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Autore: Yanez76    07/04/2015    2 recensioni
“Sarete libera di difendervi, giustificatevi se lo potete.” con queste parole, nel capitolo LXV dei Tre moschettieri, Athos tenta di far passare per un processo regolare il suo secondo tentativo di assassinare sua moglie. Nel romanzo, però, a Milady non viene di fatto concessa alcuna possibilità di difendersi. Ho voluto, quindi, riscrivere il testo riempiendo questa lacuna per consentire a Anne de Breuil/Milady di dire la sua.
Nelle argomentazioni difensive, ho voluto attenermi ai fatti ed alle circostanze narrati nel romanzo (Dumas, da narratore onnisciente, è “neutrale” e non dà giudizi morali) senza contraddirli in alcun punto.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II
 
Era quasi la mezzanotte, la luna calante, che le ultime vestigia dell'uragano tingevano di sanguigno, sorgeva dietro la cittadina di Armentières, stagliando, nella sua luce livida, i profili delle case e l’alto campanile traforato.
Lungo la riva della Lys, si scorgeva la massa nera degli alberi profilarsi su di un cielo tempestoso, dove grosse nuvole color di rame velavano la luna, creando quasi un crepuscolo nel cuor della notte.
Dalle rovine di un vecchio mulino abbandonato dalle ali immobili, che sorgeva vicino la riva sinistra del fiume, dove una civetta faceva udire il suo grido acuto, periodico e monotono, uscirono silenziosamente due uomini che, fermatisi un momento ad accendere le loro lunghe pipe, si diressero poi pigramente verso il fiume. Sotto i pastrani che li ricoprivano, l’uno portava la divisa delle guardie del cardinale, l’altro una bizzarra tenuta da uomo di mare che, ad un occhio esperto, lo avrebbe fatto riconoscere per uno di quei formidabili corsari dell’isola di Saint Christophe, capitanati da Pierre Belain d’Esnambuc che, alcuni anni dopo, avrebbero occupato l’isola della Tortue.
“È una vera fortuna, caro Rosnay, che conosceste quel nascondiglio nel vecchio mulino”, disse il corsaro.
“Il cardinale non lascia nulla al caso”, rispose l’altro, “vi sono molti di questi luoghi segreti, in Francia o all’estero, dove chi è al suo servizio può trovare rifugio.”
“Stavolta è stato davvero provvidenziale. Con quell’uragano che ci ha sorpresi, mi sembrava quasi di essere tornato nelle mie Antille.”
“Già, per fortuna sembra che adesso il tempo si sia calmato e che ci permetterà di farci una fumatina all'aria aperta.”
I due uomini, giunti alla riva del fiume, si fermarono e fu di nuovo la guardia a rivolgersi al compagno tra il serio e il faceto.
“Siete stato voi a placare l'uragano? Si dice che voialtri maghi possiate comandare agli elementi, non è forse così?”
“Ah, ah, ma che dite, caro Rosnay, io non sono affatto un mago.”
“Eppure io stesso vi ho visto con i miei occhi compiere prodigi davanti al cardinale: siete riuscito a dominare la mente di un cameriere…”
“Vi ripeto che non vi è nulla di magico in ciò che avete visto: si tratta di un fenomeno naturale, una tecnica che ho appreso da un bramino del Malabar, suddito del Gran Mogol. Un giorno, vidi quel vecchio indiano, che alcuni pirati avevano catturato da una nave saccheggiata, portato al mercato degli schiavi e lo riscattai. Il vecchio, per ringraziarmi, mi insegnò il metodo, conosciuto dai saggi delle sue terre, per porre la mente in stato di sonnanbulismo. Una volta lo provai su un compagno cui bisognava estrarre una pallottola che l’aveva colpito in battaglia e che soffriva terribilmente; lo sonnambulizzai, mettendolo in uno stato di totale insensibilità, tanto che, durante l’estrazione, non si lamentò né diede alcun segno di dolore e, quando lo risvegliai dal suo stato, non ricordava nulla.” 
“Incredibile, e potete indurre chiunque a fare tutto ciò che voi gli ordinate?”
“Chi viene sonnambulizzato può essere indotto a dire o a fare ciò che gli si suggerisce e, anche dopo il risveglio, ricorderà o avrà dimenticato quanto accaduto, secondo ciò che gli è stato ordinato. A dire la verità, però, non amo servirmi di questa capacità se non quando necessario.”
“Ah, come vorrei che mi insegnaste la vostra arte, ne avrei proprio bisogno…” fece Rosnay con un sospiro.
“Davvero? E per farne cosa?”
“Per guadagnare l’amore.”
“Voi amate dunque?”
“Sì, una donna bellissima e misteriosa. Nessuno sa il suo vero nome, dubito che persino il cardinale, per cui ella lavora, lo conosca; ma tutti la chiamano semplicemente Milady.”
“Milady?”
“Sì, Milady, contessa de Winter”
“È dunque una dama inglese?”
“No, francese, ma vedova di un conte inglese.”
Proprio in quel momento, dall’altra parte della Lys, rispetto a quella dove si trovavano i due uomini, Grimaud e Mousqueton conducevano Milady verso il fiume; il carnefice veniva dietro, e lord Winter, d'Artagnan, Athos, Porthos e Aramis venivano dietro il carnefice. Planchet e Bazin venivano per ultimi.
Milady non diceva nulla, ma i suoi occhi parlavano con inesprimibile eloquenza, supplicando a volta a volta ciascuno di coloro che guardava. Grimaud, di cui Milady era stata un tempo la padrona, era esitante, e Mousqueton tremava in tutte le membra.
Athos sentì la voce disperata di Milady supplicare gli uomini che la trascinavano, offrir loro del denaro, allora si avvicinò prontamente e lord Winter lo imitò.
“Rimandate indietro questi due servitori”, disse Athos, “ella ha parlato loro, non sono più sicuri.”
Planchet e Bazin presero il posto di Grimaud e di Mousqueton.
Arrivati alla riva, il boia iniziò a legare le mani e i piedi di Milady che gridò: “Siete dei vili, dei miserabili assassini, vi mettete in dieci per uccidere una donna, vittima delle vostre paure e delle vostre calunnie. Badate, se non sarò soccorsa, sarò, vendicata!”
“Voi non siete una donna”, disse freddamente Athos, “non appartenete alla specie umana, siete un demonio fuggito dall'inferno nel quale ci disponiamo a farvi rientrare.”
“Ah! Signori uomini virtuosi!”, disse Milady, “ricordatevi che colui che toccherà un capello della mia testa sarà anch'egli un assassino.”
“Il carnefice può uccidere senza essere per ciò un assassino”, disse l'uomo dal mantello rosso, battendo la mano sulla sua grande spada, “esso non è che l'ultimo giudice.”
“Voi non siete giudici! Non potete condannarmi!”, gridò Milady, “Se sono colpevole, se ho commesso i delitti di cui mi accusate, portatemi dinanzi a un tribunale!”.
“In un tribunale francese, godreste della protezione del cardinale. Io vi avevo proposto Tyburn”, disse lord Winter, “perché non avete accettato?”
“Perché sono francese e lavoro al servizio della Francia, un tribunale inglese mi avrebbe sicuramente condannata a morte e io non voglio morire!”, esclamò Milady dibattendosi, “Sono troppo giovane per morire.”
“La donna che avete avvelenata a Béthune era più giovane di voi, signora, e tuttavia è morta”, disse d'Artagnan, scordando che la signora Bonacieux aveva qualche anno più di Milady.
“Vi prego, non voglio morire! Non sapete cosa vuol dire essere marchiata fin dalla più tenera età, in modo che tutti mi odino e mi temano. Cambierò vita. Se volete, mi chiuderò in un convento, mi farò monaca, lo giuro!”, continuò Milady.
“Eravate in un convento”, disse il carnefice, “e ne usciste per la rovina di mio fratello. Avete disprezzato la vita consacrata per dedicarvi al vizio, depravata sacrilega!”
A quelle parole, Aramis fremette e fece il gesto di por mano alla spada; ma, colto uno sguardo di Athos, riabbassò la mano.
“Vi prego, grazia. Ho un figlio di pochi anni, chi penserà a lui?”
“Cosa volete che ce ne importi della covata di una serpe come voi?”, disse lord Winter.
“Ma dopotutto è vostro nipote! Non può non importarvi nulla di lui…”
“Chi mi dice che sia veramente figlio di mio fratello? Che se ne vada al diavolo…”
Milady gettò un grido di spavento e cadde in ginocchio.
Le grida disperate della donna risuonarono con un effetto cupo e strano involandosi nella notte e perdendosi nella profondità del bosco, giungendo fino alle orecchie dei due uomini sull’altra riva del fiume.
Acquattatisi dietro l’argine, nascosti dai folti cespugli che vi crescevano, essi poterono vedere chiaramente la scena che si svolgeva dall’altra parte, illuminata dalla luna rossastra.
“Mio Dio!” esclamò Rosnay “È lei!”
“Lei chi?”, chiese il corsaro.
“È Milady, ne sono certo! Mio Dio, quell’uomo con il mantello, un carnefice! Vogliono assassinarla!”
Rosnay fece per slanciarsi insensatamente fuori dal nascondiglio, ma l’altro lo trattenne.
“Fermo! Altrimenti siamo perduti tutti: noi e lei. Riflettete un attimo, dannazione! Come pensate di attraversare il fiume? Il battello è dall’altra parte, senza contare che là ci sono dieci uomini e noi siamo solo in due…”
“Ma non possiamo restare qui a guardare senza far nulla! La uccideranno!”, disse Rosnay al colmo della disperazione.
Il corsaro prese l’archibugio con fare pensoso.
“Ascoltate, Rosnay, qui noi siamo al coperto e loro no: quando quel boia alza la spada, gli apro un terzo occhio in fronte con un’archibugiata. Voi cercate di buttar giù uno di quei cinque beccamorti: i quattro in divisa o quello vestito all’inglese, lasciate stare i servitori. Non si aspettano un attacco, non sanno quanti siamo e probabilmente scapperanno a cercare delle armi; se ricarichiamo in fretta forse riusciamo a buttarne giù altri due prima che si mettano al coperto. Se la vostra amata è furba, dovrebbe riuscire a scappare.”
“Va bene, ma vi prego, amico, mirate bene. Non vivrei più se la uccidessero davanti a me…”, disse Rosnay, impallidendo in preda ad una terribile angoscia.
Il carnefice prese Milady in braccio e si mosse verso il battello.
“Dio mio! Dio mio!”, esclamò la donna, “mi annegherete dunque! Non potete uccidermi così, come un animale, senza conforti, senza un prete: anche ai criminali è concesso di confessarsi prima di morire!”
“Beh, c’è Aramis se volete, è quasi un prete, almeno credo…”, bofonchiò d’Artagnan.
“Non è un vero prete! Non è la stessa cosa, ho il diritto di confessarmi!”
“Sciocchezze!”, tagliò corto Athos, “Non fateci perdere altro tempo. Pregheremo per voi; ma credo siate incapace di un pentimento che possa salvare la vostra anima.”
“Assassini! Macellai!”, gridò Milady furente, “Datemi almeno la possibilità di difendermi, di combattere per la mia vita! Non c’è nessuno che ha il coraggio di incrociare la lama con me? Dov’è adesso il vostro coraggio, moschettieri? Dove il vostro spirito cavalleresco?”
Di fronte a quelle grida strazianti, d'Artagnan si lasciò cadere su un ceppo, e chinò il capo.
“Oh! Non posso acconsentire a che questa donna muoia così!”
Milady fu ripresa da un barlume di speranza.
“D'Artagnan, d'Artagnan!”, gridò, “ricordati di quando ti ho dato il mio amore!”
Il giovane si alzò e fece un passo verso di lei; ma Athos, bruscamente, snudò la spada e si frappose tra loro.
D'Artagnan cadde in ginocchio e pregò.
Athos, soddisfatto, fece un passo verso Milady.
“Vi perdono”, disse, “il male che mi avete fatto, vi perdono il mio avvenire spezzato, il mio onore perduto, il mio amore calpestato e la mia salute compromessa dalla disperazione in cui mi avete sprofondato. Morite in pace.”
“Il male che vi ho fatto? Sono stata io forse che vi ho stretto un cappio al collo, dopo aver giurato di amarvi e rispettarvi? L’onore perduto? Ma quale onore può avere chi tenta di assassinare una donna inerme e svenuta? E l’avvenire? Io vi amavo, avremmo potuto essere felici se solo… se solo mi aveste lasciato spiegare, se solo aveste cercato di comprendere…” disse Milady, digrignando rabbiosamente i denti.
Athos non rispose e lord Winter avanzò a sua volta:
“Vi perdono”, disse, "di aver avvelenato mio fratello, di aver fatto assassinare Sua Grazia, Lord Buckingham; vi perdono la morte del povero Felton, vi perdono i vostri tentativi contro di me. Morite In pace.”
Milady rimase in silenzio.
“Quanto a me”, disse d'Artagnan, “perdonatemi, signora, di avere con uno stratagemma indegno d'un gentiluomo provocato la vostra collera.”
“Che ipocrita, ora chiede scusa quando è troppo vile per difendermi…”, pensò tra sé Milady, sempre senza dire nulla.
D’Artagnan continuò: “e in cambio, vi perdono l'assassinio della mia povera amica e le vostre crudeli vendette tentate a mio danno; vi perdono e piango su di voi. Morite in pace.”
I am lost!” mormorò Milady “I must die!
Allora si rialzò senza bisogno di aiuto e gettò attorno a sé uno di quegli sguardi chiari che sembravano scaturire da un occhio di fiamma.
Guardò ad uno ad uno i suoi accusatori che, tutti, distolsero lo sguardo. Sperò, per un istante, di vedere qualcuno, Rochefort, che accorreva in suo aiuto ma non vide nulla. Tese l'orecchio e non udì nulla. Non aveva intorno a sé che nemici, così le pareva in quel momento supremo.
“Dove morirò?” chiese Milady.
“Sull'altra riva”, rispose il carnefice.
“Sarò vendicata!”
L’uomo la fece entrare nella barca. Athos gli tese del denaro.
“Sappia questa donna che io non compio il mio mestiere, ma il mio dovere.” rispose il carnefice, gettando il denaro nel fiume.
“Caro Rosnay, la vostra bella può giocare a carte quando vuole! Stanno venendo qui e sarà più semplice liberarla.”, bisbigliò il corsaro.
“Sia ringraziato il cielo!”, mormorò Rosnay.
“Salvata la tua principessa, bisognerà filare in fretta: noi saremo in tre con due cavalli, col battello da questa parte del fiume, quei beccaccioni dovranno cercarsi un altro guado; ma scommetto che tra mezz’ora li avremo addosso. Sono moschettieri e non sarà uno scherzo averli alle calcagna.”
Il battello, con a bordo Milady e il carnefice, si allontanò verso la riva sinistra della Lys, scivolando lentamente lungo la corda della chiatta. Gli altri, caduti in ginocchio, erano rimasti sulla riva destra a pregare.
“Allora, Milady, non volete tentare di sedurmi in questi ultimi minuti?” chiese beffardo il boia.
Milady se ne stava in silenzio, raggomitolata sul fondo del battello, volgeva uno sguardo disperato all’acqua inargentata dalla luna, dove si specchiava una pallida nube. Neppure in quel momento estremo, però, quella donna eccezionale volle darsi per vinta: pensò che, se avesse potuto sciogliere i nodi che le stringevano i piedi, giunta sull’altra riva, avrebbe potuto fuggire; lei era giovane ed agile, quell’uomo tozzo e appesantito non sarebbe riuscito a tenerle dietro.
Doveva solo guadagnare un po’ di tempo...
“A che servirebbe?”, rispose con voce rassegnata, “Se anche riuscissi a sedurvi, dopo non mi lascereste certo in vita per denunciarvi…”
“Ah, ah, siete davvero intelligente quanto bella…”, disse ridendo il boia.
“Vi chiedo, però, un’ultima grazia”, riprese Milady, “voglio sapere com’è morto davvero vostro fratello, e come fate voi ad essere vivo: Georges mi aveva detto di avervi ucciso.”
“Curiosa fino all’ultimo, eh? Oppure volete solo morire un po’ più vecchia? Bah, comunque posso accontentarvi, tanto non lo racconterete a nessuno.
Il boia rallentò i colpi di remi fino a quasi fermare il battello in mezzo al fiume e riprese a parlare.
“Vengo da una famiglia povera, mio padre, da cui ereditai il lavoro di carnefice, era già morto quando mio fratello se ne andò a fare il prete, lasciandomi da solo a badare a nostra madre; anche lui, come gli altri a Béthune, aveva orrore di me e del mio lavoro. Ero stato io a suggerirgli di prendere i vasi e i preziosi dal tesoro del convento: avrebbero potuto darci una vita agiata da qualche altra parte, dove non sarei stato più evitato da tutti con ribrezzo; ma lui si rifiutò sempre di farlo per la sua famiglia, per il sangue del suo sangue, per voi, invece, sì che li rubò. Mi aveva anche promesso una parte del denaro se lo avessi aiutato a nascondersi ma poi, sempre a causa vostra, mi tradì e fuggiste assieme senza darmi quanto promesso. Quando scopersi dove vi eravate rifugiati, vendetti l’informazione a dei cacciatori di taglie, così mio fratello fu catturato, portato in carcere a Lille e condannato a 10 anni. Georges, in cella, chiese di vedermi e mi disse che aveva nascosto la refurtiva nei paraggi e me la promise in ricompensa se l’avessi aiutato a fuggire; non ebbi difficoltà a credergli: i gioielli e i vasi sacri non erano mai stati ritrovati e, se foste riusciti a portarli con voi, pensai, non avreste certo dovuto nascondervi in quella misera canonica francese. Grazie alle mie conoscenze tra i carcerieri, organizzai la sua evasione; ma, una volta fuori, mi pugnalò e mi lasciò per morto. Tentò di uccidere me, suo fratello! Voi lo avevate spinto sulla strada di Giuda e di Caino!
Sebbene non riuscissero mai a provare la mia complicità nell’evasione, persi il lavoro, finii in miseria e nostra madre morì per la disperazione. Allora, anelando solo alla vendetta, mi misi sulle sue tracce e scoprii che era tornato a Vitray, dove voi eravate ormai diventata la contessa de La Fère. Quando mi vide, folle di terrore credendomi un fantasma o forse sopraffatto dal rimorso, si uccise. Allora presi il suo corpo e lo riportai a Lille, incassai la taglia e riottenni il mio lavoro.”
Finito il suo racconto, il boia riprese a remare. Milady era riuscita a sciogliere la corda che la legava ai piedi, cosicché, non appena il battello toccò la riva, saltò agilmente a terra e si dette alla fuga.
Rosnay trasalì con il cuore in tumulto. La donna veniva verso di loro, ancora pochi passi e avrebbe potuto prenderla tra le braccia, rassicurarla e proteggerla.
“Fermo Rosnay! Non ancora.” fece il corsaro.
Il terreno era bagnato e, non appena giunse alla sommità dell’argine, Milady scivolò dall’altra parte e cadde sulle ginocchia. Sentì un dolore alla caviglia e un'idea superstiziosa le attraversò il cervello: ella pensò che il cielo le negava il proprio soccorso e restò col capo chino come si trovava.
Allora, dall'altra riva, gli uomini in ginocchio videro solo il carnefice, poiché Milady era nascosta dall’argine, levare lentamente le braccia; un raggio di luna si rifletté sulla lama della sua larga spada e tutti abbassarono lo sguardo biascicando una preghiera.
Il corsaro alzò l’archibugio; ma Rosnay, non resistendo oltre, aveva già sguainato la spada e s’era avventato verso il boia. Fu questione di un istante: le braccia del carnefice ricaddero, si udì il sibilo della scimitarra e il grido della vittima designata, poi una massa inerte si accasciò al suolo.
Milady aveva atteso il colpo fatale senza muoversi, con gli occhi chiusi e sulle labbra una preghiera che, da bambina, aveva appreso da sua madre; ma, sentendo il sinistro sibilo della lama che scendeva, non aveva potuto impedirsi di lanciare un grido.
“Un grido…” fu il pensiero che attraversò la mente della donna, sconvolta dal terrore, “come posso aver gridato? Sono morta…eppure…respiro…sono ancora viva!”
La donna aprì gli occhi e vide il corpo di un uomo decapitato, che portava la divisa delle guardie del cardinale, giacere ai piedi del boia che se ne stava immobile mentre un uomo gli premeva una sciabola dalla strana foggia contro la gola.
“Un incubo. Dev'essere solo un terribile incubo.”, pensò Milady, mentre fissava incredula lo spettacolo agghiacciante che si parava davanti ai suoi occhi sbarrati.
Il carnefice, terrorizzato, lasciò cadere la spada.
“Grazia, grazia”, implorò con un filo di voce, “in nome del cielo, cosa volete da me?”
Il corsaro, dopo aver costretto il boia a fare alcuni passi avanti per essere sicuro di toglierlo dalla visuale degli uomini sull’altra riva, gli si accostò all’orecchio e gli disse, quasi in un sussurro: “Maledetto assassino! Se vuoi vivere guardami, guardami bene nel bianco degli occhi! Hai capito? Nel bianco degli occhi!”
Atterrito, il boia obbedì. L’uomo, mentre con una mano continuava a premergli la sciabola contro la gola, con l’altra raggiunse il viso del boia, compiendo dei rapidi gesti.
Il carnefice si sentì bloccare da una forza invincibile, il petto gli sembrò riempirsi di una sorta di calore stupefacente che gli saliva fino al cervello, come una spirale di densi vapori, si sentì preso da un intorpidimento irresistibile che lo affascinava e lo terrorizzava allo stesso tempo, ponendolo alla completa mercé dello sconosciuto. Il boia fece uno sforzo sovrumano per chiamare aiuto ed avvisare i compagni, inginocchiati sulla riva opposta, ma il corsaro stese la sua mano sopra la testa dell’incappucciato e nessun suono uscì dalla sua bocca. Il boia di Lille era ormai svuotato di tutta la sua forza e privato di ogni volontà; i suoi occhi si rovesciarono, si chiusero e infine si riaprirono, rivelando uno sguardo vitreo ed assente.
“Ora mi obbedirai!”, disse il corsaro con una voce calma e suadente, ma che non ammetteva repliche.
“Parla! Chi ti ha ordinato la morte di questa donna?”
Il boia iniziò a parlare con una voce atona ed impersonale: “Un uomo di aspetto nobile, che porta la divisa dei moschettieri francesi, è venuto a cercarmi l’altra sera e mi ha offerto del denaro, dicendomi che bisognava decapitare un’assassina che aveva ucciso il suo secondo marito, una giovane ed il favorito del Re d’Inghilterra. L’uomo mi ha condotto da quattro altri signori, tre moschettieri come lui ed un inglese. Abbiamo cavalcato per cinque o sei leghe fino ad una piccola capanna, dove mi hanno mostrato colei che avrei dovuto uccidere.”
“E voi avete obbedito? A degli stranieri sconosciuti e senza l’ordine di un giudice?”
“Mi ero riservato di rifiutarmi, se avessi trovato l’incarico ingiusto, ma quando ho visto la donna, ho riconosciuto in lei una persona che odiavo: la prima amante di mio fratello, colei che lo aveva sedotto e traviato ed era stata la vera causa della sua morte. Certamente quegli uomini desiderano la sua morte per una vendetta; ma anch’io desideravo vendicarmi di lei, così ho accettato di condurla qui per decapitarla.”
“Miserabile!” disse il corsaro “E cosa ti hanno ordinato di farne del corpo?”
“Non mi hanno detto nulla; ma io pensavo di farlo sparire nella Lys. Così nessuno la troverà e non potranno mai accusarmi di nulla.”
“Ora ascoltami bene: prenderai il corpo di quest’uomo che hai ucciso e lo getterai nel fiume al posto di quello della donna che volevi assassinare; poi dimenticherai tutto quello che hai visto e ricorderai solo di aver decapitato la donna. Ricorderai per tutta la vita di averla uccisa. Il rimorso ti tormenterà: ogni notte rivedrai il suo fantasma e ricorderai di essere un assassino!”
Allora il boia si tolse il rosso mantello, lo stese a terra, vi coricò il corpo e vi gettò la testa, poi annodò i quattro capi, si caricò sulla spalla il fardello e risalì nell'imbarcazione. Giunto in mezzo alla Lys, fermò la barca e, tenendo sospeso sull'acqua il suo fardello: “Lasciate passare la giustizia di Dio” gridò ad alta voce. E lasciò cadere il cadavere nell'acqua profonda che si richiuse su di esso.
 
   
 
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