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Autore: BecauseOfMusic_    13/05/2015    1 recensioni
Elisa ha fatto domanda per un corso trimestrale di canto in una rinomata scuola americana durante l'estate, aspetta la telefonata che le confermi che è stata accettata, invece viene contatta dal manager di un famosissimo gruppo musicale, che le propone un lavoro da corista per il tour estivo.
Quando arriva in america con il suo ragazzo tutto sembra perfetto, fino all'incontro con le star, con Joe Jonas in particolare...
Può bastare un'estate per farle cambiare idea sull'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SALVE A TUTTI!
Lo so, lo so sono assolutamente imperdonabile perchè ho praticamente lasciato la storia sospesa, e mi dispiace da morire per questo, però ho davvero una marea di cose da fare, per consolarvi vi lascio il nuovo capitolo.
Un bacio grandissimo e buona lettura! 
BecauseOfMusic_


Corsi al banco del check-in e chiesi che il mio bagaglio non venisse imbarcato sull’aereo, poi, con il mio nuovo amico alle calcagna, ci dirigemmo verso l’uscita dell’aeroporto.
-Non mi sono presentato comunque: Jason.- mi disse trafelato.
-Elisa.-
Mentre stavamo per guadagnare l’uscita qualcuno mi afferrò il braccio, rischiando di farmi andare a sbattere contro le porte a vetri:
-Ehi, ma che diavolo..?-
Sophia non mi fece terminare la frase, serrandomi in un abbraccio.
-Non andare, ti prego.- continuava a ripetere –mi dispiace non avertelo detto subito, sono una cretina, lo so.-
-Elisa!- mi chiamò Jason –Ma che fai?-
Cercai di liberarmi dalla stretta ma non ci riuscivo:
-Lui chi è?- disse lei con cipiglio irritato
-Soph ti presento Jason, Jason lei è Sophia.-
Finalmente mi lasciò andare per stringere la mano al ragazzo che le avevo presentato.
-Perché stavate correndo verso l’uscita?- mi chiese ancora più perplessa.
-Vieni con noi – le risposi riprendendo a camminare –Jason ti mostrerà la foto intanto.
 
Il taxi che aveva portato Sophia all’aeroporto era ancora lì in attesa, così riuscimmo ad arrivare all’hotel molto prima di quanto avrei mai sperato: raggiungemmo in fretta il ristorante adiacente alla hall, dove la mia amica era sicura di trovare Kevin e Nick.
I due ascoltarono molto attentamente la storia di Jason e chiesero di vedere la foto.
-Beh, allora è davvero stronza come pensavo!- fu il commento del maggiore –adesso è in camera con Joe, lui ha deciso di fare la cosa giusta, proprio come gli avevi detto tu…-
<< la prossima volta che ti viene un’idea così geniale morditi la lingua, cretina!>> mi insultai mentalmente.
-Allora saliamo e la smascheriamo tutti insieme.- disse Sophia.
Il cuore mi batteva all’impazzata, se lei davvero mentiva Joe era ancora libero, e forse c’era una possibilità per noi; Jason si rivolse a me:
-Tu sei sicura che sia lei?-
Ero stanca di combattere con me stessa: se anche non fosse stata davvero lei ma solo una ragazza che le assomigliava particolarmente non mi sarebbe davvero importato, volevo Joe.
-Puoi dormire da me stanotte, se sei ancora decisa a ripartire domani mattina.-
Non volevo ancora dirle che forse sarei rimasta; annuii ma aggiunsi anche:
-Non penso che l’idea di Soph sia buona, perché così mancherebbe l’elemento sorpresa e Anne potrebbe negare perfino l’evidenza. Dobbiamo studiare un piano che le impedisca di uscirne pulita.- quasi ringhiai
-La tua espressione mi fa paura El.- mi rispose Kevin.
-Io ho l’impressione che sarà Anne a dover avere paura.- concluse Nick facendomi l’occhiolino.
 
Dieci minuti dopo bussavo alla camera di Jo insieme a Jason.
Gli dissi di attendere nell’ingresso mentre io mi addentravo nella stanza: i due all’interno non mi avevano sicuramente sentito, perché stavano urlando uno contro l’altra:
-Non hai nessuna prova che sia figlio mio! E’ colpa tua se ho perso l’unica persona che davvero contava per me!- gridò lui.
Mi fermai soltanto un istante per godermi quella frase.
-Mi fai schifo, sai Joe? Molli la tua ragazza famosa e il tuo meraviglioso bambino per correre dietro a un’italiana provincialotta: come sei caduto in basso!- fu la risposta velenosa di Anne.
Dovetti resistere alla tentazione di saltarle addosso e strozzarla.
Quando finalmente riuscii a calmarmi misi su il mio miglior sorriso innocente e entrai nel loro campo visivo.
-Scusatemi, ho bussato e non mi ha aperto nessuno ma sentivo le voci…-
-Elisa!- le loro reazioni furono, ovviamente, all’opposto: Anne pareva aver appena ingoiato panna acida, mentre Joe sembrava aver vinto la lotteria.
-Come mai sei ancora qui?- mi chiese lei nel modo più scostante che riuscì a trovare –ti sei già dimenticata quello che ti ho chiesto?-
-Sai Anne mentre ero all’aeroporto ho incontrato un fan della band, che mi ha detto si sarebbe fermato qui solo pochi giorni e voleva assolutamente incontrarli perché sono il suo gruppo preferito, e dato che li conosco ho pensato di accompagnarlo all’albergo: tanto il mio volo parte domani mattina…- cominciai.
L’entusiasmo sul volto di lui scomparve come era apparso pochi istanti prima.
-Ha già conosciuto Kevin e Nick, che lo stanno accompagnando su per incontrare Joe: dopo che hanno fatto la foto se ne andranno. Spero che per te vada bene.
Il suo sorriso forzato fu proprio la risposta che mi aspettavo.
-Entrate pure ragazzi! Joe è nella sua stanza come avevamo pensato.- dissi rivolta all’anticamera alle mie spalle.
Apparvero i due fratelli che avevo appena nominato, insieme a Jason e due agenti di polizia.
-Anne, che ti prende?- chiesi preoccupata –sei impallidita all’improvviso!-
Anche Joe era piuttosto confuso.
-Fratello- disse Kevin richiamando la sua attenzione –loro sono l’agente Sanson e l’agente Polter, sono qui per accompagnare la tua bella al commissariato.-
Chiamati in causa, i due si sfiorarono il berretto quando vennero nominati, poi l’agente Polter, sistemandosi gli occhiali in bilico sul naso chiese a Jason:
-E’ questa la signorina di cui abbiamo parlato poco fa, signore?-
Lui per tutta risposta annuì, serrando la mascella e guardandola con uno sguardo carico di odio.
-E’ proprio lei.-
-Prego, si volti.- intervenne l’altro agente rivolto a Anne. Poi le lesse i suoi diritti mentre la portavano via.
 
-Ragazzi non capisco: che succede?- chiese Joe sempre più confuso.
-Adesso te lo spiego, fratello.- fu la risposta di Kevin – come al solito ti abbiamo salvato.-
Nick e Sophia ridacchiarono davanti alla sua faccia stupita.
Mentre i miei amici spiegavano l’accaduto io compresi che era il momento giusto per dileguarsi: volevo qualche minuto da sola per riflettere: ero quasi decisa a tornare a Roma; una parte di me sperava che lui avrebbe notato la mia assenza, l’altra invece sapeva che andarsene così sarebbe stato più facile: cercai di convincermi che tornare a casa dai miei genitori era la cosa giusta da fare, loro avevano bisogno di me, specialmente mia madre.
Controllai la data del suo intervento e mi accorsi che era di lì a qualche giorno: non c’era occasione migliore per tornare a casa.
Sulla porta della stanza di Sophia sentii che qualcuno mi afferrava il polso: quando vidi che era Joe arrossii violentemente.
Non sapevo se voleva che dicessi qualcosa, o si aspettasse da me qualcosa,  ero stanca di combattere una battaglia persa con me stessa: << prima ti amo, poi non sono sicura, poi invece lo sono ma c’è sempre qualcuno che riesce a incasinarmi le idee. >> pensai, ma non mi mossi. Volevo che fosse lui a fare il primo passo.
-Torni davvero a Roma domani mattina?- mi chiese.
Annuii, tentando di calmare i battiti del cuore e la vocina nella mia testa che strillava << bacialo, bacialo, bacialo! >>: -Mia madre deve essere operata tra due giorni: voglio essere lì per lei, le devo questo ed altro.-
Mi sorrise, distendendo l’espressione corrucciata che aveva sul viso e mi strinse a sé, quasi bloccandomi il respiro.
-Vengo con te.-
Scossi la testa: -Non esiste, devi assolutamente restare per l’ultimo concerto. Mi raggiungerai dopo.-
Era dispiaciuto, glielo leggevo negli occhi; cercai di consolarlo allacciando le braccia intorno al suo collo e stringendolo di nuovo: lui a quel punto semplicemente mi baciò.
Era come se tutte le cose in quel momento avessero un senso; io volevo lui, lui voleva me: al diavolo la distanza, la sua fama, Anne, Paul, tutto il resto.  
       
 
  
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