino?” sollevato nel vedere che, non essendogli sparita l’aria
da strafottente, stava bene, Demyx lo abbracciò, sprofondando con il viso nella
sua maglietta.
Roxas entrò di corsa nella stanza e
si fiondò su Naminè
“Naminè stai bene?”
“Roxas!!” la ragazza si gettò tra
le braccia di Roxas, piangendo istericamente; il ragazzo la abbracciò e
carezzandole la schiena la rassicurò
“calmati… è tutto finito
ormai”
Ci volle un po’ perché tutte le
moto fossero uscite dal locale.
Uscendo stirandosi per la fatica,
Demyx respirò a pieni polmoni l’aria fresca, felice di essere finalmente fuori
da quell’inferno; si voltò e vide Axel che si accendeva una sigaretta, ancora
malconcio. Il rosso lo guardò e gli fece cenno di seguirlo poco distante dagli
altri.
Mentre si allontanavano Riku li
fissò un istante, e si scosse solo quando Sora gli mise una mano sulla
spalla
“non ci pensare
dai”
“ci proverò…” si sforzò di
sorridere, e sospirando si sedette con gli altri che ora ridevano, contemplando
la luce del nuovo giorno che nasceva.
“come stai?” Demyx parlò ancora
prima che Axel si fosse fermato, ma non ebbe risposta. Si avvicinò ancora a lui
e quando gli fu abbastanza vicino, Axel si voltò lentamente a guardarlo, con
degli occhi stanchi, ma cmq meravigliosi, e poi lo afferrò per un braccio,
stringendoselo forte al petto. Demyx socchiuse gli occhi, premendo forte verso
di lui; quando Axel parlò, al ragazzo parve che la sua voce
tremasse
“non voglio più vederti ridotto a
quel modo”
“guarda che stavi messo peggio te”
Demyx ironizzò sperando di far ridere almeno un po’ Axel, ma il rosso non mutò
di poco il suo tono di voce
“per questo ti chiedo di
dimenticarti di me”
“cosa?” Demyx si staccò di scatto
da lui, fissandolo negli occhi “ma che stai dicendo?”
“questa è la mia vita, Demyx. Non
voglio che tu ne faccia parte. Tu meriti molto di più, devi poterti svegliare la
mattina con l’unica preoccupazione di come riempire la tua giornata e non con la
paura di ritrovarti in un casino
come questo”
Demyx scosse la testa, ma
stranamente sorridendo “non ti devi preoccupare di questo Axel! Ricominceremo,
io e te, insieme! Ce ne andremo dalle nostre vite, prendiamoci una casa, solo io
e te, e chiudiamo con il passato!”
“non sarebbe male” il tono con cui
lo disse, però, non piacque a Demyx “ ma non posso.”
“ma perché
no?!”
“da una vita come la mia non si
esce dall’oggi al domani… sarebbero più le volte che ti metterei in pericolo che
altro. Mi dispiace Demyx. Dimenticati di me”
“no Axel, io non posso farlo,
io…”
“io farò lo
stesso”
“no…” Demyx continuava a scuotere
la testa, ma sta volta come un bambino cui viene negato il giocattolo “no…
no…”
“è inutile Demyx… ho preso la mia
decisione. Ti prego vattene e basta. Non voglio ferirti
oltre”
Axel lasciò la presa sulle sue
braccia e si voltò, dandogli le spalle; Demyx rimase a fissarlo, le lacrime agli
occhi… Come poteva aver deciso davvero così?
Si slacciò di fretta il giacchetto,
lo gettò a terra e prima di andarsene tutto ciò che riuscì a dire
fu
“fa come ti pare!!”
Quelle parole entrarono dirette nel
cuore di Axel.
Per la prima volta se le era
sentite dire, allo stesso modo con cui lui lo diceva tutte le volte; e realizzò
che faceva male. Sentirsi dire quelle parole faceva più male di un addio, di un
insulto, di una qualsiasi altra parola. Avrebbe voluto voltarsi per chiedergli
scusa, ma trattenne con tutto se stesso quel desiderio e, stringendo i pugni,
rimase dove era.
Lo so, è una fine capitolo devastante, eh? Eh, la vita purtroppo non è tutta rose e fiori... Però vi rallegro dicendovi che nonè finita! Certo, potrebbe sempre peggiorare... Be sta a voi scoprirlo!
This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder