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Autore: MrsCrowley    18/05/2015    3 recensioni
Due sorelle totalmente diverse. Il ghiaccio e il fuoco, l'Aria e la Terra, la sensualità e la dolcezza, l'amore e la passione.
Cosa succede però quando i loro ruoli iniziano a confondersi, quando l'amore sconvolge quello che era solo sesso e la passione rende quasi impossibile l'amore?
"E poi l'ho, anzi no.. mi ha.. baciata" dal diario di Astoria Greengrass
"Sarò il tuo angelo infernale, questa notte" dal diario di Daphne Greengrass
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Fred Weasley | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Più contesti
Capitoli:
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Dai diari delle sorelle Greengrass

 

Chapter 2. Decode
 










Caro diario, se solo sapessi cosa ho provato in quel momento, stretta tra le braccia di Draco, e se sapessi come quel calore al petto è stato interrotto da un gelo tale che pareva bruciarmi la pelle e il cuore... Caro diario, perchè i ragazzi sono così difficili da capire per me? Aiutami, almeno tu.

 

Astoria sentì le mani del ragazzo stringerla più forte, attiravano i suoi fianchi a lui, mentre un sorriso leggero si dipingeva lentamente sul volto finalmente rilassato del rampollo di casa Malfoy.

Sentiva il cuore di Draco battere forte contro il suo petto – quindi Draco aveva un cuore, qualsiasi cosa cercasse di far pensare di sé alla gente, anche lui era schiavo dei sentimenti e dei loro moti.

Per un secondo la ragazza si preoccupò per lui, e si ritrovò a sperare che mai Draco seguisse il suo cuore come invece aveva fatto lei quella mattina, che mai si umiliasse in quel modo e si sentisse talmente insignificante agli occhi di una persona che per lui avrebbe rappresentato tutto.

Poi però si ricordò di aver di fronte Draco Malfoy e capì che la sua paura era del tutto infondata, che lui di certo non avrebbe mai corso un rischio tale per niente e nessuno al mondo: non sapeva se considerarlo fortunato o sfortunato, per la sua capacità di essere così asettico e insensibile.

C'era qualcosa che non quadrava però, il Draco che conosceva lei non agiva come stava facendo in questo momento, non abbracciava le persone, non guardava nei loro occhi in quel modo.

Già, come mai in quel momento la stava stringendo così forte, e la guardava come Astoria non si era mai sentita guardare prima da nessuno, come desiderava essere guardata da Fred?

Piano, il ragazzo le scoccò un leggero bacio sulla tempia, cogliendola di sorpresa ancora una volta: troppo innocente per poter anche solo sospettare di aver suscitato l'interesse di Draco, la Serpeverde continuò a fissarlo con occhi assorti, finalmente privi di lacrime.

Fu proprio in quel momento che la ragazza si sentì urtare: non uno spintone forte, ma un urto che la fece sprofondare ancora di più tra le braccia del Cacciatore del Serpeverde più ambito di Hogwarts.

Attraverso la nuca di lui, scorse una figura slanciata dai capelli rossi che sfrecciava al di là del corridoio: perché Fred l'aveva urtata in quel modo?

Di certo non poteva pensare che fosse un urto semplicemente casuale, eppure non aveva le forze per far illudere il suo cuore che si trattasse di qualcosa di più: aveva voluto catturare la sua attenzione, forse, ma tutto questo le pareva insensato: perché lo avrebbe fatto?

-Draco, lasciami andare..” sussurrò Astoria, rompendo il loro abbraccio e il silenzio dolce che si era creato tra di loro, e che li avvolgeva come una specie di bolla protettiva.

Tra le braccia di lui, si era sentita davvero separata dal mondo esterno, al riparo da qualsiasi attacco esterno, da qualsiasi sofferenza futura.

Draco si staccò appena da lei, senza però togliere le sue mani dai fianchi della ragazza: i suoi occhi si posarono su di lei quasi a voler catturare il bagliore che emanava dalla sua figura, dal suo corpo di cui ancora poteva sentire la consistenza tra le dita, di quel corpo che sempre gli era parso fatto di etere, quasi surreale, circondato da un'aurea che non avrebbe saputo descrivere con le sole parole.

Daphne Greengrass era la bellezza più ambita in tutto il castello, su questo non c'era alcun dubbio; forse nessuno aveva notato Astoria accanto a lei, Astoria che seguiva sempre Daphne e che volutamente restava alla sua ombra, in silenzio, che amava in silenzio un ragazzo fin dal primo momento in cui lo aveva visto, che in silenzio aveva abbracciato Draco fino a qual momento, senza chiedergli spiegazioni, senza pretendere di sapere nulla se non quello che lui le avrebbe voluto dire.

-Astoria, tu fai sempre tutto in silenzio. Ami così tacitamente che se non fosse per i tuoi occhi, non si capirebbe nemmeno. Tu resti zitta, ma per fortuna i tuoi occhi parlano per te, gridano le cose con una potenza tale che nessuna voce potrebbe urlare così forte. E' sciocco chi non se ne accorge.”

Astoria sobbalzò a quella frase, era la prima volta che una persona la descriveva così bene con delle semplici parole, era la prima volta che si sentiva scoperta da qualcuno, e ne provò un'irrazionale paura e vergogna al tempo stesso.

Di colpo Astoria si sentì nuda di fronte agli occhi di Draco, e pudicamente strinse le braccia attorno al petto, quasi a voler nascondere il suo cuore allo sguardo inquisitore di quel ragazzo, che davvero l'aveva assorbita come una spugna.

Non sapeva nemmeno cosa rispondere, ma di colpo era sparita la voglia di seguire Fred e di spiegargli che tra lei e Draco non c'era nulla, la voglia di urlare al rosso che il suo cuore batteva per lui sembrava essersi, per il momento, acquietata.

Era inchiodata alle parole di Draco, immobilizzata al suo sguardo e ancora una volta restava in silenzio, perché non riusciva a rendere giustizia alla tempesta che sentiva dentro.

-Vieni, ti porto in un posto. L'ho scoperto tempo fa, potrebbe piacerti...”

Le propose il ragazzo, tendendole la mano che Astoria afferrò come fosse uno scoglio, stringendola così forte che per un secondo pensò di stargli facendo male: solo quando lui ricambiò la sua stretta si tranquillizzò, continuando a camminargli accanto.

Era così strano camminare accanto a Draco Malfoy e sentire come gli sguardi della gente fossero basiti, quasi increduli, nel vederli insieme, così mal assortiti: tutti erano sempre stati convinti che Draco prima o poi sarebbe finito tra le grinfie di Daphne, e che quei due avrebbero finalmente smesso di far casini insieme, ammazzandosi l'un l'altra.

Astoria avvampò, consapevole che quella stretta di mano tra loro due non sarebbe parsa così innocente agli occhi di tutti gli altri, che di sicuro avrebbero guardato le loro mani intrecciate quasi a volerle condannare, pronti a lanciare lo scoop di Natale che avrebbe reso il Torneo Tremaghi quasi una sciocchezzuola da nulla, insignificante.

George Weasley sbarrò loro la strada, improvvisamente, a braccetto con la sorella Ginny.

Ginny e Astoria erano amiche, nonostante le casate differenti, e forse anche per questo il cuore della rossa si ammaccò un poco, nel vedere l'unica tra i Serpeverde a non essere odiosa che si rovinava nelle mani di quel bastardo di un Malfoy.

Le due ragazze si salutarono con un sorriso piuttosto imbarazzato, ma con grande sorpresa di tutti fu George a parlare, lo sguardo immobilizzato sulle mani intrecciate dei due Serpeverde.

Nel momento in cui colse lo sguardo di George, Astoria maledisse tutte le apparenze, avrebbe voluto urlare per tutto il castello che tra lei e Draco non c'era assolutamente nulla e lui probabilmente lo capì, per questo lasciò libera la mano della ragazza dalla sua stretta.

-Astoria, vorrei parlarti. In privato.”

La sospensione finale fu di tale enfasi che Ginny si defilò tanto velocemente che parve essersi Materializzata nel castello. Draco invece fu di una lentezza indisponente, andò via silenzioso come un serpente, accarezzando appena la spalla della ragazza, a mo' di saluto.

La Serpeverde sospirò, cercando di tenere a bada quel turbinio di emozioni. Cosa voleva dirle George? Non poteva aspettare ancora, ma non sapeva come rompere quel silenzio.

George le sorrise, e Astoria si sentì morire, ricordando come solo pochi minuti prima il gemello le aveva negato quel sorriso che tanto le sarebbe piaciuto ricevere, quel sorriso che da mesi aspettava.

Aveva aspettato in silenzio troppo a lungo, forse aveva ragione Draco: era il momento di iniziare a parlare e di far traboccare le sue emozioni, non poteva aspettarsi che tutti capissero il linguaggio segreto dei suoi occhi e anzi, forse era un bene che quello restasse appannaggio di pochi.

-Astoria, mio fratello non ha fatto anche che bofonchiare il tuo nome negli ultimi dieci minuti. Poi l'ho chiuso nel dormitorio, pensando che fosse delirante, e sono venuto a cercarti.”

Disse il ragazzo, che forse riuscì a sentire il cuore di lei iniziare a battere così velocemente che sembrava volesse uscirle fuori dal petto e iniziare a ballare per tutta la sala, a correre per salire nei dormitori del Grifondoro e andare a liberare Fred dalla sua prigionia momentanea.

Astoria sorrise appena, le gote che velocemente si coloravano, i grandi occhi spalancati che aspettavano che George continuasse, che le dicesse qualcos'altro, che le parlasse ancora di Fred.

Le sarebbe bastata qualsiasi cosa, anche il più piccolo dettaglio, voleva sapere tutto e nessun dettaglio le pareva superfluo in quel momento, voleva solo sentire la voce di Fred accarezzare il suo nome, la lingua che andava a battere contro i denti, la delicatezza di quel suono appena soffiato che usciva dalla bocca di quel ragazzo.

-Pensavo ci fosse qualcosa tra voi due, ma poi ti ho vista con Malfoy. A che gioco stai giocando, Greengrass?”

Le parole di George la fecero sentire spaesata per un secondo, ma le fu facile riprendersi da quella sorpresa momentanea, non aveva nulla da nascondere e voleva che George lo sapesse, che lo riferisse subito al suo gemello, e che lui corresse a chiederle di andare insieme al Ballo del Ceppo.

Astoria sorrise a George di un sorriso sincero, non curante del leggero tono accusatorio che aveva usato contro di lei, non curante del fatto che l'avesse chiamata per cognome, non curante di nulla, se non del fatto che il suo amore per Fred non era stato sporcato da nessun altro.

-Oh George, io e Draco siamo buoni amici, ma niente di più. Si stava prendendo cura di me, dato che.. mi sentivo triste”

Astoria, la stessa Astoria che era stata troppo a lungo silenziosa e che non aveva parlato mai delle sue emozioni, adesso stava ammettendo di aver provato tristezza, tristezza che era sparita alle parole di George e al sorriso gentile che finalmente si dipingeva di nuovo sul viso di quel ragazzo.

George prese una mano della Serpeverde tra le sue, alzando gli occhi al cielo, senza smettere però di sorridere, nonostante una leggera ombra si stesse di nuovo dipingendo sul volto di lui.

E adesso, perchè appariva di nuovo tetro? Cosa doveva dirle ancora, che non le aveva detto?

-Mio fratello è un tale idiota, uno Schiofodo Sparacoda andato a male!”

George si era schiaffato la mano sul viso, con tono teatrale, ed era corso via lasciando una basita Astoria a guardarsi attorno e a chiedersi perchè i ragazzi dovessero essere così incomprensibili.

E soprattutto, cosa era preso a tutti? E cosa stava prendendo a lei?

Astoria non seppe rispondere a nessuno dei suoi quesiti, per questo si incamminò verso la Sala Grande, scoprendo improvvisamente di avere una fame da lupi.

La colazione probabilmente sarebbe stata servita di lì a poco, e Astoria non vedeva l'ora di fiondarsi su una frittella calda e di dimenticare tutte le sue domande, affogandole nel cibo.

Notò subito Fred nella Sala Grande, e a quanto pareva anche lui notò lei, perchè nel momento esatto in cui si sedette, il ragazzo diede una gomitata al fratello minore, seduto accanto a lui.

Astoria si trovava esattamente di fronte a Fred, la visuale gli era solo in parte coperta dalla nuca scura di una ragazza del Grifondoro, che parlava animatamente con la compagna, china su un libro.

Fred diede un'altra gomitata a Ron, accompagnata stavolta da un cenno del capo: lo stomaco di Astoria fece una capriola all'indietro in quel momento, e i suoi occhi si aprirono in un sorriso.

Le sarebbe piaciuto correre verso Fred, ma qualcosa la tenne inchiodata alla sedia, ad aspettare le sue frittelle, o qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto far tacere le farfalle che sentiva nello stomaco.

-Ehi Angelina!” urlò Fred, facendo sobbalzare la ragazza china sul libro.

Astoria sorrise, pensando che stesse per chiederle di spostarsi un poco, così da potersi finalmente guardare dritti negli occhi, sorridendosi a vicenda questa volta.

-Vuoi venire al ballo con me?”

A Ron andò di traverso il succo che stava bevendo, mentre tra una risata e un'altra Angelina accettava la proposta sfacciata e plateale, urlata per la Sala Grande.

Astoria sentì il suo cuore infrangersi per la seconda volta, e solo in quel momento lo sguardo di Fred si fiondò sul suo viso, che era diventato nel frattempo di pietra.

Il tavolo di Grifondoro era esploso in fischi di ammirazione, mentre qualcuno dava pacche sulla schiena a Ron che continuava a soffocare tra le risate generali. Solo ad Astoria il sorriso si era totalmente congelato sul viso, e nessuno parve notarlo.

Proprio in quel momento una fredda mano dalle dita affusolate le si posò sulla spalla: l'anello con lo stemma della famiglia Black, i polsini ben piegati, le mani diafane, il profumo inconfondibile, tutto tradiva la presenza alle sue spalle di Draco Malfoy.

-Astoria andiamo, alzati. Vieni con me.”

Non era un ordine, ma una richiesta a cui Astoria non seppe dire di no: voleva mettere leghe di distanza tra sé e quella Sala, e correre quanto più veloce possibile. Aveva bisogno di fiondarsi in quel porto sicuro che rappresentavano le braccia di Draco, e nient'altro.

La ragazza non riuscì a vedere lo sguardo indignato che il suo amico lanciava a Fred Weasley, ma sentì chiaramente le parole che il ragazzo sussurrò quando passarono vicino al tavolo dei Grifondoro.

-Weasley, ti sfido. Stanotte, duello di mezzanotte, fatti trovare al club dei duellanti. Scegliti un secondo che combatta per te quando ti romperò tutte le ossa ad una ad una.”

Lo stomaco di Astoria si chiuse all'improvviso, e il suo cuore perse centinaia di battiti.

Il silenzio del tavolo dei Grifondoro era così teso che Astoria si sentì subito colpevole, lo sguardo pungente di Ginny la attanagliava, nonostante non ci fosse accusa nei suoi occhi blu. La mano di George si schiaffò di nuovo sul suo viso, mentre per la prima volta Astoria ebbe paura che le lacrime iniziassero ad inondarle il viso in pubblico.

Cosa era venuto in mente a Draco? Poteva capirlo, poteva capire il motivo della sua apprensione e apprezzava quella dolcezza che le riservava, ma doveva smetterla.

Draco aveva frequentato casa Greengrass da sempre, lui e sua sorella erano migliori amici, e le due Greengrass erano le sole persone con cui Draco non si comportasse da Malfoy, o almeno lo erano state fin quando Daphne non aveva scoperto il potere dell'essere una bella ragazza e aveva iniziato a comportarsi come se fosse una stronza senza cuore.

Da quando Daphne era così tanto cambiata, Draco si era ritratto ancora di più in se stesso, e Astoria aveva avvertito un cambiamento radicale anche nel modo in cui si rapportava con lei: pensava fosse dovuto a sua sorella, ma sapeva di non poter fare molto per farle ritornare la testa sulle spalle.

E Astoria davvero, lei capiva perchè Draco fosse così attento nei suoi confronti, non voleva che si vestisse di una barriera di indifferenza e menefreghismo, probabilmente aveva paura di perdere anche lei, perchè simboleggiava per quel ragazzo l'unico legame al suo lato più umano, e perchè era rimasta ormai la sola a conoscere il volto che si nascondeva dietro tutte le maschere.

La ragazza capiva tutto questo, ma non poteva tollerare quel duello: prima che Fred potesse proferire una sola parola, Astoria lo fulminò con uno sguardo che non aveva mai rivolto a nessuno prima, posando contemporaneamente una mano sulla spalla dell'amico, che attendeva impassibile una risposta dal rosso.

-Nessuno di voi due combatterà, non ne avete motivo.”

Sentenziò, guardando entrambi. Lo sguardo che quei due si stavano scambiando lasciava presagire una forte rivalità che la piccola Astoria non riusciva davvero a tollerare.

Dimenticò perfino che Fred avesse appena invitato Angelina al ballo, dimenticò il modo in cui si era sentita trattata quella mattina: era la prima volta che parlava con Fred, quella, eppure non parve farci caso. Non erano mai stati così vicini, eppure lei non si era mai sentita così lontana da lui.

-Draco, per favore ritira la proposta.”

Il tono lieve con cui lo chiese mosse qualcosa dentro di Fred: il rosso sapeva che Malfoy non avrebbe mai ritirato una sfida, ma non poteva vedere la piccola Astoria soffrire così tanto.

Il punto era che a lui Astoria piaceva davvero, ma non sapeva come dirglielo, e averla vista abbracciata a quell'idiota di Malfoy gli aveva fatto ribollire il sangue nelle vene.

Avrebbe voluto invitarla al Ballo del Ceppo, ad andare insieme a lui e invece no, per la prima volta Fred Weasley era rimasto senza parole, a guardarla incredula mentre la neve vorticava tra i suoi capelli, e un leggero sole faceva splendere la sua pelle perfetta.

E poi, per un puerile istinto di vendetta, aveva scelto di invitare Angelina solo perchè sapeva che Astoria avrebbe sentito, solo perchè voleva darle una stupida prova di quanto fosse uomo, menre dentro Fred si sentiva in quel momento il più grande idiota al mondo.

Vedere Astoria così affranta fu più forte di ogni suo orgoglio, di qualsiasi impulso avesse di spaccare la faccia a quel gradasso di Malfoy e farlo stare, una volta e per tutte, al suo posto, con le mani lontane da quel piccolo scricciolo di cui adesso entrambi stavano causando l'infelicità.

-Rifiuto di combattere con te, Malfoy. Non devi difendere l'onore della tua dama, è integro e intatto, non mi sognere mai di provarci con una Greengrass, una Purosangue, una Serpeverde.”

Astoria aveva sospirato di sollievo nel sentire le prime parole, e si era sentita morire nel sentire le successive: quel tono freddo e distaccato fu la goccia che fece traboccare il vaso.

La ragazza pareva averlo dimenticato nell'ultimo periodo, ma lei era davvero una Greengrass, una Purosangue, e una Serpeverde, e non ne provava vergogna. Per questo alzò il petto con fierezza, guardando Fred dritto negli occhi: ogni traccia di dolcezza pareva essersi ormai prosciugata in lei, vinta da un'incredibile forza esplosiva. Semplicemente, doveva ammetterlo, era stata troppo a lungo in silenzio: Draco aveva ragione.

-Nessun Traditore del proprio sangue osa parlare così a me o a Draco, Weasley. Ti ho risparmiato dal pubblico disonore, ma usa di nuovo con quel tono insolente e sarò io stessa a sfidarti a duello!”

Astoria girò sui tacchi furiosa, trascinandosi dietro un Draco più che mai divertito che la fissava come se fosse improvvisamente il suo idolo, come se quella fosse l'Astoria che voleva vedere.

Il punto era che quella non era la vera Astoria, e nessuno lo avrebbe mai capito proprio come lei non aveva capito che quelle parole non erano state davvero pensate da Fred, ma semplicemente aveva dovuto dirle per salvare ogni apparenza, e per non renderla infelice.

Ben presto a scuola la sfuriata di Astoria contro Fred divenne leggendaria, quasi come il giorno in cui Hermione Granger aveva preso a schiaffi Draco Malfoy, lo scorso anno.

Al riparo da tutti, in Sala Comune, Astoria si lasciò cadere sulla poltrona, guardando le fiamme del camino e pensando corrucciata a quello che era appena successo. Non provava sensi di colpa per la durezza che aveva usato con Fred, ma le parole piene di pregiudizio che il ragazzo le aveva rivolto le erano sembrate così sciocche, che non le parevano degne di lui. Che lo avesse forse idealizzato?

Dal canto suo, Draco guardava nervosamente fuori dalla finestra, sul volto dipinta un'espressione sconfitta e di una tristezza che nessuno poteva dire di aver mai visto prima su quei lineamenti.

-Draco, che succede?” mormorò abbandonando la poltrona dove era seduta, per andargli accanto.

Il ragazzo si limitò a fare un cenno del capo, e quando Astoria guardò fuori dalla finestra vide sua sorella guardare intensamente Viktor Krum, entrambi stesi sulla neve.

Le mani di lui accarezzarono piano il volto perfetto di Daphne, facendo diminuire vertiginosamente la distanza che li separava: Astoria sapeva come sarebbe finita quella scena, e non le piaceva affatto.

Con forza spinse Draco lontano dalla finestra, gettandoglisi addosso di peso e facendolo cozzare contro una colonna: non voleva che vedesse, e che si lacerasse per questo.

-Non ti fare del male, Draco. Lei tornerà da te, se farai un passo in avanti per cercarla.”

Erano ancora più vicini di quanto lo erano stati quella mattina, e Astoria parve rendersi finalmente conto del corpo di Draco così allacciato al suo, e arrossì a quel pensiero, arrossì a quel loro contatto.

Pareva che Draco fosse innamorato di Daphne e lei non se n'era accorta, persa com'era nel suo mondo di fantasticherie: lui non le rispose, ma si limitò a scuotere la testa e a prenderle il viso tra le mani.

-Le cose sono più complicate di quanto i tuoi occhi innocenti possano vedere, Astoria, ma tua sorella sa tutto” le sussurrò con un tono che non ammetteva repliche, prima di dirigersi verso i dormitori maschili, con passo pesante.

Astoria si lasciò sprofondare davanti al fuoco, continuando a chiedere se fosse l'universo maschile ad essere troppo complicato o lei ad essere ancora troppo ingenua per capirlo. Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto a sua sorella, visto che a detta di Draco Daphne “sapeva tutto”.

Il silenzio pesante della Sala Comune e la confusione che provava la fecero presto sprofondare in un sonno agitato, pieno di parole di disprezzo, Schiofodi Sparacoda e civette che mordevano le dita.

Un attimo... quello non era un sogno: c'era davvero una civetta che le stava mordendo le dita.

Astoria si svegliò di soprassalto, trovandosi di fianco uno degli uccelli della guferia che pareva avere una missiva piuttosto urgente da consegnarle. La Serpeverde ne trasse fuori un biglietto, scritto con una di quelle piume pensate per depistare, di quelle che modificano la calligrafia: come avrebbe potuto capire chi fosse il mittente?

Astoria, ogni volta che ti vedo vorrei stringerti tra le mie braccia e tenerti cullata sul mio petto per tutto il tempo, ma tu non puoi capire e io non ti posso spiegare. Non chiedermi chi sono, e non chiederlo nemmeno a te stessa: ma se ti conosco un poco, so che non rinuncerai al piacere di scrivermi e lasciare che io ti scriva. Non posso uscire allo scoperto, ma ho bisogno di dirti tutto quello che provo in qualche modo, tu devi sapere: devi saperlo perchè quando ti vedo, perdo il controllo di ogni razionalità. Se le mie parole ti disturbano, fammelo solo sapere e tacerò per sempre, ma se ti son gradite prendi la piuma e non lasciar dannare ancora a lungo questo cuore impazzito che non può controllare quello che provo per te, cara.

Caro diario...

 

Viktor Krum strinse il volto di quella ragazza dalla pelle diafana tra le mani, cercando nei suoi occhi un luccichio, un'emozione che non riusciva a scorgere: la sua bellezza fredda lo fece indietreggiare.

Daphne non aveva mai permesso ad una sua preda di fare un passo indietro, e non era quello il momento per iniziare a collezionare sconfitte: lei voleva essere la sua dama, e lo sarebbe stata.

Con leggerezza, Daphne posò la sua mano candida dietro la nuca del Cercatore bulgaro, attirandolo a sé in modo da eliminare ogni distanza tra di loro, prima di regalargli un solo, leggero, bacio.

Fu con lentezza estrema che si alzò, la gonna nera ricoperta di neve, guardando Krum con un leggero sorriso: lui la fissava piacevolmente stupito, e guardava gli occhi ipnotici di lei come se stesse studiando la prossima mossa che avrebbe fatto.

Con Daphne Greengrass, nulla è mai come te lo immagini: maestra nel depistare e nello stupire le persone, se fosse nata nel mondo Babbano avrebbe di certo apprezzato la maestria circense.

-Ci vediamo, Viktor” sussurrò la Greengrass, sorridente.

Gli occhi di lui si sbarrarono, e fissarono il moto ondulatorio prodotto dalla camminata di lei, dall'ondeggiare dei suoi fianchi, dal modo in cui i capelli le ricadevano sulle spalle, accompagnando i suoi movimenti in un fluttuare dorato: era la visione più bella che si potesse desiderare.

Tutto questo Daphne lo sapeva bene, e aveva imparato ad usare il suo corpo dopo la confessione da parte di Draco: le parole di quel Malfoy le erano così incastonate nella mente, che mai le avrebbe dimenticate per il resto della sua vita.

Era stato a causa di quelle parole che Daphne aveva iniziato a collezionare sempre più cuori, quasi a cercare di rivendicare in qualche modo il suo, andato ormai perduto irreparabilmente.

Quando la Greengrass raggiunse la Sala Comune, una civetta color ghiaccio le svolazzò attorno, come se la stesse attendendo, guardandola con sguardo fiero e porgendole la zampa in modo che potesse sfilare una pergamena ben arrotolata.

La ragazza constatò che, fortunatamente, si trovava da sola in Sala Comune: a quanto pareva tutti erano fuori a giocare con la neve, nonostante fossero quasi le undici.

-Daphni, stasera sulla barca di Durmstrang.”

Solo queste parole, nessun bisogno di un mittente né di certo di una risposta da parte sua: Krum avrebbe scoperto se il suo invito fosse stato accolto solo quella sera, nel vederla arrivare o no.

Non sapeva neppure lei, a dirla tutta, se volesse andare da Krum su quella nave o meno.

Sapeva bene quello che avrebbe voluto fare quella sera, quello che avrebbe voluto fare ogni sera della sua vita, ma sapeva anche che il suo orgoglio ferito non le avrebbe concesso un'impudenza del genere, mai, a costo di continuare a comportarsi come una stronza insensibile.

Dei passi veloci entrarono nella Sala Comune, e Daphne alzò appena gli occhi: stava sognando oppure semplicemente Salazar Serpeverde aveva ascoltato i suoi più reconditi desideri?

Un ciuffo di capelli biondi stava svolazzando nella sua visuale, due occhi tetri si posarono su di lei incupendosi ancora di più, la camicia bianca che indossava rendeva il corpo di Draco Malfoy così tanto visibile ai suoi occhi che la Serpeverde fu costretta a distogliere lo sguardo dal corpo di lui.

Il ragazzo si avvicinò a lei, risoluto: il suo passo era pesante, i suoi occhi tenevano incollati quelli della ragazza, attraendoli con una forza magnetica.

Daphne indossò di nuovo la maschera di freddezza che da giorni ormai tirava su quando lui le capitava casualmente davanti, sentendosi quasi protetta dalla sicurezza del suo essere inscalfibile.

Draco si lasciò sedere sulla poltrona accanto a lei, puzzava di Whisky Incendiario e continuava a guardarla con un'espressione indecifrabile dipinta negli occhi, come se con quello sguardo potesse far riemergere la Daphne che era stata fino a qualche giorno fa.

-Hai bevuto” constatò lei.

Sapeva quanto odiasse bere, quanto odiasse perdere il controllo di sé e sentirsi succube dei flutti dell'alcool: e allora cosa mai lo aveva spinto a farlo? E a lei perchè importava che avesse bevuto?

Certo, la sua voce era stata piuttosto distaccata e quasi di circostanza, da vera Serpeverde e da vera Greengrass, ma quella domanda tradiva un interesse che non avrebbe voluto avere.

Come si fa a dimenticarsi di una persona che si considera importante da un momento all'altro? E come avrebbe potuto continuare a stargli accanto, nonostante tutto?

-Daphne... dobbiamo parlare.”

L'ultima volta che le aveva detto quelle tre parole, era stato solo sei giorni fa.

 

***

 

-Daphne... dobbiamo parlare.”

Anche quel week-end a Hogsmade era ormai finito, ma la ragazza non aveva affatto intenzione di rientrare a scuola, si sentiva leggermente su di giri dopo tutto l'Idromele che aveva bevuto.

Draco l'aveva strattonata via sulla strada del ritorno a Hogwarts, stringendole il polso, e la ragazza non aveva potuto fare a meno di notare che era da un sacco di tempo che non si trovava sola con lui.

Erano cresciuti insieme, e la Greengrass lo conosceva abbastanza bene da essere più che certa che le stava nascondendo qualcosa, la stava evitando da giorni e questo di solito non era un comportamento tipico da Draco Malfoy.

Gli occhi grandi di Daphne si puntarono in quelli dell'amico, e provò uno strano impulso, fin anche troppo simile a quello che aveva provato Ron Weasley quando, vedendo passare Fleur in tutto il suo splendore, aveva avuto l'ardire di invitarla ad andare al Ballo del Ceppo con lui.

Come se una ragazza del calibro di Fleur potesse anche solo lontanamente pensare di degnare di uno sguardo quel Traditore del suo Sangue!

La Serpeverde guardava il compagno di casata aspettando che parlasse, qualsiasi cosa avesse da dirle: non riusciva a sopportare quell'aria carica di aspettative, e iniziava a temere che i suoi sogni illusori su un futuro insieme all'albino iniziassero a prendere il sopravvento su di lei.

Daphne non avrebbe mai ammesso la sua segreta ossessione per il suo migliore amico, ma l'Idromele le aveva sempre fatto uno strano effetto, e non era quello il caso di perdere il controllo e lasciare la sua fantasia e la sua lingua andare a briglia sciolta.

Gli sorrise appena, quasi a volerlo convincere ad andare avanti prima che impazzisse: era il suo migliore amico da quando erano nati, ed era quasi convinta che i loro genitori avessero stretto una specie di patto matrimoniale tra loro due, o qualcosa del genere che li facesse stare per sempre insieme.

L'amicizia tra i Malfoy e i Greengrass era ormai storica, e a dire il vero l'idea di sposare Draco non le sarebbe affatto dispiaciuta, più che altro avrebbe trovato interessante vedere la faccia della Parkinson quel giorno... Daphne sorrise appena a quel pensiero, rivolgendo poi tutte le sue attenzioni al ragazzo che aveva di fronte a sé.

-Si tratta di una cosa che riguarda noi due.”

Il suo tono di voce era strano, era una freddezza più calcolata del solito e che di solito non usciva fuori con lei, odiava i momenti in cui la trattava con lo stesso distacco che riservava a tutte le altre.

Per questo, leggermente indisposta, incrociò le braccia al petto e continuò a fissarlo, aspettando che si decidesse a parlare di questo mistero che riguardava loro due.

Che esistesse davvero un vincolo matrimoniale stipulato tra le loro famiglie a insaputa dei ragazzi?

E se davvero era quello il problema, a lui sembrava così catastrofico da avere quell'espressione indispettita e quel tono freddo?

La ragazza non potè fare a meno di notare le nocche di lui, chiuse in un serrato pugno, così biancastre che sembravano fatte di cristallo: a quanto pareva, si trattava di una cosa seria.

-Vorrei poterti dire tutto senza nessuna vile e stupida paura”

Il suo tono era accigliato, e i suoi occhi furibondi: voleva tenere a tutti i costi quel segreto dentro di sé e al contempo pareva non vedesse l'ora di farlo uscire fuori.

Il cuore di Daphne per un secondo perse un battito: d'un tratto si accorse che i capelli quasi albini del ragazzo irradiavano un'aurea intorno a lui, e che i suoi occhi erano due fiammelle che guizzavano dolcemente da una parte all'altra, attenti, per poi perdersi nei suoi occhi, proprio i suoi.

Cosa voleva dirle, che addirittura gli faceva paura?

Era la prima volta che lui ammetteva un sentimento del genere, ma nulla nella compostezza del suo viso lo lasciava trasparire. Era sempre stato un tale maestro nel camuffare e nascondere i sentimenti, che perfino a lei spesso risultava difficile capirlo.

Daphne non aveva notato così tanto la bellezza di Draco, prima che lui ammettesse di provare paura: dopo quindici anni, finalmente trasudava una qualche emozione da quel ragazzo, e forse il fatto che fosse legata a lei faceva battere così forte il suo cuore.

Prima che potesse anche solo accorgersi di quello che stava succedendo attorno a lei, Daphne istintivamente prese la mano del ragazzo e la incastrò tra le sue dita: mai prima d'ora si erano presi per mano, lui non si lasciava mai toccare e lei non aveva mai avuto troppa voglia di provare a fare un gesto del genere, così intimo.

Contro ogni previsione, il ragazzo non si ritrasse indietro a quel tocco, e per la prima volta lei riuscì a sentire la consistenza morbida e delicata della sua mano, le sembrava di stringere tra le dita il tesoro più prezioso al mondo, e le pareva al contempo che fosse fatto di sabbia: più forte avrebbe stretto quella mano, più velocemente avrebbe sentito le dita affusolate di lui scivolare via dalle sue.

Non si era accorta, Daphne, di aver abbassato lo sguardo: quando lo risollevò trovò gli occhi di Draco ad attendere i suoi, il volto impassibile che non tradiva nemmeno il minimo sentimento, mentre dai suoi occhi traboccava tutto quello che la stava scuotendo dentro.

-Draco...” sussurrò, accarezzando appena il suo nome.

Non era mai stata una ragazza sentimentalista, le avevano insegnato a tenere a bada tutto quello che provava e a non mostrare mai i propri punti deboli: era così stanca di quella maschera di perfezione e perbenismo, e chi al mondo avrebbe potuto capirla bene come il figlio di Lucius Malfoy?

Erano entrambi cresciuti in un clima totalmente sbagliato per due bambini, ed erano diventati grandi troppo in fretta o forse non lo erano ancora per niente, ma lei era stanca di tutto quello che le era stato imposto, stanca di seguire la strada che altri avevano tracciato per lei.

Voleva uscire dagli schemi, e le era bastato stringere quella mano per capire cosa volesse davvero, per capire chi volesse essere: e lui, era lì per dirle quello?

Ma Draco non parlava, non aveva nemmeno risposto alla dolcezza con cui lei l'aveva chiamato, quasi sospirando il suo nome: continuava a guardarla, la scrutava in un modo così minuzioso che Daphne poteva sentire i suoi occhi sotto la pelle.

Quello sguardo le piaceva quasi quanto la terrorizzava.

Era impaziente, fremeva tutto e per una volta non avrebbe potuto dare la colpa alla sua reazione esagerata quando toccava Idromele: se davvero avesse dovuto trovare un colpevole, avrebbe di certo accusato il ragazzo di fronte a lei e il suo silenzio.

-Draco, ci vieni al ballo con me?”

Buttò lì, quasi senza rendersi conto delle parole che erano appena uscite dalla sua bocca: per Merlino, che le era passato per la testa? Davvero era diventata così idiota, come Weasley?

Daphne si portò una mano sul viso, cercando di coprire l'espressione di terrore e sconcerto che le si era dipinta addosso: in quel momento il suo solo desiderio era di diventare invisibile.

Lo sguardo sprezzante di Draco la fece sentire così piccola che poco alla volta le sembrò davvero di sparire: non riusciva davvero a capire che cosa le fosse successo, o forse semplicemente sarebbe stato troppo imbarazzante per lei ammettere che aveva seguito il suo istinto e dato retta al suo cuore.

Sarebbe stato imbarazzante ammettere di avere un cuore, e soprattutto farlo in presenza di quel ragazzo che la guardava come fosse uno degli animali più brutti che Hagrid avesse mai portato a lezione: lui un cuore non lo aveva, come aveva potuto essere così incauta da dimenticarsene?

-Oh Greengrass, non scherzare. Preferirei portare la schifosa Mezzosangue, che te.”

L'orgoglio ferito di una ragazza di solito porta quest'ultima ad inviperirsi, ma questo non succedeva se la ragazza in questione era Daphne Greengrass: i suoi occhi emanavano scintille infuocate, e istintivamente la ragazza strinse saldamente la bacchetta tra le mani.

Non gli avrebbe fatto passare liscia l'idiozia che aveva appena pronunciato la sua mano volò veloce sul viso di lui, emettendo un sordo rumore che prometteva un forte dolore.

Non aveva la forza per discutere e litigare, non sarebbe stata in grado di far uscire la parte inscalfibile di lei in quel momento: aveva bisogno di stare da sola, e dimenticare.

Con velocità impressionante, la ragazza girò sui tacchi, abbandonando dietro di sé un Draco Malfoy dalla guancia arrossata ma con un fastidioso sorriso sprezzante ancora dipinto in viso.

***

Per la seconda volta Draco era di fronte a lei, a dirle che dovevano parlare: si poteva sapere che cosa avesse di così importante da dirle, questo ragazzo? Per una volta, era lui quello alticcio, mentre lei era così sobria che la sua fredda compostezza la faceva sembrare una statua di ghiaccio.

Non avrebbe mai pensato che indossare una maschera di indifferenza con il suo migliore amico le potesse riuscire così semplice, e la affliggeva scoprire che invece lo era: davvero è così facile ignorare qualcuno e farlo sentire meno di zero, anche quando per te vale più di tutto il resto?

A volte Daphne invidiava quei buoni di cuore delle altre case, le sarebbe piaciuto per 24 ore potersi comportare come quello Sfregiato di Potter o il suo adorato amichetto dai capelli rossi, capire cosa ci fosse di così bello ad essere tutto cuore e niente cervello.

Forse soffrivi di meno, se non pensavi: di solito si dice che a non seguire il cuore si sta meno male, ma l'estremo raziocinio dei Serpeverde non era stato affatto un toccasana per la ragazza, non da quando stava crescendo per lo meno.

-Draco, non ho tutta la serata. Sputa l'Ippogrifo e facciamola finita”.

La sua voglia di andare a trovare Kurm vacillava sempre di più: infondo, la voglia di portare uno dei Campioni Tremaghi al Ballo era nata solo come vendetta nei confronti di Draco, era nata solo per poter dimostrare a quell'albino insensibile che si era perso la dama più ambita del castello.

Evidentemente no, lui non le era così indifferente come stava fingendo le fosse, ed erano proprio quei pensieri vendicativi a farglielo capire: voleva che lui soffrisse per lei, che capisse quello che si era perso, che tornasse strisciando a chiederle umilmente scusa.

Era un sogno irrealizzabile, lo sapeva bene, ma Daphne Greengrass aveva la caparbietà della sua famiglia e avrebbe saputo aspettare anche anni, pur di prevaricare in una battaglia come quella.

Lui sospirò impercettibilmente, e tra le sue mani comparve un bicchiere dal liquido non bene identificabile, di sicuro niente di legale all'interno delle mura della scuola: come poteva avere sempre tutto quello che voleva, senza mai pensare alle regole, senza mai pensare agli altri e soprattutto passandola sempre liscia?

Daphne incrociò le braccia al petto, aspettando con scarsa pazienza che lui sorseggiasse il suo drink e si decidesse a parlare: era così convinto che lei non avesse nulla di meglio da fare che stare lì ad aspettare lui, che le mani iniziarono a pruderle di nuovo.

-Greengrass, l'altro giorno stavi cercando di rendermi simile a Potter, uno sfregiato come lui?”

Chiese con insolenza, facendole mordere il labbro: dove voleva andare a parare adesso?

Quel suo alone di mistero iniziava a darle fastidio, nonostante in lui lo avesse sempre apprezzato: ma Daphne era cambiata, aveva volutamente deciso di cambiare.

Il tempo infinito che lui si prendeva per biascicare le sue parole, il modo stressante in cui sorseggiava il drink che aveva in mano, le fecero girare i nervi: e quello che ancora di più le faceva girare i nervi, era il fatto che lei era ancora lì seduta, ad aspettarlo.

Ad aspettare che lui le parlasse, che dicesse qualcosa, qualcosa che riuscisse a riavvicinarli di nuovo, a farli tornare come prima.

Ma quelle parole non vennero, e di nuovo Daphne si maledisse per essersi illusa che Draco Malfoy potesse anche solo lontanamente provare un briciolo di sentimento umano, nei confronti di chiunque.

-Oh Draco, stai diventando davvero pesante. Ero ubriaca, smettila di comportarti come se per me fossi importante!”

Sbottò la ragazza, guardandolo in cagnesco e alzandosi in piedi.

Voleva correre velocemente fuori dalla Sala Comune ed evitare di vedere quel ragazzo, altrimenti di sicuro gli avrebbe lanciato un Anatema, rischiando l'espulsione.

I corridoi erano deserti, il Ballo del Ceppo si avvicinava e lei ancora non aveva un accompagnatore: non si sarebbe accontentata del primo qualsiasi, né sarebbe stato lo strumento di Krum per far ingelosire la NataBabbana.

Lei meritava il meglio, e se lo sarebbe preso.

Mentre saliva velocemente le scale della Guferia, il suo piano le sembrava così perfetto che si stupì di se stessa: come diavolo aveva fatto a non pensarci prima?

Sarò la tua dama per il Ballo del Ceppo, ci vediamo davanti al cancello. Sii impeccabile.

Una pergamena breve, senza nessuna firma, che non ammetteva replica: era sicura di conoscere il suo futuro cavaliere abbastanza bene da poter stare tranquilla del fatto che non l'avrebbe delusa. No che non l'avrebbe fatto, non lui.

Era sempre stato troppo attratto dalle sfide, e poi non avrebbe avuto di certo molta scelta: la pergamena era imbevuta di un profumo inebriante, che in realtà era un perfetto filtro d'amore.

Per i più sarebbe risultato sleale, ma questa parola non aveva mai avuto alcuna importanza per Daphne Greengrass: lei avrebbe sempre ottenuto quello che voleva, a qualsiasi condizione.







 
  
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