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Autore: Soly_D    04/04/2015    5 recensioni
#01. Zoro/Robin ♥ «Io ti accompagno in biblioteca, ma poi cerchiamo un bar ‘che ho voglia di sakè, capito?».
#02. Rufy/Hancock ♥ “L’amore vi sta rendendo una persona di gran lunga migliore, imperatrice Boa Hancock”.
#03. Sanji/Nami ♥ «Sanji-kun, ti avviso, questa cosa non ha nessunissimo doppio fine, capito?».
#04. Usop/Kaya ♥ «Capitan Usop! Pensavamo che non saresti più tornato, ora che sei diventato importante!».
#05. Smoker/Tashigi ♥ «Ronoroa di qua, Ronoroa di là... Questo spadaccino desta particolarmente il tuo interesse, eh?».
[Raccolta multipairing partecipante alla challenge "SCEGLI IL PAIRING, SCEGLI L’IMMAGINE" indetta da Nami93]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaya, Smoker, Tashiji, Usop, Z | Coppie: Rufy/Nami, Sanji/Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa fanfiction partecipa alla challenge SCEGLI IL PAIRING, SCEGLI L’IMMAGINE indetta da Nami93 sul forum di EFP.


Under the same sky, above the same sea

#03. Sanji/Nami − Love me like you do


n



La ciurma di Cappello di Paglia era sbarcata da pochi giorni su una piccola isola sperduta per fare rifornimento e lì aveva scoperto che la popolazione sottostava alle leggi di un gruppo di tiranni che, anni prima, avevano spodestato il re e catturato la principessa. Rufy, ovviamente, non ci aveva pensato due volte a sfidare i cattivi di turno e riportare sul trono i vecchi sovrani. Questi ultimi, in segno di riconoscenza, oltre a rifornire la ciurma di cibo – per la gioia del capitano – e di ricchezze – per la gioia della navigatrice – avevano anche invitato Rufy e i suoi al matrimonio della principessa.
«COOOSA?! Tra un’ora?! Non riuscirò mai a prepararmi in così poco tempo! Devo ancora farmi la doccia, lavarmi i capelli, truccarmi, scegliere il vestito e...». Nami si bloccò, passandosi una mano sul viso con aria esasperata. «Rufy, ti prego, lasciamo perdere... non abbiamo tempo per queste cose».
«Ma ai matrimoni ci sono montagne di cibo! Capisci, Nami? Non posso perdermi un’occasione del genere!».
Nami capiva, capiva eccome – bisogna approfittare di qualsiasi cosa fosse gratis – ma il problema era che quel dannatissimo matrimonio era previsto per le dieci di mattina e loro avevano ricevuto l’invito alle nove. Insomma, lei era la Gatta Ladra e non poteva di certo indossare la prima cosa che le capitava tra le mani. Aveva bisogno di più tempo per prepararsi, diamine!
L’unica alternativa sarebbe stata chiedere a Robin di aiutarla con un paio delle sue braccia, ma Nami l’aveva vista scendere dalla nave insieme a Zoro giusto pochi minuti prima – forse per comprare un vestito nuovo per il matrimonio, forse per altro. Quei due stavano ufficialmente insieme da qualche mese e, nonostante Nami fosse felice per loro, in cuor suo provava una punta di invidia: l’archeologa aveva avuto il coraggio di fare il primo passo con lo spadaccino, mentre lei non era nemmeno riuscita ad ammettere a se stessa i propri sentimenti... per il cuoco.
All’improvviso Nami seppe ciò che doveva fare e sorrise furbescamente: quel matrimonio, forse, era l’occasione giusta per cambiare le carte in tavola.



Non appena aveva saputo del matrimonio, Sanji era corso in bagno a farsi la doccia per rendersi presentabile agli occhi delle bellissime fanciulle che avrebbe incontrato quel giorno. In realtà avrebbe voluto far colpo su una fanciulla in particolare, ma da quando quel brutto idiota di Zoro era riuscito a conquistare Robin-chan, Sanji aveva perso parte delle sue speranze nei confronti di Nami-san. Se non l’aveva ancora notato in tutti quegli anni, probabilmente non lo avrebbe fatto più. Con un sospiro frustrato uscì dalla doccia e si avvolse nell’accappatoio, quando sentì bussare vigorosamente alla porta del bagno. «Sanji-kun, sono io!».
Oh, era la sua dea. Adorava la voce di Nami-san, così dolce, così melodiosa...
«Nami-swan, due minuti e sono subito da te~♥».
Era più forte di lui: nonostante si fosse ripromesso semplicemente di servirla e assecondarla come aveva sempre fatto, non poteva fare a meno di fantasticare su loro due insieme ogni volta che se ne presentava l’occasione. Insomma, se Nami-san aveva così tanta urgenza di parlare con lui, cosa poteva mai significare se non che si era pazzamente innamorata di lui?
«Sanji-kun, ti prego, non posso aspettare!».
Sì, doveva essere assolutamente così. «Nami-swan, dammi solo il tempo di vestirmi~♥». Si tolse l’accappatoio e si infilò i boxer, mentre con un sorriso estasiato immaginava la sua futura vita al fianco di Nami-san, il primo bacio, la prima volta, il matrimonio, i figli...
«Non c’è tempo, sto entrando!».
Sanji sgranò gli occhi in direzione della porta che si aprì lentamente, rivelando una Nami-san piuttosto spazientita, totalmente incurante del fatto che lui fosse ancora in boxer. Sanji si sentì quasi arrossire come un bambino: lei era l’unica in grado di metterlo in imbarazzo.
«Quel dannato matrimonio è tra meno di un’ora ed io ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a prepararmi», spiegò come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sanji avvertì tutti i suoi castelli mentali sgretolarsi l’uno dopo l’altro, poi nella sua mente si delineò l’immagine di lui che strofinava la schiena di Nami-san seduta nella vasca da bagno piena d’acqua e bollicine, e rischiò seriamente di perdere sangue dal naso.
«N-Nami-swan, non puoi immaginare quanto questa proposta sia allettante~♥, ma... perché proprio io?».
Nami mise le mani sui fianchi e schioccò la lingua sul palato, vagamente infastidita.
«Robin non può aiutarmi perché è andata non so dove con Zoro e sinceramente di tutti voi l’unico che abbia un minimo di gusto mi sembri tu».
Sanji avrebbe acconsentito volentieri se solo il pensiero di lui e Nami-san da soli in bagno non gli provocasse pensieri poco casti. Insomma, era pur sempre un uomo − chiunque avrebbe pagato per passare del tempo con Nami in un contesto simile − ma lui l’amava praticamente dal giorno in cui l'aveva vista e non avrebbe mai fatto nulla senza il suo permesso. Perciò sarebbe stato meglio evitare qualunque tentazione.
«Mia adorata, sai quanto mi renda felice esserti utile, ma...».
«Vuoi per caso che chieda a qualcun altro, ad esempio... uhm, che ne so... Rufy?».
Sanji sgranò gli occhi. Al solo pensiero di Rufy che metteva le sue manacce sul bellissimo corpo di Nami-san sentiva una rabbia così forte da fargli venire voglia di prendere il capitano a calci, così, senza un vero motivo. Si arrese, lasciandosi sfuggire un sospiro. Sarebbe stato forte, avrebbe resistito in nome dello sconfinato amore che provava per Nami-san. «E va bene...».
«Oh, finalmente!», esclamò la navigatrice sorridendo, poi si fece improvvisamente seria. «Sanji-kun, ti avviso, questa cosa non ha nessunissimo doppio fine, capito?». No, solo lui e Nami-san mezza nuda chiusi in bagno. Quale doppio fine ci sarebbe potuto essere?



Nami lo fissava da un intero minuto con le braccia incrociate sotto il seno, un sopracciglio inarcato e il piede che batteva ritmicamente per terra. Sanji non capiva il perché di quell’atteggiamento. Non era forse stata lei a chiedergli di rimanere lì per aiutarla?
«Tutto a posto, Nami-san?», chiese vagamente preoccupato.
«La doccia me la posso fare anche da sola, idiota», sottolineò lei fulminandolo con lo sguardo. «Se non esci, non posso spogliarmi».
«A-ah, giusto», rispose il cuoco, sentendosi irrimediabilmente stupido. «Esco subito».
«Sarò veloce», gli assicurò Nami, «tu rimani dietro la porta ad aspettarmi. Appena ti chiamo entra».
«O-okay». Poi la navigatrice lo spinse fuori dal bagno e gli sbatté letteralmente la porta in faccia.
Sanji si accasciò lungo la superficie di legno, fino a sedersi per terra.
Nami-san nuda dall’altra parte della porta e lui all’esterno, con solo i boxer, che aspettava di poter entrare.
Peggio – o meglio? – di così, non poteva proprio andare.



«Sanji-kun, puoi entrare».
«Sicura sicura?».
«Ti ricordo che faccio ancora in tempo a chiamare qualcun altro...».
A quelle parole, Sanji scattò in piedi, spalancò di colpo la porta ed entrò, per poi richiudersela alle proprie spalle. Nami era in costume da bagno, pulita e asciutta, ma i capelli gocciolavano ancora umidi sulla schiena. Sanji si fece forza e ridusse la distanza che li separava: l’aveva vista tante volte in costume da bagno, perché questa volta avrebbe dovuto fare la differenza?
«Cosa devo fare, Nami-san?».
La navigatrice si sedette sul tappeto, davanti allo specchio, e gli indicò il phon. «Asciugami i capelli mentre mi trucco».
Sanji prese lo sgabello per sedersi dietro di lei, poi afferrò il phon e lo accese, avvicinando le mani tremanti alla testa della ragazza e cominciando a smuovere i lunghi capelli rossicci sotto il getto d’aria calda. Intanto la osservava frugare all’interno della sua trousse per estrarre tutti i cosmetici di cui aveva bisogno. ...Che poi Nami-san era bella anche senza trucco. Lei era bella sempre.
Sanji alzò lo sguardo sullo specchio, che gli restituì l’immagine di un giovane uomo intento ad aiutare la sua donna a farsi bella. Ma Nami-san non era sua, forse non lo sarebbe mai stata. Perché quel buzzurro di Zoro poteva stare con la donna che amava e lui no? Cosa aveva fatto di sbagliato per non meritarsi l’amore di Nami-san? Perché nonostante le moine, i complimenti e le faccende che sbrigava per lei, lo sguardo di Nami continuava inesorabilmente a passargli attraverso?
All’improvviso pensò di non fare abbastanza, pensò che Nami non aveva bisogno di uno schiavetto pronto a gettarsi in mare per lei, ma di un uomo in grado di dimostrarle tutto il suo amore. In fondo Zoro non aveva nulla di cavalleresco, anzi era un tipo piuttosto “diretto”, eppure era riuscito a far breccia nel cuore di Robin. Sanji si disse che forse aveva sbagliato a trattenersi: forse era proprio il contatto fisico – che lui aveva sempre evitato per paura di ferire Nami-san – l’unica soluzione al problema. Doveva farle capire che il suo amore non era platonico, che la desiderava ardentemente sotto ogni punto di vista: cuore, anima e anche corpo.
Doveva provarci, perlomeno. Nel peggiore dei casi, Nami l’avrebbe picchiato di santa ragione.
Continuando a reggere il phon con una mano, avvicinò l’altra al collo della navigatrice e spostò tutti i capelli sulla spalla destra, in modo da avere piena visione di quella sinistra. Sfiorò con le dita quella porzione di pelle così liscia e calda al contatto, mentre con lo sguardo scrutava l’immagine della navigatrice attraverso lo specchio per captare la sua reazione: la ragazza si stava passando il rossetto sulle labbra e sembrava non essersi accorta di nulla. Probabilmente aveva interpretato quello sfioramento come un gesto involontario.
Sanji si fece forza e poggiò le dita sul collo della navigatrice, scendendo con lentezza lungo la spalla e accarezzando il braccio fino al gomito. A quel punto Nami lo mosse un po’, senza però distogliere l’attenzione da ciò che stava facendo, e Sanji ritirò subito la mano, come scottato.
Deglutì, a disagio. Ci avrebbe provato un’ultima volta, poi avrebbe mandato tutto all’aria.
Spense il phon: i capelli di Nami erano perfettamente asciutti.
“O adesso o mai più” si disse. Si trascinò maggiormente in avanti con lo sgabello e si sporse verso di lei, poggiando il mento sulla sua spalla.
Nel guardarla da quella posizione, con il viso illuminato dal trucco, Sanji si lasciò sfuggire un sospiro sognante. «Sei meravigliosa, Nami-san».
Lei sorrise senza guardarlo e al cuoco parve quasi di vederla arrossire, ma forse doveva esserselo immaginato. Con un altro po’ di coraggio, avvicinò il viso al collo della navigatrice e percorse con la punta del naso la linea della mandibola, raggiungendo la guancia. A quel punto sollevò il viso e sfiorò con le labbra la tempia, lasciandole un piccolo bacio. Avrebbe volentieri proseguito di lato, scendendo verso il lobo dell’orecchio, se non si fosse ritrovato addosso i grandi occhi di Nami sgranati all’inverosimile. Sembrava che avesse appena visto un fantasma.
«C-cosa stai facendo?». Il suo tono di voce non era minaccioso, sembrava quasi... in imbarazzo.
Sanji la guardò negli occhi, cercando di leggervi dentro, e ricordò improvvisamente ciò che le aveva promesso mezz’ora prima.
“Sanji-kun, ti avviso, questa cosa non ha nessunissimo doppio fine, capito?”.

Come avrebbe potuto infrangere quella promessa? Lui era Sanji, comportarsi da gentiluomo era insito nella sua natura. Era pervertito solo a parole, ma non avrebbe mai e poi mai fatto qualcosa ad una donna contro il suo volere, per di più se si trattava della donna che amava. E se Nami gli aveva detto che in tutta quella faccenda non c’era nessun doppio fine, allora significava che non era interessata a lui.
Non poteva provarci con lei così spudoratamente. Un conto era decantarle tutto il suo amore, un conto era toccarla e baciarla senza il suo permesso. Quello non era un comportamento da Sanji. Non era quello il tipo di amore in cui lui credeva.
Deluso da se stesso, si allontanò velocemente dalla navigatrice e si mise in piedi, pronto ad uscire da quel maledetto bagno. Aveva appena fatto pochi passi in direzione della porta, quando la voce di Nami gli riempì le orecchie – e il cuore.
«OH, INSOMMA, NON CI POSSO CREDERE!».
Sanji si voltò allibito: Nami lo guardava rossa in volto con i pugni stretti lungo i fianchi.
«Io e te... chiusi da soli in un bagno... mezzi nudi... per mezz’ora... E quando stai per agire, ti alzi e te ne vai! Ma ti sei fumato il cervello?!».
Sanji si sentì mancare il respiro. «N-Nami-san», sussurrò. «Ma tu avevi detto...».
«E pensare che avevo programmato tutto nei minimi dettagli!», lo bloccò lei visibilmente infuriata. «Ero sicura che questa volta ti saresti dato una mossa e invece... invece no! A volte mi chiedo se sei veramente così tanto innamorato di me come dichiari di esser−».
Sanji, semplicemente, la baciò. Avvolse le braccia intorno ai fianchi della navigatrice e, stringendola contro il proprio petto, premette le labbra sulle sue, imprimendovi tutta la passione repressa fino a quel momento.
Quando lei rispose al bacio, cingendogli il collo e accarezzandogli i capelli, Sanji si sentì in paradiso.
La sua natura da gentiluomo, alla fine, aveva avuto gli effetti sperati.
«Nami-san, se mi sono trattenuto è proprio perché ti amo... troppo».
«Sta’ zitto e baciami, stupido cuoco».



«Mi aiuti a scegliere il vestito per il matrimonio?».
«A dire la verità ti preferisco senza».
«...».
«...».
«...Non sbilanciarti troppo ora».













Note dell'autrice:
Avevo in mente questo capitolo fin dall'inizio ma l'ho voluto pubblicare solo ora perchè continuavo a limarlo nel tentativo di imprimerci tutto l'amore che provo per questa coppia, la mia OTP in assoluto. Spero che questo amore sia arrivato anche a voi, io ho fatto del mio meglio ♥ ringrazio Nami93 per la bellissima immagine, l'ho adorata fin da subito. Tornerò con altri capitoli su Nami e Sanji, ma nei prossimi voglio dedicarmi a coppie nuove ;) grazie a tutti coloro che mi seguono e commentano, critiche e commenti sono sempre ben accetti. Alla prossima!

Soly Dea
  
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