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Autore: Kagome_    19/04/2015    7 recensioni
Long-fic scritta sulla ship STEREK (Stiles x Derek) e trasportata nel mondo del famoso cartone d'animazione "L'incantesimo del Lago"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Estati lunghe
 
Mesi passarono da quel fatidico giorno e le estati si susseguirono una dopo l’altra; come sempre costretti dai nostri genitori a trascorrere le vacanze estive insieme. L’obbligo dei due sovrani rendeva le cose ancora più oppressive e stressanti: ero arrivato al punto che non potevo fare un singolo passo senza che quella testa rotonda e blaterante non mi pedinasse. Ogni anno era la stessa storia, Stiles arrivava e io come una balia ben ammaestrata dovevo sorbirmelo per giorni e giorni, assecondando con un semplice cenno della testa le sintesi dei libri che lui leggeva o le scoperte “interessanti” che conduceva.
Come ogni anno un’altra estate stava per arrivare e con essa l’ennesimo litigio con mia madre.

“-Su scendi dai ho fretta, c'è Derek che ti aspetta- insistette Re Stilinski, pregando il figlio, ormai con voce esausta dal consueto teatrino che si ripeteva ogni anno.
-Mi devo pettinare- sbottò Stiles con una scusa assurda, non sapendo più dove aggrapparsi per togliersi da quell’impiccio –e  poi soffro il  mal di mare!- tentò con un ennesimo pretesto. Dovendo però alla fine cedere.”


Il castello di Hills era in subbuglio, servitori sfrecciavano qua e là per i lunghi corridori, trasportando vasi di fiori freschi e lenzuola pulite per le stanze degli ospiti. I cuochi si consultavano tra di loro per elaborare menù sempre più raffinati e gustosi; l’orchestra si esercitava incessantemente e i giardinieri mettevano a nuovo il parco sul retro, sistemando ogni ciuffo d’erba e laghetto sparso qua e là. Il sole splendeva nel cielo e la classica brezza estiva portava per tutto il regno odore di fieno e fiori di campo e io rinchiuso nella mia stanza con tende e porte chiuse, come in un bunker, aspettavo il patibolo.
Inevitabilmente non riuscii a trattenere un sospiro rassegnato nel sentire il consueto ticchettare delle scarpe di mia madre sul pavimento, lucido e di marmo, dell’ingresso, che rimbombava in lontananza in ogni dove, in modo minaccioso.

“-Stiles starà arrivando- sbatté la porta della mia stanza urlando nel non vedermi ancora cambiato per l’incontro che ci sarebbe stato di li a poco -non fargli questo affronto!- mi puntò il dito contro, alzando di ancora un ottava il tono della sua voce e minacciandomi con lo sguardo.
-Vederlo mi fa male- risposi disprezzante – e poi il vomito mi sale!- aggiunsi guardandola con sufficienza per rimarcare le mie parole, mentre con l’arco giocattolo scagliavo una freccia dopo l’altra, mirando il disegno di Stiles appeso alla parete opposta.”


Come sempre ogni sforzo era vano per impedire quella tortura.

Con umore tetro venni caricato dai servitori sulla carrozza diretta al molo, dove la nave maestosa del Re Stilinski attraccava ogni 11 giugno con estrema puntualità. Per tutto il viaggio mia madre blaterava entusiasta di quello che io e l’altro principino avremmo potuto fare: gite, passeggiate a cavallo, giochi organizzati e feste erano le principali voci di quella lista interminabile. Cose che ovviamente avrei potuto benissimo fare da solo o con Scott, figlio di una delle contesse del regno, a cui fin da piccolo mi ero affezionato, arrivando persino a considerarlo come un fratello. Avevo lui, i miei giochi e la mia casa sull’albero, il mio “branco”, se così si poteva definire, era al completo; non potevo desiderare altro dalla vita. Ma per la Regina Melissa ciò non era abbastanza, io dovevo stare con Stiles e magari essere anche gentile. Tsk.

La nave era attraccata e il paese in festa accoglieva la venuta dei sovrani di Beacon con urla e canti festosi; le vie erano adornate di festoni colorati, fiori freschi e lanterne appese sugli usci di ogni abitazione. Era ridicolo tutto ciò, tanto casino per accogliere quella testa rotonda logorroica e alla fine il lavoro sporco toccava a me.

“-Un giorno Derek sarà il suo sposo- sorrise il Re, andando a stringere le mani della Regina, in un gesto complice.
-Meraviglioso!- ridacchiò lei, dando un’occhiata veloce ai due principini che da lontano si squadravano indispettiti dalle circostanze. Rapidamente fece un gesto con il capo, invitando gli arrivati a seguirla sulla carrozza, diretta a palazzo.”


Come sempre ci lasciarono soli e dopo un’occhiata veloce, con le mani in tasca, mi diressi alla veranda che stava sul lato ovest del castello, dove sapevo che ad aspettarmi c’era Scott. Di sicuro era l’ultimo dei miei pensieri passare del tempo con Stiles e per questo motivo, remore delle estati passate, mi ero premunito di una “spalla” che mi avrebbe permesso di non strangolarlo ogni qualvolta avrebbe aperto quella sua loquace boccuccia.
-Ciao a te Derek- sentii alle mie spalle una voce sarcastica –non si saluta più?- chiese Stiles, cercando di stare al mio passo anche se in mano stringeva quella sua stupida carrozza blu giocatolo, che era più ingombrante che altro.
-Perché? C’è qui qualcuno con me?- chiesi dandogli una fugace occhiata, per poi guardare nuovamente davanti a me.
-Oh grazie per avermelo chiesto, sto bene. Tu invece come stai?- continuò il magrolino, affiancandomi con passo svelto, e riservandomi un sorriso divertito. Aggrottai la fronte non capendo dove avesse preso tutta questa confidenza –adesso parli anche da solo?- sbuffai, scuotendo la testa e svoltando a sinistra in quel dedalo di corridoi.
-Sai a cosa stavo pensando?- continuò portandosi l’indice alla bocca e facendo finta di riflettere.
-Non leggo ancora nel pensiero- gli feci notare, iniziando a spazientirmi –e poi non mi interessa particolarmente quello che pensi..- non feci in tempo a finire la frase che, come suo solito, mi investì con un fiume di parole – Nel mio castello ho un giardiniere, molto simpatico, ci parlo sempre quando porto Gip a fare un giro, si chiama Miguel e..- si girò per guardarmi meglio in viso –lo sai che gli assomigli un sacco!- sorrise lasciandomi stupefatto dalla conclusione dei suoi pensieri –hai proprio la faccia da “Miguel”-continuò imperterrito –Perché ti chiami Derek? Mai pensato di farti cambiare il nome in Miguel?- chiese guardandomi con un sorriso a trentadue denti –lo sai che indossa sempre una maglia a righe arancioni-blu, potresti fartene regalare una per il tuo compleanno da tua madre- continuò innocentemente –sai… potresti anche stare bene con quei colori-.
A quelle parole sentii un calore partire dai piedi, che in poco tempo raggiunse la tesa; strinsi la mano a pugno non credendo alle mie orecchie, in quel momento avrei tanto voluto prenderlo per il colletto della maglietta, sbatterlo contro il muro e con fare minaccioso gli avrei fatto così capire con chi stava parlando.
-Tu.. come osi..- non feci in tempo a finire la frase, che un’altra voce mi interruppe.
-Eccovi finalmente!- urlò Scott dalla veranda, venendoci incontro con fare sorridente –Ciao Stiles- lo salutò, andando ad abbracciarlo come se fossero vecchi amici. In effetti da quando questi due si erano incontrati per la prima volta avevano instaurato fin da subito un legame atipico; ridevano e scherzavano complici, dandomi ogni volta sui nervi, infatti Scott aveva trovato in Stiles un amico che lo capiva e lo sosteneva e tutto ciò nel giro di pochi anni. Dovevo ammettere che la cosa un po’ mi infastidiva.
Velocemente rivolsi un’occhiataccia a Stiles, che nel frattempo aveva salutato McCall, per poi afferrare per un braccio “mio fratello”, trascinandolo verso il parco del castello. Direzione: casetta sull’albero.

“-A sbarazzarcene non ci riusciamo...- sussurrai all’orecchio di Scott, trascinandolo verso gli alberi per un braccio.
-Ehi aspettatemi!- ci disse Stiles, cercando di stare al nostro passo.
-Su via dai!- mi rispose McCall, facendo scorrere lo sguardo tra me e l’altro principino.
-In squadra mai e mai la vorremo!- continuai a denti stretti, dandogli un’occhiataccia per voler chiudere il discorso definitivamente, anche se Scott non era d’accordo -Se non è cieco forse capirà...- ringhiai a bassa voce, innervosito.”


Aumentai il passo cercando di distaccare Stiles, ancora scosso per la confidenza di prima e per la sua presenza. Il buonismo del mio amico di certo non aiutava e i suoi sguardi compassionevoli rivolti all’altro non facevano che irritarmi maggiormente. Allungai una mano per afferrare la scala di corde che portava alla casetta sull’albero e feci cenno all’altro di salire.
-Tu non puoi venire- dissi freddo a Stiles, guardandolo con sufficienza mentre mi arrampicavo sull’albero –vai a giocare in veranda con il tuo giocatolo.

-Così no non si fa- sbuffò contrariato.
-Ti devi rassegnar- gli dissi, guardandolo dall’alto della nostra fortezza
-Questo non mi va!- urlò come un bambino capriccioso, tirando un calco ad una delle assi che reggeva la struttura, che traballò pericolosamente.
-Così non si può, così no non si può giocar!- borbottammo entrambi a braccia incrociate, guardandoci in cagnesco. ”



Angolo autore
*rullo di tamburi* eccomi qui gente con un'altro obbrobrioso capitolo :')
prima di tutto scusate del ritardo e soprattutto scusatemi se ci sono degli orrori letterari, ma ho scritto il capitolo di fretta (per la vostra felicità (?)) e quindi è un po' impreciso. Spero che apprezziate lo sforzo.
Bene detto questo voglio davvero ringraziare tutti quelli che hanno messo la ff nei seguiti/preferiti/ricordate, siete davvero tanti e vorrei abbracciarvi uno ad uno :') me commossa!
Come sempre un commento è ben gradito, alla fino io scrivo per voi e siete voi che mi ispirate u_u quindi più commenti ci sono, più io sono felice e quindi meglio vengono i capitoli XD bastano anche due righenon chiedo molto :')
be, ho finito di steresssarvi per questa volta.
Come sempre dedico il capitolo alle persone che mi sopportano ogni giorno <3
Alla prossima
Kagome
   
 
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