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Autore: Zola_Vi    17/05/2015    3 recensioni
“So perché hai paura di parlarmi. O guardarmi. O toccarmi.”
Aggrottò le sopracciglia, forse infastidita. 
“Il tuo cuore sa benissimo che torneresti da me, se solo tu lo facessi.” 
“Io ascolto la mia testa, Harry. Il mio cuore non c’é più, ormai.” 
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“Ti detesto.” 
Lui rise. 
“Davvero, Harry.” 
I suoi occhi brillavano di una luce strana, che ultimamente non aveva visto. 
Mi soffermai ad osservarli. 
Era da tempo che non lo facevo, che non lo guardavo attentamente. 
“Ti sei incantata?” 
Scrollai la testa, alzandogli ben in vista il mio dito medio sulla faccia, con un sorrisetto beffardo disegnato sul viso. 
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Corrugò la fronte e con passi impercettibili cercò di tornare indietro verso la porta, poiché io mi mossi verso di lei, intrepidamente e senza ripensamenti. 
Toccò la maniglia, ma non riuscì a girarla: avevo chiuso a chiave. 
Spalle contro il muro, alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi. 
Il suo flebile respiro, adesso scostante, arrivò al mio petto. 
Mi avvicinai al suo orecchio, abbassandomi di qualche centimetro. 
“Devi fare solo ciò che ti dirò.” 
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Voleva la guerra? 
“E guerra sia.” pensai. 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 13

 

Narra: Ploon. 

 

Natale. 

Finalmente era arrivato. 

L'avevo aspettato, davvero impazientemente. 

Il profumo d' abete inondava l'intero soggiorno, esattamente come quello della legna bruciata nel caminetto. 

Un rilassante scoppiettio proveniva proprio da lì. 

Seduta sul divano, mi divertivo ad ammirare quello spettacolo, leggendo, quando non mi distraevo, il mio libro. 

Le calze per l’epifania, proprio appese di fronte a me, mi fecero sorridere, ricordandomi le piccole sorelle di Louis. 

Chissà com’erano cresciute nell’ultimo anno!

Alla loro immagine nella mia mente si sovrappose quella del bambino di Harry, in un ipotetico futuro. 

Presto lo avrei visto scorrazzare per casa. 

Risi, immaginandomelo esattamente uguale al padre. 

Ma divenni dubbiosa quando pensai, che, alla fine, però, non avrebbe assomigliato, invece, anche a me. 

Ma ad Arya. 

Non era questo che avevo sognato per tutta la vita, in fondo. 

Sospirai e abbassai lo sguardo, guardandomi le mani. 

Custodivo ancora attorno al polso il bracciale che Harry mi aveva regalato.

Quello di sua madre. 

Forse dovevo restituirglielo. 

Lo toccai, girandolo e giocandoci. 

Mi ci ero affezionata, ormai. 

Era l’unico ricordo vivido e presente del nostro amore. Di quello che ne era rimasto. 

Avevo fatto bene ad allontanarlo definitivamente da me, con così tanta sicurezza e durezza?

Avevo riiniziato a pensare ai suoi occhi, al suo sorriso, ai suoi gesti, al suo profumo. 

Scossi il capo. 

Dovevo smetterla. 

“Non si può tornare indietro. Faresti la figura della cogliona, Ploon.” mi sgridai. 

Dovevo dimostrare a Niall che si sbagliava, che non sarei ritornata sulle mie decisioni, cambiandole. 

Sarei apparsa indecisa, se l’avessi fatto. 

E non volevo. Non potevo. 

“Assorta nei tuoi pensieri?” 

Sobbalzai, girando di scatto la testa verso la fonte del suono. 

Sorrisi, quando vidi Zayn. 

“Più o meno.” 

Da tempo, ormai, non parlavamo più come prima. 

Mi mancava, davvero tanto. 

Ma lui non voleva ancora capire che proprio non poteva pretendere di parlare nuovamente con l’ingenua e tenera Ploon. 

Così lo avevo evitato, in realtà, per fuggire al problema. 

“Mi fai un po’ di spazio?” 

Avvicinai le gambe al petto, stringendomele intorno alle braccia per scaldarmi. 

Lo guardai, mentre lentamente sorseggiava la propria cioccolata. 

“Secondo te cosa mi ha regalato Liam?”

Scoppiai a ridere. 

Il loro rapporto era strano, anche se speciale, e chissà cosa potevano essersi davvero fatti a vicenda. 

Di sicuro, adesso, ero curiosa di scoprirlo. 

“Non hai voglia di spacchettare tutto?” 

“Solo un po’.” confessai, sorridendogli. 

Alzò gli occhi al cielo, bofonchiando: “Come no.” 

“Ehi!” 

“So benissimo che non vedi l’ora di aprire il mio.” mi fece un occhiolino.

“Non dovevi disturbarti, lo sai.”

“Non fare la nonna, Ploon. Era logico te lo facessi.” 

Aggrottai le sopracciglia, sorpresa positivamente da quella frase. 

“Perché lo sarebbe?” 

“Perché a te ci tengo troppo.” 

Come se un ago affilatissimo mi attraversasse il cuore, quella frase mi colpì. 

Non lo avevo più considerato. Lo avevo sostituito con Louis. E lui continuava, invece, a considerarmi la sua più grande amica. 

Come ci riusciva? A non detestarmi?

“Davvero?” 

“Avevi qualche dubbio?” rise, allontanando il suo sguardo dal mio. 

“No. E’ che…” 

“Che per te non é lo stesso.” finì la frase prima di me, come per volerla sentire dire in fretta così da non doverla ascoltare più. 

“Non é proprio questo, Zayn. Lo sai.” 

Sorrise, svelandomi un po’ di tristezza nello sguardo. 

“Ti voglio ancora bene, esattamente come te ne volevo allora, un anno fa.” 

“Lo so. E non dovrei pressarti in questo modo.” sospirò. 

Aveva capito. 

La mia anima s’alleggerì, pensando che, forse, poteva davvero accettarmi per quella che ero diventata. 

Avvicinai la mia mano alla sua, istintivamente e velocemente. 

Mi fissò stupito, senza dire nulla. 

“Voglio quanto te che questa amicizia non finisca mai.”

“Allora lasci che ti aiut…” 

Non finì. 

E io me ne compiacqui. 

Capì da solo di star per commettere un errore. 

Era abbastanza intelligente da sapere che, ormai, un aiuto era l’unica cosa che non volevo. 

Mi faceva sentire debole. E lo ero stata già abbastanza ai miei occhi, per colpa di tutti gli abbandoni che avevo dovuto affrontare in soli diciannove anni. 

Io stavo bene anche così, in fondo. 

Riuscivo a guardarmi allo specchio, senza impallidire. 

L’unico motivo, in realtà, per cui tutti mi consideravano pazza, era quello che mi spingeva a non voler intraprendere un legame speciale con nessuno, per non rischiare di soffrire. 

Volevano tutti farmi comprendere che non é possibile rinunciare a una cosa del genere, nella vita, perché, altrimenti, é come buttarla via. 

Ma io, per ora, almeno, non ne volevo ancora sapere. 

Mi era già stato fatto abbastanza. 

Non potevo rischiare di cadere più in basso di quanto già avessi fatto. 

Bastava poco per farmi precipitare nel baratro e non riuscire più a rialzarmi. 

Dovevo ancora… risolvere alcuni problemi. 

Di cui, per adesso, più o meno in modo superficiale, era a conoscenza solo Harry. 

Proprio lui, tra l’altro. 

L’unica persona che, in fondo, sapevo potesse farmi cambiare ogni idea sul prototipo di vita che avevo ‘sognato’ per i miei anni a venire. 

 

“Tutto bene?” 

Girai il volto verso i suoi occhi, sempre più verdi e penetranti, studiandoli perplessa. 

Possibile fosse sempre così… bello?

“Perché non dovrebbe esserlo?”

Indicò le mie mani, con lo sguardo. 

“Le tue unghie sono praticamente ridotte all’osso e non fai altro che muovere la gamba nervosamente da mezz’ora.”

La fermai, abbassando lo sguardo su di essa. 

“Certo che é tutto ok.”

Emise un ghigno, non preoccupandosi di nascondermelo. 

“Che c’é da ridere?”

“Non potevi che darmi questa risposta, giusto?” 

Arricciai il naso, sentendo odore di litigata in arrivo.

O almeno, da parte mia.  

Odiavo le domandine retoriche piazzate nel bel mezzo di una conversazione solo per infastidire l’altro. 

“In che senso?” 

Sbuffò, buttando la propria testa sullo schienale del divano, stravaccandosi anche su quello.

“Ohu. Rispondimi.” 

Sorrise, di nascosto. Vidi l’angolo della sua bocca alzarsi all’insù e una piccola fossetta pronunciarsi sulle sue guance. 

“Ti diverti a farmi incazzare?” 

“Molto.” 

Il mio istinto sarebbe stato quello di spaccargli la faccia, prenderlo a schiaffi e magari ucciderlo. 

Ma risi, senza alcun motivo. 

Aprì gli occhi, prima chiusi, per guardarmi farlo.

Forse pensò fosse l’ultima volta che avrebbe potuto vedermi così. Felice accanto a lui. 

“Allora?” 

“‘Allora’ cosa?” 

“Stiamo aspettando te per aprire i regali, da circa mezz’ora.” 

Sbarrai gli occhi. 

“Come? No, non é possibile. Stavano tutti dormendo fino a poco fa e…” 

Alzò gli occhi al cielo, sorridendo. 

“Un’ora fa, Ploon. Ora sono pronti.” 

Aggrottai le sopracciglia, domandandomi come potessi non essermene accorta. 

“Hai la testa tra le nuvole.” 

Già. 

E guarda caso… la colpa era solo di una persona! 

“La tua.” pensai. 

“Per qualche motivo in particolare?” mi chiese, con attenzione e serietà. 

Scossi il capo, facendo attenzione a non indirizzarlo verso il suo, per non rischiare di fargli capire la verità. 

“Ok.” 

“Allora andiamo.” disse dopo.

 

Il mio regalo era stato fatto solo per, beh… Louis. 

O almeno, se per regalo si intende qualcosa di davvero carino. 

A Liam e a Zayn avevo fatto una stronzatina. 

Mentre a Niall mi ero categoricamente rifiutata di fare qualcosa, ormai da un mese ci potevamo reggere a stento, ad Arya avevo, invece, regalato qualcosa per il bambino: semplice e tenero. 

E con Harry… mi ero presentata a mani vuote. 

Ci avevo pensato a lungo e anche cercato qualcosa in qualche negozio, ma alla fine non ero riuscita a trovare nulla che potesse convincermi… o farmi sentire meno ipocrita nel farglielo. 

Neanche lui, comunque, mi porse niente. Con mio sollievo, in fondo. 

“E quello per chi é?”

Un ultimo pacchetto, rosa e piccolino, era ancora rimasto sotto l’albero, pronto per essere aperto. 

“Per Arya.”

La voce di Harry, sicura e tranquilla, rispose alla mia domanda.

Sentii un piccolo formicolio allo stomaco, quando ricevetti la risposta. 

Non si era fatto alcun problema nel dirmelo. 

Guardai la rossa, sorridente al massimo, rivolgersi con lo sguardo a quello del ricciolo. 

“Davvero?”

“Uhmm, uhmm.”

Alzatasi dalla propria sedia, con estrema delicatezza e femminilità, raccolse da terra il proprio regalo. 

Lentamente, una volta risedutasi, lo aprì. 

Una magnifica collana d’argento, risplendente, le illuminò gli occhi grigi. 

Rimasi stupita ed esterrefatta, per un momento, anche io. 

Non seppe che dire, per alcuni secondi. 

Lo notai poiché aprì la bocca, ma senza far uscire alcun suono. 

Così, per precederla, fu Harry ad avvicinarsi a lei, chinandosi per guardarle il viso dal basso.

Sorrise, in quel modo che solo lui sa fare.

Non penso fu gelosia, ma qualcosa mi punzecchiò, vedendo quella scena smielata. 

“Sei tu che li hai spinti a stare insieme.” 

Ecco cosa mi diceva lo sguardo di Louis dall’altra parte della stanza. 

Lo fulminai con gli occhi, ma scoppiò comunque a ridere. 

Lo detestavo. Seriamente. 

Mi raggiunse lo stesso, poco dopo. 

“Questo é per te, ragazzina.”

Mi lanciò un pacchetto, rischiando di farlo cadere sul pavimento. 

Fortunatamente, lo presi al volo. 

Mi fece un occhiolino e mi fissò con curiosità. 

Forse, e anche giustamente, non vedeva l’ora lo aprissi. 

“Ho paura.” sghignazzai. 

“Spiritosa.” 

E invece, con gran stupore, mi accorsi di aver appena ricevuto uno dei regali più dolci e stupendi che avessi mai potuto desiderare. 

Una nostra foto, incorniciata in un bellissimo porta-foto di vetro con decorazioni floreali, insieme e abbracciati, sull’isoletta, un anno prima. 

Forse l’unica. 

Sorrisi, mostrando senza preoccuparmi di risultare troppo entusiasta tutti i denti, come non ero più solita fare.

“Quindi? Ti fa schifo come credevi avrebbe fatto?” 

“Non ho mai detto questo.” scossi il capo, guardandolo ancora come il ragazzo più tenero su questo mondo. 

“Allora non mi abbracci?”

Senza farmi pregare troppo, mi avvicinai a lui, di fretta. 

Avvolsi le mie braccia attorno alla sua schiena, stringendolo forte attorno a me. 

Come poteva non volerglisi un bene dell’anima?

Seppure dannatamente spavaldo, rimaneva un tesoro. 

“Ti voglio bene, lo sai?”

Così. 

Senza pensarci troppo, le parole uscirono da sole. 

Mi stupii di me stessa. E me ne compiacqui, come molto probabilmente fece lui. 

“L’hai detto sul serio?” rise, alzandomi da terra e facendo svolazzare i miei piedi in aria. 

Risi, di gusto.

“Forse. Ma non ti ci abituare, capito?” 

 

“Ti va di uscire?” 

Accigliai lo sguardo, fissandolo per alcuni secondi senza dire niente. 

Il suo viso era corrugato, come nervoso. 

Che strano…  

Ultimamente era sempre di buon umore. 

“Solo noi?” 

“Perché no?” scrollò le spalle. 

“Perché…” 

Alzò gli occhi al cielo e mi prese la mano. 

Senza troppe moine mi fece alzare dalla sedia. 

Poi me la lasciò, portandosi la sua nella tasca dei pantaloni. 

“E’ solo un giro.” 

Era il giorno di Natale, in fondo.

Potevo fare un eccezione e comportarmi come una persona senza freni mentali? 

Mi porse la giacca, con tranquillità e uscimmo di casa. 

Il freddo gelo mi si ruppe in faccia, facendomi rabbrividire. 

Rannicchiai il collo per avvicinarlo ancora di più alla sciarpa e sentire il suo piacevole calore.

Guardai il viso di Harry. 

Vidi la sua mascella serrata e il suo sguardo rivolto al vuoto. 

Come incantata, non potevo fare a meno di non togliere il mio sguardo dal suo profilo. 

Vederlo così silenzioso e pensieroso, mi aveva sempre affascinata, in un modo o nell’altro. 

Forse lo notò, poiché si girò verso di me. 

“Andiamo?” 

Feci un cenno di capo. 

Iniziammo a camminare, lentamente e a piccoli passi. 

Le strade, piccole e ricoperte totalmente di neve, erano completamente desolate. 

Qualche fiocco di neve scendeva sulle nostre teste, ogni tanto. 

Gli guardai la mano, forse gelida. 

Si era dimenticato i guanti.

Sarebbe diventata rossa, a breve. 

Istintivamente, senza pensare, avvicinai la mia alla sua. 

Chiusi gli occhi, per un istante. 

Divenni leggermente rossa, probabilmente. 

Abbassai lo sguardo, guardando il terreno e facendo attenzione a non vedere la sua espressione. 

“Le avevi fredde?” 

Sorrise, semplicemente. 

“Un po’.”

Rimasi in silenzio, non rispondendo nient'altro a quella affermazione. 

Chissà dove mi stava portando, adesso. 

Ero leggermente curiosa. 

Ok… molto. 

Dopo una decina di muniti, con i piedi sempre più gelidi e i visi sempre più bianchi, entrammo in un bar con poche persone dentro. 

Decise di sedersi ad un tavolo, vicino ad una finestra, e con una piccola candela al centro. 

Feci lo stesso, mi posizionai di fronte a lui, silenziosamente. 

“Dovevo darti una cosa.” 

Dalla sua giacca, nera e lunga, tirò fuori un piccolo pacchetto giallo, il mio colore preferito. 

Strabuzzai gli occhi, leggermente. 

Lui mi aveva fatto un… regalo?

Davvero?

Guardai dubbiosa il suo volto, sempre assorto nei propri pensieri. 

Forse si stava chiedendo se lo stessi per accettare o ridarglielo indietro. 

Alla fine, gli presi dalle mani quel piccolo oggetto. 

“Aprilo.” 

Feci come disse. 

Tolsi, con estrema cura, il fiocchetto bianco posatoci sopra. 

Prima di continuare, tentai di dirgli qualcosa. 

“Io non ho nulla, Harry.”

“Non importa.”

Mi sentii in colpa. Decisamente tanto. 

Come avevo potuto essere così stupida da pensare che lui non avrebbe pensato a me, almeno a Natale?

“Continua.” 

Indicò con lo sguardo il pacchetto. 

E io obbedii. 

In meno di dieci secondi, notai di avere tra le mani uno dei ricordi più belli che potessi ricordare. 

La collana di fiori che, anni prima, ancora quando eravamo piccoli, lui aveva costruito apposta per me. 

O almeno me la ricordava. 

Questa, a differenza di quella originale, era fatta d’oro. 

“I-io… Harry non…” 

Sorrise, notando il mio stupore. 

“Non ero sicuro ti potesse piacere.” ammise, immediatamente sollevato. 

“Stai scherzando?” mi feci scappare una risata, felice. 

“Ho ritrovato l’altro giorno, in cantina, sai, quella di tanti anni fa. E allora mi é venuto in mente di…” 

“Non posso accettare.” 

Il suo viso, che era diventato improvvisamente sereno, s’incupì nuovamente. 

“E’ troppo, Harry.”

“E’ il gesto che conta, no?” 

“Si, appunto per questo. Potevi farmi una schifezza qualsiasi. Io non ti ho regalato nemmeno quella.  Non c’era assolutamente bisogno di tutto questo. Non me lo merito.”

Abbassò lo sguardo, facendo comparire una fossetta sul suo volto, per poi rifarla scomparire subito. 

“A me non importa, Ploon. Non volevo presentarmi a mani vuote e non l’ho fatto. Ora accettalo.” 

Sospirai, indecisa.

Perché doveva dimostrarsi sempre più corretto e dolce di me?

Era impossibile odiarlo fino in fondo, in questo modo. 

“Va bene.” mi rassegnai, alla fine. 

Sorrise, facendomi un occhiolino, divertendosi. 

Ricambiai senza pensarci troppo.

E poi…

per quanto mi facesse strano persino pormela, quella domanda, gliela feci.

Avevo bisogno di sapere. 

“Harry.” 

“Si?”

Lasciai trascorrere del tempo. 

Poi, optai per una cosa rapida e indolore. 

“Cosa siamo per te adesso? Amici?” 

Vidi il suo sopracciglio avere uno scatto nervoso. 

Forse neanche lui, in fondo, sapeva rispondere. 

La settimana precedente si era messo con Arya. 

Forse era scorretto, da parte mia, chiedergli una cosa del genere. 

Alzò le spalle, senza pronunciare alcuna risposta. 

“Secondo te?” 

Mi colpì dritta al cuore. 

In fondo, solo quel piccolo organo sapeva davvero la verità su di me. 

Su di noi.

“Io andrei a prendere qualcosa da bere, adesso.” 

Indicò il bancone e s’alzò. 

“Va bene, allora.”

Feci lo stesso e lo raggiungemmo, grazie a pochi passi. 

Ordinò due cioccolate calde: entrambe per lui. 

Io niente. 

Lo studiai mentre bevve. 

Sorrisi, di nascosto. 

“Avevi sete?” 

“Ho freddo.” tremò. 

“Freddo?”

Dentro a quel bar si scottava, invece, altroché. 

Mi ero tolta persino la felpa. I caloriferi dovevano essere bollenti. 

“Ma se fa un caldo allucinante qua dentro!” corrugai la fronte. 

Non aggiunse altro, abbassò solo il capo. 

Si comportava in modo strano. 

“Aspetta un attimo…”

Avvicinai la mia mano alla sua fronte. 

La ritirai subito. 

“Tu scotti, Harry!” 

“Sto bene.” 

Strinse i propri glutei e cercò di mantenersi in piedi in modo fermo e rigido, troppo. 

I suoi muscoli, adesso, stavano cedendo, piano piano. 

“Dobbiamo tornare a casa.” 

“Voglio restare ancora un po’ qui… con te.” 

Avvicinò la sua mano alla mia. 

Lo guardai, allarmandomi. 

Non é che iniziava anche a delirare, adesso?

Il suo volto, impercettibilmente, forse per lui, s’avvicinò sempre di più al mio. 

“Harry… non fare il bambino. Hai la febbre, devi riposare.” mi allontanai, mettendo le mani nel suo petto e indietreggiando con la testa da lui. 

“Dove credi di andare?” sorrise, maliziosamente. 

Ok. 

Ora si che era completamente andato. 

“A casa, perciò muoviti.” 

“Eh dai.” 

Imbronciò il volto. 

“Su, veloce.”

“Dammi un bacio.” 

Spalancai gli occhi, incredula. 

Che cosa?

“Non ti chiedo troppo.” 

Stavolta, davvero velocemente, mi prese i fianchi. 

Gemetti, presa alla sprovvista. 

Il mio cuore accelerò, immediatamente. 

“Lasciami…” cercai di dire, bisbigliando. 

“Ti amo.” 

Il mio cuore si fermò. 

Strizzai gli occhi. 

Una lacrima, adesso, rischiava di scendermi sul viso. 

“Stai delirando.” 

Avvicinò le proprie labbra alle mie. 

Così, improvvisamente. 

E io non mi staccai. 

Rimasi lì, incollata a lui, incapace di muovermi. 

Il mio dannato corpo non riusciva proprio a negarsi un po’ di… piacere, con lui. 

Continuò.

Non si fermò neanche per un secondo. 

Mai, in tutta la mia vita, avevo ricevuto un bacio così appassionato e, allo stesso tempo, lento. 

Avvicinai le mie mani al suo collo, accarezzandoglielo e tenendoglielo stretto, cercando però di non fargli, allo stesso tempo, male. 

Le sue mani, dai miei fianchi, salirono. 

Il mio corpo vibrò. 

Il mio respiro si fece affannato. 

Cercai di dire qualcosa, ma lui mi trattenne. 

Per nessuno motivo al mondo, adesso, volevo allontanarmi da lui. 

Stringerlo intorno a me, sentire il suo profumo e la sua carne premuta sulla mia, come la sua bocca, era l’unica cosa che contava. 

Quando, però, un morso mi fece tornare stabile mentalmente. 

Lo spinsi indietro, toccandomi il labbro, adesso sanguinante. 

Bruciava, maledettamente tanto. 

“Ti é piaciuto.” sorrise compiaciuto.

Poi… crollò addosso a me, che, a stento, riuscii a tenerlo in piedi senza cadere anche io a peso morto. 

 
Gente, questo capitolo é stramaleddettamente lungo! D: 
AHAHAH spero non vi annoi <3 
Ma mi sono lasciata trasportare mentre ascoltavo Michele Bravi, lo amo profondamente :') 
Sooo... 
Uhm uhm, Harry che scotta e delira ;) 
Ne vogliamo di più di momenti del genere, magari?
E Ploon sembra sempre più "tenerona" :) 
Vediamo, cosa vi aspettate dal prossimo capitolo?
Fatemi sapere, sono curiosa! 
Buona serata ragazze mie, 
-Zola. 

 

 
   
 
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