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Autore: Chandra1620    19/04/2015    0 recensioni
POTREBBE CONTENERE SPOILER
Protagonista di questa storia è un'agente dello S.H.I.E.L.D. dal carattere forte.
Le viene affidata una missione su un'isola sperduta nel Pacifico dove si stanno verificando strani fenomeni, ma meteoriti e campi magnetici disturbati non sono l'unica cosa che troverà laggiù.
Ho voluto ambientare questa storia nel periodo fra Thor e The Avengers per cercare di spiegarmi cosa abbiano fatto alcuni personaggi in quel lasso di tempo ;)
Se vi avanzano un paio di minuti recensite... mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate :D
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Victoria Blain non amava molte cose.
Una delle tante era mentire alle persone. Quindi quando l’agente Fury l’aveva chiamata annunciando che era il momento per loro di dire la verità alla ragazzina era stata sollevata.
 
Aveva dunque chiamato, insieme agli agenti Hais e Locke, la piccola Reese che li aspettava nella tenda che loro quattro condividevano.
-Ti dobbiamo dire una cosa, cara-  aveva provato a dire.
-Ancora? Cosa avete dimenticato di dirmi?- aveva risposto con tono palesemente sarcastico.
Oh sarebbe stata dura spiegare …
 
 
-Sei mesi?- Era sorpresa, ma era anche abbastanza ovvio. Dopotutto in un mese cosa avrebbe potuto fare?
-Okay –aveva allora risposto semplicemente. Dopotutto non aveva nulla di altro da fare per i seguenti sei mesi pensava sarcastica.
-Okay?- sembravano tutti stupiti della sua tranquilla (troppo) risposta.
Ma se preferivano che li prendesse a calci sarebbe bastato chiedere.
-Okay, sì – iniziava a essere scocciata.
-Ma…?-aveva prontamente chiesto la Dott. Blain. Doveva proprio ammettere che era sveglia la sua bionda collega.
-Ma … avrei delle richieste. –aveva allora sorriso ai suoi stronzi colleghi.
-Che genere di richieste?- aveva allora chiesto dubbioso Decklan .
-Allora… vorrei un laboratorio solo mio e una tenda solo mia. Poi non volevo più occuparmi dei militari.-
La tenda e il laboratorio li avrebbero sicuramente concessi, ma la responsabilità dei militari era stata solo un’esagerazione per assicurarsi le prime due. E difatti la risposta fu:
-Per l’alloggio e il laboratorio si può chiedere, ma la terza richiesta è da scartare. Mi dispiace.-
-Okay – aveva detto fingendosi dispiaciuta e andando a coricarsi nella branda.
 
 
 
5:30
Reese stropicciò gli occhi mentre una canzone che non conosceva risuonava alla radio.
Si alzò in un secondo, spense quell’aggeggio infernale, si vestì e prese la sua arma per quella mattina: una trombetta da stadio.
L’aveva trovata per caso in valigia.
Ma d'altronde c’erano tante di quelle cose che non sapeva di avere portato.
Ahahah si sentiva malvagia.
Si avviò silenziosamente nella tenda dei soldati pronta a dare un risveglio da incubo a quei poveracci.
Si piazzò in mezzo alla tenda in modo molto teatrale, nonostante nessuno la stessa guardando. Poi si inchinò profondamente ad un pubblico immaginario e azionò la sua macchina della morte.
Cinque secondi di quello strazio e tutti erano in piedi, armati, guardandosi intorno smarriti.
-Forza principesse. Vestitevi e ci troviamo fuori. Sono curiosa di vedere cosa siete capaci a fare.- aveva detto dopo essere riuscita a riprendersi alle risate.
 
 
Se la cavavano molto bene doveva proprio ammetterlo.
Mira perfetta.
Capacità di azione e ragionamento sotto stress impeccabili. Erano svegli, certo.
Però in quanto corpo a corpo lasciavano a desiderare.
Li aveva stesi tutti uno dopo l’altro senza sforzarsi minimamente. Non andava bene.
Decise che avrebbe provveduto al più presto e li lasciò ad addestrarsi per conto loro. Aveva dato esercizi diversi ad ogni soldato a seconda dei loro punti deboli.
 
 
Ma aveva fatto tutto quello nel minor tempo possibile per un motivo soltanto, montare il suo futuro tenda/laboratorio.
Chiamò con se un paio di persone per aiutarla, ma ci volle troppo: finirono alle 6.
Sei dannatissime ore perché quella stradannatissima tenda doveva essere piantata in modo da resistere ai tifoni.
Sì, perché a quanto pareva in quella maledettissima isola c’erano dei stramaledettissimi tifoni. Ed erano anche molto frequenti.
Anche se lei dubitava seriamente che una tenda potesse davvero resistere ai tifoni non stette a discutere riguardo alla tecnologia dubbia dello SHIELD.
Così portò nel suo nuovo alloggio i suoi effetti personali, la branda e arrangiò una scrivania con qualche tavola di legno.
Poi incaricò due ragazzi che passavano di là di portarle due o tre casse a caso.
Avrebbe comunque dovuto aprire tutto prima o poi e non aveva priorità.
 
   
 
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