Mi
trascino fuori dal letto
più stanco di ieri sera, quando sono andato a dormire.
Tributi
urlanti che andavano a morire nell'arena
hanno accompagnato il mio sonno agitato per tutta la notte.
Sono
tre anni che convivo con questo incubi,
dopotutto.
Tutto
sta nel non farli interferire con la vita
reale.
Oggi
è il primo giorno dopo la Mietitura. Per
molti significa l'inizio di un anno di tranquillità, per le
due famiglie più
sfortunate, invece, l'inizio di un'agonia che terminerà in
poche settimane.
Nonostante
tutto, Capitol City impone i turni di
lavoro anche oggi. Mattina e pomeriggio, come sempre quando non
c'è scuola.
Cerco
di far durare il più possibile la mia
colazione, perché quando uscirò di casa ad
aspettarmi ci sarà Brian, il mio
migliore amico. Nonché fratello di Ashley Prior, il Tributo
femmina che
quest'anno rappresenterà il Distretto 4 agli Hunger Games.
Il
nostro è un legame forte, che si è costruito
in anni di scuola e turni di lavoro insieme.
Improvvisamente
mi sento terribilmente egoista .
Chi sono io per non voler aiutare il mio migliore amico?
Trangugio
velocemente la mia zuppa di latte e
pane alle alghe, tipico del Distretto 4, ed esco.
Come
avevo immaginato è già ad aspettarmi,
appoggiato al solito lampione dall'altro lato della strada. Lo scruto
da
lontano, come se potrebbe non essere più lui. E infatti,
negli occhi rossi di
un pianto che probabilmente è durato tutta la notte, trovo
qualcosa di molto
diverso dalla sua solita spensieratezza o dalla tristezza e
rassegnazione che
mi sarei aspettato.
Nei
suoi occhi c'è rabbia.
-
Ehi -
-
Ehi - Ci salutiamo come al solito, come se
fosse una giornata come le altre, ma si sente che c'è
qualcosa che non va, la
sua voce è tesa.
-
Finnick... L'hanno portata via -
Mi
limito a guardarlo, incerto su cosa rispondere.
-
Brian - Comincio, ma lui mi interrompe.
-
Dobbiamo fare qualcosa -
Credo
di aver capito male, così gli chiedo,
cauto:
-
In che senso, scusa? -
-
Maledizione, non lo so, ma non la lascerò lì -
-
Non possiamo fare nulla -
-
Io devo
fare qualcosa -
-
Scherzi? E cosa vorresti fare, dichiarare
guerra a Snow? -
Dalla
luce che si è accesa nei suoi occhi capisco
che l'idea, per quanto assurda, lo sta tentando.
-
Brian, abbiamo solo tredici anni - e con un
sospiro aggiungo - E sai cosa succede a chi si oppone a Capitol City. -
-
Tu non capisci, Finnick, non posso stare a
guardare! - Ora la sua voce ha una nota isterica - Non posso! -
E
quello che aggiunge quasi urlando mi lascia a
bocca aperta.
-
Dopo quello che ti è successo tre anni fa, come
fai a rimanere impassibile? -
Stringo
i denti, mentre un'incredibile quantità
di emozioni si fa strada dentro di me: insicurezza, rimpianto,
angoscia, una
tristezza infinita.
Mi
accorgo che sto per urlargli addosso, così gli
volto le spalle e, ignorando i suoi richiami, comincio a correre.
Non
so dove, ma lontano.
La
sua voce che mi chiama mi rimbomba ancora
nella testa quando, ansimante, mi ritrovo ai confini del Distretto 4.
Mentre
osservo ciò che ho intorno, cerco di schiarirmi i pensieri.
La
discarica a cielo aperto.
Brian
che mi urla contro.
No,
così non va.
I
gabbiani che stridono e sorvolano le montagne
di rifiuti, sperando di trovarvi qualcosa da mangiare.
Tre
anni fa.
Peggio
di prima. Mi accovaccio, ma prima di
perdere il controllo, prima che le emozioni prendano il sopravvento su
di me,
una voce cristallina rompe il silenzio, facendomi trasalire.
-
Ehi, tutto a posto? –
Angolo
dell’autore
Ciao
a tutti!
So di avervi fatto aspettare veramente tanto per questo capitolo, ma
sono
sicuro che per il prossimo ci vorrà di meno.
Spero
che il
capitolo sia di vostro gradimento, sono un po’ preoccupato
dal dialogo, che a
pensarci bene è il primo vero dialogo che scrivo…
Ma vabbè.
Fatemi
sapere
cosa ne pensate, mi raccomando. E vediamo se indovinate chi
è che parla alla
fine!
A
presto!