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Autore: Smiry90    19/12/2008    1 recensioni
Camminava per i corridoi e la gente si scansava per farlo passare, entrava nella mensa e subito era libero di scegliere a quale tavolo sedersi, alzava un dito e tutti erano pronti ad eseguire ogni suo ordine. Perché? Per paura. Per rispetto. Per semplice imitazione di chi diceva che con lui non si scherzava. Eppure… quanti amici aveva avuto? Seguaci, tanti. Ma amici? Uno, forse. Quanti amori? Molti… ma quanti di essi erano veri? Eccoci con una nuova yaoi! Sta volta AxelXDemyx!!
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta c'è per tutti

La prima volta c'è per tutti

 

Vedrete qui che Demyx coraggioso! Il mio piccolo adorabile biondino con il cuore da leone!! Continuo a volere bene a chi legge!

 

 

“Axel sono tornato!”

A rispondergli fu solo il silenzio. La luce era accesa, ma la casa era totalmente vuota. Axel non c’era. Demyx cercò ovunque in camera sua, nella cucina, perfino nel garage, dove scoprì l’assenza della moto.

“dannazione!” il biondo tirò un calcio al divano “è uscito!”

“avanti calmati” intervenne Zexion “non hai idea di dove possa essere andato?”

Demyx ci pensò un attimo, fissando il tappeto. Poi alzò la testa “Larxene! Potrebbe essere da lei!”

“si, e tu magari sai pure dove abita!” fece del sarcasmo Sora, beccandosi un’atroce occhiata da parte di Riku

Mentre tutti sembrava già sprofondare nel buio più totale, Zexion aveva aperto un cassettino, ne aveva estratto un agendina color mattone e aveva iniziato a leggere quello che sembrò a tutti un indirizzo; e non un indirizzo qualunque, quello di Larxene!

“Zeku!” esclamò Roxas “come facevi a sapere che l’avresti trovato lì?”

“tutte le mamme che si rispettino tengono un’agenda con i numeri nel cassetto sotto il telefono! La mia lo fa” sorrise lui idiotamente, rimettendo l’agenda dove l’aveva trovata

“bene, allora andiamo!” propose Sora

“e come? Casa di Larxene non è dietro l’angolo! E noi siamo a piedi!” sta volta fu Riku a subire le occhiatacce di Sora

“prendiamo una macchina!” tagliò corto Demyx, imboccando la porta. Gli altri lo seguirono confusi

“che vuoi dire con prendiamo una macchina?” ma prima che Roxas potesse avere risposta, Demyx aveva già afferrato una spranga dal bidone dei rifiuti e aveva sfondato il vetro di un’auto parcheggiata lì vicino.

“ma che fai??” Riku sobbalzò al gesto improvviso “sei scemo?”

“la prendiamo in prestito!” rise Demyx, aprendo il cofano e facendo contatto con i fili per avviare il motore

“e tu come fai a sapere come far partire così una macchina?” continuò l’albino, portandosi le mani ai fianchi come una domestica spazientita

“me lo ha insegnato Axel!” il biondino si grattò la testa, esultando quando la macchina si accese “bene, montate!”

“Demy, ma tu sai guidare?” chiese Sora, guardandolo incerto e timoroso della risposta

“non esattamente! Axel mi ha spiegato come si fa e una volta ha provato a farmi portare quella di sua madre… penso di riuscirci..”

“allora facevate anche cose costruttive eh?” Riku si morse la lingua dopo quell’affermazione, ma Demyx sembrò non farci caso, o forse finse di non sentire, e premendo forte sull’acceleratore sfrecciò via, in direzione della casa di Larxene.

Dopo essersi persi sette volte, aver quasi sradicato un palo e investito due pedoni, i cinque, ormai ladri di auto, si ritrovarono davanti alla villetta della ragazza, giusto poco prima che la macchina gli morisse sotto.

“ma che ha adesso?” sbraitò Demyx, battendo sul volante

“è finita la benzina” gli fece notare Zexion, indicando l’indicatore del carburante

“va be, intanto siamo arrivati!” Roxas spalancò la portiera, fiondandosi fuori ed incitando gli altri a seguirlo.

“dai suona Demy!” lo invitò Sora

“ma perché devo farlo io?”

“perché sei tu che la conosci tra noi! Io non mi ci avvicino a quel cancello…”

Demyx si rassegnò e suonò il campanello; gli rispose la voce di un domestico. Quando questi gli chiese chi dovesse annunciare alla signorina, Demyx fece un sorrisetto sconfitto e rispose “le dica che lo cerca il ragazzino!”

Pochi istanti dopo Larxene era in giardino, gli occhi confusi e sbalorditi nel vedere Demyx davanti al suo cancello

“ma che diavolo ci fai qui?” disse con la sua solita grazia, mentre apriva il cancello si apriva automatico “ quando mi hanno detto che mi cercava un certo ragazzino non volevo crederci! Ma si può sapere che vuoi?”

“dov’è Axel, Larxene?” chiese Demyx frettoloso

“Axel? E io che ne so! È da oggi che non lo sento!” poi vedendo gli occhi seri di Demyx si preoccupò “è successo qualcosa?”

“si tratta di Naminè!” Roxas non si trattenne

“Naminè? La figlia di quel vecchio?”

“Larxene devi aiutarci a trovare Axel! Dobbiamo salvarla, non possiamo abbandonarla al suo destino!” quello di Demyx sembrava un ordine più che una richiesta “Axel non era a casa…”

Demyx le parlò della discussione che avevano avuto poco prima, e quando ebbe finito Larxene ebbe un piccolo sussulto

“no, non può essere…” fece lei a mezza bocca

“cosa Larxene? Sai dove potrebbe essere?”

Larxene annuì, tremante “è andato da loro…”

“loro?” fecero all’unisono i cinque

“Axel ti ha cacciato per poter andare da quei tipi senza di te Demyx!”

“ne sei sicura?” gli occhi di Demyx si riempirono di nuovo di lacrime, il cuore iniziò a battergli forte al pensiero di Axel nelle mani di quei tipi

“devi aver riaperto la ferita nel suo cuore… è andato ad offrirgli uno scambio: potranno fare di lui quello che vogliono a patto che lei sia lasciata stare. Accadde un’altra volta… fui così stupida da lasciarmi prendere da certa gente e Axel fece la stessa identica cosa per me… cacciò in malo modo perfino Marluxia… quella volta lo ridussero davvero male, e per fortuna che Marly e Luxord riuscirono ad arrivare con i rinforzi…”

“Larxene tu sai dove si trova il loro covo??” Demyx pregò perché lei annuisse, le strinse forte la manica del maglione sperando di non sentirsi dire di no, e quando lei annuì allargò un sorriso speranzoso “bene! Dobbiamo andare a riprendere entrambi!”

“ e come?” chiese Riku preoccupato “hai un piano?”

“si…” Demyx fissò l’amico deciso, poi guardò Larxene “possiamo entrare?”

“va bene, tanto i miei non ci sono” e voltandosi fece cenno a tutti con la mano di seguirla in casa.

Mentre fissava il sangue che avanti a lui si era disposto a schizzi irregolari, Axel respirava con la bocca, cercando di tamponarsi il rivolo che gli scendeva dal naso e che gli impediva di respirare bene; Naminè sedeva vicino a lui, gli occhi impauriti e gonfi di lacrime. Fissava Axel come fosse stato un qualche unico barlume di speranza a cui attaccarsi, e anche se era tremendamente afflitta nel vederlo soffrire così per lei, involontariamente sperava che non le avrebbero più messo le mani addosso.

Fissandolo si rese conto di non aver mai avuto a che fare con lui: lo conosceva, ma quello era normale, tutti conoscevano Axel nella scuola; quello che era strano era il fatto che lui fosse andato lì per salvarla, o cmq per sacrificarsi al posto suo. Strappò un lembo del vestitino bianco, macchiato da chiazze di sangue, e si avvicinò a lui, tamponandogli il naso alla meno peggio, dato che aveva le mani legate.

“che stai facendo?” fece lui, cercando di sembrare il solito strafottente di sempre

“ti ringrazio moltissimo per quello che stai facendo per me…” Naminè era incerta sul chiedergli perché lo facesse, ma non riusciva a rimanere nell’incertezza “perché lo fai?”

“tu non hai idea del perché sei qui, vero?”

Naminè negò con un cenno della testa “mi hanno detto che devo pagare quello che mio padre gli ha fatto perdere… ma cosa significa? Cosa c’entra mio padre con questi tizi?”

Axel fece un sorrisetto “mpf… beata la tua innocente ignoranza…” sospirò rumorosamente, per poi riprendere “tuo padre c’è più dentro di quanto immagini. La tua famiglia stava declinando economicamente, da quello che so, e lui ha cercato di risollevare le vostre finanze entrando in un giro che non immaginava lontanamente essere così pericoloso… Ma è stato fregato. Non ha consegnato tutta la droga, e quelli si sono incazzati. Ecco perché sei qui”

“non è possibile…” gli occhioni azzurri di Naminè traballavano, incapaci di trattenere oltre tutte le lacrime che insistenti volevano scendergli; lei non le trattenne oltre, e mentre dei rivoli argentei le rigavano le gote chiese ad Axel “e tu cosa c’entri?”

“io gli ho consegnato la roba… è il mio lavoro”

“e perché sei venuto qui?”

“senti ragazzina ringrazia il cielo che sono qui! Sei fortunata che ancora non ti si siano scopati uno dopo l’altro!” le parole di Axel erano state dure, ma lui non conosceva altro modo per metterla di fronte alla realtà. Non riusciva a raccontarle del suo passato, non si sentiva di parlarle di Demyx e di nessun altra cosa. Chiuse gli occhi, poggiando la testa al muro, e nella sua mente scorse le immagini della prima volta che quel ragazzino era stato a casa sua, cercando di sentire ancora sulla pelle il calore di Demyx; a Naminè sembrò strano, e Axel nemmeno se ne accorse, ma in quel momento sorrise.

 

“venite, di qua”

Era immensa. La casa di Larxene era immensa. Proprio come gli aveva raccontato lei, Demyx vide orde di camerieri sfrecciare su e giù per i corridoi, chi con delle scope, chi con vassoi, chi con della biancheria; sui mobili di antica fattura spiccavano molte foto di Larxene da bambina, in posa per lo più, come una bambolina di porcellana. Demyx guardava quelle foto e ripensava alla storia della ragazza, sentendosi un po’ vicino a lei; poi, adagiato su una sedia, vide un giacchetto nero. Lo prese tra le mani, quasi trascinato da un filo invisibile, e si immerse nel profumo che emanava: non poteva sbagliarsi, era di Axel! Lo strinse, certo di sentire la consistenza dei muscoli del rosso sotto le mani, e prima che potesse rendersi conto che tutti lo stavano fissando, il suo mondo di sogni fu interrotto da Larxene

“si, è di Axel quello…” sorrideva leggermente, divertita, ma allo stesso tempo felice, per la scena

“ti dispiace se lo prendo io?” gli occhi di Demyx era tali e quali a quelli di un bambino che chiede una caramella; Larxene fece spallucce

“io che me ne faccio tanto? Lo ha lasciato qui qualche giorno fa”

Demyx sorrise, stringendosi forte quel giacchetto al petto, e si sedette sul divano.

“bene, ora veniamo al piano” il biondino tornò serio “ Larxene, quei tipi hanno rapito Naminè per ripagare quello che suo padre non gli ha consegnato vero?”

Larxene annuì. Roxas scalpitava per chiedere cosa significasse quel “ripagare”, ma il timore che la risposta che avrebbe ricevuto sarebbe potuta essere la stessa che aveva in testa lo bloccò.

Demyx proseguì “bene. Basterà portargli quello che manca allora, no?”

“che intendi dire?” Riku e Larxene si guardarono strano, per aver risposto contemporaneamente

“Larxene tu e i tuoi compagni dovrete radunare tutti i vostri seguaci e irrompere nel loro covo. Nel frattempo io li distrarrò portandogli una bella somma di denaro, dicendogli che mi manda il padre di Naminè”

“ma sei pazzo??” Riku balzò in piedi, spaventato dal piano “non mi piace per niente!”

“Riku ha ragione, è troppo pericoloso” perfino Sora sembrava aver recuperato un senno mai avuto

“Demy potrebbero farti molto male, lo sai vero?” Zexion trovò appoggio nell’annuire di Larxene

“lo stanno facendo anche ad Axel” Demyx strinse forte il giacchetto che aveva tra le mani “ma lui non ha avuto paura”

Gli occhi di Demyx erano decisi, nulla gli avrebbe fatto cambiare idea; Riku lo guardava, quasi implorandolo di tornare in sé, ma capendo che con o senza il loro aiuto lui sarebbe andato fino in fondo, sospirò sconfitto e per l’ennesima volta asserì con un “allora vengo con te”

“ma Riku!” Sora strabuzzò gli occhi “siete ammattiti?”

“ne siete proprio sicuri?” Larxene sapeva quale sarebbe stata la risposta, e gli bastò guardare gli occhi di Demyx per averne conferma “bene. Allora prenderemo i soldi dalla cassaforte di mio padre. Poi rintraccerò immediatamente gli altri”

“sei sicura di poter prendere quel denaro?” Roxas avrebbe fatto tutto per salvare Naminè, ma non voleva che altri ci andassero di mezzo

“mio padre ne ha così tanti che non si accorge di nulla… e poi mia madre ne spende un casino per le sue compere, quindi che problema c’è?” prima che qualcuno potesse dire qualche altra parola, Larxene sparì dietro una porta, ricomparendo poco dopo con una valigetta piena di munny; la lanciò a Demyx, e sorridendo in maniera di sfida gli fece “dimostrami che non sei un ragazzino”

 

La porta si aprì.

Naminè si voltò impaurita verso gli uomini che stavano entrando, e lanciò un grido di terrore quando uno di quelli si avvicinò a lei deciso a prenderla per un braccio; Axel si fiondò tra loro, dando una testata nello stomaco di quello che cercava di afferrare la ragazza

“ma che cazzo ti salta in testa, eh?” gli fece un altro, prendendolo per i capelli

“i patti erano chiari” ringhiò Axel, cercando di nascondere il dolore “lei la lasciate stare!”

“già, ma abbiamo cambiato idea! Non ci dispiace l’idea di farle girare un bel filmino! Con quel visetto da angioletto sai che successo che avrà!”

“schifoso bastardo rispetta gli accordi presi!”

Di risposta Axel non ebbe altro che un pugno nello stomaco, talmente forte da farlo quasi svenire

“tu non sei nella posizione di comandare, mi sembra” il tipo che lo teneva per i capelli sembrava piuttosto mingherlino, ma quello che lo stava riempiendo di pugni era massiccio e forte; il sangue tornò a sgorgare a fiotti dalla bocca di Axel, che tossiva tra i soffocati urli di dolore.

Naminè era paralizzata dalla paura, le lacrime le scendevano come un fiume in piena; pregò che quello fosse soltanto un incubo, un tremendo incubo e che tra poco si sarebbe svegliata, e lo avrebbe dimenticato nel giro di qualche ora. Ma quando vide che nulla cessava di essere, che quello era reale, strinse forte gli occhi urlando “basta vi prego!!”

“sentito?” fece il mingherlino prendendo Axel per il mento “la principessina ha detto basta. Che facciamo Axel, la accontentiamo? Adesso tu ti metti in un angoletto buono buono mentre noi andiamo a girare qualche scenetta, ok?”

Axel gli sputò in faccia

“sei davvero cocciuto brutto stronzo!” il mingherlino fece cenno al colosso di riprendere da dove aveva smesso; Axel stringeva i denti per non mettersi ad urlare come una scolaretta. Per lo meno, sembrava si fossero dimenticati per un po’ di Naminè.

Quando iniziò a sentire gli occhi pesanti capì di essere arrivato al limite; forse sarebbe svenuto di lì a poco, un altro pugno e non avrebbe retto.

Poi, come un miracolo dal cielo, una voce richiamò l’attenzione del mingherlino e del colosso, che smise di picchiare Axel; nella stanzetta entrò un altro tipo

“capo guarda chi ci è venuto a trovare!” e fece cenno di portare dentro le loro prede; Axel sbarrò gli occhi quando vide uno di quelli tenere Demyx per la collottola.

Il biondino non era ridotto proprio bene, forse lo avevano aggredito: stringeva in mano una valigetta nera ed aveva indosso il suo giacchetto. Se non si fossero trovati in quella situazione forse Axel se lo sarebbe stretto forte, vederlo con il suo giacchetto gli piaceva molto.

Il mingherlino lasciò andare Axel, che cadde a terra sfinito e si mosse verso Demyx; il ragazzo, nel vedere il suo Axel ridotto a quel modo sentì una gran rabbia crescergli dentro, ma trattenendosi strinse forte il manico della valigetta, lottando contro se stesso per non scaraventarla in faccia al tizio che gli stava davanti.

“allora, si può sapere chi diavolo siete?”

“ci manda il padre della ragazza” esordì Demyx, indicando Naminè “ dice che questi possono risarcire la parte che vi ha fatto perdere” e porse la valigetta al capo; quello la prese, e la aprì inarcando le sopracciglia

“oh, capisco” fece ridendo piano, poi sempre più forte “ e lui pensa che questo basti? Ah ah! Non imparerà mai la lezione se bastassero quattro munny a salvargli il culo! E poi” avvicinandosi a Demyx gli prese il mento avvicinandoglisi di parecchio “hai un bel visino sai”

Axel strinse i denti e, se non fosse che era stremato, sarebbe saltato addosso a quel tipo e lo avrebbe riempito di pugni per aver sfiorato il viso di Demyx a quel modo

“e con questo?” fece Demyx tremante, la voce fioca. Riku bloccò il respiro, fissando Demyx impaurito

“parecchi maniaci pagherebbero oro per vederti… mm si credo che il vecchio ci abbia fatto proprio un bel regalino! Anche il tuo compagno non è male davvero! Sarete la nostra miniera d’oro!”

“non credo proprio!” Axel sbarrò gli occhi alle parole di Demyx, che sembrava tranquillissimo ora; il mingherlino lo guardò confuso, poi scoppiò a ridere

“ah davvero? E che faresti eh?”

“spero ti piacciano le moto…” disse solo questo Demyx, e mentre il tipo lo fissava ancora più confuso, un rombo assordante fece tremare l’intero locale.

“ma che diavolo?”

Le moto iniziarono a scorrazzare per tutto il locale, il rumore dei colpi sparati in aria spaccava le orecchie, e in breve tutto l’ambiente fu pieno di fumi di scarico misti all’odore di polvere da sparo.

Una moto nera con delle fiammate fucsia si fermò davanti alla porta della stanzetta, e mentre ancora rombava Larxene scese togliendosi il casco, dando una pacca a Marluxia che era rimasto al posto di guida; la ragazza scosse la testa, e mostrando una radiolina fece “no no… non si accetta mai una valigetta senza averla controllata prima”

Il mingherlino aprì di scatto la valigetta e lasciando cadere tutti i munny ne trasse un minuscolo microfono, nascosto sotto le rifiniture di pelle, imprecando, mentre si vedeva puntata addosso una pistola da Marluxia.

“adesso fa il bravo, ok?” gli fece l’occhiolino il ragazzo dai capelli rosa, sorridendo come a prenderselo in giro

Quando gli altri, alzando le mani alla testa, liberarando Demyx dalla stretta, questo si catapultò su Axel

“Axel!! Come stai?”

“dove hai… preso il … mio giacchetto, ragazzino?” sollevato nel vedere che, non essendogli sparita l’aria da strafottente, stava bene, Demyx lo abbracciò, sprofondando con il viso nella sua maglietta.

Roxas entrò di corsa nella stanza e si fiondò su Naminè

“Naminè stai bene?”

“Roxas!!” la ragazza si gettò tra le braccia di Roxas, piangendo istericamente; il ragazzo la abbracciò e carezzandole la schiena la rassicurò

“calmati… è tutto finito ormai”

 

Ci volle un po’ perché tutte le moto fossero uscite dal locale.

Uscendo stirandosi per la fatica, Demyx respirò a pieni polmoni l’aria fresca, felice di essere finalmente fuori da quell’inferno; si voltò e vide Axel che si accendeva una sigaretta, ancora malconcio. Il rosso lo guardò e gli fece cenno di seguirlo poco distante dagli altri.

Mentre si allontanavano Riku li fissò un istante, e si scosse solo quando Sora gli mise una mano sulla spalla

“non ci pensare dai”

“ci proverò…” si sforzò di sorridere, e sospirando si sedette con gli altri che ora ridevano, contemplando la luce del nuovo giorno che nasceva.

“come stai?” Demyx parlò ancora prima che Axel si fosse fermato, ma non ebbe risposta. Si avvicinò ancora a lui e quando gli fu abbastanza vicino, Axel si voltò lentamente a guardarlo, con degli occhi stanchi, ma cmq meravigliosi, e poi lo afferrò per un braccio, stringendoselo forte al petto. Demyx socchiuse gli occhi, premendo forte verso di lui; quando Axel parlò, al ragazzo parve che la sua voce tremasse

“non voglio più vederti ridotto a quel modo”

“guarda che stavi messo peggio te” Demyx ironizzò sperando di far ridere almeno un po’ Axel, ma il rosso non mutò di poco il suo tono di voce

“per questo ti chiedo di dimenticarti di me”

“cosa?” Demyx si staccò di scatto da lui, fissandolo negli occhi “ma che stai dicendo?”

“questa è la mia vita, Demyx. Non voglio che tu ne faccia parte. Tu meriti molto di più, devi poterti svegliare la mattina con l’unica preoccupazione di come riempire la tua giornata e non con la paura di ritrovarti in un  casino come questo”

Demyx scosse la testa, ma stranamente sorridendo “non ti devi preoccupare di questo Axel! Ricominceremo, io e te, insieme! Ce ne andremo dalle nostre vite, prendiamoci una casa, solo io e te, e chiudiamo con il passato!”

“non sarebbe male” il tono con cui lo disse, però, non piacque a Demyx “ ma non posso.”

“ma perché no?!”

“da una vita come la mia non si esce dall’oggi al domani… sarebbero più le volte che ti metterei in pericolo che altro. Mi dispiace Demyx. Dimenticati di me”

“no Axel, io non posso farlo, io…”

“io farò lo stesso”

“no…” Demyx continuava a scuotere la testa, ma sta volta come un bambino cui viene negato il giocattolo “no… no…”

“è inutile Demyx… ho preso la mia decisione. Ti prego vattene e basta. Non voglio ferirti oltre”

Axel lasciò la presa sulle sue braccia e si voltò, dandogli le spalle; Demyx rimase a fissarlo, le lacrime agli occhi… Come poteva aver deciso davvero così?

Si slacciò di fretta il giacchetto, lo gettò a terra e prima di andarsene tutto ciò che riuscì a dire fu

“fa come ti pare!!”

Quelle parole entrarono dirette nel cuore di Axel.

Per la prima volta se le era sentite dire, allo stesso modo con cui lui lo diceva tutte le volte; e realizzò che faceva male. Sentirsi dire quelle parole faceva più male di un addio, di un insulto, di una qualsiasi altra parola. Avrebbe voluto voltarsi per chiedergli scusa, ma trattenne con tutto se stesso quel desiderio e, stringendo i pugni, rimase dove era.

 

Lo so, è una fine capitolo devastante, eh? Eh, la vita purtroppo non è tutta rose e fiori... Però vi rallegro dicendovi che nonè finita! Certo, potrebbe sempre peggiorare... Be sta a voi scoprirlo!

 

 

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