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Autore: looking_for_Alaska    27/04/2015    2 recensioni
Autunna ha soltanto dodici, vive a Saltalanello. Vicino ad esso si trova il famoso e temuto Bosco dei Sussurri, dove si dice vivano gli Evanescenti, creauture fatte di nebbia che rapiscono bambini innocenti.
La ragazzina, un giorno, per una scommessa attraversa il Bosco dei Sussurri, trovandosi faccia a faccia con un'Evanescente diverso da tutti gli altri, Thyrah.
Quando però torna al villaggio e racconta l'accaduto, non viene creduta da nessuno. Però la sua famiglia le rivela qualcosa che la incuriosisce. Quindi fa di tutto per scoprire chi sia quell'Evanescente.
Ma quale segreto nascondeva sua nonna? E perché Thyrah cerca sempre di mettersi in contatto con lei, una semplice ragazzina dotata di ben poca magia?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Tunna, ti ho detto molte volte che andare nel Bosco dei Sussurri da sola può essere molto pericoloso >> le ripeté per la decima volta la madre, paziente. Lillian Poppy, sua madre, dai capelli rosso fuoco riccissimi raccolti in una crocchia spettinata, la fissava, in attesa di una risposta. Tunna voltò la testa dall'altra parte, trattenendo le lacrime. Non le credeva nemmeno lei. 
Aveva raccontato a sua madre di Thirah. Lily all'inizio era impallidita, poi era scoppiata in un riso fin troppo forzato mormorandole di filare a letto. Tunna sospettava che la madre sapesse qualcosa, ma non poteva insistere, non quando il freddo sguardo di suo padre la stava studiando. 
Aruel Poppy aveva una carnagione chiarissima, capelli castani spettinati dal vento e gelidi occhi verde muschio. 
Non era mai stato molto espansivo, ma Tunna sapeva che avrebbe dato la vita per proteggerla. Ma per qualche strana ragione, non si era mai sentita al sicuro in sua presenza. 
<< Tunna? >> la richiamò sua madre. La ragazzina si riscosse dai suoi pensieri e la guardò. 
<< Non lo so, mamma. Io so quello che ho visto >> borbottò.
Lily sospirò, alzandosi dalla sedia di fianco al suo letto. << Ne parliamo domani, ora dormi >>. 
Le diede un bacio sulla guancia, poi spense la candela e si chiuse la porta alle spalle dopo essere uscita.
Tunna guardava il soffitto. 
Non le credeva nessuno. 
Ma i suoi genitori sapevano, inutile negarlo ormai. 
Lo sguardo di sua madre terrorizzato quando aveva fatto il nome di Thyrah, l'espressione di suo padre, come se stesse cercando di scandagliarle l'anima per capire se diceva il vero.
E sapeva che lui le credeva. Era con Aruel che doveva parlare, perché sapeva fin troppo bene che Lily non le avrebbe detto nulla per proteggerla. Ma Tunna doveva sapere. 
Sapere può diventare pericoloso, le parole di sua nonna le tornarono in mente di colpo. Era morta due anni prima e le mancava terribilmente.
Era la madre di suo padre.
Una volta Tunna le aveva chiesto di raccontarle la storia della sua famiglia e la nonna si era bloccata improvvisamente.
La sua mente si perse nei ricordi.
<< Nonna, dai! Voglio sapere qualcosa della tua mamma! >>. Il viso della nonna si rilassò, anzi, si distese persino in un sorriso.
<< Sono storie vecchie bambina, e le storie vecchie sono fatte per essere dimenticate >>. Tunna non si era accontentata e aveva insistito.
La nonna alla fine acconsentì a parlare di sua madre. Si sedette sgraziatamente sulla sua sedia a dondolo antica, che cigolò sotto il suo peso, e davanti al camino, iniziò a parlare. La voce della nonna era dolce come un canto, lieve, ma che incuteva un certo rispetto.
Tunna ancora non sapeva quanti segreti le aveva celato, quella voce.
La nonna sospirava, dondolandosi. << Mia mamma si chiamava Lenalion. Era un nome particolare, sai? Nel mio paese, queste parole significano "colei che è stata portata dal mare" >>. 
Una pausa.

<< Dov'é il tuo paese, nonna? >>.
Un cenno della mano, una risata forzata. << Oh, ora non c'é più >>.
Tunna aggrottò la fronte, sforzandosi di capire. << E dove è andato? >>. La voce della nonna si fece roca, cattiva quando sillabò: << Il mio paese è stato distrutto, raso al suolo. Tradito dall'unico uomo e dall'unica donna che dovevano proteggerlo >>.
Poi sorrise di nuovo, tornando la buona e dolce vecchina di sempre. 
<< Ma torniamo a noi. Mia madre era molto bella. Aveva dei capelli chiari, così chiari che veniva spesso paragonata ad una dea della neve. Vestiva sempre di azzurro, diceva che la faceva sentire viva.
Piangeva spesso, la mia mamma. Mio padre è morto giovane, quando io ero ancora in pancia. Mia sorella aveva due anni. Te la ricordi la zia, no, bambina? La zia Mirian >>.
Tunna annuì lentamente. Sì, aveva un vago ricordo di una vecchia con lunghi capelli bianchi, molto simile alla nonna, ma dal carattere molto più sprezzante e acido. Non aveva una voce bella come quella della sorella, la zia Mirian.
La nonna riprese a raccontare. << Mio padre era un bell'uomo, o così si diceva in giro. Non avevamo molte foto, e mia mamma le aveva bruciate tutte dopo la sua morte. Diceva che vederlo le faceva male, quindi era meglio dimenticarlo >>. Si bloccò per un momento.

Tunna ne approfittò per chiedere: << Ti manca, la tua mamma? >>.
Una lacrima solitaria rigò il viso rugoso della nonna.
Aveva un sorriso malinconico e triste dipinto in volto. Se Tunna guardava a fondo nei suoi occhi, poteva scorgere l'immagine della madre. << Oh sì, bambina mia, mi manca davvero tanto >>.
La sua nonnina scoppiò a ridere, mentre altre due lacrime si erano facevano strada sul suo viso. 
Tunna gliele asciugò con un dito. << Pensa che tutte le sere mi raccontava  delle favole bellissime. Parlavano di libertà, Autunna, la libertà che lei aveva sempre desiderato ma che non aveva mai potuto avere. Probabilmente lo sapeva, sai? >>.
Tunna la guardava, rapita. << Cosa? >>.
La nonna sorrise amaramente. << Che la libertà non era fatta per lei. Non in quella vita, almeno. Quindi la disegnava, la dipingeva, la descriveva come poteva immaginarla. Si divertiva molto a parlarmi della libertà, ma finiva sempre per perdersi nei suoi ricordi e parlare di tutt'altro. Era tanto bella quando lo faceva.
Sai, il suo volto si animava, arrossiva, bruciava. I suoi occhi ardevano, presi in un conflitto interiore. Non era la vita che voleva.
Quindi mi fece promettere una cosa >>. 
Si fermò.
La bambina la guardò e le chiese : << Che cosa? >>.
La nonna sorrise, persa anche lei nei ricordi, come la madre prima di lei. << Che avrei vissuto una vita felice, come volevo io. Che sarei stata libera, Autunna, libera come non era mai stata lei. Libera >>.

Tunna si riscosse. Aveva le guance bagnate, segno che aveva pianto senza accorgersene. Se le asciugò, riluttante.
Non aveva molto sonno, ma sapeva di essere esausta.
Le mancava tanto la nonna e le dispiaceva per la sua triste mamma. Le sarebbe piaciuto conoscerla, pensò confusamente prima di cadere in un sonno profondo. 
Alle cose importanti penseremo domani, le aveva detto la nonna un giorno. 
Sì, domani si aggiusterà tutto.


-Angolo autrice: Salve gente, come vi va? Questa è la prima volta che scrivo nell'angolo autrice, quindi oddio, non so quasi nemmeno cosa dire ahahahah.. Be', innanzitutto vorrei sapere cosa ne pensate di questa nuova storia. Al momento ne devo ancora concludere (concludere non è la parola giusta, visto che non sono nemmeno a metà) altre tre storie. Ma visto che sarà un procedimento piuttosto lungo, me ne occuperò con calma.
Questa storia mi è venuta in mente diversi mesi fa, poi ieri l'ho trovata, l'ho rielaborata e l'ho riscritta, decidendo poi di pubblicarla.  Ci sono molto affezionata, però mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate. 
Grazie per aver letto queste deliranti parole e buona serata :)
Alaska


   
 
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