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Autore: Meraki    18/04/2015    9 recensioni
AU!School con i personaggi principali tratti dal primo film/libro di the Maze Runner, pairing: Newtmas (Newt/Thomas).
Thomas è un nuovo studente appena trasferitosi in città. Nella nuova classe fa la conoscenza di Minho, capitano del Club di atletica, e Newt, un ragazzo con cui nasce da subito un'intesa speciale...
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ciao, entra!”
Thomas fece spazio a Minho per permettergli di entrare e poi fece segno di seguirlo su per le scale.
“Sei pronto?” domandò l'asiatico impaziente, mentre i due entravano in camera del ragazzo.
Solo allora Thomas osservò per bene l'amico: indossava una maglietta grigia con il simbolo di Batman e un mantello nero gli scendeva fino alle gambe; in mano stringeva una maschera con cui stava giocherellando distrattamente. Per il resto, non aveva niente di particolare: probabilmente non voleva rendersi troppo ridicolo indossando pettorali finti o pantaloni attillati.
“Quasi... Insomma devo solo mettermi il costume,” borbottò Thomas iniziando a frugare nel proprio armadio, “ma sei proprio sicuro che sia una festa in maschera?”
“Ma certo amico! Altrimenti che festa di Halloween sarebbe? Newt mi ha detto che anche l'anno scorso erano tutti vestiti... o svestiti, nel caso delle ragazze,” ridacchiò compiaciuto, lasciandosi cadere a peso morto sul letto.
Thomas scrollò le spalle e non poté fare a meno di pensare che Minho si trovasse proprio dove lui e Newt avevano fatto l'amore il giorno prima.
Il pensiero lo fece arrossire e si lasciò sfuggire un sorriso: se Minho lo avesse saputo probabilmente sarebbe corso via schifato.
“Che hai da ridere?”

“Niente, niente... Aiutami a tirare su la zip,” disse lui, dopo essersi infilato il costume: una tuta intera completamente nera con davanti disegnato uno scheletro bianco.
Minho si alzò a sedere e lo osservò alzando un sopracciglio: “lo sai che se qualcuno ci vedesse in questo momento penserebbe estremamente male, vero?”
Per tutta risposta, Thomas afferrò un cuscino e glielo lanciò in faccia.

 

Era già sera inoltrata e l'aria si era fatta decisamente fresca ma, per fortuna, il cielo sembrava sereno e a conferma di ciò erano visibili parecchie stelle.
I due amici salirono sulla jeep diretti a casa di Newt: siccome il biondino abitava in periferia e non circolavano molti mezzi pubblici a quell'ora, Minho si era offerto di dargli un passaggio. Nonostante Thomas avesse già intravisto la veranda di Newt sulla foto di Mister x, non era mai stato a casa sua prima di allora. L'edificio si sviluppava su un unico piano e non era particolarmente amplio ma trasmetteva una sensazione di calore. Le luci erano accese in quella che, presumibilmente, era la cucina e un giardino curato e rigoglioso circondava l'abitazione.
“Perché non vai a chiamarlo? Io intanto faccio manovra,” propose Minho con un sorriso malizioso, “se hai abbastanza fortuna, questa sera potresti conoscere i tuoi futuri cognati!” esclamò poi, dando una pacca sulla spalla a Thomas.
“Quanto sei scemo!” borbottò questi, lasciandosi poi andare ad una risata prima di scendere dalla vettura.
Proprio mentre si accingeva a suonare il campanello, la porta si aprì all'improvviso e sull'uscio comparve una ragazzina di circa tredici anni, pallida, con lunghi capelli color miele, che lo fissava sospettosa.
“Dov'è Minho?” domandò seccata, mentre lo squadrava da capo a piedi.
“Ehm... E' in macchina,” rispose Thomas preso alla sprovvista.
La ragazzina a quel punto allungò la testa per vedere oltre di lui e il suo viso si illuminò: la sua espressione si addolcì e un sorriso a trentadue denti gli si dipinse in volto.
“Tommy!”
Newt era comparso dietro di lei come un fantasma.
I capelli biondi spettinati gli ricadevano sulla fronte in un modo che Thomas trovò molto sensuale e indossava una maglietta leggermente strappata sopra ad un paio di normalissimi jeans. La cosa che lo caratterizzava era il trucco: la sua pelle era di una tonalità più chiara del solito per fare risaltare al meglio il contrasto con gli occhi truccati di nero; inoltre, aveva utilizzato del sangue finto per simulare una ferita alla fronte dovuta ad un colpo di pistola.
“Wow, sei fantastico!” esclamò Thomas di getto, dimenticandosi per un attimo della ragazzina.
Newt sorrise: “Vedo che hai conosciuto mia sorella Jane... Ha una cotta mostruosa per Minho da un paio di anni ormai, quindi non farci troppo caso.”
Jane a quel punto arrossì di getto e tirò uno schiaffo sul braccio del fratello, “smettila di dire scemenze!” sbuffò arrabbiata.
Thomas rise, “sono sicuro che Minho, tonto com'è, non se n'è ancora accorto... Dico bene?”
Jane scosse la testa in segno di diniego, poi tornò ad osservarlo come se si fosse accorta solo in quel momento della sua presenza, “e tu chi saresti?”
“Thomas, sono un amico di Newt...” si presentò lui con un sorriso, porgendole la mano.
Jane rimase a fissarlo per un paio di secondi in silenzio poi, senza ricambiare la stretta di mano, si voltò per rivolgersi al fratello.
“Perché io sono l'unica a cui non piovono ragazzi carini dal cielo?!” sbottò prima di girare i tacchi e sparire dentro casa.
I due ragazzi la osservarono andare via, poi Newt sorrise compiaciuto “mia sorella è acida come un limone ma non è per niente tonta,” commentò, chiudendo la porta di casa.

 

Il viaggio in jeep fu entusiasmante quanto breve: Minho aveva alzato il volume della musica e tirato fuori da sotto i sedili una bottiglia di vodka.
“Questa la offre la casa!” esclamò lanciandola a Newt, seduto sul sedile posteriore, “prendete e bevetene tutti! Io sono già scemo di mio, senza contare che devo guidare, quindi vedrò di astenermi per questa sera!”
Newt rise mentre svitava il tappo e prendeva un lungo sorso dalla bottiglia: “Sei proprio una mammina premurosa!”
La casa della capitana delle cheerleaders era così grande e illuminata per l'occasione che non avrebbero potuto sbagliare indirizzo neanche volendo.
Parcheggiarono la vettura poco distante e poi si avviarono con passo sicuro lungo il vialetto: Minho camminava davanti agli altri due con il petto gonfio, dandosi delle arie nemmeno fosse Batman in persona.
Newt allungò una mano per sfiorare il braccio di Thomas in un gesto intimo e il ragazzo contraccambiò con un sorriso entusiasta.
Era la prima volta che partecipava ad una festa del genere ed era felice di poterlo fare assieme al suo ragazzo e al suo migliore amico... Non si sentiva così felice da molto tempo e le sue aspettative per quella serata erano altissime.
La casa, un imponente edificio a due piani, era particolarmente rumorosa: sul prato c'erano varie persone mascherate intente a ridere e chiacchierare con in mano i tipici bicchieri di carta rossi da party. Accanto all'uscio, Gally li osservava avvicinarsi a lui con sguardo accigliato: “E voi che ci fate qui?” borbottò contrariato quando i ragazzi si avvicinarono.
“Siamo stati invitati, mi pare ovvio!” rispose Minho, dandogli una pacca sulle spalle, “ti prego Gallyno, almeno per questa sera cerca di non dare spettacolo...” sussurrò avvicinandosi al suo orecchio.
Gally scrollò le spalle e si limitò a bere un sorso dal suo bicchiere: “Siete voi quelli che fanno sempre parlare di sé...” biascicò contrariato, lanciando un'occhiata di intesa a Thomas.
“Come ti pare!” sbottò esasperato questi, trascinando poi all'interno i suoi amici.
La musica era talmente alta da risultare quasi insopportabile: nel salotto un dj stava mettendo qualche brano alla console e Thomas si sentì quasi soffocare dal fiume di gente che li trascinava involontariamente qua e là. I tre riuscirono a ricavarsi un piccolo spazio per respirare andando in cucina, dove alcuni ragazzi avevano ingaggiato una gara di beer-pong sul tavolo da pranzo.
“Questa festa è assurda!” sentenziò Minho incredulo per poi fissare invidioso i ragazzi che stavano giocando.
“Minho, la cosa assurda è che tu non possa bere...” urlò Newt, cercando di sovrastare la musica incessante.
“Devo guidare, non posso!” ripeté ancora una volta l'asiatico, passandosi una mano tra i capelli.
“Senti, la festa non è lontano da casa mia. Potremo andare a dormire da me e domani mattina potresti tornare a prendere la macchina... Che ne dici?”
Minho guardò il biondino come se gli avesse appena rivelato il segreto dell'Universo, “dici sul serio?” domandò eccitato.
Newt annuì con un sorriso e Thomas si lasciò andare ad una risata.
Era tipico di Minho: piuttosto di lasciare gli amici nei guai, avrebbe fatto qualsiasi cosa... Persino rischiare di non divertirsi ad una festa del genere.
“Newt, ti voglio bene, lo sai vero?!” si avvicinò e abbracciò di slancio l'amico, poi guardò Thomas e aggiunse: “Ehi, niente di personale... Non voglio rubartelo!”
“Tranquillo, hai il permesso di abbracciarlo... Ma solo abbracciarlo!” mise in chiaro Thomas, ironicamente.
Minho però non lo stava più ascoltando: la sua attenzione era stata completamente catturata da una ragazza di colore che aveva preso parte al gioco del Beer Pong. Aveva dei folti capelli ricci che gli ricadevano sulle spalle, un naso fine e regolare e una bocca carnosa... Persino Thomas si ritrovò ad ammettere che era parecchio carina.
“Ragazzi, mi dispiace abbandonarvi ma il testosterone chiama! EHI TU, RAGAZZINA! TI SFIDO!” urlò l'asiatico indicandola, prima di avvicinarsi a lei.
Newt rise e prese Thomas per mano, facendola dondolare dolcemente tra la sua, “perché anche io e te non troviamo qualcosa di divertente da fare?” domandò mentre un sorrisetto malizioso gli si dipingeva in volto.
“Certo... Ti va di bere qualcosa?”
I due si avvicinarono al bancone con gli alcolici e si riempirono i bicchieri con quello che aveva l'impressione di essere un intruglio magico. Thomas lo annusò e percepì un odore nauseabondo e pungente.
“Ma che diavolo...?”
“Secondo me hanno mischiato ogni genere di alcolico presente in commercio...” constatò Newt, prima di tapparsi il naso e provarne un sorso: “mmh, nonostante l'odore non è malaccio” asserì, per poi prendere un altro sorso.
Dopo essersi scolati un paio di bicchieri, i ragazzi si fecero largo fino a raggiungere il giardino interno dell'abitazione e Thomas rimase sbalordito dello spettacolo che gli si presentò davanti: una piscina enorme era posizionata nel bel mezzo del prato e varie persone stavano nuotando al suo interno; alcune avevano ancora addosso i vestiti fradici, altre erano in biancheria intima e... alcune ragazze erano in topless.
“Minho si mangerà i gomiti quando scoprirà di aver perso metà serata dentro casa a giocare a beer-pong!” esclamò Thomas ridacchiando.
Sentiva il viso in fiamme e il mondo attorno a lui ruotare vorticosamente, segno che l'alcol iniziava ad entrargli in circolo.
Stava proprio pensando di buttare in acqua Newt quando la sua attenzione venne catturata da una ragazza seduta scompostamente a bordo piscina: Teresa indossava un paio di shorts e un semplice reggiseno in tinta unita mentre lasciava penzolare a mollo le gambe e sembrava davvero troppo ubriaca per reggersi in piedi. Stava parlando con un ragazzo più grande che Thomas non aveva mai visto; il tipo in questione la guardava con aria a dir poco schifata, una smorfia di disagio dipinta in volto. La stava aiutando a sorreggersi mentre la ragazza era china in avanti e stava piangendo a dirotto.
“Ma che diavolo...?” bofonchiò Newt, che aveva seguito lo sguardo di Thomas e ora guardava Teresa allibito.
“Vieni, dai, andiamo a vedere se ha bisogno di aiuto...” aggiunse, prendendo a braccetto il moro per trascinarlo dalla ragazza.
Nonostante Newt avesse sempre provato astio nei confronti di Teresa, Thomas sentiva che ora il biondino aveva completa fiducia in lui e nei suoi sentimenti; forse, proprio spinto da questo, aveva lasciato da parte la gelosia, per una volta.
“Teresa...?” domandò Thomas, quando i due furono abbastanza vicini a lei per farsi udire, “stai bene?”
La ragazza si voltò verso la voce con movimenti lenti e scoordinati, per poi osservarli con uno sguardo estremamente vago. Il viso, rigato dalle lacrime, era contratto in una smorfia infastidita.
“Non ti senti bene?” Thomas iniziava seriamente a preoccuparsi: si chinò su di lei e le poggiò una mano sulla spalla per cercare di confortarla constatando che l'amica aveva decisamente esagerato con l'alcol.
“TU!” ululò la ragazza, arrancando per cercare di issarsi in piedi, mentre indicava con un dito Newt, “è tutta colpa tua!”
Thomas la guardò sbigottito, girandosi poi in direzione di Newt, che contraccambiò il suo sguardo alzando le spalle come per dire “non so di cosa stia parlando!”
“Se tu non ti fossi messo in mezzo, se tu...! Hai rovinato tutto, tutto!” sibilò, la voce rotta dai singhiozzi, per poi perdere l'equilibrio e ruzzolare a terra.
“Teresa!” esclamarono in coro i ragazzi, aiutandola a rialzarsi.
“Vieni, aiutami a portarla in un posto meno affollato...” bofonchiò Newt facendosi passare un bracci o della ragazza attorno alle spalle per poi trascinarla via.
La condussero sotto il gazebo del giardino, una piccola costruzione di legno circondata dall'edera posizionata in un posto più appartato del giardino, ed intimarono ad una coppietta che stava pomiciando sulla panchina di fargli spazio, per poi farla stendere.
“Mi dispiace...Mi dispiace...” cantilenava ad occhi chiusi.
“Ma che diavolo stai farfugliando? Sei ubriaca persa!” la ammonì Thomas, mentre Newt si sfilava la felpa che aveva addosso per coprirla (commentando: “Ci saranno dieci gradi e questa è mezza nuda...”).
“Tom, ti giuro io non volevo ferirti ma... Era l'unico modo!” piagnucolò, stringendo la sua piccola mano pallida attorno al braccio del ragazzo.
“Si può sapere di che parli?” domandò esasperato.
“E' stato Alby a convincermi, Tom... Alby è Mister X”

 

Newt e Thomas si scambiarono un'occhiata sconcertata mentre sui tre calò finalmente il silenzio. L'unico rumore ancora ben udibile era la musica proveniente dal salotto della casa, che non accennava a diminuire nonostante la notte fosse già calata da un pezzo.
“Alby?” domandò Newt incredulo, appoggiandosi allo steccato del gazebo.
“Sì... Alby non ha mai rinunciato a te, Newt. Non so cosa sia successo tra voi due ma lui ti ama ancora e quando hai iniziato a fare gli occhi dolci a Tom lui ha creato Mister X per cercare di allontanarvi. Poi... casualmente ha scoperto che a me piaceva Tom e mi ha chiesto di aiutarlo. All'inizio ho rifiutato, io... Lo so, ho fatto una cosa terribile!” biascicò asciugandosi le lacrime con la manica della felpa di Newt, “ma quando Tom mi ha rifiutata, Alby è venuto a cercarmi dicendo di averci scattato una foto mentre lo baciavo e così... Ho deciso di aiutarlo. Sono stata io a scattare la foto ad Alby e Newt, quella sera” ammise in un sussurro, per poi chiudersi nel silenzio, il suo esile corpo scosso da tremendi sensi di colpa.
“Basta così.”
Una voce in penombra si levò forte e chiara, costringendo tutti a voltarsi nella sua direzione: Alby era in piedi poco distante dal gazebo, ogni singolo centimetro della sua figura teso e contratto.
“Alby! E' vero quello che dice questa tizia?” sbottò Newt scattando verso di lui, i pugni tesi, “Cosa caspio ti è saltato in mente, si può sapere?” aggiunse sbraitando, ormai senza riuscire a controllarsi.
Thomas non lo aveva mai visto così furente.
“Sì, è vero... Sono stato io” controbatté Alby, senza muovere un muscolo per fermare Newt che avanzava verso di lui con un braccio teso in aria. Il pugno lo colpì dritto in faccia e lo fece barcollare paurosamente: nonostante Newt sembrasse gracile confronto ad Alby, in quel momento Thomas sentì che avrebbe potuto benissimo massacrarlo senza ritegno.
“Come hai potuto?!” esclamò adirato, le narici dilatate e gli occhi che mandavano scintille, “ti sei comportato da vigliacco!”
“Vigliacco io?!” biascicò Alby di rimando massaggiandosi il viso dolorante, “io ero innamorato di te, Newt! Capito? E tu al primo ostacolo mi hai lasciato solo a vedermela con la mia famiglia! Ma che razza di persona sei?!” sbraitò e, prima che Thomas riuscisse a fare qualcosa, sferrò a sua volta un pugno al biondino.
Newt non incassò altrettanto bene il colpo e finì con le gambe all'aria con un tonfo sordo.
“Basta! Smettetela!” urlò Teresa in preda al panico, con la voce rotta per l'agitazione.
Ma nessuno la ascoltava: Thomas scattò in avanti e caricò Alby con tutta la forza di cui era capace, così che entrambi ruzzolarono sul prato.
A quel punto, diversi invitati alla festa si erano accorti che qualcosa non andava e avevano iniziato ad osservare la scena interessati, scatenando cori e grida di incitamento (“Botte! Botte! Botte!”), formando un semicerchio compatto di sguardi curiosi.
“Pivello, stanne fuori se non vuoi farti male seriamente!” lo minacciò Alby, prima di avventarsi di nuovo su di lui.
Thomas non aveva mai fatto a botte prima ma un misto di alcol e adrenalina gli donarono tutta la grinta di cui aveva bisogno.
La colluttazione durò diversi minuti, con sangue e sputi che volavano da tutte le parti: Newt cercò di intervenire ma i due sembravano troppo presi dalla lotta per accorgersi di lui.
Poi, finalmente, i due si rialzarono e rimasero a guardarsi in cagnesco, con il fiato corto.
“Hai sbagliato a metterti contro di me...” ansimò Alby, con un occhio già visibilmente gonfio.
“Hai oltrepassato ogni limite,” controbatté Thomas con la bocca impastata e un labbro spaccato.
“BASTA COSI'!”
Gally si era messo tra di loro con le braccia allargate per cercare di tenerli lontani e passava lo sguardo da uno all'altro cautamente.
“Avete davvero esagerato... C'è da aspettarsi comportamenti del genere da un pivello come Thomas ma non dal Caposcuola...” disse, facendo un segno in direzione di Alby.
Il ragazzo sospirò pesantemente e sputò a terra prima di spolverarsi i vestiti e ricomporsi.
La folla di ragazzi che poco prima li incitava si era già dispersa, ritornando alla festa.
Così com'era arrivata, la rabbia di Thomas si stava placando, lasciando spazio solo ad un dolore lancinante lungo ogni centimetro del suo corpo: Alby di sicuro non si era risparmiato.
“Tommy, stai bene?” domandò Newt quando riuscì finalmente ad avvicinarsi a lui.
“Alby... Ti sei comportato da coglione e, sinceramente... Se anche avessi avuto l'opportunità di continuare a stare con te, sono felice di non averla colta,” specificò poi, guardando il suo ex con un'espressione disgustata, “forse hai ragione a dire che mi sono arreso troppo presto con te ma è stato meglio così a quanto pare: non meriti neanche la mia amicizia, ormai. Io... Davvero, non ti riconosco più. Sei cambiato in modo così profondo che... Non ti riconosco più,” ripeté amaramente, scuotendo la testa rassegnato.
“Adesso basta con queste cazzate...” sussurrò il ragazzo di colore, per poi passare accanto ai due, “Ne ho le palle piene di questa storia. Ho chiuso!” proferì, prima di allontanarsi.
Newt passò un braccio attorno alla vita di Thomas per cercare di dargli un po' di conforto, facendolo appoggiare a sé per sostenerlo.
“Non so che diavolo stia succedendo qui ma... Ogni volta che sei nei paraggi, pivello, qualcuno finisce per farsi male,” esclamò Gally, incrociando le braccia davanti al petto, “vedete di darvi una regolata... tutti e due!” aggiunse squadrando la coppietta, prima di rientrare in casa.
Gally non era mai stato particolarmente simpatico a Thomas ma... Forse, dopotutto, lo aveva giudicato male; probabilmente lo aveva frainteso fin dall'inizio.
Di sicuro, si era comportato meglio di Alby...
“Tommy, mi dispiace... A quanto pare tutta la storia di Mister X è nata per colpa mia,” Newt lo guardava sconsolato, un'espressione estremamente triste dipinta in volto.
“Non hai niente di cui scusarti... Tu non c'entri nulla,” assicurò Thomas passandosi un dito sul labbro spaccato: sanguinava ma, a parte il gonfiore, non sembrava niente di grave.
“Tom...” durante la colluttazione, i due si erano quasi dimenticati di Teresa, che ora li guardava con sguardo vacuo e decisamente colpevole.
“Mi dispiace, io...”
“Teresa, io mi fidavo di te... Pensavo fossi mia amica e invece... Mi hai tradito,” sussurrò Thomas incredulo, scuotendo la testa.
“Tom, mi dispiace,” ripeté ancora la mora, avvicinandosi ai due, “ti amo e... Volevo solo avere le tue attenzioni tutte per me. Spero che un giorno riuscirai a perdonarmi... Ho combinato proprio un casino...”
“Sì, un bel casino...” ripeté Thomas, appoggiandosi a Newt, senza degnare più di uno sguardo la ragazza.
“Andiamo via, ti prego...”

 

Thomas era steso sul letto accanto a Newt e, nonostante fosse ormai notte fonda, non riusciva a prendere sonno. Quella sera erano successe davvero troppe cose e la sua mente faticava a trovare la pace necessaria per permettergli di addormentarsi.
Dopo la rissa, lui e Newt erano andati a cercare Minho e gli avevano raccontato in breve l'accaduto: lui si era appartato in compagnia della ragazza conosciuta al tavolo del beerpong ma, una volta visto in che condizioni era Thomas, aveva deciso di fare ritorno a casa con loro (non prima che la ragazza in questione gli avesse lasciato il proprio numero).
I tre erano barcollati lungo un paio di vie fino a casa di Newt, per poi raggiungere a passo felpato la la sua camera e chiudersi dentro a chiave.
Newt aveva tirato fuori un sacco a pelo per Minho mentre lui e l'altro ragazzo si erano sistemati sul suo letto singolo. Thomas era così stanto che non aveva nemmeno fatto caso all'arredamento della camera, nonostante fosse la prima volta che vi ci mettesse piede.
“Tommy?”
Quel sussurro lo fece sorridere.
“Newt...”
“Ti fa male?” domandò Newt con tono preoccupato, sfiorandogli una guancia.
“Abbastanza... Non oso immaginare domani mattina,” bofonchiò Thomas accoccolandosi contro di lui.
“Mi dispiace per come è andata... Non mi aspettavo che Alby fosse una persona del genere.”
“Potrei dire la stessa cosa per Teresa...”
Silenzio.
“Almeno è tutto risolto e possiamo stare tranquilli... Ora siamo solo noi due,” aggiunse Thomas, passando le braccia attorno al collo del biondino per attirarlo a sé e baciarlo dolcemente.
“Spero tanto che ora non impazzisca anche Minho e inizi a diventare geloso di uno di noi due...” borbottò ironicamente Newt, passando una mano tra i capelli del suo ragazzo.
“A quel punto, lo farò tornare in sé assestandogli un bel pugno... Ormai sono diventato un esperto.”
Entrambi si lasciarono andare ad una risatina liberatoria, prima di scambiarsi un'altra serie di baci lenti e profondi.
“Newt...”
“Sì?”
“Anche io sono innamorato di te...” sussurrò Thomas arrossendo anche se, nell'oscurità più totale, Newt non avrebbe mai potuto accorgersene.
“Ce ne hai messo di tempo a rispondermi,” lo punzecchiò Newt, attirandolo a sé per baciarlo nuovamente.
Thomas sorrise: “Sono un po' lento per queste cose...”
“L'avevo notato...”
“Ehi voi due... La smettete di tubare? Vi ricordo che c'è anche un'altra persona in questa camera... E, per quanto io vi voglia bene, non mi va a genio l'idea di sentire smancerie uscire dalle vostre boccacce...”
Minho non fece in tempo a finire la frase che, per tutta risposta, un cuscino gli era già volato in faccia.

 

La mattina dopo, Minho fu il primo a svegliarsi. Nonostante avesse bevuto diversi bicchieri, non accusava praticamente nessun sintomo del “dopo sbronza”: sentiva solo un leggero malditesta e una vaga sensazione di nausea, ma riusciva a camminare normalmente e si sentiva perfettamente in grado di guidare. Lanciò un'occhiata a Thomas che dormiva avvinghiato a Newt e, dopo aver constatato che entrambi sembravano entrati in coma e che non accennavano a svegliarsi, decise di andare a recuperare la jeep che aveva abbandonato alla festa per poi far ritorno a casa. Era sicuro che, alla fine, a Thomas avrebbe fatto piacere trascorrere un po' di tempo solo assieme a Newt.

 

“Buongiorno...”

Quando Thomas aprì gli occhi, Newt era steso di fianco a lui a torso nudo: la sua pelle bianca sembrava risplendere al sole mattutino e il ragazzo lo guardava con un sorriso estremamente dolce stampato in viso.
“Buongiorno...” sussurrò stropicciandosi gli occhi per tentare di svegliarsi del tutto, “come ti senti?” domandò osservando preoccupato un livido nero che andava via via definendosi sullo zigomo del compagno.

“Beh, diciamo che sono sicuramente messo meglio di te...” rispose quello, allungando una mano per sfiorargli le labbra: a quel contatto, un dolore repentino si impossessò di Thomas, facendolo scattare all'indietro sul cuscino.
“Accidenti, sono conciato così male?” domandò sconvolto, cercando di cogliere una qualche emozione dallo sguardo di Newt.
“Sei bellissimo anche così,” ammise lui, avvicinando il viso al suo per baciarlo dolcemente.
“E così, il problema Mister X sembra essersi risolto...”
“Sì, finalmente...”
I due si guardarono, poi, dopo essersi scambiati un altro dolce bacio, Newt strinse il ragazzo a sé, facendo combaciare ogni centimetro del suo corpo contro il suo.
“Tommy, so di non essere perfetto e che per colpa mia hai passato un sacco di casini ma... Grazie per essere rimasto,” sussurrò flebilmente il biondino e, anche se non riusciva a vederlo bene in faccia, Thomas capì che era arrossito.
“Io... All'inizio non ero sicuro di niente e ho fatto fatica a capire i miei sentimenti ma ora so cosa voglio. Io voglio te, Newt...” rispose cercando in tutti i modi di non farsi sopraffare dall'imbarazzo, stringendo la stretta attorno alle sue spalle.
“Ti amo, Tommy...”
“Ti amo anche io, Newt.”

 

 

 

 

 

 

 

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Meraki:
E' finiiitaaa!
Non avevo praticamente mai concluso una long fic (ehm- sono pigra, piiigra!) e devo ammettere che questo capitolo è stato un parto. Sono felicissima che questa storia sia piaciuta e vorrei sinceramente ringraziare personalmente ogni singola personcina dolcina che ha dedicato 5 minuti del proprio tempo a leggerla e commentarla ;_; Grazie a tutti, davvero! <3
Ho intenzione di scrivere ancora una miriade di fanfiction Newtmas (anche se, probabilmente, mi orienterò sulle one-shot prossimamente) e spero che continuerete a seguirmi leggendo anche quelle <3
Grazie a tutti, davvero!
M., x

  
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