X.
La cosa che odio di te è che fai in modo che io ti
ami.
7 Things
Please don’t go
– Barcelona
Non
lo aveva ancora detto ad Elena. Avrebbe dovuto farlo prima e lo sapeva bene, ma
toccare l’argomento bambino lo spaventava più di quanto avrebbe voluto
ammettere.
La vampira amava alla follia quel piccolo pargoletto, talmente tanto da non
accorgersi che ciò che aveva predetto Bonnie si stava rivelando veritiero.
Il piccolo Rick seguiva alle lettera tutto ciò che Damon gli diceva di fare e
non solo. Sembrava che sentisse anche i suoi pensieri, ogni tipo di pensiero e
si comportasse a dovere.
Certo, per certi aspetti poteva essere una cosa positiva, come quando si era
svegliato nel cuore della notte strillando e grazie all’insulto mentale che
Damon gli aveva mandato si era subito zittito anche se era rimasto sveglio fino
all’alba perché suo padre si era dimenticato di aggiungere un “dormi”.
Damon
non voleva nemmeno pensare a quando avrebbe dovuto usare la cura su di lui. A
volte si svegliava madido di sudore dopo aver visto, in sogno, un piccolo
bambino che si pugnalava da solo pur di fare ciò che il padre avrebbe dovuto.
Era
una visione più che orribile.
L’ultima
cosa che Damon voleva era che anche Elena vivesse incubi del genere, non poteva
permettere di farla soffrire ancora. Così aveva semplicemente deciso di non
dirle nulla, di portare a termine ciò che doveva, di prendersene ogni
responsabilità.
Avrebbe
agito non appena Elena li avrebbe lasciati soli e quell’occasione si presentò
prima di quanto avrebbe mai pensato.
-Mi raccomando comportatevi bene fra ometti.- Li salutò prima di chiudersi la
porta alle spalle.
Damon spense il sorriso che aveva acceso solo per lei e ascoltò per qualche
istante il silenzio che era piombato in casa.
Rick
sapeva che stava per succedere qualcosa. Stava fermo, nel lettino, in silenzio,
come Damon gli aveva mentalmente ordinato.
Aveva bisogno di pensare, di calmarsi, di portare a termine ciò che doveva
fare.
Nulla era mai stato più difficile.
Anche
con la cura in mano e guardando il piccolo dritto negli occhi da sopra la culla
la situazione non migliorava.
Rick
ricambiava lo sguardo dall’alto dei suoi cinque mesi, fiero di essere lì e
sicuramente più pronto di Damon a ciò che lo aspettava. Quelli non sembravano
gli occhi di un bambino, somigliavano a quelle di una persona saggia oltre
l’inverosimile, quelle che hanno fatto della loro esperienza la loro saggezza.
Damon
respirò a fondo cercando di farsi tornare in mente le parole di Bonnie, unico
appiglio di fortuna che gli era stato teso in quel buco nero di morte: -C’è una
possibilità che, che il bambino si salvi o la cura stessa sarebbe inutile.-
Il
vampiro inspirò nuovamente senza nessun risultato.
La
strega aveva ragione, cercò di ripetersi, doveva essere la soluzione giusta,
tutto sarebbe finito per il meglio, ne era certo.
O
almeno era ciò che sperava.
***
Elena
non era abituata a lasciarli a casa da soli. Non che dubitasse di Damon,
semplicemente si fidava più di se stessa, quando c’era in ballo il bambino.
Ancora
le faceva strano.
Aprì
il portone di Villa Salvatore piena di buste in mano. La casa era silenziosa,
troppo quieta, e i suoi cinque mesi passati con Rick le avevano insegnato che
con lui non era possibile che regnasse un silenzio come quello tetro e cupo che
raggelava le pareti in quel momento.
Lasciando
cadere tutto ciò che aveva tra le mani e senza preoccuparsi di chiudere la
porta dietro di lei si precipitò su per la scale fino ad entrare nella stanza
di Rick. Damon era chino sulla sua culla e un pugnale sporco di sangue brillava
nelle mani del vampiro mentre una vistosa chiazza rossa macchiava la tutina del
bambino.
-Damon…-
Mormorò Elena. Non riusciva a trovare le parole a capire come tutto potesse
essere accaduto. Non c’era nulla da spiegare, nessuna strana situazione da
comprendere.
Damon
aveva appena pugnalato il loro bambino.
Non
appena sentì chiamare il suo nome si voltò verso di lei, gli occhi lucidi e
acquosi dalle lacrime, ma immobili, come pietrificati.
Elena
si precipitò verso Rick, verso l’unica cosa che amava più di quell’uomo
trasformato in pietra dalle sue stesse lacrime.
-Che
cosa hai fatto?!- Urlò lei presa da una rabbia e da una forza che non pensava
di avere.
-Io…
La cura… - Nemmeno lui sapeva cosa dire. Il suo sguardo era ancora fisso sulla
porta della stanza dalla quale era entrata Elena anche se lei non era più lì,
ma il suo viso, l’espressione che aveva ostentato erano ancora lì, fisse come
se gli occhi di Damon avessero fermato l’immagine in un’istantanea.
-Vattene!-
Strillò lei mentre il suo sguardo non si allontanava dal volto del piccolo,
sereno, con gli occhi chiusi.
-Subito!-
Sbraitò nuovamente. –Non voglio vederti mai più!- Furono quelle esatte parole
che fecero finalmente muovere il vampiro che utilizzando la sua velocità uscì
da quella casa deciso a non farvi più ritorno. Non lo meritava.
Elena
si fece coraggio e abbassò lo sguardo sulla ferita di Rick. Sebbene la tutina
fosse completamente macchiata di sangue, dallo squarcio che il pugnale aveva
formato sul tessuto si intravedeva la pelle del piccolo ancora perfettamente
intatta.
Rick non aveva nessun taglio, nessuna ferita.
-Rick…-
Sussurrò lei mentre dai suoi occhi cominciavano a cadere lacrime salate.
Proprio in quel momento il piccolo aprì gli occhi mostrando un dolcissimo
sorriso sdentato alla madre e allungando le manine paffute verso di lei.
-Lui
ti ha curato…-
***
Lo
aveva legato.
Avrebbe
avuto le sue risposte. In un modo o in un altro.
Non
gli importava di ferire suo fratello, non dopo quello che aveva fatto. Non dopo
quello che gli aveva fatto perdere. Elena e la possibilità di avere una
famiglia con lei. Lo aveva privato dell’unica cosa che per tutta la sua vita da
immortale aveva costantemente inseguito: la felicità.
Risalire
a lui era stato più semplice di quanto pensasse.
L’idea
che dietro a tutto, la cura che aveva preso la forma di un pugnale, era
balenata in modo malsano nella mente di Damon molto tempo prima ma
semplicemente lui l’aveva sempre tenuta bloccata e nascosta in un piccolo e
oscuro angolino della sua testa.
Non
voleva crederci.
Non poteva farlo.
Stefan era l’unico a Mystic Falls che voleva veramente morta quella piccola
creatura.
Damon
però era sicuro che non avesse agito da solo. Non era abbastanza potente per
scavalcare la magia delle streghe e permettersi addirittura di utilizzarla.
Ma
gli avrebbe rivelato chi lo aveva aiutato. O sarebbe morto tra atroci
sofferenze.
Legato
con quelle corde intinte nella verbena aveva perso la sua combattività.
-Ti
arrendi già, fratellino?- Lo beffeggiò Damon avvicinandosi a Stefan che si
contorceva nel dolore delle corde che lo intrappolavano e gli bruciavano la
pelle ogni volta che uno spasmo di dolore lo faceva contorcere.
-Non
provare a chiedere perché lo sto facendo!- Esclamò Damon non appena video il
fratello socchiudere le labbra per parlare con lui.
-Non
provare a chiedere perché l’ho fatto.- Mormorò Stefan tra i denti, respirando a
fatica, mentre la sua pelle diventava sempre più rossa e lucida a contatto con
quella corda che lo bruciava come le fiamme dell’inferno.
Elena.
Era sempre stata la risposta.
Lui l’aveva fatto per averla tutta per sé, e Damon non poteva biasimarlo, a
ruoli inversi probabilmente avrebbe fatto lo stesso.
-E’
stata Bonnie, vero? Ad aiutarti.-
Stefan
non rispose. Forse non riusciva più a parlare, forse non voleva farlo. Si
limitò ad annuire leggermente come se si vergognasse di dare via così il nome
della sua complice, senza aver neanche lottato per mantenerla al sicuro.
-Bene.-
Aggiunse Damon mentre si allontanava per raggiungere la streghetta che,
fingendo di avere tutte le risposte per la loro felicità, li aveva consapevolmente
spinti nel baratro della disperazione più totale.
-L’ha
fatto per quello che è. Per ristabilire l’equilibrio della natura.- Sussurrò
Stefan, come se ora volesse proteggerla, trovare qualcosa di buono in lei e
probabilmente anche in lui stesso.
Damon
scosse la testa scoprendo un sorriso rabbioso, malato, che non ammetteva il
perdono.
-Penso
mi abbia ingannato. Sono sicuro che a casa troverai una piccola sorpresa.-
Aggiunse Stefan ancora legato e dolorante.
-Cosa
intendi?- Damon si avvicinò a lui con uno scatto repentino. Temeva che Elena
fosse in pericolo, sarebbe stata colpa sua, di nuovo, e forse, questa volta,
non sarebbe riuscito a salvarla.
-Corri
da lei e raccontale tutto. E’ quello che ti riesce meglio, no?-
***
Correre
da Elena gli era sembrata la cosa migliore da fare. Non voleva ascoltare suo
fratello, fare quello che gli diceva, ma doveva assicurarsi che Elena stesse
bene. Non poteva sentirsi ancora in colpa per quello che le succedeva.
Damon
scese dalla macchina e avvicinandosi al vialetto scorse dalla finestra Elena,
di spalle, si immaginava stesse piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo.
Ed era colpa sua.
Improvvisamente,
mentre continuava ad immaginarsi il volto della vampira percorso da rigoli di
lacrime bagnati la vide girarsi.
Sorrideva.
Un
sorriso brillante, sereno. Qualcosa che lasciò Damon senza fiato per qualche
secondo.
La vampira si abbassò, scomparendo dalla vista di lui per qualche secondo prima
di ricomparire con in braccio il piccolo Rick, in perfetta saluta. Anche lui
sorrideva, e se il primo sorriso aveva tolto il fiato a Damon questo gli
strappò il cuore, ma in un modo estremamente piacevole, come se gli fosse stato
permesso di poter volare, libero e leggero.
Ai due si avvicinò Caroline, anche lei sorridente che prese il piccolo dalle
braccia della madre mentre lei si allungava per abbracciare Bonnie.
Probabilmente
le aveva detto tutto, che per le sue stupide leggi delle streghe
sull’equilibrio della natura, quella piccola creatura che non sarebbe mai
dovuta esistere. Per questo lei aveva trovato un modo per renderlo umano.
Avrebbe
dovuto ringraziarla un giorno.
Dalla finestra della cucina scorse Klaus andare incontro alla vampira bionda
sorridendo e scossando la testa contrariato quando lei gli propose con un gesto
di tenere in braccio il piccolo.
Damon
sorrise prima di voltarsi per allontanarsi da quella casa e da tutta quella
felicità, che di certo non meritava. Grazie a lui tutte quelle persone avevano
solamente conosciuto la tristezza e la disperazione ed ecco che appena si era
allontanato la gioia aveva bussato alle porte della villa.
-Fermati!- Damon si voltò sentendo quella voce proveniente dalle labbra di
Matt, in piedi sotto il porticato dei Salvatore.
-Cosa vuoi?- Chiese con fare scorbutico il vampiro.
-Non puoi perderti tutto quello che sta succedendo lì dentro. Non vorrei mai
ammetterlo ma lei non sarà mai felice senza di te, e lo sai.- Si limitò a dire
lui indicando la porta alle sue spalle. -Quindi adesso entra in casa, baciala e
passate l’eternità con il vostro bambino. E’ questo che devi fare!- Esclamò con
impeto.
Solo quando sentì dire quelle parole da Matt si accorse immediatamente che
aveva ragione e che per una volta la sua felicità poteva coincidere con quella
di tutti. Ora che la maledizione era spezzata e che l’equilibrio della natura
era stato risanato avrebbero potuto vivere tutti insieme. Sarebbero stati una
vera famiglia.
Damon
raggiunse il ragazzo e poggiandogli una mano sulla spalla gli mostrò la sua
immensa gratitudine. Alarick continuava a mancargli,
gli mancavano i suoi consigli che gli permettevano di fare sempre la cosa
giusta, ma Matt era stato un buon sostituto.
-Ci
vediamo al Grill.- Aggiunse con un mezzo sorriso prima di superarlo ed entrare
in casa.
Non fece in tempo a superare la soglia che sentì le braccia di Elena
stringergli il collo e il suo viso sulla sua spalla. Lui l’abbracciò di rimando
stringendola a sé come se non volesse più lasciarla andare.
Ed
era così.
-Non andartene mai più!- Lo ammonì lei prima di tuffarsi con le sue labbra
sulle sue in un bacio appassionato.
-Piano
ragazzi!- Esclamò una Caroline sorridente che chiudeva gli occhi al piccolo
Rick.
-Non
vorrete mica scandalizzare la creaturina!- Aggiunse mentre una risata scoppiava
tra tutti i presenti.
Holly’s notes
Salve
a tutti,
Dopo davvero troppissimo tempo sono riuscita a
finire questa storia.
Scusate eventuali errori di grammatica e la probabile conclusione affrettata.
Era nata per avere un capitolo in più, ma dato che ultimamente l’ispirazione mi
ha lasciata ho preferito darvi un finale anche se un tantino diverso da come lo
avevo immaginato.
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito nelle
seguite/ricordate/preferite.
Spero di rincontrarvi, magari in un altro fandom.
Grazie mille per tutto <3