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Autore: FAT_O    02/05/2015    3 recensioni
Dopo più di duemila anni di dominazione, la divinità ermafrodita Cambìsex può finalmente godere dei frutti del suo duro lavoro. Il continente abitato dai suoi seguaci, la Serotheia, sta conoscendo un periodo di pace e prosperità, che sembra destinato a protrarsi per un lungo tempo. Nulla lascia presagire che ben presto il continente sarà colpito da una crisi di proporzioni inimmaginabili, che porterà Cambìsex, le altre divinità e tutti i serotheiani a dover lottare per ciò che più sta loro a cuore. Le vicende degli dei si intrecciano alla lotta per la redenzione del cinico avventuriero Cole, agli sforzi del Sommo Sacerdote Vermann per salvare la sua gente e al folle viaggio del suo amico e consigliere Locknoy, con lo scopo di capire le cause della crisi e trovare per essa una soluzione. A poco a poco, le trame si dipaneranno, giungendo infine a mostrare il loro fondamentale collegamento, insieme alla risposta che un intero universo attende fin dalla sua remota origine. E a un cambiamento che non lascerà nessuno indenne.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo
 
Cambìsex, divinità della virilità e della fertilità, si era assopito sul suo trono dorato. Stava riflettendo, non senza un certo compiacimento, su come ogni cosa finalmente andasse come doveva dopo più di due millenni, quando il sonno l’aveva inaspettatamente colto. La sua unica preoccupazione, in quel periodo, era la contesa con sua figlia Eiradna, dea della giustizia e della verità, ma si trattava di una discussione che andava avanti da secoli e aveva ormai imparato a darle poco peso. Del resto, la figlia criticava sì il suo operato e il suo modo di agire, ma Cambìsex era certo che non sarebbe mai stata capace di mettere in discussione il suo predominio. La cosa più importante era che l’umanità, o meglio, gli abitanti della Serotheia, il continente più piccolo, ma anche più ricco, potente e popoloso del pianeta, lo adorassero con i dovuti onori. C’era stato un tempo in cui Cambìsex aveva considerato l’eventualità di insediare il suo culto anche negli altri due continenti, ma poi aveva deciso che le genti che li abitavano erano troppo rozze e semplici per meritare il privilegio di venerarlo. Le crisi di ogni genere e la terribile guerra che avevano messo a rischio la fiducia dei serotheiani nei suoi confronti erano state superate. Cambìsex era stato abile nel mantenere saldo il legame con i suoi seguaci, presentando di volta in volta le divinità di cui essi sembravano avere più bisogno. Agli esordi, con la nascita del sistema economico, Encremeo, dio del commercio. Dopo la guerra, Pireide, dea della pace. Il sistema di divinità era adesso fossilizzato da secoli, ma a Cambìsex appariva completo, e così doveva essere anche per i serotheiani. Finalmente, poteva godere del frutto dei suoi sforzi in quell’epoca di produttiva serenità che perdurava da circa novant’anni. Mentre era immerso nel più tranquillo dei sonni, cullato in sogno da quei dolci pensieri, Cambìsex fu d’un tratto svegliato da qualcosa. Il suo fratello maggiore, Aironte, dio della scienza e della tecnica, aveva fatto il suo ingresso nella stanza con clamore. Cambìsex scattò in piedi, irato, già pronto a redarguire aspramente il disturbatore. Sapeva di fare una profonda impressione quando si ergeva con furia in posizione eretta. La sua statura già notevole era accresciuta dai tacchi alti e sottili delle scarpe. Il fisico tonico e muscoloso, i fianchi larghi e torniti, i seni prosperosi sul torace possente, conferivano alla sua figura un’energia prorompente. Gli occhi di un verde brillante, pesantemente truccati, erano colmi di collera e spaventosi, messi ancor più in evidenza dai boccoli neri lunghi fino alle spalle e dalla folta barba che nascondevano il resto del viso. “Spero” esclamò con voce carica di sdegno “che tu abbia una buona ragione per avermi disturbato.” Il crogiuolo di tic e balbuzie che era suo fratello, con i pallidi occhi azzurri lucidi per le lacrime trattenute, rispose con voce flebile: “S-sì, ho una buona ragione. Buona, m-ma in realtà terribile.” “Parla!” gridò Cambìsex, ora completamente in preda alla furia per l’esitazione del fratello. “T-tuo figlio... Il tuo d-diletto figliolo... Caloxite... E’ morto.” Una lunga pausa seguì le parole di Aironte. Cambìsex non comprese immediatamente il loro significato, e quando lo comprese, il suo volto si riempì di incredulità: “Caloxite” disse, con voce più lieve e incerta “è immortale. Immortale, così come lo sono io, e come lo sei tu. Spiegami, quindi, come ciò che mi dici può essere vero.” Aironte emise un singulto e rispose: “Non lo so, non lo so! La m-mia macchina era infallibile, e fino a questo giorno Caloxite ha go-goduto dell’immortalità come noi tutti! Ma oggi... In questo giorno infausto...” Il dio tacque, come vinto dal dolore. “Come, dove è successo?” “Fuori dal palazzo.” Cambìsex, cosa a dire il vero rara, era ammutolito. Alla fine, trovò la forza di dire: “Voglio vederlo. Portami da lui.” Aironte, ormai in lacrime, annuì e gli fece cenno di seguirlo. Uscirono dall’ampia sala in cui si trovavano. Attraversarono in silenzio gli ampli corridoi del palazzo, mentre Cambìsex, ancora pieno di sconcerto, tratteneva la disperazione in attesa di vedere con i suoi occhi ciò che per il momento poteva solo immaginare. Caloxite... Il più giovane dei suoi figli, quello che amava di più. Quello che più lo amava. Sempre lo sosteneva, anche quando gli altri osteggiavano le sue decisioni. Mentre nella mente di Cambìsex si affollavano questi pensieri, oltrepassò insieme ad Aironte il portone del palazzo. Si ritrovarono immersi nell’oscurità più totale. In quel momento infatti, la luce del sole colpiva il versante opposto della Luna adamantina, e la zona dei palazzi era quindi completamente al buio. Cambìsex fu colto dalla solita, istintiva, sensazione di freddo, ma sapeva che quel freddo non poteva danneggiarlo. Aironte accese la torcia a raggi solari accumulati che aveva portato con sé, e la luce fendette le tenebre, mostrando la superficie su cui si stavano ora muovendo, la Luna adamantina. Si trattava di un vero e proprio simbolo del potere degli dei, oltre ad essere la loro casa. Una gigantesca sfera fatta di un durissimo minerale trasparente. Vista dal pianeta degli uomini, appariva come un disco di pura luce bianca, su cui era impossibile soffermare lo sguardo per più di qualche secondo. Ogni volta che vi posava piede, Cambìsex si sentiva fiero di sé, del livello di magnificenza che aveva raggiunto. Ma non questa volta. Questa volta, tutto era diverso, aveva ben altri pensieri. I due dei giunsero a scorgere in lontananza i segnalatori luminosi che Aironte aveva sistemato per indicare la presenza del corpo. Cambìsex accelerò dunque il passo, per quanto i tacchi glielo permettessero e raggiunse per primo il punto. Caloxite, dio delle arti, giaceva a terra, inequivocabilmente morto. Era a torso nudo, solo con un boa viola di piume di struzzo a coprire le spalle, e sul torace glabro come anche sul volto dai tratti femminei, portava i segni del gelo che l’aveva travolto. Tuttavia, non era stato il freddo ad ucciderlo. Prima di morire aveva portato le mani al collo, chiaro segno del soffocamento. Cambìsex si lasciò cadere in ginocchio, ed esplose in un pianto dirotto, abbracciando il corpo del figlio. Aironte rimaneva in disparte, piangendo in maniera più silenziosa. Gli dei non avevano bisogno di respirare, né potevano essere scalfiti dalle alte o basse temperature. Erano immortali, ma uno di loro era appena morto. La situazione non sembrava lasciar presagire nulla di buono.
   
 
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