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Autore: HollyMaster    03/04/2015    0 recensioni
Questa fanficiton si svolge dopo la 4x09 (l’ultima puntata prima della pausa di Natale), quindi niente Silas e tutto il resto, ma comunque è ambientata un tantino dopo…
Elena è stata curata dall’asservimento e altre cose sono successe da quella puntata all’inizio della mia fanfiction ma verrà tutto ben spiegato.
Dal secondo capitolo: "-Cosa? Tu l’hai tolto ricordi?- Elena si era fiondata in piedi e ora urlava contro l’amica.
-Io ho fatto un incantesimo per farti agire e pensare di testa tua. Non ho fatto nulla per impedire al tuo corpo di rispondere in modo positivo agli stimoli che Damon ti manda.- Cercò di spiegarsi Bonnie.
-Cosa significa?- Ora anche Damon era in piedi al fianco della vampira dai capelli cioccolato.
-Che probabilmente hai detto qualcosa tipo: “Potremmo avere un bambino.” E il corpo di Elena ti ha obbedito. [...] -Il problema c’è Elena. Il tuo bambino sarà sotto totale asservimento di Damon. Sempre.- [...] -C’è un modo per riuscire a togliere l’asservimento?- Chiese Damon, lo sguardo che pregava ci fosse una soluzione che non implicasse il dover uccidere il bambino o peggio, Elena.
-Una soluzione c’è.- Disse Bonnie facendo calare ancora più silenzio in quella casa."
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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X.

La cosa che odio di te è che fai in modo che io ti ami.

7 Things

 

Please don’t go – Barcelona

 

Non lo aveva ancora detto ad Elena. Avrebbe dovuto farlo prima e lo sapeva bene, ma toccare l’argomento bambino lo spaventava più di quanto avrebbe voluto ammettere.
La vampira amava alla follia quel piccolo pargoletto, talmente tanto da non accorgersi che ciò che aveva predetto Bonnie si stava rivelando veritiero.
Il piccolo Rick seguiva alle lettera tutto ciò che Damon gli diceva di fare e non solo. Sembrava che sentisse anche i suoi pensieri, ogni tipo di pensiero e si comportasse a dovere.
Certo, per certi aspetti poteva essere una cosa positiva, come quando si era svegliato nel cuore della notte strillando e grazie all’insulto mentale che Damon gli aveva mandato si era subito zittito anche se era rimasto sveglio fino all’alba perché suo padre si era dimenticato di aggiungere un “dormi”.

Damon non voleva nemmeno pensare a quando avrebbe dovuto usare la cura su di lui. A volte si svegliava madido di sudore dopo aver visto, in sogno, un piccolo bambino che si pugnalava da solo pur di fare ciò che il padre avrebbe dovuto.

Era una visione più che orribile.

L’ultima cosa che Damon voleva era che anche Elena vivesse incubi del genere, non poteva permettere di farla soffrire ancora. Così aveva semplicemente deciso di non dirle nulla, di portare a termine ciò che doveva, di prendersene ogni responsabilità.

Avrebbe agito non appena Elena li avrebbe lasciati soli e quell’occasione si presentò prima di quanto avrebbe mai pensato.
-Mi raccomando comportatevi bene fra ometti.- Li salutò prima di chiudersi la porta alle spalle.
Damon spense il sorriso che aveva acceso solo per lei e ascoltò per qualche istante il silenzio che era piombato in casa.

Rick sapeva che stava per succedere qualcosa. Stava fermo, nel lettino, in silenzio, come Damon gli aveva mentalmente ordinato.
Aveva bisogno di pensare, di calmarsi, di portare a termine ciò che doveva fare.
Nulla era mai stato più difficile.

Anche con la cura in mano e guardando il piccolo dritto negli occhi da sopra la culla la situazione non migliorava.

Rick ricambiava lo sguardo dall’alto dei suoi cinque mesi, fiero di essere lì e sicuramente più pronto di Damon a ciò che lo aspettava. Quelli non sembravano gli occhi di un bambino, somigliavano a quelle di una persona saggia oltre l’inverosimile, quelle che hanno fatto della loro esperienza la loro saggezza.

Damon respirò a fondo cercando di farsi tornare in mente le parole di Bonnie, unico appiglio di fortuna che gli era stato teso in quel buco nero di morte: -C’è una possibilità che, che il bambino si salvi o la cura stessa sarebbe inutile.-

Il vampiro inspirò nuovamente senza nessun risultato.

La strega aveva ragione, cercò di ripetersi, doveva essere la soluzione giusta, tutto sarebbe finito per il meglio, ne era certo.

O almeno era ciò che sperava.

 

***

 

Elena non era abituata a lasciarli a casa da soli. Non che dubitasse di Damon, semplicemente si fidava più di se stessa, quando c’era in ballo il bambino.

Ancora le faceva strano.

Aprì il portone di Villa Salvatore piena di buste in mano. La casa era silenziosa, troppo quieta, e i suoi cinque mesi passati con Rick le avevano insegnato che con lui non era possibile che regnasse un silenzio come quello tetro e cupo che raggelava le pareti in quel momento.

Lasciando cadere tutto ciò che aveva tra le mani e senza preoccuparsi di chiudere la porta dietro di lei si precipitò su per la scale fino ad entrare nella stanza di Rick. Damon era chino sulla sua culla e un pugnale sporco di sangue brillava nelle mani del vampiro mentre una vistosa chiazza rossa macchiava la tutina del bambino.

-Damon…- Mormorò Elena. Non riusciva a trovare le parole a capire come tutto potesse essere accaduto. Non c’era nulla da spiegare, nessuna strana situazione da comprendere.

Damon aveva appena pugnalato il loro bambino.

Non appena sentì chiamare il suo nome si voltò verso di lei, gli occhi lucidi e acquosi dalle lacrime, ma immobili, come pietrificati.

Elena si precipitò verso Rick, verso l’unica cosa che amava più di quell’uomo trasformato in pietra dalle sue stesse lacrime.

-Che cosa hai fatto?!- Urlò lei presa da una rabbia e da una forza che non pensava di avere.

-Io… La cura… - Nemmeno lui sapeva cosa dire. Il suo sguardo era ancora fisso sulla porta della stanza dalla quale era entrata Elena anche se lei non era più lì, ma il suo viso, l’espressione che aveva ostentato erano ancora lì, fisse come se gli occhi di Damon avessero fermato l’immagine in un’istantanea.

-Vattene!- Strillò lei mentre il suo sguardo non si allontanava dal volto del piccolo, sereno, con gli occhi chiusi.

-Subito!- Sbraitò nuovamente. –Non voglio vederti mai più!- Furono quelle esatte parole che fecero finalmente muovere il vampiro che utilizzando la sua velocità uscì da quella casa deciso a non farvi più ritorno. Non lo meritava.

Elena si fece coraggio e abbassò lo sguardo sulla ferita di Rick. Sebbene la tutina fosse completamente macchiata di sangue, dallo squarcio che il pugnale aveva formato sul tessuto si intravedeva la pelle del piccolo ancora perfettamente intatta.
Rick non aveva nessun taglio, nessuna ferita.

-Rick…- Sussurrò lei mentre dai suoi occhi cominciavano a cadere lacrime salate. Proprio in quel momento il piccolo aprì gli occhi mostrando un dolcissimo sorriso sdentato alla madre e allungando le manine paffute verso di lei.

-Lui ti ha curato…-

 

***

 

Lo aveva legato.

Avrebbe avuto le sue risposte. In un modo o in un altro.

Non gli importava di ferire suo fratello, non dopo quello che aveva fatto. Non dopo quello che gli aveva fatto perdere. Elena e la possibilità di avere una famiglia con lei. Lo aveva privato dell’unica cosa che per tutta la sua vita da immortale aveva costantemente inseguito: la felicità.

Risalire a lui era stato più semplice di quanto pensasse.

L’idea che dietro a tutto, la cura che aveva preso la forma di un pugnale, era balenata in modo malsano nella mente di Damon molto tempo prima ma semplicemente lui l’aveva sempre tenuta bloccata e nascosta in un piccolo e oscuro angolino della sua testa.

Non voleva crederci.
Non poteva farlo.
Stefan era l’unico a Mystic Falls che voleva veramente morta quella piccola creatura.

Damon però era sicuro che non avesse agito da solo. Non era abbastanza potente per scavalcare la magia delle streghe e permettersi addirittura di utilizzarla.

Ma gli avrebbe rivelato chi lo aveva aiutato. O sarebbe morto tra atroci sofferenze.

Legato con quelle corde intinte nella verbena aveva perso la sua combattività.

-Ti arrendi già, fratellino?- Lo beffeggiò Damon avvicinandosi a Stefan che si contorceva nel dolore delle corde che lo intrappolavano e gli bruciavano la pelle ogni volta che uno spasmo di dolore lo faceva contorcere.

-Non provare a chiedere perché lo sto facendo!- Esclamò Damon non appena video il fratello socchiudere le labbra per parlare con lui.

-Non provare a chiedere perché l’ho fatto.- Mormorò Stefan tra i denti, respirando a fatica, mentre la sua pelle diventava sempre più rossa e lucida a contatto con quella corda che lo bruciava come le fiamme dell’inferno.

Elena. Era sempre stata la risposta.
Lui l’aveva fatto per averla tutta per sé, e Damon non poteva biasimarlo, a ruoli inversi probabilmente avrebbe fatto lo stesso.

-E’ stata Bonnie, vero? Ad aiutarti.-

Stefan non rispose. Forse non riusciva più a parlare, forse non voleva farlo. Si limitò ad annuire leggermente come se si vergognasse di dare via così il nome della sua complice, senza aver neanche lottato per mantenerla al sicuro.

-Bene.- Aggiunse Damon mentre si allontanava per raggiungere la streghetta che, fingendo di avere tutte le risposte per la loro felicità, li aveva consapevolmente spinti nel baratro della disperazione più totale.

-L’ha fatto per quello che è. Per ristabilire l’equilibrio della natura.- Sussurrò Stefan, come se ora volesse proteggerla, trovare qualcosa di buono in lei e probabilmente anche in lui stesso.

Damon scosse la testa scoprendo un sorriso rabbioso, malato, che non ammetteva il perdono.

-Penso mi abbia ingannato. Sono sicuro che a casa troverai una piccola sorpresa.- Aggiunse Stefan ancora legato e dolorante.

-Cosa intendi?- Damon si avvicinò a lui con uno scatto repentino. Temeva che Elena fosse in pericolo, sarebbe stata colpa sua, di nuovo, e forse, questa volta, non sarebbe riuscito a salvarla.

-Corri da lei e raccontale tutto. E’ quello che ti riesce meglio, no?-


***

 

Correre da Elena gli era sembrata la cosa migliore da fare. Non voleva ascoltare suo fratello, fare quello che gli diceva, ma doveva assicurarsi che Elena stesse bene. Non poteva sentirsi ancora in colpa per quello che le succedeva.

Damon scese dalla macchina e avvicinandosi al vialetto scorse dalla finestra Elena, di spalle, si immaginava stesse piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo.
Ed era colpa sua.

Improvvisamente, mentre continuava ad immaginarsi il volto della vampira percorso da rigoli di lacrime bagnati la vide girarsi.

Sorrideva.

Un sorriso brillante, sereno. Qualcosa che lasciò Damon senza fiato per qualche secondo.
La vampira si abbassò, scomparendo dalla vista di lui per qualche secondo prima di ricomparire con in braccio il piccolo Rick, in perfetta saluta. Anche lui sorrideva, e se il primo sorriso aveva tolto il fiato a Damon questo gli strappò il cuore, ma in un modo estremamente piacevole, come se gli fosse stato permesso di poter volare, libero e leggero.
Ai due si avvicinò Caroline, anche lei sorridente che prese il piccolo dalle braccia della madre mentre lei si allungava per abbracciare Bonnie.

Probabilmente le aveva detto tutto, che per le sue stupide leggi delle streghe sull’equilibrio della natura, quella piccola creatura che non sarebbe mai dovuta esistere. Per questo lei aveva trovato un modo per renderlo umano.

Avrebbe dovuto ringraziarla un giorno.
Dalla finestra della cucina scorse Klaus andare incontro alla vampira bionda sorridendo e scossando la testa contrariato quando lei gli propose con un gesto di tenere in braccio il piccolo.

Damon sorrise prima di voltarsi per allontanarsi da quella casa e da tutta quella felicità, che di certo non meritava. Grazie a lui tutte quelle persone avevano solamente conosciuto la tristezza e la disperazione ed ecco che appena si era allontanato la gioia aveva bussato alle porte della villa.
-Fermati!- Damon si voltò sentendo quella voce proveniente dalle labbra di Matt, in piedi sotto il porticato dei Salvatore.
-Cosa vuoi?- Chiese con fare scorbutico il vampiro.
-Non puoi perderti tutto quello che sta succedendo lì dentro. Non vorrei mai ammetterlo ma lei non sarà mai felice senza di te, e lo sai.- Si limitò a dire lui indicando la porta alle sue spalle. -Quindi adesso entra in casa, baciala e passate l’eternità con il vostro bambino. E’ questo che devi fare!- Esclamò con impeto.
Solo quando sentì dire quelle parole da Matt si accorse immediatamente che aveva ragione e che per una volta la sua felicità poteva coincidere con quella di tutti. Ora che la maledizione era spezzata e che l’equilibrio della natura era stato risanato avrebbero potuto vivere tutti insieme. Sarebbero stati una vera famiglia.

Damon raggiunse il ragazzo e poggiandogli una mano sulla spalla gli mostrò la sua immensa gratitudine. Alarick continuava a mancargli, gli mancavano i suoi consigli che gli permettevano di fare sempre la cosa giusta, ma Matt era stato un buon sostituto.

-Ci vediamo al Grill.- Aggiunse con un mezzo sorriso prima di superarlo ed entrare in casa.
Non fece in tempo a superare la soglia che sentì le braccia di Elena stringergli il collo e il suo viso sulla sua spalla. Lui l’abbracciò di rimando stringendola a sé come se non volesse più lasciarla andare.

Ed era così.
-Non andartene mai più!- Lo ammonì lei prima di tuffarsi con le sue labbra sulle sue in un bacio appassionato.

-Piano ragazzi!- Esclamò una Caroline sorridente che chiudeva gli occhi al piccolo Rick.

-Non vorrete mica scandalizzare la creaturina!- Aggiunse mentre una risata scoppiava tra tutti i presenti.

 

 

 

 

 

 

 

Holly’s notes

Salve a tutti,
Dopo davvero troppissimo tempo sono riuscita a finire questa storia.
Scusate eventuali errori di grammatica e la probabile conclusione affrettata. Era nata per avere un capitolo in più, ma dato che ultimamente l’ispirazione mi ha lasciata ho preferito darvi un finale anche se un tantino diverso da come lo avevo immaginato.
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito nelle seguite/ricordate/preferite.
Spero di rincontrarvi, magari in un altro fandom.
Grazie mille per tutto <3

   
 
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