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Autore: thecapitolFB    01/05/2015    1 recensioni
È risaputo che ogni paese abbia le sue leggende, racconti che vengono tramandati di generazione in generazione, che fanno parte della storia del luogo.
Quali sono quelle di Panem? Quali storia narrano gli adulti nelle sere d'inverno, davanti al fuoco, per far sognare i bambini?
In questa raccolta, alcune fan-writers si sono impegnate a inventarne alcune: dai racconti dei minatori di carbone a quelli degli abitanti di Capitol City; storie perdute e ritrovate, nascoste tra le pagine di un libro e nella memoria di un popolo".

O1. Distretto 12 • «La solitudine del Buio»;
O2. Distretto 1 • «La principessa di giada»;
O3. Distretto 11 • «Ed»;
O4. Distretto 4 • «La Sirenetta»;
O5. Distretto 9 • «L'Aviaurea»;
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Finnick Odair, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Storie Perdute –

Le Leggende di Panem

 

Premessa. I protagonisti di questo capitolo sono OC; Maya Leaven, distretto 11,fuggita dai 73esimi Hunger Games, ha cresciuto da sola tre cugini: Clay, la più grande, e i due gemelli Robbie e Amy. Sono molto poveri , e i piccoli guardano a Maya come esempio, madre, cugina, sorella e amica. 

 

District 11|agriculture

D12

 

Ed.

 

«Perchè tutti quegli spaventapasseri?»

«Come credi che gli uccelli se ne vanno, se non li spaventano loro?»

«Amy, zitta!»

«Rotto-Robbo-Rotto!»

«Piantatela!» Maya Leaven, esasperata, prese per mano i due gemelli, di otto anni, trascinandoli via.

Il campo degli spaventapasseri era deserto, a quell'ora di sera.

Non a torto era chiamato così. Era completamente pieno di spaventapasseri. Rotti, caduti, in piedi, vestiti, di paglia, di legno.

Una distesa di quasi un chilometro faceva da deposito degli spaventapasseri.

La dolce Clay, dodicenne, i capelli legati in una coda alta e riccia, amava quel posto. Maya invece ne era terrorizzata. Da lontano, sembrava una distesa di cadaveri. I Giochi tornavano prepotenti nella sua memoria, ma bastava pensare all'abbraccio caldo di Andrew, al sorriso di Julie, a Rufinus, per sentirsi scivolare via il freddo.

Maya aveva promesso a Clay che, se avesse vinto i Giochi, l'avrebbe portata lì. Ed eccoli, di fronte al macello degli spaventapasseri.

Aveva vari ricordi dei suoi genitori, essendo morti quando lei aveva tredici anni, e tra questi c'erano loro sepolti proprio in quei campi di spaventapasseri.

Ci andava, prima dei Giochi, ogni giorno dopo il lavoro e il contrabbando.

Adesso la paura le aveva portato via anche la possibilità di visitare i suoi genitori senza brividi nella spina dorsale.

«Ci racconti una favola, mamma?»

Ecco. L'aveva rifatto. Erroneamente, Robbie l'aveva chiamata mamma. Sorrise dolcemente, accarezzandogli i capelli.

«Quale vi devo raccontare, piccoli?»

Clay e Amy dissero all'unisono: «I bambini spaventapasseri!»

«Quella storia mi fa paura» mugugnò Robbie, il ciuffo tagliato male sugli occhi ambra, gli stessi di Maya.

«Sei fi-fi-fifone! Fi-fi-fi-fone!» canticchiò Amy, punzecchiando il fratello.

«Non sono un fifone! Adesso io sento la storia con voi»

Clay lo guardò intenerita «Non devi farlo. Sai che Amy scherza».

«Non sto scherzando!»

«Invece sì» ribattè Maya, zittendola.

«Sei sicuro, Robbie?»

«Si, ma-Maya».

“Un tempo, nessuno usava gli spaventapasseri. I bambini creavano pupazzi a dimensione d'uomo con la paglia nelle giornate estive e li lasciavano davanti alla casa nei giorni di festa, di certo non per il raccolto.

Un giorno, secondo la leggenda, un bambino portò il suo pupazzo al cimitero. Aveva voglia di passare il Giorno Del Raccolto con la sua famiglia, ma erano tutti morti.

Nessuno sa come si chiamasse quel bambino, né quanti anni avesse. Alcuni dissero che era un elfo, l'ultimo elfo. Alcuni dissero che era un angelo, che visitava i morti senza famiglia. Alcuni lo ignoravano e basta.

Alcuni però, lo chiamavano Ed.

Erano i boschi a chiamarlo Ed, il bambino dei spaventapasseri.

Quel giorno, il bambino portò il suo spaventapasseri al cimitero, come ogni anno.

Si ruppe. Decise di non portarlo, di lasciarlo per strada.

Di salutare solo i suoi morti.

Non tornò più.

Alcuni dissero che aveva trovato una famiglia, lì, nell'aldilà.

Chi lo sa”.

«E da quel giorno, nessuno va lì di notte senza uno spaventapasseri. Ora sei contenta, Amy?»

«Enormemente» sorrise la bambina, scuotendo i ricci neri.

Robbie quella sera provò ad uscire di casa da solo. Non si accorse dell'ombra dagli occhi felini che lo seguiva finchè non giunse al Cimitero Degli Spaventapasseri.

Faceva sempre caldo, all'11. Eppure quella sera sembrava più fredda, tanto che il ragazzino dalla pelle scura si incappucciò nella vecchia, fin troppo, giacca.

Gli occhi dorati lo seguivano.

Sentiva i brividi scorrere lungo la sua corta schiena di bambino troppo magro.

«Forse è ora di tornare a casa, Robb».

Gli occhi felini di Maya brillarono mentre lo coprì con una sciarpa grigiastra e lui chiuse gli occhi, godendosi la brezza.

   
 
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