Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: josephsmile    20/04/2015    4 recensioni
Le era comparsa questa strana voglia, sull'avambraccio destro, dove la pelle era più delicata.
Lui aveva la stessa identica voglia, nella stessa posizione, ma sul braccio sinistro. Cosa significava quel segno sulla loro pelle? Soprattutto, perché solo loro due lo avevano?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1

 

Mi raccomando, Grace, appena si sveglia dalle questo, non dimenticartene! la voce decisa, ma gentile di un uomo raggiunse le mie orecchie ancora prima che aprissi gli occhi. Immaginai che non fosse molto distante da me, visto che riuscii a percepirla piuttosto distintamente. Mi sentii molto strana e la testa mi faceva male come una normale emicrania moltiplicata per mille; provai ad aprire gli occhi e subito venni investita da una luce accecante, tanto che mi costrinse a sbattere velocemente le palpebre per qualche secondo in modo da abituarmi e successivamente misi a fuoco la stanza in cui mi trovavo. Era un ambiente anonimo ed asettico; mi guardai attorno e vidi accanto a me un comodino con sopra un vaso finemente decorato, contenente i miei fiori preferiti: le Gerbere. Quelle erano l'unica fonte di colore in tutta la stanza, il resto era sulle sfumature più chiare di grigio. Presi coraggio e abbassai lo sguardo verso il mio corpo, per analizzare i danni dell'incidente ma proprio in quel momento entrò nella stanza una giovane infermiera, sui vent'anni, dai capelli biondi raccolti in una crocchia bassa che faceva comunque scappare qualche ciocca più corta che andava a contornarle il viso. Mi sorrise e mi ritrovai a ricambiare, o almeno ci provai, il risultato fu una patetica smorfia. Oh, sei sveglia finalmente!“finalmente? Quanto tempo ho dormito?”—Mi chiamo Grace e sarò io a seguirti qui, finché non ti dimetteranno. Come ti senti?— si avvicinò e notai solo allora che aveva in mano una sacca che probabilmente sarebbe andata a mettere al posto di quella che già giaceva appesa alla flebo direttamente collegata al mio braccio sinistro. —Ho male alla testa— risposi sinceramente. —Quanto tempo ho dormito? Oddio, Chuck, l'amico che era con me...il conducente! Come sta?—mi sentii prendere dal panico mentre mi alzavo di scatto mettendomi seduta. Ci mise solo pochi secondi a rispondere, ma a me sembrò passato un secolo quando aprì bocca per rispondermi.—Mi dispiace, Lydia, il tuo amico non ce l'ha fatta. L'impatto è stato mortale per lui, tu sei sopravvissuta per miracolo.— mormorò altre cose, ma io non la ascoltai più. Mi fischiavano le orecchie e un improvviso senso di vuoto si espanse dentro di me, proprio all'altezza dello stomaco. Il mio migliore amico, la persona di cui mi fidavo di più al mondo, non c'era più ed era colpa mia. Avrei dovuto insistere di più per non farlo guidare nello stato in cui si trovava e invece mi ero fatta distrarre dalla stupida comodità dei sedili. Ero stata così irresponsabile!—Ancora non si sa come l'incidente sia andato realmente, ma anche l'altro ragazzo, quello che guidava la macchina che si è scontrata con la vostra, ha perso la sua compagna.— la sentii dire, al che scossi la testa per accantonare i miei pensieri autocommiserativi e rivolgerle la mia attenzione.—E' qui?— mormorai con voce flebile mentre la mettevo di nuovo a fuoco. —Sì, è ricoverato qui come te. Si è svegliato da poco, è per questo che sono venuta a controllarti, sapevo che ti saresti svegliata anche tu a breve.— mi sorrise di nuovo e mi morsi il labbro inferiore per evitare di scoppiare a piangere davanti a lei.—Quanto ho dormito?— mi sentivo intorpidita come se avessi dormito per..—Quattro giorni interi. So che hai bisogno di stare un po' da sola, quindi ti cambio la sacca della flebo e vado via.— si avvicinò ad essa e scambiò abilmente le sacche sotto il mio sguardo vuoto. —Se hai bisogno di me basta che schiacci questo bottone e arrivo, va bene?— mi mostrò un piccolo bottone vicino al letto e inclinò leggermente verso sinistra la testa mentre aspettava una mia risposta. Annuii solamente distogliendo lo sguardo da lei, per posarlo sulle mie mani intrecciate al grembo. Se ne andò definitivamente dopo avermi alzato lo schienale del letto in modo che potessi stare seduta comodamente e avermi detto che nel giro di poco tempo sarebbero arrivati i miei genitori che si erano catapultati in macchina appena erano stati avvisati del mio risveglio. Sorrisi all'immagine dei miei tutti presi ad uscire da lavoro e correre in macchina per raggiungere la loro bambina; mi poggiai allo schienale e li aspettai con l'ombra di un sorriso sulle labbra.

 

Oh, piccola mia, finalmente.— mormorò mia madre stringendomi, mi fece sussultare per le fitte di dolore che aveva scaricato, ma non importava, infatti quando si stava per scostare perché aveva capito di avermi stretta troppo forte, la trattenni stringendola a mia volta. Restammo così per un tempo che non seppi identificare e chiusi gli occhi rilassandomi nell'abbraccio della donna che mi aveva messo al mondo mentre mi accarezzava dolcemente i capelli arruffati.—Io e tua madre eravamo così preoccupati, bambina mia..— si decise a prendere parola mio papà avvicinandosi anche lui per stringermi, decisamente più rilassato. I segni delle rughe di preoccupazione erano ancora evidenti sul suo viso, come su quello di mamma e mi sentii in colpa per averli fatti star male.—Mi dispiace— riuscii solamente a mormorare prima di scoppiare a piangere come una bambina mentre mi stringevo nelle braccia di entrambi dei genitori. —Shh, no Lydia, va tutto bene— sussurrò mentre mi cullava mamma al mio orecchio; faceva così anche quando ero bambina e mi sbucciavo un ginocchio o perdevo qualche braccialetto. Tuttavia, però, sapevo che non sarebbe andato bene proprio un bel niente! Il mio migliore amico non c'era più e non sapevo come avrei dovuto comportarmi da quel giorno in avanti, senza la sua presenza che, in un modo o nell'altro, era sempre riuscita ad alleggerirmi le giornate noiose di scuola. Ma era anche vero che non era colpa dei miei genitori e quindi prendermela con loro non avrebbe cambiato niente, li avrei solamente fatti soffrire e in questi quattro giorni lo avevano fatto abbastanza per il resto della loro vita, quindi sospirai e cercai di ricompormi spezzando così l'abbraccio di famiglia. Guardai i miei genitori e abbozzai un sorriso per tranquillizzarli per poi mettermi di nuovo seduta composta e guardarmi attorno.—Chi li ha portati questi?— chiesi per alleggerire l'atmosfera che si era creata in quella camera, anche se ero realmente curiosa di saperlo.—Mia—sorrise mia madre addolcendo lo sguardo. Certo, avrei dovuto immaginarmelo; chi altro sa quali sono i miei fiori preferiti? Sorrisi a mia volta e annuii abbassando lo sguardo per poi aggrottare la fronte quando sentii una voce squillante proprio appena fuori dalla porta della mia camera. —Parli del diavolo...— riuscii a mormorare divertita prima che una testolina mora tutta riccia facesse irruzione a passo deciso e si catapultasse su di me, abbracciandomi stretta come non aveva mai fatto.—Dio, Lyd, mi hai fatta spaventare a morte! Non farlo mai più, chiaro?— sbottò ancora attaccata me come una cozza. Risi, per la prima volta da quando mi ero svegliata e annuii quando si staccò da me.—Mi sei mancata anche tu, Mia—la presi in giro scuotendo la testa con stampato sul viso un sorriso raggiante.—Vedo che non ci sono danni gravi, è ruffiana come al solito, quindi posso tornare a vivere tranquilla!—rispose ridendo anche lei, diretta ai miei genitori. Mia aveva un carattere meraviglioso e ringraziai chiunque lassù avesse deciso, tanti anni fa, che saremmo dovute diventare amiche; lei, come Chuck, era una delle persone più importanti della mia vita ed ero grata anche per il fatto di averla ancora accanto a me. Ero sicura che da quel giorno avrei imparato ad apprezzare molto di più ciò che avevo, perché per molti anni ho dato per scontato che Chuck sarebbe sempre rimasto al mio fianco e ora che mi era stato strappato ingiustamente sentivo di non avergli detto abbastanza volte che gli volevo bene o non averlo ringraziato abbastanza per tutte le volte in cui mi era stato vicino e aveva saputo consigliarmi.

 

I miei genitori e successivamente Mia, mi lasciarono dopo un'oretta. Ci misi un po' a convincerli che sarei stata bene e che se avessi avuto bisogno li avrei chiamati subito, ma finalmente i miei tornarono a lavoro e Mia a scuola, per le lezioni pomeridiane. Ne approfittai per chiudere gli occhi e rilassarmi ascoltando il leggero cinguettio attutito dalla finestra chiusa dei pettirossi appoggiati all'albero di fianco all'edificio. Tutto ciò che successe al momento dell'incidente mi travolse non appena sentii che stavo per addormentarmi e ciò mi fece risvegliare; sbuffai e mi alzai da letto per sgranchirmi le gambe e poi chiamai Grace che arrivò in un baleno. —Hai bisogno?— sorrise arricciando leggermente il naso, come faceva sempre da quanto avevo potuto vedere.— Volevo solo chiederti se posso uscire dalla camera per andare a fare un giro; non riesco a stare chiusa qui dentro un solo secondo di più, rischio di impazzire— ridacchiai e abbassai lo sguardo lisciandomi la vestaglia sbiadita che mi era stata data.— Temo che dovrai comunque uscire di qui, Lydia, la seduta con la psicologa ti aspetta!— “seduta con la psicologa?” la guardai confusa, aggrottando la fronte e inclinando leggermente verso destra il viso; Grace si affrettò a spiegarmi. —Tu e l'altro ragazzo che ha subito l'incidente andrete dalla psicologa che c'è qui in ospedale, i dottori e i tuoi genitori ritengono che sia la cosa più giusta visto il trauma che potrebbe esserci dopo una perdita simile— parlò pazientemente mentre mi aiutava a spostare la flebo verso la porta della camera. Nel mentre una domanda mi venne spontanea — Perché dobbiamo farle insieme? Voglio dire, non lo conosco nemmeno..le sedute dagli strizzacervelli non sono..private, in qualche modo?— chiesi guardandola mentre camminavamo lungo il grande corridoio che portava, probabilmente, all'ufficio della psicologa.— Per questa volta abbiamo voluto prendere due piccioni con una fava; entrambi avete fatto un incidente nel quale avete perso una persona a voi molto cara, quindi perché non farvi superare tutto ciò..insieme?— domandò retorica mantenendo comunque un tono pacato. Annuii non volendo portare avanti quella discussione e mi morsi il labbro quando arrivammo davanti alla porta con di fianco una targhetta diversa da quelle appese vicino agli altri locali dell'ospedale. Quella della dottoressa era scritta con un carattere corsivo molto elegante, ma non feci in tempo a leggere perché Grace mi trascinò praticamente dentro la stanza e visto che portava lei la mia flebo e io ero molto sensibile nel punto in cui l'ago era conficcato nella mia pelle, la ebbe vinta facilmente. Non appena entrai notai subito una donna sulla quarantina, dai lucidi capelli marroni e grandi occhi ghiaccio, era davvero molto bella. Mi sorrise amabilmente e sentii che mi era già diventata simpatica; le persone che sorridono quando hanno il contatto visivo con qualcuno sono le mie preferite.— Ciao, Lydia, accomodati pure accanto a Justin— mi disse mentre indicava il posto accanto ad un ragazzo dai capelli castano chiaro, quasi biondo oro e gli occhi marrone anch'esso chiaro, molto vicino alla sfumatura del miele. Non mi ero accorta di lui quando ero entrata e anche se mi ero ripetuta in testa di non inciampare in qualche filo invisibile come ero solita fare, finii per farlo, ma fortunatamente due braccia forti mi presero prima che potessi cadere, sorreggendomi dai gomiti. Al contatto con le sue dita, la mia pelle sull'avambraccio iniziò a scottare, ma non faceva male, era..strano, quasi piacevole. Alzai subito lo sguardo imbarazzata, probabilmente ero più rossa della camera dei giochi di Christian Grey. Era bello, molto e questo mi faceva diventare timida ed impacciata. Mi intimoriva, insomma e ora gli ero caduta tra le braccia...letteralmente!

 

Okay, ragazzi, presentatevi mentre io scambio qualche parola con Grace, vi dispiace?— chiese senza nemmeno guardarci, anche se non era una vera e propria richiesta...più un suggerimento, direi. Justin rise e mi mise dritta spostando le mani dai miei avambracci e io le mie dai suoi — Piacere, Justin, tu sei Lydia, giusto?— quando i miei occhi incontrarono i suoi, sorrise anche lui. Sì, quelle che sorridevano al contatto visivo erano decisamente le mie preferite. —Sì, piacere, Lydia— mormorai sperando mentalmente di non arrossire ancora come una bambina.


Spazio autrice;
Aye, eccomi qua! Scusate se ci ho messo tanto a postare 'sto benedetto capitolo, ma con la scuola, danza e nuoto
sono sommersa di cose da fare, perdonatemi! 
Comunque sia, ce l'ho fatta. Finalmente Justin e Lydia si sono visti yaay!
Spero davvero tanto che questo capitolo sia di vostro gradimento anche perché ci ho messo tre giorni per scriverlo, aiuto
Lascio a voi i commenti e vi ringrazio ancora per le recensioni al prologo e le visite: 82, siete tutti bellissimi, giuro!
un bacio
-Mar.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: josephsmile